lunedì 26 maggio 2014

OH MIA RAGIONE cento ne pensi, zero ne fai

L'estrazione della pietra di H. Bosch
Cento ne pensi, zero ne fai… Dubbio, incertezza, delega. È il titolo dell’incontro condotto dalla dott.ssa Licia Vicinelli sulla “perversione” della ragione che si terrà giovedì 29 maggio ore 20,45 alla Mediateca di San Lazzaro di Savena (BO).
Nel dubbio, mi astengo! Quante volte ci ha accompagnato e ci accompagna questa frase, all’apparenza così ovvia e risolutiva, anche nei momenti in cui la nostra decisione dovrebbe essere irrinunciabile. Eppure il dubbio ci immobilizza, non abbiamo più alcuna certezza, prendiamo tempo, sempre più tempo. Il dubbio non è poi così diverso dalla paura, non parlo della paura da animale, dove l’istinto risponde con la paura davanti ad un reale pericolo, ma di quella generata dalle nostre emozioni, qualcosa di mentale e incorporeo. Davanti al bivio o al trivio invece di operare una scelta, decidere da che parte andare, la nostra ragione mette in atto la tanatosi , ci paralizziamo, chiudiamo il passaggio con il vivere, simuliamo una morte apparente. Non decidere ci  appare come una difesa, in uno stato di morte apparente non abbiamo più nulla da temere, nessuna azione da compiere.

SOFFRO LO STRESS maggio mese d'informazione psicologica



Si concluderà a fine mese il Maggio di Informazione Psicologica giunto alla sua 7 edizione. La campagna di prevenzione psicologica, organizzata da Psycommunity la più grande comunità virtuale di psicologi, offre a tutti la possibilità di informarsi e fare prevenzione. Seminari e colloqui gratuiti sono alla base di questo progetto nazionale. Perché partecipare al MIP ? Lo spiegano efficacemente gli organizzatori di questo importante progetto. Perché è importante conoscere, per sfatare false credenze, correggere atteggiamenti sbagliati. È importante informarsi per informare, l’ignoranza è un killer spietato. Viviamo nel mito della giovinezza ad ogni costo, del corpo tonico e in forma. E la mente? I complessi e delicati circuiti che la costituiscono, di essi cosa conosciamo?

sabato 24 maggio 2014

CHI NON VOTA È PERDUTO - CHI VOTA SENZA SAPERE UCCIDE ANCHE TE!

Seggi aperti domenica 25 maggio dalle ore 7.00 alle ore 23.00. Si vota per europee ed amministrative.
scena da Idiocracy di Mike Judge
Il male di questa società è la disinformazione. L’ignoranza uccide il progresso. Occorre sapere cosa dobbiamo fare per la crescita del nostro paese in una visione interstatuale che va al di là dei bombardamenti mediatici di parte e di poltrona. Esiste oggi una cospirazione mostruosa, è in atto una nuova guerra fredda il nostro nemico è “la corruzione nel potere”. Un sistema intricato di meschinità che vende per pochi euro un Sogno. Non lasciate che questi “neo miserabili” distruggano il nostro domani. In questo momento storico fondato sull’avere, abbiamo urenza di grandi uomini che abbiano la visione del futuro e ridiano valore  all’essere
Noi abbiamo la responsabilità di scegliere, non ci sono scuse, non abbiamo più tempo per non sapere cosa dobbiamo fare.



lunedì 19 maggio 2014

Signore e signori, è una cosa terribile…gli omosessuali hanno invaso la terra…


SONO UNA MAMMA, NON UN GENITORE  1 O  2”. La scritta in stampatello era su un cartellone in un banchetto della Lega Nord, mi sono fermata a leggere perché non riuscivo a capire lo slogan.
Così, facendo leva sul bisogno di comprendere ho chiesto ad un signore lì vicino:
<Scusi, ma cosa significa sono una mamma, non un genitore centodue?>
<Ma no, che ha capito!> E sorridendo mi ha detto: < Non ha seguito la polemica sull’abolizione nei documenti scolastici della dicitura “madre” e “padre”? Vogliono sostituirla con “genitore 1” e “genitore 2”, per… si, questi… loro, gli omosessuali, capisce. Per loro questa dicitura non va bene. Mah!>

Ringrazio, cerco di mantenere un contegno, mi allontano.

