Tango, Frantisek Kupka (1871-1957) |
... «A torto vi lamentate, buon uomo! Volete ascoltare le mie lagnanze? Ho sposato un mostro con la speranza d'avere almeno una donna di casa. Invece mi ha partorito ben quattro figli pestiferi e da vent'anni in qua non riesce che a farmi sudar bile. Per conto mio, mi sono digerita l'Enciclopedia Universale: so tutto e non capisco niente. È una bella commedia anche il Sapere! Fra un'ora, nonostante i reumatismi, devo trovarmi all'Ateneo: ho duecento imbecilli da rendere più imbecilli che mai. Senza dubbio l'ultima parola di tutti i sistemi filosofici è un sillogismo che si chiama: lo Stipendio. Mia figlia, futura professoressa in belle lettere, oggi vuol imparare il tango.
Il maestro di tango: Fra tutte le definizioni che si vollero dare dell'uomo, credo che ancora non si sia trovata la giusta. Secondo me l'uomo è un animale che vuol ballare. Vuol ballare a tutti i costi, anche quando la sua struttura non glielo consente. Il ballo è un tentativo di bellezza ed è uno sfogo di vanità; se un professore di tango sapesse descrivere tutte le cose ridicole che ha vedute, farebbe senza dubbio un grande capolavoro.
... venni a Parigi, ed una sera qualcuno, - anzi era
una venditrice di sé stessa leggermente morfinomane, - scoverse che "ho la
linea... Feci fortuna con rapidità," - (si capisce: cinque luigi all'ora!) - e
adesso godo buon nome fra quei burloni di Montmartre che hanno inventato il
tango argentino.
È un secolo il
nostro, nel quale soprattutto si fa fortuna coi piedi... »
Ah i piedi,
loro ci reggono, ci portano, avanzano, corrono, traballano, strascicano,
dolorano, sudano.
E noi? Noi sempre negativi: abbiamo i piedi di argilla, ci alziamo col piede
sbagliato, procediamo coi piedi di piombo, siamo sul piede di guerra, ci diamo
la zappa sui piedi, teniamo il piede in due scarpe e… facciamo le cose coi piedi. Ehi ehi, santa pazienza! Questa volta no, mai cosa fu fatta meglio coi piedi: danzare!
E se scivoliamo? La vita è un tango: continua a ballare!
Anche Frank, il cieco, lo diceva: «Non c'è possibilità di errore nel tango… non è come la vita: è più semplice. Per questo il tango è così bello: commetti uno sbaglio, ma non è mai irreparabile, seguiti a ballare...»
Lo sapevano bene nelle casas malas Argentine, lo racconta Borges, locali infimi della periferia, bordelli, popolati da delinquenti e prostitute, giocatori e perdigiorno che di piedi e tango se ne intendevano. Era il tango dei coltelli, delle parole indecenti e senza senso. Non lo chiamavano certo “tango milonguero”, così sociale, perbene. Era primitivo, era tango.
Musicisti di tango, figli d’italiani quasi tutti. Gli argentini sono figli d’immigrati, emigravamo anche noi, ricordate?, poveri e sporchi verso le pampas in cerca di lavoro e alcuni vi trovarono il bandoneón e la musica per fare fortuna.
E il bandoneón e il tango e i tangueri emigrarono a loro volta. Nella Parigi licenziosa stranamente il tango si trasformò, si ripulì della sconvenienza e divenne voluttuoso. “Un pensiero triste che si balla”, un dramma in due tempi, prima forte, poi debole, il tango si fece canzone malinconica. Carlos Gardel lo nutrì di sangue e indifferenza, come l'altèra carnale sensualità di una giarrettiera.
Corto Maltese Tango, Hugo Pratt (esposizione al Grand Palais di Parigi) |
E le porte delle milonghe si aprirono, alle parole si sa non dà peso nessuno, ma il suono è un rampicante, cresce, ti avvolge, come resistere alla Camminata.
Eleganza e passione nel dialogo di due corpi e quattro piedi che danzano, girano, si muovono sfiorandosi, legandosi dentro la musica.
Chiamateli Tango!
TANGO
Mi son visto una notte in una sala chiusa
e l'abbraccio dei corpi che danzavano,
sollevati e schiantati dalla musica,
sotto la luce livida che filtrava nei muri,
di lontano, mi soffocava il cuore
come in fondo a un abisso, sotto il buio.
