"... È così poca cosa la vita e così breve per negarci qualche poco della sua bellezza..." |
Asprezze
di marzo, il quale par crudo di geli
ma discioglie la neve su pel clivo.
Vento di marzo che agita gli steli
pigri, scopre vïole in mezzo all’erba,
scompiglia erranti nuvole pei cieli.
Asprigna io sono e rido un poco acerba.
Mordere più che accarezzar mi piace
ed apparir più che non sia superba.
Come il vento di marzo io non dò pace.
Godo sferzare ogni anima sopita,
e trarne l’ire a un impeto vivace
per sentirla vibrar fra le mie dita.
da Le seduzioni, 1909
Anima errante
Se il mio signore segue la sua via
con cuore assorto o con sereno volto,
sol con sé solo crede andar, raccolto
nel suo pensier, senz’altra compagnia.
Ed ei non vede alcuno che lo spia,
passo passo, alla sua mèta rivolto,
alcun che sta del suo cuore in ascolto
e gli parla con tenera follia.
Ecco: al suo piede un’ombra or lunga or breve
accanto o dietro o innanzi a lui cammina,
né mai la stanca quel suo andar sì lieve.
Essa è colei che troppo sola muore,
è la notturna anima pellegrina
che persegue il suo sogno ed il suo amore.
da Le vergini folli, 1907
Dove un dolente amore si nasconde
un odio sordo quivi pur s’annida;
l’uno inasprisce di sue acerbe strida
l’altro smarrito fra mal note sponde.
L’odio superbo spesso si confonde
all’amor che s’umilia e che diffida,
poi che un’eguale passione guida
entrambi, ciechi, per sue vie profonde,
V’è in noi, forse, una martire che gode
del suo martirio, ed una prigioniera
che si rivolta e le sue corde rode.
L’una vorrebbe baciar quella mano
che contr’essa si fa sempre più fiera.
L’altra avventarle un morso disumano.
da Le vergini folli, 1907
La mia voce
La mia voce non ha rombo di mare
o d’echi alti tra fughe di colonne:
ma il susurro che par fruscìo di gonne
con cui si narran feminili gare.
Io non volli cantar, volli parlare,
e dir cose di me, di tante donne
cui molti desideri urgon l’insonne
cuore e lascian con labbra un poco amare.
E amara è pur la mia voce talvolta,
quasi vi tremi un riso d’ironia,
più pungente a chi parla che a chi ascolta.
Come quando a un’amica si confida
qualche segreto di malinconia
e si ha paura ch’ella ne sorrida.
da Le seduzioni, 1909
Amalia Guglielminetti e Guido Gozzano, Riviera ligure agosto 1914 |
S. Francesco d’Albaro,
Albergo di
S. Giuliano
Genova, 5 giugno 1907
… Signorina – che brutta parola!
Degno prodotto del nostro tempo di evoluzione che anche della vergine ha fatto
una creatura oppressa, non definita, come quel nome brutto: Signorina. Nome
brutto per noi uomini specialmente che vediamo in quella subdola, quella di
arti e audacie aduna la nemica a irretir l’ingannevole fortuna d’amore, e nelle
sue reti l’intrica Signorina: figura triste; o che inconsapevole della sua miseria,
vive beata, intellettualmente impoverita dalla secolare mediocrità borghese…
(Guido Gozzano)
Il Meleto - 12 novembre 1907
Amalia, mia cara Amica,
Non so perché sento che mi andate
dimenticando, nonostante l’offerta recente dei tre pensieri. In questi giorni dovete
aver pensato poco a me…
D’innanzi a me, nel quadrato
della finestra c’è un tiglio che quest’anno non vuole ingiallire: è ancora
intatto, tutto verde, come la Speranza; credo che la prima neve lo troverà con
tutte le sue foglie... Io e quel tiglio ci somigliamo un poco…
Vi siete mai domandata ciò che
succederebbe se io non dovessi esiliarmi? Io sì. Succederebbe più o meno
questo. Un giorno, un bel giorno, io sarei a casa vostra, nel vostro salotto,
con Voi. Sarebbe un crepuscolo, un crepuscolo della prima primavera… avremmo
parlato molto…
Da qualche istante si tacerebbe.
L’ombra si farebbe più densa. Voi vi alzereste per accendere il lume. Io vi
pregherei di no, vi tratterrei seduta col gesto. Si farebbe notte, più notte,
nel quadrato della finestra, rabescato dalle cortine, il vostro profilo
apparirebbe appena...
