domenica 2 aprile 2017

Anna Achmatova... La Poeta della domenica.

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“Bevo a una casa distrutta, alla mia vita sciagurata, a solitudini vissute in due e bevo anche a te; all'inganno di labbra che tradirono,  al morto gelo dei tuoi occhi,  ad un mondo crudele e rozzo, ad un Dio che non ci ha salvato." 
Anna Achmatova 



Nella notte bianca

Non ho chiuso la porta,
non ho acceso le candele,
non lo sai ma, per quanto fossi stanca,
non riuscivo ad andarmene più a letto.

Guardare, come si smarriscono i sentieri
dentro al bosco, all’imbrunire ormai del giorno,
ebbra del suono di una voce
che è simile alla tua.

E sapere che tutto è già perduto,
che la vita è un tremendo inferno.

Ero certa
che saresti ritornato.

1911
Da Il silenzio dell’amore
Trad. Manuela Giabardo





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Anna Achmatova
Bol'soj Fontan, 23 giugno 1889 – Mosca, 5 marzo 1966


La passeggiata

La piuma urtò il tetto del calesse.
Io lo guardai negli occhi.
Il cuore si struggeva, non sapendo nemmeno
La causa della pena.

Sera senza vento, avvinta di tristezza
Sotto l’arco del cielo nuvoloso,
il Bois de Boulogne pareva
tracciato a china in un album antico.

Aroma di benzina e di lillà,
una guardinga quiete…
Di nuovo egli toccò le mie ginocchia
con la mano che quasi non tremava.

1913


Tra il 1910 e il 1912 Anna Achmatova conosce e frequenta, durante i suoi soggiorni a Parigi, Amedeo Modigliani, di questi brevi e intensi incontri restano i quadri e i disegni di Modigliani; le poesie e uno scritto sulla loro amicizia pubblicato dalla poetessa nel 1948, Le rose di Modigliani.

Anna Achmatova racconta:

“… Quando c’era la pioggia, Modigliani camminava con un enorme ombrello nero molto vecchio. Talvolta sedevamo sotto questo ombrello su una panchina del Giardino del Lussemburgo, pioveva, una calda pioggia estiva, vicino sonnecchiava le vieux palais à l’italienne, e noi a due voci recitavamo Verlaine, che tanto amavamo e sapevamo a memoria, felici di ricordare le stesse poesie”.


anna achamatova-amedeo modigliani
Amedeo Modigliani, Anna Achmatova studio



C’è nel contatto umano un limite fatale,
non lo varca né amore né passione,
pur se in muto spavento si fondono le labbra
e il cuore si dilacera d’amore.

Perfino l’amicizia vi è impotente,
e anni d’alta, fiammeggiante gioia,
quando libera è l’anima ed estranea
allo struggersi lento del piacere.

Chi cerca di raggiungerlo è folle,
se lo tocca soffre una sorda pena…
ora hai compreso perché il mio cuore
non batte sotto la tua mano.

1915



Da La corsa del tempo
Trad. Michele Colucci



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Anna Achmatova con il marito Nikolaj Gumilev e il figlio Lev - 1913 


"Dopo la fucilazione del primo marito, Nikolaj, nel 1921, seguì una lunga pausa indotta dalla censura, che la poetessa ruppe nel 1940 con Il salice e Da sei libri, raccolte dalle quali emerge un dolore derivato dalla costante ricerca della bontà degli uomini. Il figlio Lev fu imprigionato fra il 1935 e il 1940 nel periodo delle grandi purghe staliniane." (Wikipedia)

Sconvolta dal pensiero che il figlio potesse essere ucciso, Anna Achmatova compone una serie di poesie, in onore al comunismo di Stalin,  “Gloria alla pace” (Slava miru) pubblicate nell’ottobre del 1950 sulla rivista “Ogonëk”. Il figlio Lev venne risparmiato…



In luogo di prefazione

               Nei terribili anni della «ežovščina» ho trascorso di-
ciassette mesi a fare la coda presso le carceri di Lenin-
grado. Una volta un tale mi «riconobbe». Allora una
donna dalle labbra bluastre che stava dietro di me, e che,
certamente, non aveva mai udito il mio nome, si ridestò
dal torpore proprio a noi tutti e mi domandò all’orecchio
(lì tutti parlavano sussurrando):
- Ma lei può descrivere questo?
E io dissi:
- Posso.
Allo una specie di sorriso scivolò per quello che una
volta era stato il suo volto.