Tra bagliore e bagliore,
giungono spaventose scosse di una tempesta,
che impazzisce là in alto, sopra il mare.
e l'abbraccio dei corpi che danzavano,
sollevati e schiantati dalla musica,
sotto la luce livida che filtrava nei muri,
di lontano, mi soffocava il cuore
come in fondo a un abisso, sotto il buio.
Tra bagliore e bagliore,
giungono spaventose scosse di una tempesta,
che impazzisce là in alto, sopra il mare.
Mi giungevano a tratti,
pallide e stanche,
le ombre dei danzatori,
vibrazioni di un mare moribondo.
pallide e stanche,
le ombre dei danzatori,
vibrazioni di un mare moribondo.
E vedevo i colori,
delle donne abbraccianti
illividirsi anch'essi,
e tutto rilassarsi
di spossatezza oscena,
e i corpi ripiegarsi,
strisciando sulla musica.
delle donne abbraccianti
illividirsi anch'essi,
e tutto rilassarsi
di spossatezza oscena,
e i corpi ripiegarsi,
strisciando sulla musica.
Solo ancora splendeva
su quella febbre stanca
il corpo di colei
che fiorisce in un volto
tanto giovane e chiaro
da fare male all'anima.
su quella febbre stanca
il corpo di colei
che fiorisce in un volto
tanto giovane e chiaro
da fare male all'anima.
Ma era solo il ricordo.
Io la guardavo immobile
e la vedevo, dolorosamente,
nella luce del sogno.
Io la guardavo immobile
e la vedevo, dolorosamente,
nella luce del sogno.
Ma passava strisciando,
senza scatti più, languida,
con un respiro lento
e mi pareva un gemito d'amore,
ma l'uomo a cui s'abbandonava nuda
forse non la sentiva.
E un'ubriachezza pallida
le pesava sul volto,
sul volto tanto giovane e stupendo
da fare male all'anima.
senza scatti più, languida,
con un respiro lento
e mi pareva un gemito d'amore,
ma l'uomo a cui s'abbandonava nuda
forse non la sentiva.
E un'ubriachezza pallida
le pesava sul volto,
sul volto tanto giovane e stupendo
da fare male all'anima.
Tutti tutti tacevano di ebbrezza,
travolti dentro il gorgo
di quella luce livida,
posseduti di musica,
nelle carezze ritmiche di carne,
e stanchi tanto stanchi.
travolti dentro il gorgo
di quella luce livida,
posseduti di musica,
nelle carezze ritmiche di carne,
e stanchi tanto stanchi.
Io solo non potevo abbandonarmi:
cogli arsi occhi sbarrati,
mi fissavo smarrito
su quel corpo strisciante.
cogli arsi occhi sbarrati,
mi fissavo smarrito
su quel corpo strisciante.
Cesare Pavese – giugno 1928 Le poesie
Grazie a:
. LiberLiber.
Il Cavaliere dello Spirito Santo, Guido da Verona (qui)
. da Scent of a Woman - Profumo di donna di
Martin Brest, con protagonista Al Pacino nel ruolo del Tenente Colonnello Frank Slade. È il remake
dell'omonimo film Profumo di donna del 1974, diretto da Dino Risi ed
interpretato da Vittorio Gassman
. R.it - Lezioni
di tango: "Casas malas, sangue e coltelli", per svelare l'anima
argentina. Di Jorge Luis Borges (qui)
. Enrique
Santos Discépolo musicista, compositore e regista argentino.
. Por una
Cabeza (Original) 1935 - Tango - Carlos Gardel - Canal de TangoCollection (qui)
|
Ah, che bello da vedere il tango! Quanto a praticarlo, il tango mi fa lo stesso effetto degli scacchi: troppo sforzo per impararlo bene, troppo bello per rovinarlo imparandolo male :-)
RispondiElimina:) sagge parole Silvia!
EliminaPer me il ballo è qualcosa di liberatorio... saper ballare è tutt'altro. Il tango per me è come un quadro: emozione.
Mi ha affascinato, innanzitutto, il quadro di Kupka: meraviglioso! Non sai poi che corde tocchi, parlando di ballo ... Non so ballare, ma spero di farlo meglio prima di morire! Un abbraccio. P.s. Post prezioso e raffinato, come sempre.
RispondiEliminaSe dici:farlo meglio, significa che sai ballare. Anche tu ti fai avvolgere dall'emozione... come nel quadro... ah mi hai solleticato la curiosità, quanto vorrei vederti ballare :) :)
EliminaPer me il tango è inavvicinabile, solo per gli occhi. Grazie per le bellissime parole Maria :* Un bacio