“Questi omosessuali”...

La frase mi rimbomba nella mente, sono sgomenta, ma chi sono “questi omosessuali”, non siamo più soli sulla terra ed io mi trovo impreparata, lo scopro per caso in una piazza lombarda. E la televisione, la radio, la stampa perché hanno taciuto? Da dove arrivano?  E i loro figli, che dovrebbero mischiarsi con i nostri, sono pacifici? Dormono come noi? E soprattutto cosa mangiano? Sono come i Visitors? Hanno polmoni, un cuore che pompa sangue?
Sono stordita, disorientata, milioni d’interrogativi in testa. Sono esseri intelligenti? Capaci di formulare concetti logici?
E quel tipo, parlava tranquillo, anche se un po’ a disagio e infastidito.

Mi guardo attorno, ma tutto è ordinato, ognuno muove i passi in sincrono, la gente è seduta ai tavoli del bar, i bambini schiamazzano, tutto placido, domenicale, un leggero alito di vento, il cielo sopra la testa come il giorno precedente.
Respiro, devo fare attenzione a non andare in iperventilazione, prendo tempo, devo andare al banchetto, non quello della lega, mi aspettano a una cerimonia, proverò con cautela ad indagare, forse sto male, sto ancora dormendo e non mi sono alzata dal letto.
La cerimonia è già iniziata. Mi muovo con garbata circospezione quando, d’improvviso si sente la voce di un uomo, avanza coperto da un telo drappeggiato. Panico. 
Allora gli “omosessuali” hanno già colonizzato il territorio! Panico.
<Scusi> sono don Abbondio. <Silenzio> m’interrompe un uomo vicino <parla Aristofane>. Panico, puro panico di colore cereo.

<…pare che gli uomini non conoscano la potenza di Amore> afferma l’oratore con voce solenne, ma colloquiale al tempo stesso <perché, se la conoscessero, gli innalzerebbero templi e altari grandissimi…Egli infatti, tra gli dei, è il più benevolo agli uomini, perché è loro soccorritore e anche medico di tali malanni…Ma anzitutto occorre che conosciate la natura umana e i suoi casi… Per prima cosa tre erano i generi della stirpe umana, non due come ora maschio e femmina… ve n’era anche un terzo comune ad ambedue…ma esso si è perduto… l’androgino era un genere a sé e aveva forma e nome in comune dal maschio e dalla femmina…>

Mi schiaffeggio la faccia, dove, chi, cosa, balbetto. <Scusi> sono sempre don Abbondio <…Aristofane. Chi era costui? E dove siamo>. <Voi donne. Non sapete tacere.> m’interruppe, sempre il vicino < siamo a casa di Agatone>

È il 416 a. C. e consentitemi il sarcasmo.

Sono trascorsi più di 2000 anni, pare che abbiamo messo piede sulla luna, Spirit e Opportunity sbarcano su Marte e noi, eredi di grandi pensatori, uomini che hanno compreso il tempo e lo spazio, che hanno colto la natura umana e il suo significato, che hanno indagato, interrogato, si sono immolati per consentirci di essere storia, noi il 17 maggio dobbiamo celebrare la Giornata mondiale contro l’omofobia.

Oggi è il 2014 d. C. e avere un’identità di genere che non coincida con la distinzione maschio/femmina procura umiliazioni, offese, spregio, pestaggi, vessazioni, morte.