I° aprile 1957- Leningrado

Da Requiem
Trad. Carlo Riccio




Nel 1941 muore suicida l’amica poetessa Marina Cvetaeva.  Anna scrive la lirica “Noi quattro”, rivolgendo  i dolorosi versi agli amici poeti che non si erano piegati al regime,  Osip Mandel'štam, Boris Pasternak e Marina Cvetaeva.

Mandel’štam morì il 27 dicembre 1938 nella baracca dei malati del lager di transito di Vtoroja Rečka. (qui)


Noi quattro

Schizzi di Komarovo

Forse anche una flessuosa zingara è condannata
a tutte le sofferenze di Dante
O.M.

Tale io vedo il Vostro sembiante
e il Vostro sguardo.
B.P.

Oh, Musa del Pianto…
M.C.

Ed io sono qui staccata da tutto,
da ogni bene terreno.
Spirito custode di “codesto luogo”
è diventato un ceppo silvestre.

Siamo tutti per poco ospiti della vita,
vivere è solo un’abitudine.
Lungo le vie del cielo mi sembra di ascoltare
Il richiamo di due voci.

Due? Ma verso il muro di levante,
fra le macchie tenaci del lampone,
c’è un ramo fresco e oscuro di sambuco…
è una lettera di Marina.



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Anna Achmatova e Boris Pasternak - 1940



Come un uccello mi risponderà l’eco.*
B. P.

La voce irripetibile ieri è taciuta,
ci ha lasciato chi parlava alla macchia.
Si è mutato nella spiga vivifica,
nell’esile pioggia che aveva cantato.
E tutti i fiori che esistono al mondo
di Fronte a questa morte sono sbocciati.
Ma d’improvviso il silenzio è disceso
Su un pianeta dal nome modesto… Terra.

I° giugno 1960

*dedicata a Boris Pasternak

Da Serto ai morti
Trad. Michele Colucci



Grazie per il video a Lute Player



Mi hai inventata. Una così sulla terra non c’è,
non può esserci. Non la guarirà un medico,
non la placherà un poeta: è l’ombra di un fantasma
che ti angoscia giorno e notte.
Ci incontrammo in un anno inconcepibile,
quando languiva l’energia del mondo,
tutto era lutto, tutto piegava sotto la sventura,
ed erano fresche soltanto le tombe.
Senza fanali, nereggiava come pece il flutto della Nevà,
una sorda notte si ergeva attorno come un muro…
Così, quando ti invocò la mia voce,
cosa facessi io stessa non capivo.
E tu venisti a me come guidato da una stella,
percorrendo un tragico autunno,
in quella casa devastata per sempre,
da cui si alzava uno stormo di versi bruciati.

1956


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Anna Achmatova con il figlio Lev Nikolaevič Gumilëv -1925


Tu sei di nuovo con me, amico autunno!
IN. ANNENSKIJ

Qualcuno ancora riposi nel Sud,
si delizi del paradiso terrestre.
Qui è pieno Nord, e per amico
Quest’anno ho scelto l’autunno.

Vivo come in una casa estranea,
vista in sogno, in cui forse sono morta,
in cui serbano per sé un che di strano,
nel languore serale, gli specchi.

Cammino in mezzo a neri, tozzi abeti,
dove l’erica è simile al vento,
ed una scheggia offuscata di luna
luccica come un vecchio, intaccato coltello.

Qui ho recato il beato ricordo
dell’ultimo «non-incontro» con te:
la fredda, pura, lieve fiamma
della mia vittoria sul destino.

Komarovo, 1956

 
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Anna Achmatova e Irina Punina, Taormina 1964


Fu espulsa dall'Unione degli Scrittori Sovietici nel 1946 con l'accusa di estetismo e di disimpegno politico, Ždanov, fra i più stretti collaboratori di Stalin, la definì “mezza suora e mezza puttana”.

Solo nel 1956 venne in parte riabilitata, occorse aspettare “la morte di Stalin, l’inizio del “disgelo” e il XX Congresso del PCUS prima che nel 1958 le sue poesie venissero nuovamente pubblicate. Nel novembre 1958 la poetessa cominciò a ripubblicare con la sua prima raccolta post-bellica Stichotvorenija. 

Nel dicembre 1964 Anna ebbe il permesso di recarsi in Italia per ricevere il premio “Etna-Taormina” e l’anno seguente, in giugno, andò in Inghilterra dove Oxford le concesse la laurea honoris causa.” (Elena Dundovich, DEP Deportate, esuli, profughe)

Il Premio Nobel per la letteratura Josif Brodskij ha scritto:

Anna Achmàtova è uno di quei poeti che semplicemente “avvengono”, che sbarcano nel mondo con uno stile già costruito ed una loro sensibilità unica. Arrivò attrezzata di tutto punto e non somigliò mai a nessuno. 


