mercoledì 18 marzo 2020

Coronavirus 14 giorni dopo. Noi al momento stiamo bene. Voi, voi come state?



14 giorni dopo ed è peggio di prima. L’invito a restare a casa, che oggi è divieto per il Coronavirus (COVID-19), io lo sto rispettando da 14 giorni per motivi miei di salute, perché vivo con mia madre, perché (pensai) il mezzo più ovvio per il propagarsi di un’epidemia è il contatto, l’ho letto sui libri.

Ho letto nel corso degli anni della spagnola, dell’asiatica e ci metto pure i testi sulla peste, il colera e per essere anche leggera i film, non tanto i documentari, semplici film nati da una buona sceneggiatura. Da questo semplice bagaglio alla portata di tutti ho capito che per evitare un contagio bisogna o essere immuni o non esporsi al germe infettivo, escludendo la prima (ad eccezione dei baciati dalla fortuna -DNA o natura- e dei supereroi), quella evidente (per i comuni mortali) resta la seconda: evitare il contatto.

mercoledì 4 marzo 2020

SENZA ASPIRINA NON CI RESTA CHE TORNARE ALLE “ERBACCE”

Si avvicina l’8 marzo, la festa della donna si dice, è un po’ più complesso di così, visto che la parola festa nel significato suo proprio è “gioia” e l’8 marzo è qualcosa di diverso, oltretutto si sta trasformando in una lacerante commemorazione. Fateci caso, la sensazione è di trovarsi in zona fringe, zona di confine tra due mondi paralleli, il presente e il passato. La spinta invisibile e subdola che oggi le donne sembrano non percepire è verso il passato, ma tornare indietro significherebbe perdere tutto. L’alternativa: restare ben salde mantenendo la posizione (rischiando però di soccombere) o – esiste anche un’altra possibilità – con una manovra strategica abbandonare la linea difensiva e spostare l’azione su un terreno più agevole allontanandosi dalla frontiera per dare inizio a qualcosa di nuovo. Perché quello che conta è l’obiettivo: e l’obiettivo per le donne è mantenere diritti e libertà.
Se queste parole possono risultarvi oscure, quello che è accaduto a queste donne Loretta Borrelli, Piera Bosotti, Pat Carra, Anna Ciammitti, Manuela De Falco, Margherita Giacobino, Elena Leoni, Livia Lepetit e Laura Marzi è al contrario molto chiaro. È una vicenda che le ha coinvolte in prima persona, che ha a che fare in verità non con il sessismo, ma con la libertà e per la giornata dell’8 marzo  merita di essere raccontata, se non altro perché ancora una volta mette in luce uno dei punti di forza delle donne: la pazienza.

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