Statua di Athena Promachos, Lungomare di Reggio Calabria |
“… ma io non potevo rimanere più lungamente. Portando con me soltanto un portamantello ed una valigia mi buttai, solo, in una carrozza postale… Le nubi più in alto erano come strisce lanose, quelle più in basso erano dense. Mi apparvero di buon augurio: speravo di poter godere d'un piacevole autunno dopo una così cattiva stagione estiva.”
Alle 21.40 sono già in partenza, lascio la Calabria, non potevo restare più a lungo, anch’io come le parole di Goethe. Solo un rimando di parole per un viaggio in un pezzo d’Italia, qualcuno con un tortuoso revanscismo direbbe che non si tratta dell’Italia. Che dire, la convenienza è importante in un mondo di venditori, penso.
Ma torniamo a Goethe e alla carrozza postale, anch’io con la valigia mi butto nella carrozza, un unico treno diretto, da Reggio Calabria a Torino, l’unico Intercity notte rimasto che passa anche da Milano, anche qui: che dire? “Chiudetevi bene.” No, non è la risposta al che dire o forse tutto sommato lo è, chiudere sempre tutto anche qui conviene, conviene non sapere, non vedere, non parlare. E soprattutto non fare niente conviene, penso.
Assalto al treno, Torino 1960 |
Comunque, “chiudetevi bene” sono state le parole del “conducente”, pare abbiano segnalato “brutti movimenti” durante la notte.
Mi sdraio guardo il vetro e penso
ai vecchi assalti alle carrozze.
Penso a marocchini, tunisini, libici, eritrei, somali sbarcati nel “paese dove i limoni fioriscono” e “nel fogliame buio fulgon le arance d'oro”,
e stasera caricati su questo treno a fare “i brutti movimenti”. Che bei
pensieri, penso. Vedo passare dei
ragazzi africani, con lo zaino in spalla, scrutano con quei loro occhi
lucidi.
Dovrebbero chiamarlo Fata Morgana questo treno, come negli anni 60, il treno che arriva a Torino passando per Milano, col suo carico di migranti, i nuovi “terroni”, non quelli di casa nostra, altri. Adesso anche loro con mogli e figli al seguito a ridisegnare le nuove “Coree” e le vecchie “Suburre”, come i nostri cinquant’anni fa, sempre necessari al sistema, ma come allora non conviene a nessuno parlare. La convenienza è proprio una gran bella conquista, penso.
Assalto al treno, Oria giorni nostri (Foto di Daniele Errico) |
Dovrebbero chiamarlo Fata Morgana questo treno, come negli anni 60, il treno che arriva a Torino passando per Milano, col suo carico di migranti, i nuovi “terroni”, non quelli di casa nostra, altri. Adesso anche loro con mogli e figli al seguito a ridisegnare le nuove “Coree” e le vecchie “Suburre”, come i nostri cinquant’anni fa, sempre necessari al sistema, ma come allora non conviene a nessuno parlare. La convenienza è proprio una gran bella conquista, penso.
Penso alla statua di Athena sul Lungomare di Reggio Calabria, un tempo rivolta verso il mare a combattere i nemici e oggi rivolta verso la città, perché come volle il sindaco Italo Falcomatà, proteggesse Reggio dai suoi “veri nemici”: gli stessi reggini. Dovremmo metterne una in ogni casa, rivolta verso l’interno della casa, penso.
Penso ai paradossi. All’uomo
qualunque, è lui il “vero nemico”? A
quanto si conosca poco una terra. Penso alle pere.
Ad Altomonte, un antico borgo a 60 km da Cosenza, nel museo di Santa Maria della Consolazione in una delle sale c’è proprio lei, la “Madonna delle pere”, attribuita a Paolo di Ciacio da Mileto. La trovo così fiamminga in questo borgo dal sapore angioino, dove si rifugiò Tommaso Campanella. Lo vedo quasi, seduto nel chiostro del convento, che oggi ospita il museo, a meditare sulla città ideale prima di essere arrestato o mangiando una pera mentre scrive: « Sorge nell'alta campagna un colle, sopra il quale sta la maggior parte della città; ma arrivano i suoi giri molto spazio fuor delle radici del monte […] dentro vi sono tutte l'arti, e l'inventori loro, e li diversi modi, come s'usano in diverse regioni del mondo. »
Il museo ospita anche la pregevole tavola del senese Simone Martini raffigurante San Ladislao, ma a me piace pensare che rende soprattutto giustizia a molti maestri ignoti e ignorati.
"Madonna delle pere" - Museo di S.M. della Consolazione Altomonte (CS) |
Ad Altomonte, un antico borgo a 60 km da Cosenza, nel museo di Santa Maria della Consolazione in una delle sale c’è proprio lei, la “Madonna delle pere”, attribuita a Paolo di Ciacio da Mileto. La trovo così fiamminga in questo borgo dal sapore angioino, dove si rifugiò Tommaso Campanella. Lo vedo quasi, seduto nel chiostro del convento, che oggi ospita il museo, a meditare sulla città ideale prima di essere arrestato o mangiando una pera mentre scrive: « Sorge nell'alta campagna un colle, sopra il quale sta la maggior parte della città; ma arrivano i suoi giri molto spazio fuor delle radici del monte […] dentro vi sono tutte l'arti, e l'inventori loro, e li diversi modi, come s'usano in diverse regioni del mondo. »
"Il chiostro", Museo di S.M. della Consolazione Altomonte (CS) |
Il museo ospita anche la pregevole tavola del senese Simone Martini raffigurante San Ladislao, ma a me piace pensare che rende soprattutto giustizia a molti maestri ignoti e ignorati.