Un riconoscimento negato, vite private di significato, la morte sociale di un essere umano per i suoi orientamenti sessuali. In biologia il sesso serve semplicemente a distinguere gli individui di una stessa specie in generi differenti, con prevalenza di distinzione maschio/femmina per un fattore legato alla riproduzione sessuata. Ma al di là della prevalenza, in natura coesistono  specie diverse.
Il nostro biosistema si fonda sulla diversità. 
Esistono specie che si riproducono sessualmente, specie asessuate, dove non può esserci una distinzione maschio/femmina, individui che mutano sesso nel corso della loro esistenza, nascono maschi e ad un certo punto della loro vita si trasformano in femmine e viceversa,  individui che portano in sé contemporaneamente i caratteri sessuali maschili e femminili.
L’ermafrodito della mitologia greca, l’androgino di cui parla il commediografo Aristofane sono stati nei secoli considerati ora divini, perché in essi coincidevano gli opposti, ora ignominiosi. Oggetto di culto nei paesi greci, dileggiato nelle rappresentazioni scultoree, mi riferisco alle metope del Duomo di Modena, risalenti all’anno 1100, più precisamente alla citazione tratta dal Liber Mostrorum dell’uomo dal doppio sesso, il Potta ovvero  l’Ermafrodito. Lesionato in parte dalla furia di soldati e popolino perché osceno e turpe. Se l’androgino ha sembianze maschili e femminili, l’ermafrodito è maschio e femmina, un individuo che produce sia spermatozoi che uova. Potremmo definirlo un essere perfetto, la sintesi naturale della diversità.
Eppure siamo incapaci di cogliere la grandezza della diversità, ci buttiamo a testa bassa dentro etiche approssimative e superficiali, sventoliamo morali di comodo e sputiamo in faccia a noi stessi.
La sessualità e il modo di viverla è qualcosa di personale, intimo, va al di là dell’estro, il semplice bisogno fisico di accoppiamento. Ci muoviamo sempre in bilico tra la voce del corpo e quella “psicologica”, i nostri bisogni sono istinto, ma anche costruzione. Ma al di là di ogni commento l’uomo, il singolo individuo di questo pianeta, aspira sempre e comunque a stare bene, ad essere “felice” (condizione estremamente soggettiva).
Come posso arrogarmi il diritto d’impedire ad un mio simile di essere felice, se la sua felicità non attenta alla mia vita, non è di ostacolo al progresso scientifico e culturale, non è un germe patogeno.

Nessuno di noi incontrando un conoscente chiede “Oggi come hai fatto sesso? Con chi?”  o si presenta dicendo “piacere, ho il pene piccolo per cui devo fare sesso alla pecorina” o ancora la signora al mercato “1 kg di mele, faccio la cotognata oggi. A mio marito piace spalmarmela sul corpo e leccarmi”.

La mia è una chiacchierata da bar intendiamoci, non scendo in tecnicismi o analisi comportamentali, è un punto di vista, personale e semplice. Come semplice e complessa è la natura in tutte le sue forme. E sempre per parlare, potrei dire che è più semplice “l’incontro” tra due esseri dello stesso genere, solo una donna conosce bene un’altra donna e solo un uomo sa fino in fondo il bisogno di un altro uomo.

L’incontro tra sessi diversi è complesso, dobbiamo scatenare e mettere in gioco una serie di meccanismi biochimici mostruosamente articolati, per non parlare dell’energia che questo richiede. Pensiamo per un attimo ai riti di accoppiamento nel mondo animale, danze, lotte, schermaglie, colori, maschi che sprigionano feromoni femminili per distrarre i rivali, rituali complessi per accoppiarsi magari solo una volta all’anno o una volta nel corso dell’intera vita.


Che splendida varietà, ma come al solito dobbiamo sempre mortificare tutto, nel nome della religione, nel nome della politica, nel nome del comune senso del pudore.

Oscar Wilde fu condannato per omosessualità, considero le sue commedie dei piccoli capolavori d’arguzia. E sicuramente molti “omofobi” avranno riso a teatro alla rappresentazione di una sua opera o guardato la trasposizione cinematografica dei suoi lavori con trasporto. Amava gli uomini? E allora? 
Non riesco a capire, perdonate, ma non so cosa e come il suo piacere possa avere a che fare con me. Piuttosto godo della sua esistenza come scrittore. Ho adorato Orlando di Virginia Woolf, l’androgino che viaggia nel tempo e muta sesso.
Mi piacerebbe fare un test per scoprire in quanti vorrebbero poter passare indisturbati da un sesso all’altro. 
L’ipocrisia è un perfetto cane da guardia per il gregge. 
E che dire di Virginia Woolf, la oltraggiamo perché amò delle donne? Il sopracitato romanzo viene considerato una lettera d’amore alla sua amante Vita Sackville-West.

