Potrebbe essere il ricordo più
istruttivo. Comunque lo si legga, fuori dalla morale spicciola, anche oggi ha
una sua utilità.
Io e P. eravamo i due opposti,
lei bionda, io mora, lei azzurra, io nocciola, lei che si sforzava di procedere
dentro il binario e io col desiderio di sconficcarli i binari. E ci scrivevamo
lettere, con la penna e su un foglio di carta, magari stropicciato.
Quel
giorno, non ricordo se durante il pranzo o dopo, mi guardò e a brucia pelo mi
chiese: ma tu di sesso ne sai qualcosa?
Di sesso???? Sapevo tutto! Intendiamoci,
tutto quello che avevo trovato in biblioteca. Non pensai alla narrativa durante
la mia ricerca, quanto a testi di medicina. Tutto quello che avrei voluto
sapere era lì dentro quelle pagine, pensai.
La mia educazione sessuale dalla
testa allo stomaco, e si, perché intere pagine erano dedicate alle devianze, la
parafilia, dalla coprofagia passando per la necrofilia, con tanto di clistere.
Collegare il clistere al sesso fu duro! Si avvicendavano davanti agli occhi scene
nelle corsie delle case di riposo tra pompette e pastine in brodo. Tanto che il
frotteurismo, per intenderci quelli che si eccitano strofinandosi sull’autobus,
mi sembrò quasi un modo di fare innocente, e dire che fino ad allora i “mano
morta” a me montavano il sangue alla testa.
Ovviamente la base standard, il sesso
“basico” (come direbbe oggi un commesso che vuole venderti una maglietta semplice
tutta una tinta e la chiama basica) era più specifico rispetto alle monolezioni
scolastiche, con gli organi genitali di lei e quelli di lui ben distanziati, ai
due estremi della lavagna. Direi dettagliato e con le sempre immancabili e aggressive
patologie legate all’atto sessuale.
Ragazzi miei dopo che ebbi finito vi
assicuro che il sesso non solo era basico, soda caustica pura, e lo posi ben distante dal mio vicino orizzonte. Per un po’ cercai di tenere lontano dalla mia mente
le immagini di un obitorio o di una camera ardente. I primi giorni furono duri
lo ammetto, se qualcuno mi parlava non riuscivo a trattenermi dal pensare che
avesse l’erpes o la clamidia o l’AIDS o che sarebbe corso a casa a farsi un
clistere.
Preservativo risalente al 16° sec. |
No, non era quello il sesso di
cui mi chiedeva e non avevo certo cuore a parlargliene. L’espressione e il tono
della voce chiedevano altre risposte, sapevo anche quali, ma non le avevo. Di
come si faceva realmente sesso non ne avevo idea, né di come si sarebbe dovuto
usare un preservativo, ero il quadrato di Flatlandia fatto di figure piatte e
una sfera mi era piombata addosso.
Il sesso è come la fame!
Tutti si prodigano a spiegarti
cosa mangiare, come cucinare, ti mostrano minuziosamente gli alimenti, le
quantità, l’abbinamento dei sapori, la cottura e financo la disposizione nel
piatto, perché si sa l’occhio vuole la sua parte. Ma quando si tratta di sesso,
la carestia la fa da padrona.
P. e io ci guardammo, nel tentativo
di mettere insieme delle informazioni. Saranno state le 2 del pomeriggio, una
di quelle piacevoli giornate quasi estive, forse avremmo preferito entrambe
scriverci una lettera, facevamo così per parlare di altro, tutto l’altro che ci
circondava. Sarebbe stato facile per me, per lei parlare della curva di Keynes,
di macroeconomia, di politica, di spinte sociali, quello era il mio mondo, il
mondo in cui sapevo camminare. Preliminari, posizioni del sesso, masturbazione,
il pene questo sconosciuto, erano lontano dalla nostra stanza che si affacciava
alla strada con una finestrella. Mi ricordai allora del mancato film al cinema,
se è vero che nulla succede per caso, io quel caso l’avevo sprecato, ma niente va
perduto.
Affresco Casa del Centenario, Pompei 15 ca. d.C. |
- P. ho un’idea.
- Cosa vuoi fare? (mi guardò
perplessa).
- Andiamo a comprare una rivista
porno. Più semplice di così.
Quello che a me sembrava la cosa
più semplice, immediata, a P. sembrò inaffrontabile. Per un timido, che ci
crediate o no, appartengo a questa categoria, la scelta di essere parte attiva
alla vita lo porta a costruirsi una strana corazza di disinvoltura, nessuno se
ne deve accorgere, anzi una leggera virata verso la sfrontatezza e l’audacia
rendono l’armatura inossidabile.
- Qual è il problema? (dissi con
la più naturale calma)
- Il problema??? E me lo chiedi?
Chi va a comprare una rivista porno?
