venerdì 1 marzo 2019

Se la cultura umanistica e scientifica lavorassero insieme: M’illumino di più!


Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.

Canto XXVI Inferno, Dante Alighieri

Spinta da alcuni fatti di cronaca a gennaio scrissi un post sulla necessità della matematica, se lo avete letto vi sarà chiaro questo mio “bisogno”, in caso contrario vi rimando al post A Satana se permettete preferisco la Matematica.

I commenti al post hanno rafforzato ancora di più la mia convinzione che la rottura avvenuta nel corso del tempo  tra cultura umanistica e scientifica ha prodotto solo danni.

Aggiungete a questo fenomeno anche il passaggio dalla comunicazione di massa alla massa di comunicazione che non punta più sull’informazione, bensì sulla “narrazione” e il danno è amplificato. Qualsiasi messaggio, politico, sociale ecc. sembra pensato e diretto come uno spot pubblicitario dove s’intrecciano miti e finzioni caricati di autenticità, non ha importanza se ciò che viene detto sia vero, l’importante che sia creativo, forte e unisca le “leggende” del nostro quotidiano.

La cultura è morta, gli intellettuali che dovrebbero essere parte attiva e continua della vita politica (nel suo significato più ampio e alto) sono meteore, la scuola e la ricerca sempre più affossati tra tagli e scartoffie; a guidare il sempre più mediocre senso della vita restano i media e i metamedium che si fanno palco di chi è più bravo a “raccontarla” facendo leva sull’ordinarietà di un quotidiano “cotto e mangiato”.





Che la cultura umanistica e scientifica si siano separate forse ha avuto il suo peso in questo quadro di profonda arretratezza che qualche burocrate chiama progresso e qualche ragioniere chiama benessere, quando ho scritto il post pensavo proprio a questo, ho preso a prestito la matematica perché, erroneamente chiusa nel suo ambito scolastico di sterile calcolo,  usa strumenti che hanno a che fare con il ragionamento, con il pensiero, alla sua base c’è la logica, la deduzione, la dimostrazione, tutti elementi che sembrano esserci sfuggiti di mano, non si ragiona più, manca il semplice buon senso e non pretendiamo neanche la dimostrazione di ciò che a mezzo slogan  ci viene rifilato come indubitabile SENZA CERCARE DI CAPIRE.





In un mondo dove tutti “parlano” e il “pensiero” sembra sfumato (altro che: Pensa prima di parlare, anzi per citare una battuta di Camilleri: Pensa prima di pensare), tornare all’Accademia di Atene sarebbe un inizio,  magari studiare la matematica pura e applicata per preparare lo studio della filosofia potrebbe dare corso ad una nuova Cultura che non si regga sulla superficialità, che non sia dettata dagli Influencer che in ragione del loro carisma spingono la gente a comprare, che non si fondi sul concetto di consumismo e ricchezza, ma di conoscenza, perché a viver come bruti ci siamo arrivati; magari si tornerebbe a preparare  politici e intellettuali, magari…



Scuola di Atene, Raffaello 1509-1511 (Musei Vaticani)


A parte la mia provocazione con l’Accademia di Atene credo che il recupero di un cammino congiunto tra cultura umanistica e scientifica potrebbe farci riappropriare dell’importanza, per ogni progresso, della conoscenza e dalla capacità di analisi che sembra abbiamo completamente perso.

Dall’11 al 14 aprile anche quest’anno si terrà a Foligno la IX edizione della Festa di Scienza e Filosofia che avrà come titolo “Evocare il mondo”, scienziati e filosofi s’incontrano, dibattono e si confrontano per dare possibili soluzioni ai problemi. Oggi è stata la giornata internazionale del risparmio energetico M’illumino di meno, per riflettere sul tema dello spreco energetico e sul consumo intelligente di energia, spero che per la Festa di Scienza e Filosofia valga il contrario e M’illumino di più.





Vi lascio alla lettura di questo articolo di Francesca Pappafava:

Cultura scientifica e umanistica: un equivoco intellettuale?

