sabato 1 dicembre 2018

Giornata mondiale contro l'Aids: #Tiriguarda

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#Tiriguarda è il messaggio che l'Anlaids (qui) ha lanciato per la Giornata mondiale contro l'Aids. Perchè l'Aids ci riguarda proprio tutti e la mancata informazione fa si che il 40% dei casi di infezione da HIV venga diagnosticato troppo tardi. Secondo una stima dell'Istituto superiore di sanità in Italia sono circa 6.000 le persone con Hiv in fase avanzata non diagnosticata. Tutto questo direi che dovrebbe riguardarci!

Vi ripropongo un post che scrissi nel luglio del 2015 "Che fine ha fatto l'Aids?", era estate, ma sostituite la stagione e poco è cambiato se non le cifre. 

Per il resto come titola uno spot molto edulcorato della Durex (quelli più chiari e diretti vengono censurati):  "Proteggiti".



Grazie per il video a Marco Ulivi


Che fine ha fatto l'Aids?

[…] Passarono… l'estate in tal modo, giocando all'amore come dei bimbi giocano alla guerra o alla processione. (da Primavera e altri racconti, Giovanni Verga)

Pare sia facile giocare all’amore. D’estate lo è ancora di più, sarà la luce, la vacanza, lo stress che si allenta, la serotonina che aumenta, i sensi che si dilatano e i vestiti che si restringono. L’estate ci permette di esibire il corpo e l’immaginazione, cari miei, galoppa, la serotonina aumenta e le endorfine: basta uno sguardo e vanno in delirio. 

Una vera e propria guerra di pulsioni e i ragazzi sono quelli che amano giocare di più e anche rischiare, secondo il quotidiano West “ai ragazzi italiani piace rischiare con l’AIDS. Circa 1 su 6 (il 16%), infatti, dichiara di non usare mai il preservativo. E un altro 18% solo in caso di rapporti occasionali. Senza contare che sono ancora in troppi ad avere una gran confusione su questa malattia. Addirittura il 25% è convinto che si possa guarire… Inoltre, risultano bocciati anche per quanto riguarda la conoscenza del sesso in generale… c’è ancora chi ritiene che farlo in piedi eviti la fecondazione (il 6%) e chi usa la Coca Cola come metodo contraccettivo (il 7%). 


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E pensare che è proprio l’ignoranza a causare le maggiori vittime, e nel periodo estivo, appunto, si contano il maggior numero di nuove infezioni da HIV.

Stando al rapporto UNAIDS (il Programma delle Nazioni Unite per l'AIDS/HIV), presentato a Ginevra il 20 novembre 2012, ci sono nel mondo circa 35 milioni di persone che hanno l’HIV, e molti di loro convivono con il virus senza esserne a conoscenza.  Dagli anni ’80 ad oggi sono state circa 78 milioni le persone contagiate e 39 milioni quelle morte per infezioni legate all’HIV.

“I dati riportati non si limitano ai soli numeri della diffusione dell'HIV”, spiega la LILA (Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids), “ma permettono valutazioni relative alle popolazioni chiave, ai comportamenti, alla protezione sociale. Sono purtroppo dati ancora ampiamente incompleti, dato che non tutti i Paesi forniscono valutazioni su aspetti specifici del proprio territorio, compresi alcuni dell'Europa occidentale e in particolare l'Italia.”

L’informazione sull’AIDS nel nostro paese è sommersa, ma stando sempre ai dati Unaids,

l’Italia conta oltre 150 mila sieropositivi

risultando il Paese dell’Europa occidentale con la più alta prevalenza di persone affette da HIV, 

4 mila nuove infezioni e oltre 1000 decessi all’anno collegati al virus. 

La maggioranza delle nuove diagnosi di HIV è attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono l’83,9% di tutte le segnalazioni (dati del Ministero della Salute).


