domenica 1 ottobre 2017

Kikuo Takano... Il Poeta della domenica.



Qualcuno ha scritto che lei riesce a far sembrare familia­re una realtà così lontana e così diversa dalla nostra co­me quella giapponese. Ma è davvero così distante?
«Quando il mio traduttore Pao­lo Lagazzi ha visitato Tokyo ha detto: “E’ una piccola New York!”. Ahimé, il Giappone è ormai diventato una piccola America nella confusione e nel­la superficialità. La bomba ato­mica non ha distrutto solo Hi­roshima e Nagasaki, ma ha distrutto l’anima del Giappo­ne. Qui l’uomo comincia a di­struggere se stesso, addirittura rischia di sparire».
Kikuo Takano intervistato da Renato Minore


ANCHE SE NON CI SEI

Anche se non ci sei,
c’è una brocca rotta
sulla tua testa.

Anche se non ci sei,
i tuoi capelli emanano un profumo
di frutta
che viene da un paese sconosciuto.

Anche se non ci sei,
sempre il tuo volto
si specchia nei miei occhi
mentre guardo il vento,
supino, tra i giacinti.

Tanto meglio se non c’è
nulla né di me né di te,
meglio ci sia qualcosa
fra noi due, un confine

da cui andrò e verrò
come un mendicante scaltro
e qualche volta
come un cane scarno
mordendo sia te che me stesso.

Poi, quando sarò stanco di tutto,
morirò colpito da soldato imbecille,
o morirò credendomi colpito.

Anche se non ci sei,
in quel momento verrò
da dove sei.

Traduzione di P. Lagazzi e Y. Matsumoto



Kikuo Takano
Isola di Sado, 20 novembre 1927 – 1º maggio 2006


CONFESSIONE

Mai si stupì, la mia anima,
se incontrava un’altra anima
malinconica o confusa.
E mai provò paura, la mia anima,
se incontrava un’altra anima
astuta o crudele.
Ma ora posso confessare,
alla tua anima, come un’offerta
da Dio ben accolta
per questa tua anima – addolorato
incerto e un po’ sospeso.
Ora posso confessarti,
dopo averti incontrata,
d’aver perduto la strada.
Eppure ancora tento
E voglio vivere abbarbicato a me,
senza cercare Dio, e quanto è folle
questo mio solitario abbraccio.


Kikuo Takano e Paolo Lagazzi - Cortesia Paolo Lagazzi qui


CIELO

In quel tempo non mi chiedevo ancora
il senso del cielo e della terra
e avevo mani e piedi imbrattati di fango.
In quel tempo
felice era la mia parola,
felice ero come quando la luce incontra l’acqua
e il cielo incontra la terra.
Felice ero come le foglie.
Anche la mia cima d’albero
si prolungava in cielo
e la mia radice era dentro il cuore della terra.
Cresci, allungati.
Felice era la mia parola, ora infelice,
perché quella stessa mia parola,
sbagliando, chiede senso
e si interroga sul senso ultimo
e sull’opera di Dio.
La mia parola somiglia al dolore
Come le foglie in attesa dell’inverno,
stormiscono già condannate
e non così sagge da cadere a terra.


BURATTINO

Nulla può il burattino, che pure è mosso da fili,
nulla può perché non saprà mai reciderli,
e può soltanto, mosso dalla disperazione,
abbrancare l’aria con inutili piroette.


C’è un ruolo del poeta nel mondo di oggi che sembra sempre più lontano dall'"ascolto" della poesia?
«Ha scritto Patrizia Cavalli: “qualcuno ha detto/ che certo le mie poesie/ non cambieranno il mondo/ Io rispondo che certo sì/ le mie poesie non cambieranno il mondo”. La poesia è sicuramente impotente a cambiare il mondo. Ma non dovrebbe perdere la domanda essenziale, chi siamo e chi dob­biamo essere nel mondo. Se la poesia è lontana dall’ascolto forse è perché troppo spesso è diventata un semplice rumore. Il ruolo del poeta nel mondo è in se stesso, nella domanda severa e autentica: “perché scri­vo poesia?”.



Kikuo Takano intervistato da Renato Minore


RAGNO

O ragno incontenibile,
è folle quel tuo desiderio!
«Ora ingurgito e rigetto
quel groviglio di fili, voglio possederli
davvero fino all’ultimo».
«Ora li rigetto
dopo averli del tutto espulsi
e voglio prender conforto
nel vuoto di quella filatura».
O ragno incontenibile,
è folle quel tuo desiderio!

Traduzione di Yasuko Matsumoto


 Grazie per il video a Yastaka TOGO




Il brano Kuchinashi su testo di Kikuo Takano e musiche di Saburo Takada è stato cantato dalla soprano Mariko Izumi al concerto "SORAWA" l'8 gennaio 2010 a Parigi.


Kuchinashi  - Gardenia

Dans un coin du jardin en friche
Un gardénia planté par mon défunt père
Au fil des années les fleurs parfumées se font des plus en plus nombreuses
Cette année, il a porté 19 fruits.

Des fleurs de gardénia ont fleuri sur un plant de gardénia et ont donné des fruits
Ce nest que ça mais mon cœur frémît

« Regarde ces fruits de gardénia
 Regarde, ces fruits qui nouvrent pas leurs bouches même quand ils sont mûrs.»

Ces paroles, cette prière qua prononcées mon père un jour.
En attendant ces fruits de gardénia comme le ferait un fruit de gardénia,
Vis en soupirant, ma dit mon père.

