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Yellow Oasis, by Carl Warner |
“In India crediamo fortemente che questo
meraviglioso pianeta sia collegato attraverso la rete del cibo e la rete della
vita. Tutto è cibo e tutto è cibo di qualcun altro. Questo è ciò che ci unisce.
Siamo cibo, mangiamo cibo e siamo fatti di cibo. La nostra prima identità, la
nostra ricchezza, la nostra salute derivano dal fare, creare e dare buon cibo.
Noi diciamo: “Se dai del cibo cattivo, commetti peccato.” Il cibo è diventato
il mezzo per agire con dispotismo. Le sementi sono state brevettate diventando
monopolio di un gruppo di corporazioni, i cui semi sono al 95% geneticamente
modificati… Per compiere un passo verso la libertà dell’alimentazione, i
consumatori, i produttori, i movimenti ambientalisti e i movimenti della
gastronomia si devono unire” […]
(Vandana Shiva, intervento alla seconda edizione di
Terra Madre.)
Al “Saie Spring 2008” di Bologna, venne presentato
il progetto la “Città degli Orti”, una proposta innovativa di insediamento nel
verde.
“Una realtà il cui tempo è scandito dai ritmi della
natura. Il progetto affronta il tema del villaggio sostenibile: sia per i
materiali, i prodotti, i consumi; sia per il fatto di permettere a famiglie o
single di vivere da vicino le stagioni e i loro frutti, riappropriandosi così
del tempo biologico naturale.”
Se per alcuni avere un orto è chic, in molti casi è
stato la risposta alla nuova povertà. Non solo uno stile di vita antico
rivisitato come arredo urbano, pensiamo agli orti sui terrazzi di New York,
Parigi, Milano o Roma, ma un strumento di sostentamento come è accaduto in
Grecia, uno dei paesi europei più colpiti dalla recessione.
L’esperienza degli orti “comunitari” nelle città e
nei giardini delle scuole è un primo passo verso una nuova visione del vivere.
Dobbiamo rieducarci ad un differente rapporto con l’ambiente, la natura,
comprendere che il territorio ci appartiene e gli “orti” potrebbero essere una
buona cura per il recupero di aree abbandonate o degradate, o addirittura uno
strumento efficace contro la speculazione edilizia. Dobbiamo rieducarci al
cibo, a cosa sia veramente l’alimentazione. Nel mondo si sprecano 1,3 miliardi
di tonnellate di cibo all'anno, un quantitativo che sarebbe sufficiente a
sfamare 1 miliardo di persone. Secondo alcuni dati in Italia lo spreco
alimentare è pari al 2,4% del Pil (a prezzi di mercato del 2011, pari a circa
40 miliardi di euro). Se i dati sono esatti parliamo di 40 miliardi finiti
nella spazzatura che vanno oltretutto smaltiti, andando ad ingrossare ancora di
più il problema dei rifiuti.
L’agricoltura e l’allevamento intensivi, e il
conseguente spreco, creano danni anche alle nostre risorse idriche, la filiera
di produzione del cibo richiede metri cubi di acqua in ogni fase del passaggio
di produzione, proviamo a pensare a quanta acqua viene sprecata per 1,3 miliardi
di tonnellate di cibo destinato a formare i 4 miliardi di tonnellate di rifiuti
che ogni anno vengono prodotti e che sono destinati nei prossimi 15 anni a
diventare 6 miliardi di tonnellate. Questo lo chiamiamo sviluppo economico.
Come sostiene Vandana Shiva “siamo cibo, mangiamo
cibo e siamo fatti di cibo. La nostra prima identità, la nostra ricchezza, la
nostra salute derivano dal fare, creare e dare buon cibo.”
Un bell’esempio viene da Slow Food con il progetto
dei 10.000 orti “che ormai in molti paesi del continente africano
costituiscono la risposta migliore all’agricoltura intensiva basata su
monocolture destinate all’esportazione, ai fertilizzanti chimici di sintesi,
alle colture geneticamente modificate… gli orti sono una piccola goccia nel mare, ma
i risultati di questa goccia sono concreti e meravigliosi, perché stanno
migliorando la vita di moltissime persone. E coinvolgerne molte altre, in
questo miglioramento è un obiettivo ambizioso, ma non impossibile…” (Terra Madre e l’agricoltura familiare)
Diceva George Bernard Shaw: “Non c'è amore più
sincero di quello per il cibo.” Facciamo in modo che sia un grande amore.
"Il bambino scheletrico dell'Africa e quello obeso degli Stati Uniti fanno parte dello stesso sistema alimentare", credo siano frutto del capitalismo che regola questo sistema, dell'industria alimentare regolata dalle grandi multinazionali. Ho imparato da poco ad entrare sempre meno al supermercato, a comprare il meno possibile dei cibi conservati o/e raffinati, a privilegiare la qualità al posto della quantità, esattamente, in fondo come faceva mia madre, non solo per virtù ma per necessità, c'era meno "merce" a disposizione. Io ricordo ancora la latteria poco più sù lungo la stessa via nella quale abitavo, ricordo il negozio di "coloniali" e la verduraia. Si comprava meno, si avevano meno bisogni... tutto sommato, si era più belli :-)
RispondiEliminaNon posso che darti ragione e condividere il ricordo del lattaio che passava al mattino da casa. Ma si era così arroganti da pensare che un carrello stracolmo avesse significato una grande conquista. Gli epici eroi dei centri commerciali. Buonanotte Matilda
RispondiEliminaa proposito di orti comuni e urbani :)
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=yqWwzpHlN9E
ciao Francesco, ho visto il video. Proprio una gran bella esperienza l'orto di Emilio, vedere tutta la fase. Altro ricordo, dopo il lattaio, nell'orto col nonno a mangiare i pomodori con un pizzico di sale sopra in silenzio a guardare la terra. Mi viene voglia di orto, pensa... potessi avere il mio Sant'orto! Buonagiornata
RispondiEliminaE adesso è in atto uno sputtanamento mediatico di Vandana Shiva, che da un lungo articolo del New Yorker (che non ho ancora letto) è arrivato a Repubblica (credo con Rampini). Perché è scomoda.
RispondiEliminaIo ci vivrei, in una di quelle casette là sopra.
Ciao Silvia. Si tratta di una guerra di pregiudizi. Ho letto l'articolo/intervista a Vandana di Rampini. Quello che temo è la mancanza di trasparenza leggo infatti:"(Monsanto)Trascina in tribunale lo Stato del Vermont per bloccare l'obbligo delle etichette trasparenti. Anche l'Europa è minacciata, dentro il nuovo trattato di libero scambio che state negoziando con gli Usa ci sono attacchi al vostro principio di precauzione".(parole di Vandana) Voglio vedere cosa faranno i ns. rappresentanti. Dichiara anche:"...Dietro le campagne ideologiche come questo articolo del New Yorker s'intravede un altro obiettivo. Monsanto vuole conquistare l'Africa. Perciò devono diffondere il mito che i loro Ogm hanno reso ricchi i contadini indiani". Perciò che concerne gli Ogm è dura. Come dicevo una guerra di pregiudizi. Un po' come accade con i farmaci, si scopre poi che vanno tolti dalla circolazione. Il senno di poi. Ho posto l'accento sugli sprechi perché mi rendo conto che sfamare miliardi di persone non è facile, magari si può iniziare sprecando meno e distribuendo meglio. Vero è che ogni volta dobbiamo anche fare luce sulle zone d'ombra, ma senza avere una torcia.
RispondiEliminaCondivido al 100%!
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