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Ad usare il preservativo tra i giovani è solo un 35%, complice da un lato la mancanza d’informazione e dall’altro l’assenza di una sana educazione sessuale scolastica.  Nel mezzo la disinformazione, solleticata da una voglia di malsano “oscurantismo”, appoggiato da un’ondata di integralismi religiosi che vorrebbero non solo limitare la conoscenza, ma annullare anche i diritti a fatica conquistati, assistiamo al sistematico attacco al diritto all’aborto, agli slogan a favore della discriminazione di genere, alla negazione dei diritti civili degli omosessuali e non da ultimo l’opposizione all’insegnamento dell’educazione sessuale nelle scuole, figurarsi poi l’uso del preservativo.

La sessualità è vita, è anzi uno degli aspetti fondamentali della nostra esistenza ed è la parte più normale del nostro essere umani, come il bisogno di cibo o la voglia di sonno, ci accompagna infatti fin da quando veniamo al mondo. L’insegnamento dell’educazione sessuale in età scolare è uno strumento fondamentale per garantire l’equilibrio psicologico, la salute, una sana crescita, ridurre le gravidanze precoci e contrastare la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili.


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Khajuraho, Tempio di Kandariya Mahadeva -
edificato tra il 950 e il 1050 (foto soniapiazzini.it)


Un fenomeno in crescita è quello delle adolescenti italiane che restano incinte prima dei 18 anni, effetto di una inadeguata educazione sessuale, anche se in Italia i dati sono come sempre molto scarsi e incompleti, un dato certo, stando all’ultimo rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità, è che l'età del primo rapporto si è abbassata a 13 anni

Queste giovanissime arrivano a cambiare fino a 15 partner all’anno senza utilizzare alcuna protezione.

La scoperta del sesso, lasciata all’inesperienza, al passa parola, diventa una sorta di roulette russa. Una bambina sotto i 15 anni ha 5 volte più probabilità di morire durante la gravidanza e il parto rispetto ad una donna tra i 20 e i 29 anni;  la scelta dell’aborto, la relazione del Ministero della salute parla di 4,5 per 1000 aborti tra le minorenni nel 2011, “con livelli più elevati nell’Italia settentrionale e centrale”, va però ricordato che secondo i calcoli dell'Istituto Superiore di Sanità, nel 2012, gli aborti clandestini sono stati stimati intorno ai 20 mila e il sommerso si sa va ben oltre le stime, ma tornando alla scelta dell’aborto, questo per un’adolescente ha sicuramente conseguenze emotive e psicologiche diverse rispetto ad una donna adulta, ancor più se non supportato da un adeguato sostegno; l’utilizzo inappropriato della c.d. pillola del giorno dopo, che se mette al riparo da una gravidanza indesiderata, non protegge sicuramente dalle malattie sessualmente trasmissibili come appunto l’AIDS.

E se per le ragazze, perdonate la battuta crudele, oltre al danno c’è pure la beffa, i maschietti che dal “danno” sono per natura immuni, dalla “beffa”, direi proprio di no.

“Tra gli uomini gay il rischio di contagio è infatti 19 volte più alto rispetto al resto della popolazione”

a lanciare l’allarme è l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Gottfried Hirnschall, direttore del dipartimento HIV dell’OMS, in un suo intervento ha dichiarato: "Constatiamo una esplosione dell'epidemia in questo gruppo a rischio, soprattutto per un abbassamento della guardia dal punto di vista della prevenzione".



