venerdì 26 settembre 2014

Oggi sembra che tutto si possa vendere e comprare. La lode al dono e la storia di Raphael Fellmer alla ricerca di Eotopia.

per non vivere nell'Isola delle bambole
Lode al dono
di Francesco Masala e Davide Galati,

propongo un lavoro a quattro mani e due teste, quelle di Davide Galati e le mie, l’abbiamo fatto qualche anno fa, ci interrogavamo sul dono, abbiamo deciso di scriverci da noi quello che avremmo voluto leggere, e ve lo diamo in dono, non è perfetto, ma non costa niente.


mercoledì 24 settembre 2014

Parole in via di estinzione: “scusa” “grazie” saranno in grado di sopravvivere?

Lorenzo, personaggio di Corrado Guzzanti
[…] Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. […]


«Si fa, ma non si addice. Come dire la cosa giusta al momento giusto», è il secondo capitolo del godibilissimo libro del pendolare, lo chiamo così, “Come dire” di Stefano Bartezzaghi pubblicato qualche anno addietro. Il capitoletto apre appunto con la Sacra Bibbia, o meglio con le parole di Qoèlet, figlio di Davide, re di Gerusalemme. 

Lo chiamo in causa il libro perché, a parte la lettura goduriosa, s’infila nel torbido mondo della comunicazione, anzi del galateo della comunicazione.  Che poi è quello che a me in questo preciso istante frulla in testa.

Bartezzaghi scrive: «… Pensare che il linguaggio serva soltanto a comunicare e che l’essenziale è intendersi l’un l’altro è come pensare che i vestiti servano a ripararci dal freddo e dalle intemperie. Se la pensate così, mi aspetto di vedervi per strada sotto strati di coperte di lana in inverno, nudi in estate. …»





Questo è il mio incipit, la premessa necessaria, ma veniamo al sodo.
Pur essendo ora di pranzo c’era poca gente nel caffè, la ragazza si avvicinò al tavolino, indossava un jeans, i capelli neri con una ciocca che le copriva per metà il viso. «Avete un accendino?» chiese. «Si» fu la risposta. Senza guardarci, con la testa leggermente inclinata, allungò la mano, prese l'accendino, si accese la sigaretta e con un gesto quasi disturbato lo restituì. «Uh» esclamò allontanandosi.

Inevitabile la mia esclamazione «Ma scusa e grazie non si usano più?!». Il mio amico sorride, non è di moda, dice, niente convenevoli.  Bisogna essere diretti e immediati.

Ed eccoci al linguaggio, anzi al paralinguaggio, al farfugliare “uh, uh”,  che dopo anni di “come si dice?”  iniziato in tenera età,  mi pare questa una grande conquista nel ciclo evolutivo. Non si dice né grazie, né scusa, ma “uh”.

Mi è parso doveroso informare mia madre del suo ennesimo errore educativo, le madri si sa sono portatrici sane di errori,  così le ho fatto aggiungere alla lunga lista anche “scusa” e “grazie”, insieme a: non rubare, sii educata, non dire parolacce, sii discreta, onesta, puntuale e non dimentichiamoci il "non si alza la gonnellina", stai seduta composta e niente caramelle dagli sconosciuti (quante caramelle perse!). Cara mamma che errore grossolano e diseducativo hai commesso, oggi senza i tuoi insegnamenti virtuosi sarei come minimo ministro!

Cartolina di Agnes Richardson, 1912

Scusate (anche se non si dice, è il condizionamento), chiusa la digressione torno alle mie due paroline, tanto piccole quanto grandi di cortesia e gentilezza. Non si può, o almeno si potrebbe per alcune cose, ma dove si deve non si fa, ridurre tutto ad una funzione primitiva, come ben dice Bartezzaghi,  perché non ci sarebbe più alcun bisogno di comunicare.

