giovedì 26 febbraio 2015

Premi Oscar 2015. Patricia Arquette, l'America delle donne e la Giornata europea per la parità retributiva.


La reazione delle attrici Maryl Stripp e Jennifer Lopez al discorso di Patricia Arquette

Patrizia Arquette alla notte degli Oscar infiamma la sala ed elettrizza Meryl Streep col suo appello: «Parità di retribuzione per tutte le donne!»

L'87ª edizione della cerimonia degli Oscar si è conclusa. Il 22 febbraio 2015 al Dolby Theatre di Los Angeles Birdman e la regia di Alejandro González Iñárritu ha vinto, ma a trascinare la platea quest’anno sono state le parole di Patricia Arquette. Nel discorso che ha pronunciato ritirando il premio per la Miglior attrice non protagonista per Boyhood, ha ringraziato «tutte le donne che hanno partorito, tutte le cittadine e le contribuenti di questa nazione: abbiamo combattuto per i diritti di tutti gli altri, adesso è ora di ottenere la parità di retribuzione una volta per tutte, e la parità di diritti per tutte le donne negli Stati Uniti».

È lei, com’è stata definita da molte testate, la regina della notte degli Oscar.  Patricia Arquette 46 anni, una famiglia di attori, l’Alabama di Una vita al massimo tanto per citare una delle sue tante interpretazioni,  premiata quest’anno come miglior attrice non protagonista per l’interpretazione di Olivia Evans, la madre di Mason in Boyhood del regista Richard Linklater, un film progetto, inconsueto, girato con lo stesso cast di attori nel corso di 12 anni a partire dal 2002, sul palco del Dolby Theatre ha sorpreso tutti con quella sua espressione d’incantata dolcezza.

Ha voluto ricordare all’America che «…le donne non hanno pari diritti negli Stati Uniti perché la Costituzione non è stata scritta pensando a loro…», scatenando un tripudio di applausi e soprattutto l’appassionata reazione di Meryl Streep; nel suo discorso l’Arquette ha denunciato non solo la disparità di retribuzione per le donne in America, ma anche la condizione vissuta dalle donne anziane che sono spesso trascurate e sottopagate.

Patricia Arquette durante il discorso alla consegna degli Oscar

L’appello di Patricia Arquette è proseguito nel “dietro le quinte”: «È tempo per tutte le donne in America e tutti gli uomini che amano le donne e tutte le persone omosessuali, di colore per cui abbiamo combattuto,  di combattere ora per noi». La dichiarazione ha avuto larga eco sui social media suscitando le polemiche di alcuni gruppi femministi, LGBT e  anti-razzismo che hanno definito l’attrice una “bianca privilegiata”. La risposta di "Patty" Arquette è stata immediata, sottolineando che il suo “privilegio” le consente di dare voce, di far brillare una luce, su tutte le donne che lavorano e che per decenni hanno chiesto aiuto. La stessa  Hillary Clinton, candidata alla presidenza, durante un discorso tenuto alla conferenza su donne e tecnologia nella Silicon Valley (Watermark Silicon Valley Conference for Women), ha detto: «Penso che tutti abbiano applaudito il discorso di Patricia Arquette agli Oscar, perché ha ragione. È il momento (per le donne) di avere parità salariale».

E in Europa?  Senza l’Academy Award stretto nel pugno, né paladine della celluloide è la Commissione europea a darci un quadro anche da noi poco edificante del divario retributivo di genere. Il salario orario medio lordo degli uomini e quello delle donne nell’intera economia dell’Unione, è rimasto quasi immutato negli ultimi anni e secondo le stime dello scorso anno la differenza è ancora del 16% circa. In pratica una donna per guadagnare quanto un uomo dovrebbe lavorare circa 60 giorni in più, questo significa che le donne in Europa lavorano 2 mesi a costo zero.


Viviane Reding, che ha ricoperto la carica di Vicepresidente della Commissione europea e Commissaria per la Giustizia, in una sua dichiarazione, ha affermato: «… La parità retributiva per uno stesso lavoro è un principio sancito dai trattati dell’Unione ed è giunto il momento, dopo anni di inazione, di farla diventare una realtà per le donne in Europa. La Commissione europea sta attualmente preparando un’iniziativa volta a favorire il cambiamento, in modo che nel prossimo futuro non ci sia più bisogno di una giornata per la parità retributiva…».

Il Belgio è stato il primo paese dell’UE ad avere organizzato nel 2005 una giornata per la parità retributiva, giunta alla sua quinta edizione, quest’anno sarà celebrata giovedì 26 febbraio, la città di Ravenna in occasione della Giornata europea per la parità retributiva ha in programma un convegno (qui), promosso dal Tavolo lavoro conciliazione e salute delle donne, dal titolo "Perché le donne guadagnano meno?"

L’Italia infatti, stando ad un rapporto pubblicato nel 2014 dal World Economic Forum, risulta al 129esimo posto per quanto concerne la parità salariale tra uomini e donne.

Sono trascorsi 70 anni dall’accordo tra operai e imprenditori siglato a Biella nel lontano 1944, passato alla storia come il “Contratto della montagna”, che prevedeva oltre alla parità salariale tra uomini e donne anche il diritto a lavorare 40 ore settimanali e alla maternità. Oggi da quella montagna siamo scesi!
Non solo le disparità salariali sono ancora presenti, ma al crescere del ruolo diminuisce la presenza delle donne, a parità di curriculum e capacità le scelte “dirigenziali” favoriscono gli uomini, quasi a voler ancora cementare l’immagine stereotipata del manager e della segretaria: guai a confondere i ruoli, sarebbe il caos! E non ci addentriamo sulla condizione spinosa delle lavoratrici madri, in quanto tali incompetenti.

