mercoledì 11 settembre 2019

Anche i grandi pittori dipingono fiori


Tutto è cominciato con il tempo che brucia, quello che ci vorrebbe far correre come saette da una parte all'altra, stile la "fera" di Horcynus Orca:
[...]filava dritta per alto, e filava come avesse la miccia al culo, sprizzando scintille dal suo nuotare...

siccome questa miccia brucia parecchio, mi sono fatta trovare da un delicato fiorellino che sboccia 1 volta ogni 12 anni (Il tempo che brucia e la magia di un fiore), ogni tanto bisogna anche rendersi conto che stiamo andando fuori binario, persone che "non hanno tempo"!, solo a sentire la frase è folle.

E visto che la follia sembra dominare la scena contemporanea, o meglio l'abbandono di ogni criterio di giudizio, ho pensato  di consolarmi con antichi e splendidi erbari realizzati e curati da straordinarie donne, anche la nostra amata poetessa Emily Dickinson che ci stupisce ancora una volta di più, come non condividerli con voi Per fare un prato occorrono… Emily Dickinson, Margaret Rebecca Dickinson ed Elizabeth Blackwell.
Il fascino della natura, la storia di piante e di donne, alcune poco conosciute e snobbate dalla stessa storia proprio perché donne, capirete bene da queste poche battute che reperire materiale anche nello smisurato web non sia impresa facile.

A volte mi sento una rabdomante del web, con una virtuale bacchetta a caccia di fonti, non di acqua s'intende, ma di notizie attendibili... Che impresa!




E la mia bacchetta, per puro caso o per divinazione,  mi ha condotto dai fiori, ma "inaspettati" e mi pare ugualmente bello condividerli, quasi a chiudere questa divagazione floreale, un post che è una galleria di opere,  opere di grandi pittori. Anche i grandi pittori dipingono fiori. 

Unico appunto, che disdetta, ancora solo al maschile, le pittrici ignorate e sottovalutate, scusate se parlo di donne, quando nascerò geco, parlerò dal punto di vista del geco... 

Ritorneremo sull'argomento per ora rilassatevi e buona visione:

Integralmente dal blog didatticarte


I fiori inaspettati

Di Emanuela Pulvirenti · 6 APRILE 2019

Prima Turner, poi Mondrian, poi Man Ray, poi Freud e poi una valanga di artisti dai quali non me lo sarei mai aspettato.  Tutti quelli noti per opere potenti, o astratte, o surreali o addirittura triviali che poi, invece, dipingono delicati mazzi di fiori.


Per me è stata una rivelazione. Una di quelle cose che accende subito la mia curiosità. E così, anni fa, ho cominciato a raccogliere questi fiori inaspettati, questi soggetti un po’ leziosi sui quali si sono cimentati praticamente tutti.


Certo, non tutti lo facevano per il loro personale piacere. Mondrian ci si guadagnava da vivere, ma voleva dipingere ben altro…


Eppure quei piccoli oggetti hanno forme e colori che non possono lasciare indifferenti gli artisti. Naturalmente ognuno li interpreta a modo suo e dai fiori tira fuori l’aspetto che gli è più congeniale. Man Ray, ad esempio, ne ottiene delle foto solarizzate che enfatizzano i contorni.


Mentre Robert Mapplethorpe, fotografo trasgressivo di corpi nudi, cerca nei fiori l’aspetto sensuale attraverso composizioni rigorose.


Ancora più inaspettati sono i fiori fotografati dallo scultore Constantin Brâncuși, quello della Musa dormiente. La sua è un’indagine sulla forma e sul contrasto tra la geometria del vaso e l’irregolarità delle corolle.


Ma andiamo con ordine. Iniziamo dagli esempi più antichi. Dai fiori dei Romani. Quel popolo di conquistatori e di grandi imperatori non disdegnava affatto riempirsi le domus di piante e fiori affrescati sulle pareti.


Nel Medioevo la tradizione continua. Di fiori ce n’è in abbondanza, ma stavolta in forme meno naturali, a decorare le pagine dei codici miniati.


Poi arriva Giotto che inserisce due piccoli vasi di fiori sotto la Madonna in trono. Se non ci fosse tutto il resto sarebbero già delle nature morte.