E io, ditemi in tutta sincerità, dovrei badare alle loro “peregrinazioni” sessuali, alle loro scelte d’amore o di sesso?
Ma non è possibile! Dovrei “stuprare” la loro dignità di uomini per acclamare magari degli interdetti, ignoranti, nullafacenti, oziosi, attaccabrighe, ladri, delle nullità insomma, purché eterosessuali?
Siamo portatori di millenni di storia, figli dell’informatica, viaggiamo, vogliamo conoscere culture, esplorare lo spazio, chattiamo con individui distanti km e km, scarichiamo TB di pornazzi, strizziamo l’occhio alla prostituzione di strada, gridiamo alla liberalizzazione delle droghe leggere, chiediamo la libertà di parola e di opinione, vogliamo la libertà, e penso a tutti gli adolescenti che odiano i loro genitori per i limiti che pongono alla loro voglia di movimento e di espressione e poi, poi corrono a pestare “l’omosessuale”, lasciamo andare in rovina uno stato, siamo accomodanti al malaffare, ma “l’omosessuale” no, quello proprio no!


Erano più illuminati gli umili dei quartieri popolari napoletani, dove i “femminielli” erano amati e benvoluti, godendo a volte addirittura di una posizione privilegiata all’interno del quartiere. Famosi restano i riti da loro celebrati, emozionante il rito della “figliata”, dove il femminiello simula un parto. Liliana Cavani riesce a trasmettere tutto il patos di questa cerimonia nel film La pelle, tratto dall’omonimo romanzo di Curzio Malaparte.
Il nostro è un modello di società fallita, perché incapace di far coesistere insieme agli altri, due modelli di riconoscimento, l’amore e il diritto.


  • In apertura post: Ermafrodito, III sec. a.C., da Pergamo. Istanbul - Museo archeologico -  Foto di: Giovanni Dall'Orto

  • Le immagini e i video in questo post sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio

domenica 18 maggio 2014

Il Poeta della domenica... John Keats



La Belle Dame sans Merci

Perché soffri, o cavaliere in armi,
         E pallido indugi e solo?
Sono qui avvizziti i giunchi in riva al lago
         E nessun uccello cantando prende il volo.

Perché soffri, o cavaliere in armi,
         E disfatto sembri e desolato?
Colmo è il granaio dello scoiattolo,
         e il raccolto è già ammucchiato.

Scorgo un giglio sulla tua fronte,
         Imperlata d’angoscia e dalla febbre inumidita;
E sulla tua guancia c’è come una rosa morente,
         Anch’essa troppo in fretta sfiorita.

Per i prati vagando una donna
         Ho incontrato, bella oltre ogni linguaggio,
Figlia d’una fata: i capelli aveva lunghi,
         Il passo leggero, l’occhio selvaggio.

Una ghirlanda le preparai per la fronte,
         Poi dei braccialetti, e profumato un cinto;
Lei mi guardò come se mi amasse,
         E dolce emise un gemito indistinto.

Sul mio cavallo al passo la posi,
         E altro non vidi per quella giornata,
Ché lei dondolandosi cantava
         Una dolce canzone incantata. 
Mi trovò radici di dolce piacere,
         E miele selvatico, e stille di manna;
Sicuramente nella sua lingua strana:
         Mi diceva, “Sii certo, il mio amore non t’inganna”.

E mi portò alla sua grotta fatata,
         Ove pianse tristemente sospirando;
Poi i selvaggi suoi occhi selvaggi le chiusi,
         Entrambi doppiamente baciando.

Poi fu lei che cullandomi,
         M’addormentò – e, me sciagurato,
Sognai l’ultimo sogno
         Sul fianco del colle ghiacciato.

Cerei re vidi, e principi e guerrieri,
         Tutti eran pallidi di morte:
“La belle dame sans merci”, mi dicevano, 
         “Ha ormai in pugno la tua sorte”.

Vidi le loro labbra consunte nella sera
         Aprirsi orribili in un grido disperato,
e freddo mi svegliai ritrovandomi lì,
         Sul fianco del colle ghiacciato.

