domenica 18 maggio 2014

Liu Bolin, gli occhi puntati sull’uomo invisibile e la voglia di sparire…

<Sembra? È, io non so di “sembra”… Cose che l’uomo può fingere di queste diciamo “sembrano”…>, sono le parole di Amleto dopo l’apparizione dello spettro paterno. Al MEF l’artista Liu Bolin si abbandona ai pennelli, immobile come una tela, solo per qualche istante si scorge l’occhio attento e vivace. Eccolo dentro l’obiettivo: sembra sparito! Sembra o è? Inghiottito dalla “Rossa” di Maranello o confuso con essa?
Il minuzioso e preciso body painting e il gioco prospettico lo inseriscono, fondendolo, con l’oggetto. Mimetismo e identità, l’uomo invisibile si oggettivizza , l’altro da noi è finalmente in noi e Liu Bolin costruisce questa nuova identità, non come estraneamento, ma percezione forse di ciò che abbiamo e stiamo perdendo. Un concetto che si coglie più a fondo nella performance più famosa Hiding in New York (nascosto per New York).
Come ne “L’uomo invisibile” di Wells, questo artista riesce a farci riflettere sulla nostra condizione. La superbia di padroneggiare la materia, di piegarla ai nostri bisogni, l’etica di una pantomima di collettività, di pluralità che disconosce, umiliando l’individuo e la diversità, tutto ciò che non rientra nel “senso comune” delle cose. Ne “L’uomo invisibile” la diversità va annientata. Questo artista ci mette in guardia, ci indica una prospettiva diversa. Quanti di noi hanno, al meno una volta nella loro vita, sognato di confondersi, camuffarsi, sparire per “spiare”, sfuggire, controllare o annullarsi perché, come sostiene Liu Bolin in un’intervista, hanno perso la capacità di proteggersi, hanno cancellato i loro istinti animali, convinti di costruire distruggono, convinti di vivere hanno dimenticato l’istinto della sopravvivenza. Convinti della necessità di “spiare” l’altro, dimenticano di chiedersi chi sono, chi è l’altro mortificando la capacità di generare valori. Puntiamo gli occhi sull’uomo invisibile per guardare attraverso, una finestra sulla vita per riprendere possesso della nostra identità perduta, per smettere una buona volta di “sembrare” uomini.


Scatti rubati.

Bolin painting
La tavolozza



2 commenti :

  1. Dipingersi per scomparire: cosa c'è di più paradossale? L'inventiva umana è davvero infinita e sorprendente...

    RispondiElimina
  2. Buongiorno Doc! Resta comunque interessante lo spunto del mimetismo, per una più ampia riflessione sul nostro istinto di sopravvivenza.

    RispondiElimina

Torna su