Le scene sacre, in particolare l’Annunciazione, rimangono per quasi tre secoli l’unica situazione nella quale si possono trovare dei fiori. Come in Simone Martini.


Nel Rinascimento i fiori compaiono ovviamente nella Primavera di Botticelli (1482). Anzi è proprio un tripudio di fiori, decine di specie diverse dipinte con occhio da botanico. Tra i tanti, alcuni splendidi iris, in basso a destra nel dipinto.


Ed è proprio l’iris (assieme al giglio) il fiore a cui è dedicata la prima natura morta floreale in assoluto. Quella di Hans Memling del 1485. Anche questi sono fiori inaspettati dato che Memling è un pittore di grandi polittici a tema sacro.


Non sono inaspettati, invece, quelli di Leonardo. Sia gli studi su carta condotti con l’occhio dello scienziato…


… sia quelli dipinti in vari quadri con la mano dell’artista.


E dopo? Dopo arriva il Seicento e la natura morta di fiori diventa un’epidemia. Decine di maestri fiamminghi non dipingono altro che colossali composizioni floreali. Più rari sono invece dalle nostre parti, dove la committenza continua a chiedere scene sacre o tutt’al più mitologiche.
Di Caravaggio sappiamo che ha cominciato proprio con le nature morte (non solo di frutti) ma ci rimane solo la sua celebre canestra. E però possiamo avere un saggio dei suoi fiori in uno dei quadri dedicati al Suonatore di liuto.


Anche per i Neoclassicisti i fiori dobbiamo cercarli dentro altri dipinti. Jacques-Louis David, ad esempio, li mette in testa a una malinconica vestale.


In teoria non avrebbero nulla a che vedere con i fiori nemmeno i pittori del Romanticismo. Eppure, come abbiamo visto in apertura, William Turner ne ha dipinti. E così anche il suo conterraneo John Constable, anche se da lui forse ce lo possiamo aspettare, essendo interessato all’aspetto pittoresco della natura.


Forse ce lo aspettiamo un po’ meno da Eugène Delacroix. L’autore della Libertà che guida il popolo dipinge anche festose composizioni floreali che ti fanno esclamare “ma sai che non ce lo facevo proprio?”.


Quanto a Paul Cézanne sappiamo che la natura morta era uno dei suoi generi preferiti. Ma faceva frutta, perché cercava oggetti geometrizzabili. I fiori sono meno conosciuti anche se fanno parte della stessa ricerca di forme che caratterizza le sue bagnanti.


Molto diversi sono i fiori di Gaetano Previati. Il pittore divisionista e simbolista ci sorprende con alcuni vasi di fiori visti dal basso molto lontani dalle figure fluttuanti a cui ci ha abituati.


È un simbolista, ma di tutt’altro genere, anche Odilon Redon. Ricordato per immagini visionarie e talvolta spettrali, ha dipinto una sterminata quantità di vasi di fiori, che sembrano invece usciti dalle fiabe.


Ma cambiamo stile, prendiamo James Ensor. Quello delle parate di maschere beffarde. Beh, i suoi fiori sono tutt’altro che mostruosi!


Ancora più imprevisti sono i fiori di Edvard Munch. Ne ho trovato un solo vaso, ma è già un esempio interessante: l’artista non si sofferma sui particolari ma tratta il vaso con le stesse pennellate lunghe e accese dell’Urlo.


Gli altri espressionisti non sono da meno. Egon Schiele, oltre ai corpi nodosi dipinge tanti fiori, altrettanto contorti.


Poi c’è Emil Nolde. Conosciuto per le figure umane grottesche e per i cieli dai colori impossibili, quando si dedica ai fiori riesce a evocare forme dai colori potentissimi.


E che dire di Oskar Kokoschka? Il pittore della Sposa del vento e di altri turbinanti dipinti è capace di raffigurare i fiori con una delicatezza quasi orientale.


Ma cerchiamo altri pittori improbabili di fiori. I Futuristi, ad esempio. Per Umberto Boccioni i fiori sono quelli sul cappello di una donna, scintillanti come i vicini lampioni.


Per Giacomo Balla, il mitico Futurballa, i fiori diventano bizzarre sculture tridimensionali che poco hanno di aggraziato.


Poi c’è Giorgio De Chirico, che dopo muse inquietanti e piazze silenti, dipinge fiori quasi impressionisti.