E la gentilezza è qualcosa che dovremmo ancora custodire, non piegata all’individualismo e all’interesse come strumento di manipolazione o di forza, non è la gentilezza del  Il Cortegiano  di Baldassarre Castiglione, dove leggiamo “ il fine dove tende e i mezzi che a quello condur lo possono”. 
Non è il grazie delle lusinghe per guadagnare privilegi. Né il grazie per servilismo o adulazione, il dire grazie per ingraziarsi. 
La gentilezza è soprattutto comunicazione, significa prestare attenzione all’altro da noi, con queste due semplici parole “scusa e grazie” apriamo un ponte con chi ci sta di fronte.  
Il ponte non va infatti costruito solo verso chi ci ossequia, ci "serve", ci piace o semplicemente ci somiglia. Che bello sentirsi dire "grazie o scusa"  anche se si è "nessuno" o non si è in perfetto accordo, quanto mortifica l'indifferenza, la dimenticanza... e quanta armonia procura, il dire "grazie o scusa", alla persona "giusta" e non a caso per ruffianeria, piacioneria o semplice noncuranza

                           Grazie per il video a Silvio D'Andrea

Ci sono a mio avviso delle fondamenta alla base di ogni rapporto che andrebbero salvaguardate, cose che possono apparire “fronzoli” di nessuna utilità, ma che appartengono a tutti e che rendono la società migliore.  L’utile non rende sempre la politica sana e superiore, parlo di politica nell’accezione più nobile, mi riferisco alla radice "polis" cioè città, intesa come prodotto e culla della cultura, penso al suo significato più antico e oramai perso e a politica come "comportamento".

L’estinzione di “scusa e grazie” sono per me il sintomo grave di una perdita di valore e un pericoloso cammino verso l’ostilità e l’abbrutimento. Un pericoloso viaggio all’indietro nel cammino dell’evoluzione.

Scena tratta dal film Il pianeta delle scimmie di Franklin J. Schaffner, 1968
Perché, come diceva il Dr. Honorious  (Il Pianeta delle scimmie di Franklin J. Schaffner),  «Dotti giudici, il mio compito è facile. Si basa sul nostro primo articolo della fede: "L'Onnipotente creò la scimmia a sua immagine e somiglianza. Le dette un'anima e una mente, e la volle separata dalle bestie della foresta. E la fece padrona del pianeta." Sacre verità che sono di per sé manifeste. Lo studio che si addice alle scimmie è quello della scimmia. Ma alcuni giovani cinici hanno scelto lo studio dell'uomo. Sì... Scienziati perversi che avanzano un'insidiosa teoria chiamata... "Evoluzione"!»

Uh, uh, uh…



                                                      Grazie per il video a nutolina



  • Le immagini in questo post  provengono dal web e sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio. 

venerdì 19 settembre 2014

Roghudi, il nido di pietra. Si alza il vento: il vecchio Drago ha soffiato. Itinerari 2/3

Rocca tu Dracu, Roghudi (RC)


È cieco il Drago, lui ti fiuta. Custode di un antico del tesoro, annusa la tua avidità. Si staglia enorme tra la terra e il cielo pretendendo il suo tributo: un neonato maschio, un gatto maschio nero ed un capretto maschio. Solo così cederà il suo tesoro.


venerdì 12 settembre 2014

Morte di una maschera: la fine ridicola di Angelo Fortunato Formiggini.

Angelo Fortunato Formiggini
La mattina del 29 novembre del 1938, da un’altezza di 86 metri, l’editore modenese Angelo Fortunato Formiggini si lancia nel vuoto. Compie così l’ultimo atto e realizza “La divina farsa. Ovvero la descensione ad inferos di Formaggino da Modena” come ebbe a intitolare un poemetto che scrisse e pubblicò adolescente durante gli anni del liceo.

martedì 9 settembre 2014

Pentedattilo. La strage degli Alberti: scenario di un amore soffocato nel sangue. Itinerari 1/3

A Teodora Alberti Marchesa di Pentedattilo e Duchessa di Melito

Reggio di Calabria 16. Aprile 1689.

Mi furono consegnati il libro e la lettera, dalla Reverendissima Madre. Di cui Voi cara sorella Vi siete compiaciuta di ricordare questa sciagurata. Vi supplico di non conservare più la mia memoria.

domenica 7 settembre 2014

Il Poeta della domenica... Arthur Rimbaud


«Così, sempre, verso l'azzurro nero
Dove tremola il mare dei topazi,
Funzioneranno dentro alla tua sera
I Gigli, questi clisteri d'estasi!
..............................................»
(14 luglio 1871)
Alcide Bava, Quel che si dice al poeta a proposito di fiori

lunedì 1 settembre 2014

Lavoro. Tutto quello che devi sapere, forse, per trovarlo.

Bentrovati!
Si torna al lavoro. Non per tutti. E anche per coloro che sono senza lavoro, disperati e non, trovare un lavoro è un “lavoro duro”!



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