Photo by Juan |
1
Il 27 maggio alle tre si sollevarono dal loro letto
i fiumi della terra e si sparsero
sul territorio abitato. Per salvarsi
la gente a piedi o con veicoli fuggì sulle alture.
2
Quando, dopo la terribile sommossa dei fiumi,
gli oceani tuonando incalzarono sulla spiaggia
e tutto ciò che ancora c'era inghiottirono
senza distinzione, e fu un infinità di cose.
3
Per un attimo potemmo nuotare ancora sull'acqua
poi si affondò uno dopo l'altro.
Alcuni ancora cantavano e le loro voci stridule
seguirono gli affogati nell'umida tomba.
4
Poco prima che le ultime forze mi abbandonassero
mi venne in mente ciò che un tempo m'avevano insegnato:
solo chi si trasforma non è infastidito
dal mutamento che il suo mondo subisce.
5
Vivere significa: mutarsi all'infinito.
chi al vecchio si aggrappa, non diventa vecchio.
Così decisi di agire subito
e l'acqua non mi parve più fredda.
6
Le mie braccia si allungarono in ampie pinne
verdi squame mi crebbero lentamente;
quando l'acqua mi ebbe chiuso anche la bocca,
m'ero adattato al nuovo elemento.
7
Mi lascio scivolare pigramente per oscure profondità,
e non sento né onde né vento
ma ora temo i luoghi asciutti
e che un giorno l'acqua di nuovo scorra via.
8
Poiché ridiventare uomo
quando da tempo non lo si è più,
è difficile per uno come noi in questo mondo
ché l'esser uomo troppo facilmente si scorda.
Günter Kunert, Ricordo di un pianeta
tr. di Luigi Forte
se non fosse che non so nuotare (e sono contento così), è una bella poesia :)
RispondiEliminaPiù che nuotare mi pare adeguato parlare di "stare a galla", perché poi..."tutti i pesci stanno a galla". Buona giornata franz
RispondiElimina"...solo chi si trasforma non è infastidito
RispondiEliminadal mutamento che il suo mondo subisce."
Questa è praticamente la chiave della serenità. Ma si dimentica così spesso (io per prima).
Buongiorno Silvia. Sacrosanta verità. Il problema arriva quando per sopravvivere e non parlare e non vedere mutiamo. Ero infatti indecisa tra "muti come i pesci" o "furbi come le volpi". Poi le immagini di Genova... come diventai un pesce. Credo anche che le volpi siano in numero nettamente inferiore ai pesci. Ma ridiventare uomini è dura. Conviene essere sommersi dall'acqua (?)
EliminaCommento del lunedì :-) :
RispondiEliminaIo aspetto, a volte con ansia, il momento nel quale il mondo ridiventerà capace di non fare sentire me, donna, con l'acqua alla gola. Per il resto, muto quanto posso.
sta cosa è kafkiana!
RispondiEliminaCara Matilda questo istante credo sia comune ad uomini e donne, una parità perfetta, perché siamo entrambi con l'acqua alla gola. Il mutamento sarebbe necessario, ma un mutamento sano. Ho scelto di Kunert "Come diventai un pesce" perché è facile nascondersi sotto l'acqua, anche se rende poco l'universalità della sua poetica, ma i fatti di Genova, come i disastri che viviamo alle prime piogge, sono sempre e sempre la testimonianza del malcostume imperante e del fingere di non sapere . Ti rispondo con un'altra poesia nella traduzione di Cusatelli, sempre di Kunert, l'attacco credo sia illuminante. Non trovi?
RispondiElimina"L'utopia" di questo poeta mi piace molto, se hai modo leggilo, è uno dei fuggitivi della Germania dell'Est.
NOTIZIE DALLA PROVINCIA
Le devastazioni più gravi
arrivano sotto la superficie e restano
dapprima invisibili.
Sprofondati i luoghi di tanti incontri.
Cave a gradoni in mezzo alle pianure
non scandagliate. A tumuli cresce l'erba
ma sotto stanno giusto tombe.
Facciate ancora ma dietro
le tendine già niente. E al legno assente
speculativa aderisce
l'impiallacciatura.
Vero non è più niente:
apri la porta
e non ti trovi in nessun posto. Apri
un libro e non contiene che parole.
Un velo ormai tuo fratello
e si muove intorno leggero
come certa carta. Quando
s'aprono i frutti
cadono mondi che mai fioriranno:
le fatiche della devastazione
hanno raggiunto il nocciolo che appare
quasi un cervello
minuscolo tra pollice e indice
facile da sbriciolare.
Ciao Giuseppe. Beh direi che proprio kafkiana non lo è. Ovviamente ognuno ha le proprie suggestioni. È metaforica, questo si.
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