Le rose, questi fiori così complessi e sensuali, tornano anche con Salvador Dalì. Naturalmente si tratta di fiori giganti carichi di mistero.


Di fiori impensabili ce ne sono ancora in quantità. Ma penso che le sorprese siano state già tante. D’altra parte queste divagazioni non vanno viste solo come una simpatica chicca: portarle in classe vuol dire insegnare ad andare oltre gli schemi e le etichette che usiamo per porgere gli argomenti agli studenti. Significa suggerire che esiste una complessità che non deve essere semplificata. Un artista non coincide mai con la sua opera più nota.



... mantieni la calma e vai avanti.


  • In apertura post  Architecture and Morality, 2004, Glenn Brown
  • Le immagini in questo post provengono dal Web e sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio.

14 commenti :

  1. Cara Santa, per me i fiori ci insegnano prime di tutto a vivere. Poi!!!
    Ciao e buon pomeriggio con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Magari, carissimo Tomaso, prendessimo spunto dalla natura, fiori compresi, per il nostro vivere. Direi che le cose andrebbero diversamente...
      Un forte abbraccio anche a te e sempre col sorriso.

      Elimina
  2. Risposte
    1. Buongiorno Ferruccio, la mia idea era proprio questa ed Emanuela Pulvirenti ha allestito una galleria eccezionale.
      Un caro saluto.

      Elimina
  3. Con tutti quei meravigliosi fiori, sembravano arrivarmi persino i profumi... Un grande abbraccio, amica degli artisti!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Nicola, diceva Proust: "Il mondo non è stato creato una volta, ma tutte le volte che è sopravvenuto un artista originale."
      Cerco di rendere merito alla vostra creazione e al vostro sacrificio, sai più di me quanto sia difficile essere artisti, andare avanti senza indurire il cuore.
      Un fortissimo abbraccio anche a te e tanta forza.

      Elimina
  4. Che splendida carrellata, non saprei quale scegliere, sono immagini veramente forti ... se vorrai farlo, prova un giorno a fare altrettanto con dipinti di frutta.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In questo caso, carissimo Alli, c'è da inebriarsi di colore senza dover scegliere e di questi tempi lo trovo meraviglioso :)
      Sarebbe una fantastica mostra da allestire nel vostro "Orto"... Dipende dalla "Furiosa" che ancora avanza a piccoli passi barcollando e non posso neanche scuoterla, temo si sbricioli del tutto ahahahahah
      Buon fine settimana (p.s. Un bacio ad Elle)

      Elimina
  5. Ha ragione Ferruccio, un vero museo, un post molto visuale e di grande impatto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie caro Daniele... Abbiamo bisogno di visioni positive, per compensare l'assenza di azioni propositive.

      Elimina
  6. Una eccezionale rabdomante del web, con una virtuale bacchetta a caccia di fonti ... sei propria unica. Post, a dir poco, magistrale. Come scrive bene zio Scriba, alias Nicola, si sente la vita, il profumo, l'essenza dei fiori e della natura. E il tocco magico di ogni artista. Complimenti, cara. Un abbraccio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Maria, anche se il merito in questo caso va alla certosina pazienza di Emanuela Pulvirenti per la magnifica galleria di opere che ci ha regalato e concordo con Nicola e con te per l'emozione palpitante che queste opere regalano. Ogni linguaggio, ogni pennellata sono un tributo alla natura, che stupore, cara Maria, conservano sulla tela, quello degli occhi che hanno saputo vedere forme e colori vivi...
      Ti abbraccio anch'io.

      Elimina
  7. Didatticarte, e Horcynus Orca, abbiamo passioni in comune.
    Specialmente il secondo è davvero poco noto, e ancor meno letto. Certo insegna a modulare il tempo; 5 giorni in quasi 1300 pagine. Grazie per i colori che ci hai offerto Santa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vera, che gioia leggerti... Spero vada tutto bene (Io come al solito sono molto assente).
      Hai pienamente ragione su Horcynus Orca, "insegna a modulare il tempo", peccato che sia poco letto , è un libro che merita e la sua stessa stesura ci dà l'idea del tempo che a volte occorre per portare a termine un percorso, nel caso di D'Arrigo più di vent'anni.
      Sono davvero contenta che condividi la mia scelta, grazie a te e un abbraccio fortissimo.

      Elimina

Torna su