“A chi non sa risolvere un integrale o non domina alcuna tecnica sperimentale oggi non dovrebbe più venir concesso di parlare di questioni psicologiche”: in questa frase, del citato Robert Musil si ricorda il rapporto tra le scienze e le discipline umanistiche, che è stato importantissimo nel corso del Novecento.

Infatti agli inizi del secolo scorso vi furono dei progressi rapidissimi nel campo scientifico, che hanno aperto negli anni successivi una divaricazione tra cultura umanistica e scientifica, in quanto ciò di cui si occupava la scienza era di scarsa comprensione per gli umanisti, e viceversa.

Alla fine degli anni ’50 lo scienziato Charles Percy Snow, convinto che la cultura sia una sola, si rende conto della divisione che sta avvenendo tra cultura scientifico-tecnologica e cultura umanistica, perciò inizia ad immaginare i salotti inglesi divisi in due. Da una parte gli scienziati che, chissà perchè, non hanno mai letto Dickens, e dell’altra parte gli umanisti che, cosa più plausibile, non conoscono la seconda legge della termodinamica.

Gli scienziati hanno per natura il futuro nel sangue; gli umanisti hanno gli occhi rivolti al passato.

In realtà la cultura è un insieme di conoscenze specialistiche dotate di un valore teorico, contemplativo e soprattutto pratico. Non esistono due culture, ma una sola. La distinzione che si dovrebbe fare è quella tra cultura e in-cultura. La conoscenza non diventa cultura se è incomunicabile e ciò vale per ambedue i versanti.

In Italia la situazione è ancora più complicata a causa del lungo predominio di tendenze idealistiche in filosofia. Per Benedetto Croce la scienza era solo un “libro di ricette di cucina”, e ancor meno valeva la tecnica. La vera cultura si faceva in altre sedi.

Scienza e tecnica sono, invece, “cultura” nel senso più profondo del termine. L’impresa tecnico-scientifica è uno dei fattori più forte di rinnovamento intellettuale e anche etico.

Oggi molti problemi etici, che i filosofi affrontano, nascono in ambito scientifico e tecnologico: basta pensare alla bioetica. Gli sviluppi tecnologici possono, per esempio, aiutare filosofi e umanisti in genere a riflettere su problemi fondamentali e la loro presenza consente di cogliere elementi che non erano disponibili in passato.

Massimo Cacciari definisce, nel “Il computer di Dio”, la separazione tra cultura umanistica e scientifica come un anacronistico equivoco intellettuale.

È un equivoco perchè la cultura è una sola e le cosiddette “culture umanistica e scientifica” sono ciascuna una metà di un tutto. È una disputa senza senso, analoga a quella di chi dicesse di essere a favore di uno dei due emisferi del cervello, ma non dell’altro. In realtà, così come abbiamo bisogno di entrambi gli emisferi, abbiamo bisogno di entrambe le culture.

I danni provocati da questa apparente divisione ce l’abbiamo sotto gli occhi, perché in Italia la divisione delle culture è il frutto della politica culturale dell’idealismo di inizio secolo. La scuola, uscita dalla concezione di Croce e Gentile, è il miglior esempio della separazione delle culture: l’umanesimo a chi deve dirigere la società, la scienza a chi deve lavorare.

Ci sorge spontanea la domanda di come possa oggi comandare, in un mondo tecnologico, chi sa soltanto leggere i classici latini e greci. E’ una bella domanda!

Questa “guerra” si può concludere con la disfatta globale, dove si casca tutti insieme. Anzi, se è vero che le civiltà cadono quando la cultura su cui esse si basano non è più compresa dalla popolazione, ebbene, ci stiamo avvicinando a grandi passi alla caduta della nostra civiltà, perchè tutti utiliziamo dei meravigliosi strumenti tecnologici, ma non sappiamo né come funzionano né a cosa servono.

“Non è passato un secolo dai miei tempi, ma molti secoli. La tecnologia di oggi era impensabile cinquanta-sessant’anni fa. Ma la tecnica da sola non basta, serve una visione più ampia.” -(Rita Levi-Montalcini)
Continua su www.festascienzafilosofia.it


"buona" resilienza!