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Sono migliaia gli adolescenti che ogni anno contraggono l’HIV, una spaccato apocalittico di questa realtà lo racconta l’inviato Massimo Vincenzi su Repubblica.it: “… i contagiati crescono a ritmi vertiginosi tra i giovani. L'allarme parte dagli Stati Uniti, ma è una tendenza globale, tocca Canada, Australia, Francia, Inghilterra, Olanda e in Cina i ricercatori parlano addirittura "di un'epidemia tra gli studenti"…
Negli Usa la comunità più colpita è quella dei gay sotto i 25 anni che vede il virus in ripresa a ritmi del 22%... tra gli afroamericani si arriva a quota 48%...  sui ragazzi etero...alcuni studi indicano un aumento addirittura superiore al 20%": spiega John Schneider dell'Università di Chicago e poi aggiunge: "Vedo sempre più spesso adolescenti tra i 13 e i 16 anni contagiati"…
Oltre il 20% ammette candidamente di non usare il preservativo, ma nei sondaggi ufficiosi la cifra triplica… Oltre all'ignoranza, pesa anche il cambio di percezione della malattia, vissuta ormai con un disturbo cronico, poco più di un fastidioso raffreddore con cui si può convivere prendendo qualche farmaco…
"Ma è difficile, il problema è proprio l'educazione sessuale. Da noi si concentra sempre di più solo su astinenza e prevenzione della gravidanza. Quasi nessuno si azzarda a parlare di AIDS, figuriamoci di omosessualità" spiega a Usa Today lo psicologo Robert Garafalo. Poi conclude amaro: "Viviamo dentro una contraddizione: mai come ora i nostri ragazzi sono bombardati da messaggi sessuali espliciti, modificano le loro abitudini, hanno rapporti sempre più precoci, cambiano spesso partner e affrontano tutte queste esperienze nella più totale ignoranza".

Le parole d’ordine sono: INFORMAZIONE E PREVENZIONE

Occorre urgentemente una cultura della sessualità, che comprenda l’“etero” e l’“omo” sessualità. Un’educazione alla sessualità che la scuola potrebbe offrire libera da pregiudizi, tabù, pudori (non sempre è facile parlare di sesso), libera innanzitutto dal concetto di peccato e colpa. Così come da anni avviene in molti dei Paesi Europei.



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Occorre finirla una buona volta di fare i “bacchettoni”, in tutta franchezza non se ne può più! Ché i genitali, nel bene, nel male e nel “bisognino” li tocchiamo e li usiamo tutti, facciamo quindi in modo di farlo nel “bello”, liberandoli dall’idea di “osceno”, che le oscenità sono quelle che escono dalla nostra bocca.

Occorre una maggiore informazione che arrivi dai media, oggi sempre più presenti e capillari. I mass-media giocano un ruolo strategico nella comunicazione di massa, ma necessitano di un gran bell’esame di coscienza (loro si!), anzi direi che oramai sono la nuova culla del sapere: orientano scelte, costumi, bisogni, impongono modelli, con ripercussioni comportamentali, politiche e sociali. Dovrebbero essere i guardiani dell’interesse pubblico, strumenti di salvaguardia delle libertà, sostenere la pluralità e non piegarsi al potere ed alle grandi lobby con ambigui conflitti d’interesse che si manifestano con disinformazione e censure. Spingere verso l’apertura mentale e la forte partecipazione, non l’appiattimento e la passiva accettazione di “quello che si dice”, anzi di “quello che non si dice”.

Un esempio forte di “presa di coscienza”, coraggio e lotta contro un sistema silente e imbavagliato ci viene dal film-documentario, candidato agli Oscar 2013, “How to survive a plague (Aids: cronaca di una rivoluzione)” di David France. Il documentario racconta la grande rivoluzione combattuta dalla comunità gay-lesbica di New York, riunita sotto il movimento ACT UP, alla fine degli anni ’80 “per ottenere che l’HIV-AIDS diventasse una questione di interesse pubblico e affinché le autorità, i legislatori, il servizio sanitario e le multinazionali farmaceutiche americane si attivassero per combattere l’AIDS, la peste del secolo.”



Grazie per il video a  IFC Films

La storia potente della loro lotta è una storia di emancipazione e attivismo, per il diritto alla vita, all’assistenza sanitaria e per i diritti civili, che è stata di forte ispirazione per i movimenti di denuncia, contestazione, cambiamento, dalla ricerca sul cancro al seno a “Occupiamo Wall Street”.
Movimenti spesso delegittimati da penetranti campagne di disinformazione sostenute dai poteri forti. 

La verità mi fa male, lo so...”, cantava Caterina Caselli, e anche se “si paga cara”, il silenzio o la disinformazione a volte si pagano con la vita.