Perché come scriveva Simone de Beauvoir, era il 1949, nel suo saggio Il secondo sesso: «La donna? è semplicissimo…: è una matrice, un'ovaia; è una femmina: ciò basta a definirla.»


12 commenti :

  1. La finale di Simone de Beauvoir la dice tutta sulla condizione del 2015 di noi donne..non sono passati gli anni, siamo ancora rimasti indietro alle speranze alle promesse sempre disilluse.
    Mi ha stupito il cambiamento della Arquette sia fisicamente, ma soprattutto intellettualmente in questi ultimi anni. Io, con , sempre purtroppo o per fortuua , il lavoro che svolgo, sono abituata a sentire curiosità o verità dietro le quinte del palco e non solo davanti.. E l'Arquette era notissima per aver fatto perdere la testa al grande Peter Gabriel, per poi lasciarlo senza alcuna motivazione( capita)in una condizione depressiva che durò anni.- Ed ora ecco l'aspetto positivo di un'altra donna. Meno male che qualcosa cambia. Scusa mia cara, questo lungo commento, ma è sempre tanto piacevole chiacchierare con te...
    Un bacio speciale!

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    1. Conosco poco le vite private degli artisti. Non amo e non seguo il c.d. gossip. Già facciamo fatica a conoscere le nostre verità figuriamoci quelle altrui. Mi è piaciuto il suo discorso, ha usato i riflettori per farsi portavoce di una delle tante realtà che tocca ognuna di noi. E il fatto che sia cambiata ed abbia preso consapevolezza della sua posizione e del suo ruolo credo sia un doppio successo per lei.
      Gabriel è nell'elenco dei miei grandi, la tua storia lo avvicina di più a noi, a quanti pensano che il successo, il palco liberano dai "dolori". Una serena giornata Nella e un forte abbraccio.

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    2. Non mi fustigare mia cara , il gossip spesso fa parte del mio mestiere io che non sono neppure curiosa per natura, pure lo devo necessariamente ascoltare...Una trasformazione proficua per i due noti:una è diventata donna e l'altro è diventato un marito e padre amoroso.
      Bacio speciale per te!

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    3. Ma no, ti dicevo che sono io fuori dalle vicende personali, ma sono così anche nel mio piccolo mondo, so sempre poco degli altri, solo le cose importanti e quelle che amano raccontarmi. Il pettegolezzo l'ho sempre rifiutato. Ma il tuo racconto mi ha riportato un Gabriel umano con le sue debolezze e i suoi dolori, come noi che stiamo sotto al palco. Continua sempre a raccontarci. Grazie Nella un abbraccio e una serena domenica.

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  2. L'Italia al 129° posto per quanto riguarda la parità salariale: già basterebbe questo per non essere allegra, come donna-cittadina italiana. Se aggiungiamo la quantità di femminicidi, sopraggiunge lo sconforto. Bel post, complimenti: gli Oscar visti da un altro punto di vista. Un abbraccio,

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    1. Grazie Maria. Sei rimasta anche tu esterrefatta, quanta strada ancora per le donne. Credo che l'appello dell'Arquette di superare i gruppi e le rivendicazioni settoriali sia fondamentale, dovremmo essere unite per raggiungere l'equilibrio all'interno di un sistema che ci definisce "quote rosa". Alla Sorellenza Maria. Un bacio

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  3. In Italia i diritti sono calpestati ogni giorno e con il nuovo jobs act, ci saranno ancora più ricatti.
    Serena notte.

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    1. L'ho scritto una mezz'oretta fa: "Mala tempora currunt sed peiora parantur"... si preparano anche tempi peggiori. Ma è ciò che vogliamo. Una serena sera anche a te Cavaliere.

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  4. Non è giusto Santa!!! Ho scritto due, dico due commenti che sono scomparsi, sì nel senso che la colpa era mia che non ero collegata :-(

    Il senso era che la Patricia Arquette ha usato molto bene il suo traguardo… io ad esempio avrei parlato di quanto il capitalismo e la finanza e le politiche liberiste stiano distruggendo le nostre vite… chissà se l'avrei fatto, chissà se l'avrei solo pensato, ecco, quello che volevo dire è che, in fondo, poteva anche tacere o ringraziare e bearsi del suo successo. Hai fatto bene tu a parlarcene. E poi ti avevo salutato dicendoti: Ciao bella! e mi giustificavo aggiungendo che è il saluto che rivolgo alle persone che mi piacciono. Mah! Un Armagnac?

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    1. ... e io l'ho letto solamente adesso! E difficile sapere la nostra reazione in un momento in cui tutti gli occhi sono puntati su di noi. La Arquette non credo abbia questi problemi e al di là delle sue intenzioni l'ho trovato un messaggio importante. Anche quello dietro le quinte di unione tra le varie realtà.
      Ahahahah di la verità Matilda che si trattava di un "saluto" subliminale, neanche tanto. Doppio per me l'Armagnac. Buona domenica. Ciao bella!

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  5. Brava Arquette, anche nel film. Comunque nel mio lavoro uomini e donne sono pagati uguale, sempre da fame :-D

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    1. Bella la prima notizia Silvia, avvilente la seconda. Senza di voi la narrativa, la saggistica, la poesia, tutta l'editoria resterebbe confinata :( Occorre parlarne più spesso e in tutte le lingue e anche sui grandi palchi che hanno grandi riflettori :*

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