Ed ecco dunque perché qui dimoro,
         E pallido indugio e solo,
Anche se sono avvizziti i giunchi in riva al lago,
         E nessun uccello canta,  prendendo il volo.

                                                       
John Keats, ballata 1819
traduzione a cura di Silvano Sabbadini

Quel che resta...della notte bianca

Se saprai starmi vicino, e potremo essere diversi, se il sole illuminerà entrambi senza che le nostre ombre si sovrappongano,se riusciremo ad essere "noi" in mezzo al mondo e insieme al mondo piangere, ridere, vivere. (...) P. Neruda

Liu Bolin, gli occhi puntati sull’uomo invisibile e la voglia di sparire…

<Sembra? È, io non so di “sembra”… Cose che l’uomo può fingere di queste diciamo “sembrano”…>, sono le parole di Amleto dopo l’apparizione dello spettro paterno. Al MEF l’artista Liu Bolin si abbandona ai pennelli, immobile come una tela, solo per qualche istante si scorge l’occhio attento e vivace. Eccolo dentro l’obiettivo: sembra sparito! Sembra o è? Inghiottito dalla “Rossa” di Maranello o confuso con essa?

sabato 17 maggio 2014

L'arte di nascondersi

Oggi 17 maggio notte bianca a Modena, i vampiri potranno passeggiare indisturbati ebbri di lambrusco rosso sangue. Più verosimilmente è la notte che tutti gli insonni aspettano ad occhi aperti. Odori, caotico via vai, parole in fuga, lingue e colori, musica. La tribù della strada in azione. E in questa varietà, come sopravvive l’uomo invisibile? L’uomo che vuole stare al margine, vedere senza essere visto?

Deve correre alle 20 al Museo Casa Enzo Ferrari, muoversi come Ghost Dog e impossessarsi dei segreti di Liu Bolin, l’artista cinese capace di fondersi con i soggetti circostanti. Liu Bolin regala allo spettatore il sogno dell’invisibilità, la capacità che solo alcuni animali hanno di rendersi indistinguibili, di sfuggire ai predatori. Ma io sarò visibile in mezzo alla folla o invece sarà proprio Liu Bolin ad essere più visibile di tutti? Camaleonti ci troviamo a casa di "Enzo", sarà una lezione interessante.

mercoledì 14 maggio 2014

Poema di povere anime/2. “L’amore è un demone”

 "Doni al ragno",  Santa S

La narrazione del Furioso, l’Orlando, s’intreccia intorno a tre vicende. Se la prima racconta della guerra, che fa da sfondo all’intero poema, la seconda spetta necessariamente a Lui. Lui chi?

Ma si, il caro compagno della nostra vita, il nostro bramato dr. Jekyll e Mr. Hyde: L’Amore!

[L’Amore è] "un demone grande… figlio dell’Espediente e della Povertà… anzitutto è sempre povero, ed è ben lontano dall’essere delicato e bello come i più credono…intreccia sempre qualche macchinazione…  abile stregone e fattucchiero..." (Platone, Simposio o Convito)

lunedì 5 maggio 2014

STRADE. Al museo s'incontrano le strade del mondo

A dire il vero mi ero ritagliata del tempo per visitare la mostra I Vincenzi “argentieri e bisuttieri della Real Casa”.  Questo prima, prima che il mio occhio intravedesse nell’ultima sala delle scarpe e i versi di Antonio Machado: “Tu che sei in viaggio, sono le tue orme la strada, nient’altro… la strada la fai tu andando…e girandoti indietro vedrai il sentiero che mai più calpesterai…”
Ero al crocevia dovevo scegliere ho deciso di andare avanti verso le strade e ho perso me stessa (questo l’ho scoperto dopo).
La sinergia di un gruppo di cittadini modenesi provenienti da diversi continenti ha reso possibile congiungere idealmente le strade di Argentina, Congo, Albania, Marocco, Colombia, Romania, Russia, Turchia, Ucraina, Filippine, Perù, Togo, Camerun, CostaD’Avorio, Bangladesh.
E’ nata la mostra “Strade. Al museo si incontrano le strade del mondo”, visitabile fino all’8 giugno 2014 al Museo Civico Archeologico di Modena. 

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