Allora io – che avrei le vostre
mani nelle mie mani – crederei di sognare, e inconscio irresponsabile come in
un sogno, mi chinerei sulle
vostre dita, salirei lungo le falangi con le labbra, fino a mordervi le vene
del polso…
(Guido Gozzano)
Torino, 19 dicembre 1907
Amico oblioso, come vi sento
lontano! Mi dimenticate: non so chi, non so cosa me ne avverte. E non mi
mandate il perdono vostro e quello del mare. Se sapeste come mi odio in certi
momenti! Che pianto trattengo in gola quando parlo di Voi, quando sento parlare
di Voi. Temo che verrete a volermi male, un giorno. Il vostro silenzio mi è
come un’ombra intorno all’anima. Come una di quelle ombre che sembrano cortine
calate sul mistero, che fanno tutto temere e nulla svelano, paurosamente
enigmatiche. Mi dimenticate, lo sento.
….
Ho paura del domani come d’un
artiglio pronto, disteso in atto d’afferrarmi per trascinarmi dove non so,
perché non so, come non so. Ditemi Voi, Guido, qualche cosa buona, qualche
parola di tenerezza, mentitela se non la sentite cercatela se non l’avete ma
datemi un poco di questa dolcezza.
(Amalia Guglielminetti)
I brani sono tratti da Lettere d'amore di Guido Gozzano e Amalia Guglielminetti, che raccoglie il fitto e intenso rapporto epistolare tra i due poeti qui
Gabriele D’Annunzio definì Amalia Guglielminetti
“L’unica vera poetessa che abbia oggi l’Italia” qui, della sua poesia non c’è
traccia nelle principali antologie scolastiche, una voce ingiustamente
dimenticata.
Il mio grazie a Liberliber
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"Asprezze" è davvero stupenda; umanissima "La mia voce" (che "sento" particolarmente). La foto che la ritrae con Gozzano è tenera tenera. Grazie per aver risuscitato questa donna/poeta. Buona domenica. Un abbraccio.
RispondiEliminaCome hai detto alcuni giorni fa Maria, dobbiamo dare spazio alla bellezza e lasciare sullo sfondo "l'altro". Il poeta Amalia merita un suo posto perchè non sia "Essa è colei che troppo sola muore"... Godiamo dei suoi versi, oggi cielo di piombo. Buona domenica, un bacio Maria!
RispondiEliminaLa prima è molto bella, così come La mia voce.
RispondiEliminaAsprezze mi fa pensare a una primavera ancora invernale.
Moz-
Asprezze è anche per me tra le preferite. Per certi versi :) sento dentro lei, la difficoltà di farsi apprezzare, una primavera che deve subire le sferzate dell'inverno. Il muro che gl'intellettuali dell'epoca fecero. Il suo essere crepuscolare e classica, femminile e maschile nei desideri. Buona settima Moz :)
Eliminanon conoscevo.
RispondiEliminagrazie per avermela fatta scoprire.
Molti la conoscono solo per il legame con Gozzano And. Ma nella poesia italiana del '900 credo sia da rivalutare. Una serena settimana.
EliminaGrazie per aver postato questi versi che non conoscevo.
RispondiEliminaSerena giornata.
Felice che vengano conosciuti e apprezzati, grazie a te Cavaliere e una radiosa giornata.
EliminaDire che la prima, intitolata Asprezze, sia meravigliosa? Di più! Aspra come il vento vivo di marzo! Felicemente stupenda! Altro che Zefiro sereno! Il vento di marzo genera! Davvero bellissima! Non conoscevo la poetessa. Grazie, grazie. E che dire delle lettere? Guido Gozzano, quello della poesia Venticinque anni… mi fece piangere e sentirmi vecchia già allora!!!!!! :D E che carino quello che dice della parola "signorina"! Bello! Tutto!
RispondiEliminaAh che meravigliosa meraviglia questo entusiasmo condiviso Matilda :*
EliminaIo trovo bellissimo anche il passo: "...Ho paura del domani come d’un artiglio pronto, disteso in atto d’afferrarmi per trascinarmi dove non so, perché non so, come non so."
Confido che riuscirai a trovargli uno spazio di visibilità, perchè nelle mie antologie scolastiche non è mai stata citata. Io la trovo molto più "viva" e sottile di Gaspara Stampa, senza nulla togliere al valore delle sue rime scritte ovviamente nel '500. Quello che mi dispiace è che una venga citata e l'altra sia quasi sconosciuta. Buona settimana "che scompigli le nuvole pei cieli" :)
...anche se non è più domenica, leggere queste poesie fa sempre bene al cuore...
RispondiEliminaFortunatamente cara Patalice si possono leggere sempre, soprattutto se ci accarezzano il "cuore"... come per la musica a volte diventano un "pronto intervento" :) Ti auguro un buon pomeriggio
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