Quasi un album
Sentirai il tuono e mi rammenterai,
penserai: desiderava la bufera…
Sarà una striscia di cielo accesa di rosso,
e il cuore come allora in fiamme.
E ciò accadrà nel giorno moscovita
In cui abbandonerò per sempre la città,
muoverò verso il bramato riparo,
lasciando in mezzo a voi ancora la mia ombra.

1961-63

  
Da  La rosa di macchia fiorisce
Trad. Michele Colucci



poesia-fonti-la santa furiosa   #difendiamolapoesia  #difendiamolefonti 





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14 commenti :

  1. Risposte
    1. Mi fa piacere Paola, ha vissuto le devastanti tragedie della Russia di Stalin, una donna, poeta, che sa raccontarci il dolore con una grazia commovente.
      Un caro saluto e buona settimana.

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  2. Risposte
    1. Grazie Cavaliere, una grande "poeta".
      Auguro anche a te una serena settimana.

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  3. Conoscevo la poetessa ma nella mia ignoranza la univo a Modigliani( uno dei miei pittori preferiti) e non avevo mai letto nulla di lei..Che sciagura...
    Meno male che ci sei tu, che manierismo originale moderno e diverso da argomentazioni, che delicato e deciso cipiglio a seconda di cosa scrive.
    Una poetessa meravigliosa.
    Grazie amica mia.
    Ti stringo fortre

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    1. Un modo, cara Nella, per scoprire ancora di più il tuo pittore preferito dai suoi racconti.
      Di lei parlano con grande intensità i suoi versi di esule in patria.
      Ti abbraccio forte anch'io.

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  4. La cooscevo solo di nome, mi sembra molto interessante, per la sua vita emblematica, per quello che ha scritto. Molto Novecento, per questo mi piace.

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    1. Diverse voci, Alli, per raccontare una pagina tragica della della storia. E lei è tra queste.
      Se puoi interessarti Sabato 8 aprile alle 18 al Lapidario Civico di Ferrara andrà in scena "Io sono la vostra voce. Aspettando lo Stabat Mater", letture di poesie di Anna Achmatova con Monica Pavani, produzione del teatro Ferrara Off.

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  5. Anna Achmatova me l'ha "presentata" anni fa una mia cara amica.
    Versi intensi, struggenti, assai tristi i suoi: ma necessari. Quando poi penso alle vicende della sua vita, rabbrividisco. Grazie, Santa. Un abbraccio.

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    1. Non è facile, Maria, scegliere delle poesie per presentare un autore, soprattutto quando si tratta di voci così intense e struggenti, per usare le tue parole. La sua poesia è politica e allo stesso tempo intima, è il racconto di una donna seduta sulla tragedia, ma di grande compostezza. Mi fa piacere ne condividiamo la forza. Un caro abbraccio.

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  6. Oh, Achmatova adorata dei miei anni di studentessa di russo!

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    1. Pensa, non ridere Silvia, i primi anni di università ho seguito anch'io qualche lezione di russo. Ma per le lingue sono proprio negata, sarà un fatto di memoria, da qui il mio amore smisurato per i traduttori. Achmatova la devo anche a loro. Grazie di esistere^^
      Buona settimana :**

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  7. Cruda nella sostanza, esorcizzante nella forma, questa bravissima autrice. Non so perché, ma i suoi disperati versi mi lasciano un retrogusto di appagamento, come cerotti su ferite da rimarginare. Vorrò leggerne ancora, e quanto ancora ho da recuperare, nel tuo ricchissimo blog! Intanto grazie per questa accurata selezione, cara Santa. Buona settimana!

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    1. Tra le tue parole, caro DOC, e quelle di Brodskij ho poco da aggiungere, tranne che sono felice di aver contribuito al tuo "appagamento" (il retrogusto è fondamentale).
      Io purtroppo vado e torno, ma queste pagine sono qui e il tempo non le condiziona, vorrei fosse lo stesso per me ;)
      Grazie di cuore per le tue parole che mi confortano e mi ricompensano delle tante amarezze, anche se al cospetto della Achmatova le mie traversie appaiono risibili.
      I poeti aiutano anche a ridimensionare il nostro dolore.
      Un abbraccio e una serena settimana anche a te.

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