P.S. Chiuderò nuovamente le comunicazioni per un po', non che sia tanto presente, ma ci provo. Spero di tornare presto... Vi abbraccio.


  • In apertura post: Uomini con due scatole in testa, Rodney Smith.
  • Le immagini in questo post provengono dal Web e sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio.




12 commenti :

  1. Questo Paese ha tanto bisogno di cultura.
    Saluti a presto.

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    1. E soprattutto, caro Cavaliere, di educazione alla cultura.
      Un caro saluto e buona domenica.

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  2. Cara Santa, se pensiamo che il nostro paese a dimostrato nel tempo l'ontano che la cultura è partita da qui, tanto per fare un nome, Leonardo Da Vinci.
    Credo che ora siamo in coda!!! Dunque abbiamo bisogno di nuovi cervelli.
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Buongiorno Tomaso, i cervelli ci sono è che quelli buoni sparisco, ha preso il sopravvento il malcostume. Speriamo ci sia un'inversione di rotta, altrimenti tutto andrà perduto, anche il grande passato diventa sempre più sfumato.
      Buona domenica carissimo e un forte abbraccio.

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  3. Un post esemplare. Che rilancerò. Un abbraccio.
    P.s. Non mi fare preoccupare ...

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    1. Grazie Maria, il tuo blog è una fucina di riflessioni e spinte culturali, questo è solo uno sfogo dettato dall'amarezza per quanta superficialità e approssimazione ci investe. Grazie!
      P.s. Non preoccuparti, devo continuare con le cure e non a casa...
      Buona domenica e ti abbraccio con tanto affetto.

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  4. Vediamo se ho inteso bene, ciò che tu sostieni è l'importanza del ragionamento matematico per avere un maggiore discernimento e una più ampia comprensione delle cose che ci vengono dette. Io aggiungerei un ragionamento filosofico ma di quelli tesi ad analizzare la realtà non con ghirigori intellettualoidi bensì con costruttività esistenziale.

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    1. Giusto Daniele e ben detto, le "culture", tutte, dovrebbero procedere insieme e dare le basi per conoscere e comprendere. Ovviamente citando l'Accademia di Atene ho voluto semplicemente fare una provocazione, lì lo studio della matematica preparava quello della filosofia, difficilmente in questo modo ci si astraeva dalla realtà. Cosa che oggi succede, siamo proprio fuori dalla realtà...

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  5. Purtroppo uno dei problemi di questi tempi .. Oltre al fatto di non incontrarsi ... È quello di non indignarsi più alle dimostrazioni di comportamenti volgari nella nostra società ... Sia quella mass mediatica che quella civile

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    1. Benvenuto Enzo, sono pienamente d'accordo con le tue considerazioni. Siamo passati dalla dialettica alla rissa, non credo di esagerare quando dico che oramai si sia consolidato l'individualismo di massa. Quando invoco lo studio di matematica e filosofia, al di là della provocazione, provo a dare una soluzione a tanta superficialità, narcisismo, arrivismo, indifferenza. E si, paradossalmente la c.d. globalizzazione ci ha resi più soli e sempre più poveri...
      Grazie, un caro saluto.

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  6. Tornerò con calma a leggere i post che mi sono persa negli ultimi tempi.
    Volevo soltanto farti gli auguri di una serena Pasqua, sperando che tutto preceda bene.
    Un bacio grande!

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    1. Grazieeee
      Buongiorno Patricia e felice rinascita anche a te... Auguri!
      Il bello dei blog è che sono aperti, possiamo leggerli con calma a dispetto di tutto il resto che ci vuole corridori, loro sanno aspettare ahahahahah (lo dico per consolarmi, per tutte le cose che non ho letto su Myrtilla e dagli altri amici, sigh sigh sigh)
      Per il resto tutto procede con tempi un po' lenti, mi tocca confidare nella pazienza :)
      Un bacio grande anche a te :*

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