- Vado io, milioni di persone le
comprano, sono in tutte le edicole…
Stavamo quasi per aprire la
polemica su pornografia si, pornografia no, ma cari miei se hai un unico pozzo
a cui attingere acqua, bevi! Arrivammo alla conclusione che non avendo 10 anni
la cosa poteva essere gestita in modo sano, pensai.
Partimmo. La scelta cadde su
edicola in centro, al piano terra di fronte alla piazza, a qualche km di
distanza. Data l’ora, quella del meritato riposo dopo aver mangiato, secondo i
nostri calcoli non ci sarebbe stato nessuno. Audaci si, ma non erano tempi per
dichiarare guerra al mondo, per cui la missione richiedeva diplomazia e basso
profilo. Guai ad incontrare la gente “perbene” (quella del “tu devi” e del “mio
dio, dove andremo a finire”), con sempre accanto i due magnifici figli santa Ipocrisia
e l'adorato fratello Moralismo, ultramillenari ma sempre giovani e pimpanti.
P. si rifiutò di entrare, a dire
il vero eravamo rosso fuoco ancora prima di esserci avvicinate.
- E come fai? Come gliela chiedi?
- Non so, entro saluto e poi…
Senti facciamo che stiamo zitte e poi quando sarò lì compro una rivista come
farebbe chiunque, pago ed esco.
- Buonasera.
- Buonasera, dimmi (l’edicolante,
un signore sulla quarantina, era intento a sistemare della merce)
Perché chi non ha mai niente da
fare si trova sempre davanti a te? Ad una certa età ci si può riposare, fare
dei viaggi, leggere. Il vecchio aveva deciso di piazzarsi lì quel pomeriggio,
poggiato sul bancone guardava l’edicolante e raccontava del vicino che non esce
mai. Ecco, non poteva fare compagnia al vicino e starsene anche lui a casa. Non
doveva comprare nulla. Stava lì per ammazzare il tempo. Perfetto, tirai fuori
la voce, tranquilla, impostata e soprattutto sicura.
La amante cautelosa, Nicolas Francois Octave Tassaert 1860 |
- Vorrei una rivista per adulti
(la voce uscì morbida senza tremori, quasi avessi chiesto un pacco di caramelle,
ma le orecchie, quelle, le mie, avevano raggiunto i 50°, pulsavano ed erano
pesanti, spostai i capelli, temevo diventassero quelle di Dumbo, le sentivo
agitarsi e giganti come il drappo di un matador).
Il vecchio si drizzò e mi fissò e
l’edicolante si girò di scatto chiedendomi esattamente che tipo di rivista. Fu
un istante lunghissimo, mi concentrai su un punto, lo fissai, un cestino.
- Non saprei, mio fratello fa il
compleanno e vorremmo fargli uno scherzo.
- Ah, dagli quella che prende G.,
quella è bella (il vecchio cominciò a elencargli delle riviste. Tutto affabile,
interessato, a chiedermi quanti anni e della festa e dove e come)
Mi diede una serie di riviste
donne e motori, auto con donne nude che sbucavano da ogni dove. E giù a farmi
vedere quanto fossero belle, anche il vecchio un vero esperto. Spiegai con
gentilezza che mi serviva qualcosa di più “forte”.
- Sapete non ha una ragazza
(fortuna che mio fratello non aveva ereditato le capacità telepatiche di mio
padre ed era lontano)
Quella frase fu magica, ritornò
con tre riviste ed io, che oramai avevo esaurito l’aria, afferrai la prima.
- Ecco, va benissimo questa. Mi
fa una confezione regalo?
«Dopo l’istante magico in cui i
miei occhi si sono aperti nel mare, non mi è stato più possibile vedere,
pensare…» diceva così Jacques Cousteau immergendosi, per me fu il contrario.
Uscita in strada spalancai la bocca e respirai a pieni polmoni, ero riemersa da
un’ apnea forzata, quella mano che mi aveva tenuto la testa sott’acqua nella
vasca da bagno aveva liberato la presa.
P. era frastornata, anche l’attesa snerva, fare
il palo è un’impresa non da poco. Camminammo veloci, mentre le raccontavo del
vecchio che si era prodigato nei consigli, delle riviste di motori, e guardavamo
attorno come se tutti da dietro le persiane sapessero cosa avevamo tra le mani.
Arrivate chiudemmo la porta a
doppia mandata e ci sedemmo in cucina, una accanto all’altra. Scartammo il “regalo”.
Acaro |
Fu come vedere un acaro al
microscopio, non eravamo preparate. Provammo a leggere. Ma ci trovammo di
fronte ad un turpiloquio di cui con esattezza non conoscevamo il significato,
ma non fu difficile dargli un senso. Eh si, c’erano trafiletti con parole dove
speravamo di trovare che so un qualche racconto del come. E poi sfogliando in
una delle prime pagine, una zummata su un pene. Quello per noi fu troppo. L’acaro
era sfuggito al vetrino e si era piantato sulla faccia, terrificante e
spietato.