Mon père me le répète  toujours quelque part.

Traduzione di Satoko Inaba

Gardenia

In un angolo del giardino incolto
c’è una gardenia piantata dal mio defunto padre
negli anni i suoi fiori profumati sono diventati sempre più numerosi
Quest'anno ha portato 19 frutti.

Fiori di gardenia sono fioriti su una pianta di gardenia e danno frutti.
È tutto qui, ma il mio cuore sussulta.

"Guarda questi frutti di gardenia
guarda, questi frutti che non aprono la bocca anche quando sono maturi".

Queste parole, questa preghiera ha pronunciato un giorno mio padre. Me la disse, sospirando, mentre aspettava questi frutti di gardenia come un frutto di gardenia.

Da qualche parte mio padre me la ripete sempre. (Santa’s)


Grazie Mr. Mistery



poesia-fonti-la santa furiosa   #difendiamolapoesia  #difendiamolefonti 



  • In apertura post, hvfrancesco - Zürich, Switzerland Fotografia di Francesco Fantoni.
  • Le immagini in questo post sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio.

19 commenti :

  1. suggestione! bel post, Santa :) la cultura giapponese, la sua poesia, hanno per me un ineffabile fascino.

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    1. Grazie Giovanni :**
      È grazia e durezza, una semplicità complessa, è silenzio e rito... È il Giappone :)
      Ti auguro una settimana serena.

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  2. Non conoscevo queste poesie, grazie di averle proposte.
    Saluti a presto.

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    1. È stata una scoperta anche per me Cavaliere.
      Ti confesso, empatiche.
      Un caro saluto anche a te e buona settimana.

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  3. Cara Santa, non a importanza da dove viene è sempre un bravo poeta!!!
    Ciao e buona domenica con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Carissimo Tomaso, hai proprio ragione non ha nessuna importanza la provenienza, quello che conta è sempre il valore :)
      Grazie! Auguro a te una serena settimana.

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  4. Versi notevoli! Suggestione pura!
    Non conoscevo questo autore ma mi ha colpito con le sue parole.
    Ciao!

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    1. Ciao Patricia, fanno molto riflettere sulla nostra dualità e i nostri bisogni umani e trascendenti. E non è sempre facile dirlo con tanta semplicità, disorienta.
      Buona settimana.

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  5. Grazie,Santa, per avermi fatto conoscere questo nome e le sue poesie.
    E' purtroppo vero quel che si dice all'inizio, nell'intervista: i mondi sono stati occidentalizzati (leggi: americanizzati), per certi versi non è brutto, anzi, a patt che non si perda l'identità.

    Moz-

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    1. È verissimo Moz, a volte perdiamo la nostra identità, l'esterno ci lusinga e ci confonde. Il solito problema dell'erba del vicino che è sempre più verde... E noi sempre più "storditi" ;)
      Un caro saluto e buona settimana.

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  6. In primis bentornata! Bellissimi i versi di questo poeta giapponese che ammetto anch'io non conoscevo.

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    1. Grazie Daniele e bentrovato! La poesia è un universo, esploriamo e facciamo nuove scoperte di continuo. Anche questo aiuta a lottare contro l'immobilismo ;)
      Buona giornata.

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  7. Risposte
    1. Forse ci salvano "le passioni", And. Ci portano a nuove scoperte... E grazie a te per esserci :*

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  8. Bella Santa, sei tornata con i tuoi poeti! Fin laggiù in Giappone ti sei spinta a cercare versi che potessero scavare nell'animo di ognuno dei tuoi lettori!

    E voglio vivere abbarbicato a me,
    senza cercare Dio, e quanto è folle
    questo mio solitario abbraccio.

    Ritrovo il senso dell'eroico, della solitudine accettata, lacerante e forte della letteratura giapponese

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    1. E ancora più bello il tuo esserci/essere Bibliomatilda :*
      Nella sua disarmante semplicità, ci mostra la nostra "follia", in fondo vivere a piene mani e cosa da folli, credo... Non trovi?

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    2. Assolutamente sì! Si soffre di più, si è più felici, ci si sente più soli, ci si sente persino immensamente vicini agli altri, l'empatia la provano i folli, mica i sani e l'entusiasmo e la voglia di abbracciare come quella di fuggire via lontani e rinchiudersi in casa, come dici nel tuo ultimo post. I folli vivono, non so ancora se sono loro a morire per primi, forse non sempre…

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    3. Scusa l'ultimo pensiero ma in questo periodo ci penso spesso a quella nostra ultima esperienza. Sono certa che fa parte della pienezza. Un bacio grandissimo

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    4. "Mi dicano però, per Giove, c'è forse una qualche parte della vita che non sia cupa, tetra, fastidiosa, senza grazia, senza spirito se non le si sarà aggiunto il condimento della follia, il piacere?", come non ricordare l'Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam.
      E "assolutamente si!", quando crollano le impalcature, le costrizioni ci dilatiamo e siamo capaci di accogliere l'ineffabile, che poi è esprimibile, ma non siamo capaci di vederlo costretti come siamo nel nostro costume di scena.
      Il tuo riferimento alla morte è naturale, è un percorso, è in questa sede più che appropriato, la cultura orientale ha un senso della morte molto forte, frutto del loro rispetto verso le leggi naturali che noi fatichiamo ad accettare...
      E poi lo ricorderai il post https://lasantafuriosa.blogspot.it/2017/02/la-morte-si-fa-bella-shopping-alloutlet.html
      Ti abbraccio forte forte e sereno fine settimana :**

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