domenica 12 ottobre 2014

Il Poeta della domenica... Günter Kunert

Photo by Juan
Come diventai un pesce


1
Il 27 maggio alle tre si sollevarono dal loro letto
i fiumi della terra e si sparsero
sul territorio abitato. Per salvarsi
la gente a piedi o con veicoli fuggì sulle alture.

2
Quando, dopo la terribile sommossa dei fiumi,
gli oceani tuonando incalzarono sulla spiaggia
e tutto ciò che ancora c'era inghiottirono
senza distinzione, e fu un infinità di cose.

3
Per un attimo potemmo nuotare ancora sull'acqua
poi si affondò uno dopo l'altro.
Alcuni ancora cantavano e le loro voci stridule
seguirono gli affogati nell'umida tomba.

4
Poco prima che le ultime forze mi abbandonassero
mi venne in mente ciò che un tempo m'avevano insegnato:
solo chi si trasforma non è infastidito
dal mutamento che il suo mondo subisce.

5
Vivere significa: mutarsi all'infinito.
chi al vecchio si aggrappa, non diventa vecchio.
Così decisi di agire subito
e l'acqua non mi parve più fredda.

6
Le mie braccia si allungarono in ampie pinne
verdi squame mi crebbero lentamente;
quando l'acqua mi ebbe chiuso anche la bocca,
m'ero adattato al nuovo elemento.

7
Mi lascio scivolare pigramente per oscure profondità,
e non sento né onde né vento
ma ora temo i luoghi asciutti
e che un giorno l'acqua di nuovo scorra via.

8
Poiché ridiventare uomo
quando da tempo non lo si è più,
è difficile per uno come noi in questo mondo
ché l'esser uomo troppo facilmente si scorda.


Günter Kunert, Ricordo di un pianeta
tr. di Luigi Forte


8 commenti :

  1. se non fosse che non so nuotare (e sono contento così), è una bella poesia :)

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  2. Più che nuotare mi pare adeguato parlare di "stare a galla", perché poi..."tutti i pesci stanno a galla". Buona giornata franz

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  3. "...solo chi si trasforma non è infastidito
    dal mutamento che il suo mondo subisce."
    Questa è praticamente la chiave della serenità. Ma si dimentica così spesso (io per prima).

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    Risposte
    1. Buongiorno Silvia. Sacrosanta verità. Il problema arriva quando per sopravvivere e non parlare e non vedere mutiamo. Ero infatti indecisa tra "muti come i pesci" o "furbi come le volpi". Poi le immagini di Genova... come diventai un pesce. Credo anche che le volpi siano in numero nettamente inferiore ai pesci. Ma ridiventare uomini è dura. Conviene essere sommersi dall'acqua (?)

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  4. Commento del lunedì :-) :
    Io aspetto, a volte con ansia, il momento nel quale il mondo ridiventerà capace di non fare sentire me, donna, con l'acqua alla gola. Per il resto, muto quanto posso.

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  5. sta cosa è kafkiana!

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  6. Cara Matilda questo istante credo sia comune ad uomini e donne, una parità perfetta, perché siamo entrambi con l'acqua alla gola. Il mutamento sarebbe necessario, ma un mutamento sano. Ho scelto di Kunert "Come diventai un pesce" perché è facile nascondersi sotto l'acqua, anche se rende poco l'universalità della sua poetica, ma i fatti di Genova, come i disastri che viviamo alle prime piogge, sono sempre e sempre la testimonianza del malcostume imperante e del fingere di non sapere . Ti rispondo con un'altra poesia nella traduzione di Cusatelli, sempre di Kunert, l'attacco credo sia illuminante. Non trovi?
    "L'utopia" di questo poeta mi piace molto, se hai modo leggilo, è uno dei fuggitivi della Germania dell'Est.

    NOTIZIE DALLA PROVINCIA
    Le devastazioni più gravi
    arrivano sotto la superficie e restano
    dapprima invisibili.
    Sprofondati i luoghi di tanti incontri.
    Cave a gradoni in mezzo alle pianure
    non scandagliate. A tumuli cresce l'erba
    ma sotto stanno giusto tombe.
    Facciate ancora ma dietro
    le tendine già niente. E al legno assente
    speculativa aderisce
    l'impiallacciatura.
    Vero non è più niente:
    apri la porta
    e non ti trovi in nessun posto. Apri
    un libro e non contiene che parole.
    Un velo ormai tuo fratello
    e si muove intorno leggero
    come certa carta. Quando
    s'aprono i frutti
    cadono mondi che mai fioriranno:
    le fatiche della devastazione
    hanno raggiunto il nocciolo che appare
    quasi un cervello
    minuscolo tra pollice e indice
    facile da sbriciolare.

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  7. Ciao Giuseppe. Beh direi che proprio kafkiana non lo è. Ovviamente ognuno ha le proprie suggestioni. È metaforica, questo si.

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