E allora parliamone, diffondiamo queste “scomode verità” che passano sotto silenzio, non parlarne non elimina la realtà delle cose, anzi alimenta i problemi. Un meritato successo e un’acclamazione va al progetto “QuestionAids”, realizzato dalla LILA (Lega Italiana per la lotta contro l’Aids) in collaborazione con l’Università di Bologna. Un questionario, a cui hanno collaborato  disegnatori, artisti e fumettisti, per esplorare le conoscenze, gli atteggiamenti e le rappresentazioni rispetto alla percezione del rischio della trasmissione dell’HIV, nonché l’analisi dei loro comportamenti sessuali e precauzionali. qui

L’HIV si trasmette con il sangue e con le secrezioni genitali, soprattutto lo sperma.

Il contatto di solito avviene mediante immissione di sangue infetto, tramite trasfusioni, trapianti; scambiandosi aghi, pensiamo ai tossicodipendenti, ai tatuaggi, ai bisturi, ai rasoi, agli strumenti per la pedicure e manicure, per gl’interventi odontoiatrici, pretendiamo ed accertiamoci della sterilizzazione di tutti gli strumenti che entrano in contatto col sangue; da madre infetta al neonato; l’altra via di trasmissione sono i rapporti sessuali non protetti con una persona infetta, che il più delle volte non sa neanche di esserlo.

In quest’ultimo caso il preservativo o profilattico o condom, usato correttamente, è un mezzo efficace di prevenzione dall’HIV e dalle Infezioni Sessualmente Trasmissibili come la Sifilide o Lue o “mal francese”, una malattia che sembrava scomparsa e che oggi colpisce in Italia i ragazzi tra i 15 e i 25 anni con oltre 8 mila casi e un’impennata dagli anni ’90 ad oggi dell’800%. 

Mezzo che la Chiesa cattolica si ostina fermamente a vietare, tenendo un atteggiamento pregiudiziale e favorendo ancora una volta la disinformazione con il suo rifiuto a riconoscere l’incontrovertibile efficacia del preservativo a contenere tali pandemie. L’unica cosa di “gomma” che ammettono, da secoli, sono i muri e piuttosto alti per giunta.

Tornando alle malattie, quelle patologiche, se la Sifilide può essere debellata, per l’HIV e l’AIDS, non esistono vaccini o medicine risolutive, esistono invece dei comportamenti che permettono di prevenire il contagio.

Un passo fondamentale in tale direzione, ripeto, sarebbe l’introduzione dell’educazione sessuale e affettiva fin dall’infanzia, promuovendo in parallelo attività formative specialmente per gli adulti. La conoscenza del corpo e delle emozioni porta come logica conseguenza al rispetto non solo di sé, ma anche dell’altro. Solo una maggiore consapevolezza della sessualità e della sfera affettiva consentono una crescita armoniosa, sana e perdiana anche felice!



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Allora si che con questi giocattoli  il "gioco" dell’amore è una vero portento. 


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"buona" resilienza!


  • Le immagini in questo post sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio. 

12 commenti :

  1. La prevenzione è sempre giusta, speriamo nelle nuove cure.
    Saluti a presto.

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    1. E soprattutto che se ne parli, Cavaliere, l'ignoranza nuoce dappertutto, anche sulla salute.
      Buona domenica.

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  2. Cara Santa, io sono stato molto assente nei ultimi tempi, la causa del brutto male della mia cara Danila, dopo oltre 2 mesi ora inizia a migliorare e posso con lei fare delle piccole passeggiate, certo che ci vorranno dei mesi prima che sia nuovamente indipendente, ma io ho molta fiducia.
    Parlando. del tuo post, credo che oggi la medicina abbia fatto molti progressi ma sicuramente la prevenzione deve sempre continuare.
    Ciao e buon fine settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Carissimo Tomaso, mi dispiace davvero tanto per Danila, devi sempre avere fiducia. Occorre tempo e tanta serenità per rimettersi in piedi. Anch'io sono mancata dal mio e dai vostri blog, sto cercando piano piano di tornare in forma, sono stata operata e ti capisco perfettamente. La medicina ha fatto di sicuro molti passi avanti, ma la disinformazione in certe situazioni vince su tutto.
      Un abbraccio fortissimo a te e Danila e un sorriso speciale perchè tutto passi più in fretta.