Cercavamo un insieme, di sesso,
abbracci, carezze e forse baci. Cercavamo la fantasia della ragione. Ma dentro
quella rivista nessuna risposta.
«L'amore sessuale in teologia è
un peccato, in giurisprudenza un'intesa illecita, in medicina è un oltraggio
meccanico, e la filosofia di queste cose non si occupa affatto.» (Karl Kraus,
Pro domo et mundo, 1912)
Per certi versi era rimasto tutto
immobile. E non illudetevi è ancora così, anzi peggio.
Non riuscimmo ad andare oltre
quelle prime pagine. La strappammo a pezzetti e la bruciammo e poi bruciammo le
ceneri. Oskar Werner era un buon maestro.
E come disse Leslie Nielsen (quasi) in Una pallottola spuntata 33 e 1/3, “Come un cieco a un’orgia, avremmo
dovuto farci strada palpando”.
Lei è ancora bionda e io mora,
ridiamo di meno, ma ancora ridiamo insieme. A forza di palpare abbiamo le mani
consumate, io ho smesso di occuparmi di politica e di molte altre cose. E il sesso? Beh, sicuramente
non bruciamo più riviste da un pezzo. O si?
- Le immagini in questo post sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto.
Ahahahaha! Pazze!
RispondiEliminaE se al cinema avevi sbagliato, stavolta te la sei proprio cercata!
In fondo siete sempre romantiche, era troppo oltre per voi^^
Moz-
Questa è stata una scelta ponderata Moz, peccato che non c'era una telecamera. Avresti dovuto vedere le nostre espressioni e sentire i relativi commenti. Non li scritti alcuni perchè sarebbero apparsi inverosimili. Non ridere, ma quel giorno ci sembrò di sfogliare una rivista di fantascienza, cose lontane anni luce, altro che i bastioni di Orione :))))
EliminaLa chiusura è fantastica.
RispondiEliminaSarà merito di Leslie Nielsen... a volte si è personaggi di strampalati film che chiamiamo giornata, qui lo siamo state di sicuro e penso non sia ancora finita :)))
EliminaMia cara questo non è un post è un capolavoro...queste prime, timide scoperte, quando si parte paladine dell'ardito e poi ci imbuchiamo al primo ostacolo non programmato...
RispondiEliminaIndubbiamente il sesso si fa non si impara e a forza di fare teoria, spesso non si impara ancora nulla..(a volte pure con la pratica...)
Ma sarà la settimana che mi devono mettere all'indice?
Bacio adorabile!
Ahahahah almeno ti sei divertita. Grazie Nella, allora bisognerebbe scrivere una sceneggiatura da proporre a Moz per un "filmino". Mi sa che verrò messa io all'indice. Non saprei a volte la teoria supera di gran lunga la pratica e viceversa, dipende, ma questo credo valga per moltissime cose non solo per il sesso. Un bacione anche a te.
EliminaScoperte e delusioni, il grande enigma del sesso.
RispondiEliminaSaluti a presto.
Anche tanto divertimento direi, quando ci penso rido da sola :) Il sesso di per sè è natura, le cattedrali le abbiamo costruite noi... è qualcosa che ci viene bene. Un caro saluto anche a te Cavaliere.
EliminaHaha, divertentissimo! Stupendo il paragone con l'acaro :-D
RispondiEliminaMa grazieeee Silvia... a questo punto mi devo convincere che sono riuscita a raccontarvela quasi decentemente la dis-avventura. Se avessi visto quella zummata... da fare un balzo. La stessa cosa mi accadde alla vista dell'acaro. E pensa che entrambi si trovano nei letti :)))
EliminaAnche a me è piaciuto molto il paragone con l'acaro :-) Il mistero e la paura affrontati in due diventano puro divertimento e sfida, come in questo caso :-). Ciao, buon giovedi. Oggi da noi splende il sole.
RispondiEliminaAhahaha stai attenta Matilda sono ovunque! È vero, in solitudine sarebbe stata (anzi nel mio caso non sarebbe stata) ben altra storia. Il bello è condividere ancora i ricordi. Spero abbia riso ancora anche lei. Anche da me sole, peccato che non riesco a goderne in questi giorni. Un abbraccio
EliminaBellissimo racconto, ironico e allegro, ma quanti anni avevate?
RispondiEliminaBenvenuta Vera. Grazie per i complimenti, mi fa piacere che ti sia piaciuto. Mai chiedere l'età a una donna, figurarsi a due contemporaneamente... qualche indizio c'è. E poi vuoi mettere... un po ' di mistero è bello. Buona domenica
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