Anche il giornalista Malpica venne ignorato nel 1846, quando diede la notizia di aver visto nella cattedrale di Rossano “un tesoro in un libro antichissimo con gli Evangeli scritti in greco”. Ci vollero nel 1880 Oskar von Gebhardt e Adolf von Harnach, due studiosi tedeschi, a dare autorità alla scoperta del giornalista Malpica e portare all'attenzione della cultura europea ed internazionale il manoscritto.
Codice Purpureo particolare, l'ingresso di Gesù in Gerusalemme |
Si tratta del "CodexPurpureus Rossanensis", 188 fogli in pergamena color porpora d’inestimabile valore, conservato nel museo Diocesano di Rossano.
Questo codice, noto anche come
il "Rossanensis", è uno dei sette codici miniati
orientali esistenti nel mondo. Alcuni
propendono che il luogo d'origine del "Codex" sia la Siria (la stessa Siria dell’Isis) e che sia giunto
a Rossano, definita la Ravenna del Sud, grazie alla corte di Bisanzio.
Ancora sovrapposizioni e stratificazioni di culture, linguaggi, stili, storie perché questa non è la Calabria, ma le Calabrie, un crocevia di popoli, eserciti, pellegrini, artisti, artigiani approdati qui lasciando pezzi della loro storia e ripartiti portandosi frammenti di storia di coloro che li hanno preceduti.
A San Demetrio Corone, uno dei centri più importanti delle comunità arbëreshë in Calabria, la chiesa di Sant’Adriano è la testimonianza folgorante di questi “incontri”. Impronte normanne, colonne romaniche, bassorilievi ispirati alle maschere Greche, motivi zoomorfi giunti dall’asia, affreschi bizantini.
E poi il meraviglioso pavimento a mosaico realizzato con tecniche orientali, un gioco d’illusione e geometrie che va solo visto.
Qui nella chiesa di Sant’Adriano, ginocchioni, c’erano uomini “greci e saracini” fianco a fianco a realizzare la storia di questo mosaico. Lastre, tessere, diverse per forma e colore unite in un incastro di rara armonia.
Uno dei fogli del Codice Purpureo |
Ancora sovrapposizioni e stratificazioni di culture, linguaggi, stili, storie perché questa non è la Calabria, ma le Calabrie, un crocevia di popoli, eserciti, pellegrini, artisti, artigiani approdati qui lasciando pezzi della loro storia e ripartiti portandosi frammenti di storia di coloro che li hanno preceduti.
Chiesa di Sant'Adriano, particolare "affresco dell'Eremita" |
A San Demetrio Corone, uno dei centri più importanti delle comunità arbëreshë in Calabria, la chiesa di Sant’Adriano è la testimonianza folgorante di questi “incontri”. Impronte normanne, colonne romaniche, bassorilievi ispirati alle maschere Greche, motivi zoomorfi giunti dall’asia, affreschi bizantini.
Chiesa di Sant'Adriano, testa umana dalla cui bocca spuntano piante |
E poi il meraviglioso pavimento a mosaico realizzato con tecniche orientali, un gioco d’illusione e geometrie che va solo visto.
Chiesa di Sant'Adriano, particolare del pavimento |
Qui nella chiesa di Sant’Adriano, ginocchioni, c’erano uomini “greci e saracini” fianco a fianco a realizzare la storia di questo mosaico. Lastre, tessere, diverse per forma e colore unite in un incastro di rara armonia.
Spero possiate fare un viaggio in questi luoghi, magari breve ma
d’intensa bellezza.
Ah, dimenticavo. La convenienza è nella varietas, penso.
- Itinerari in Calabria 1/3 - Pentedattilo. La strage degli Alberti qui
- Itinerari in Calabria 2/3 - Roghudi, il nido di pietra. qui
Che bello! Tutto quello che dici! Non sono altrettanto attenta nei miei viaggi! Per me è tutto un rincorrere il cuore, l'emozione della vita, la capacità di creare bellezza. Ma tu parli di convenienza, quella che è nel senso comune e quella che è per altri, la "varietas". Il prossimo viaggio prendo appunti, spero, non solamente basati su me stessa. Certo, le Calabrie mi mancano.
RispondiEliminala pura razza italiana, dicono quelli che ignoranti, in malafede o governanti, quelli che ci maritiamo.
RispondiEliminaa quando la prossima terna?
Ciao Franz. Di puro conosco l'alcool. Bellissimo il "maritiamo" se non voluto fingi che lo sia. Adesso è autunno. Ancora ho un'altra trilogia da chiudere, ha la precedenza.
EliminaSarai più brava di me, ma lo sei già a cogliere il senso vero delle cose. Io mi perdo dentro e fuori. Spero tu riesca ad andare. Ci trovi tutto, cuore e rabbia, abbandono e piccole meraviglie. Un mondo pieno di contraddizioni.
RispondiEliminaecco il messaggio giusto:
RispondiEliminala pura razza italiana, dicono quelli che sono ignoranti, in malafede o governanti, quelli che ci meritiamo.
a quando la prossima terna?
Noooooooooooooo. Preferivo quelli che ci maritiamo (maritare ovvero sposare)
EliminaI treni che arrivano dal sud hanno qualcosa di antico, hanno sempre la stessa aria...
RispondiEliminaAnifares
Buongiorno Anifares. Non ho la stessa percezione. Qualcosa di dimesso, e si, l'aria sempre la stessa... stantia.
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