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  3. Se è vero che oggi si sopravvive (anche bene) e quindi forse l'allarme è ingiustamente calato anche per questo, è vero pure che i dati sono preoccupantissimi, specie quelli di ignoranza riguardo la malattia (i giovani che non usano preservativi, l'educazione scolastica che manca ecc...)

    Moz-

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    1. Dici bene, Moz, "i giovani che non usano preservativi, l'educazione scolastica che manca" e tutto questo porta a sottovalutare il problema e a non diagnosticare in tempo la malattia, evolvendo e diffondendo il contagio. Alla base ritengo ci sia quasi sempre il tabù sulla sessualità che ancora oggi esiste.

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  4. Carissima e bellissima Santa io ti lascio il link di questo spazio bolognese che combatte proprio queste battaglie:

    http://www.plus-onlus.it/fiero-di-fermare-lhiv/

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    1. Caro tu, And, per la generosità degli aggettivi, con la stessa semplicità che avevamo da piccoli: TVB.
      Grazie per la segnalazione, perché il loro messaggio è davvero importante: Una persona sieropositiva in terapia efficace non è in grado di trasmettere il virus.

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  5. Una quasi inspiegabile ignoranza tra i giovani è fautrice di un aumento vertiginoso dei contagiati proprio tra gli adolescenti. Tra la poca informazione sulla malattia, la loro mancanza di conoscenza del fenomeno vista l'età e il bigottismo della Chiesa che fa la sua parte, stiamo tornando pericolosamente indietro nella prevenzione e post come il tuo sono fondamentali per sensibilizzare e far comprendere il rischio che si corre senza le adeguate precauzioni ed una profonda conoscenza del problema.

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    1. Grazie davvero Daniele!
      E tu hai riassunto e messo a fuoco il problema, il silenzio non porta da nessuna parte, complice forse anche l'idea che oramai si può curare. Sforziamoci tutti di parlarne, la giornata mondiale ha la sua importanza, ma occorre fare informazione sempre.

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  6. Ciao Santa, sono qui, anche per me l'ultimo anno è stato complicato ed ho abbandonato un po' i blog, i miei e quelli altrui.
    Per parecchie volte il 1° dicembre ho scritto un post su hiv e aids era quasi sempre tra i più ignorati. Per me l'argomento è sempre stato di primaria importanza un po' perchè nei primi anni 80 lavoravo con le tossicodipendenze, allora se ne sapeva pochissimo ma i sieropositivi raggiungevano percentuali molto elevate tra i tossici. Ho visto morire ragazzini di 16 anni.Poi per un motivo più personale legato ad una relazione ormai passata con un ragazzo hiv+. Con consapevolezza ed attenzione ci si può comunque amare. Era di quel periodo questo post sul test giocato tra serietà e leggerezza.
    Ciao Santa spero di rileggerti presto.

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    1. Buongiorno Vera, non parliamo di abbandoni, qualcosa cerco ancora di scriverla, i vostri blog li leggo a singhiozzo, ma a volte anche un semplice commento diventa difficile. Ricordo bene il tuo post e la tua attenzione all'hiv, a volte si pensa che non parlandone il problema non esista. È il male della nostra informazione orientata solo sul cavalcare il momento.
      Una persona sieropositiva in terapia non trasmettere il virus, ma deve sapere di averlo e dev'essere curata, sono condizioni imprescindibili. Il problema è che spesso non sanno di averlo... Parlarne significa informare, è vitale.
      E poi data la tua esperienza diretta continua a scriverne, non importa in quanti lo leggeranno, c'è! prima o poi verrà letto.
      Buona giornata, Vera.

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