mercoledì 17 dicembre 2014

“Incantamenti, passioni e follie. L'arte contemporanea legge l'Ariosto”. A Reggio Emilia l’Orlando furioso si mette in mostra.

Guido Crepax, "Il gioco dell'Orlando furioso". © dei rispettivi aventi diritto

«Le lacrime e i sospiri degli amanti,/ l'inutil tempo che si perde a giouco,/ e l'ozio lungo d'uomini ignoranti,/ vani disegni che non han mai loco./ i vani desidèr sono tanti,/ che la più parte ingombran in questo loco:/ ciò che in somma qua giù perdesti mai,/ là su salendo ritrovar potrai./ Sol la pazzia non v'è poca né assai... » (Orlando furioso Canto XXXIV, 75-81)

«I poemi cavallereschi oggi sono poco letti… sono in disgrazia, è rimasto l’Ariosto un nome  grandissimo secondo me uno dei più grandi autori mondiali tutt’ora. È rimasto un nome che fra l’altro a scuola sì viene toccato, ma raramente lo si legge, forse perché comporta meno valori morali   di quanto non comporti la Divina Commedia o I Promessi sposi, per fare un esempio. L’Orlando furioso è un poema tutto scherzoso che fa anche sorridere continuamente. Prende in giro… molto sottilmente la serietà della cavalleria errante e poi la serietà di questa grande guerra che è stata la difesa del cristianesimo contro l’invasione saracena. Ci scherza sopra… L’Ariosto porta a compimento un processo di questo tipo: di scherzo con una materia seria… Mi dispiace che la scuola non abitui a leggere in versi, in rima… Diventano opere che leggono gli appassionati o gli studiosi, questa è la loro lenta scomparsa… È un poema dove ci sono tante storie che si intersecano, si accavallano, s’interrompono e poi riprendono, una materia ricca piena di continue sorprese… Una delle figure più memorabili: Astolfo  che vola sull’Ippogrifo. È un po’ il simbolo dell’Orlando furioso. Ed è l’invenzione dell’Ariosto far cavalcare un cavaliere, metterlo, su un cavallo volante… Un cavaliere estremamente snob che non ha più bisogno di scendere a combattere…»

Guido Crepax, "Il gioco dell'Orlando furioso". © dei rispettivi aventi diritto
Sono le parole di Ermanno Cavazzoni, scrittore e sceneggiatore, in una riflessione su uno dei testi più importanti della nostra letteratura: l'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. (le parole di Ermanno Cavazzoni)

Quello che noi non siamo riusciti a cogliere di questo poema lo hanno invece ben compreso oltre oceano, penso al regista americano Jim Jarmusch (definisce il Furioso "La più grande opera di narrativa mai scritta") che costruisce il suo film Mystery Train tenendo traccia dei temi e della struttura propri del poema, comprendendone appieno la forza “narrativa”, tanto che Elisa, il personaggio del secondo episodio, porta sempre con sé un libro: è l’Orlando furioso (Mystery Train è un film del ’89 diviso in tre episodi, Far from Yokohama, The Ghost e Lost in Space. Tre storie e  un colpo di pistola. Sottile e poetico come nello stile di Jarmusch. Il trailer )

Lorenzo Mattotti, "Dedicato ad Ariosto". © dei rispettivi aventi diritto
Ed è soprattutto grazie alla critica anglo-americana, agli studi di Carne-Ross, di Durling che la chiave di lettura del poema supera la limitazione della sola “ironia”,  a cui la critica italiana lo aveva relegato,  per aprirsi ad una realtà più complessa. Ariosto è un abile tessitore, fila trame, le interrompe e le riprende mirabilmente, fa e disfà la natura umana mostrandocela in tutte le sue sfaccettature e poi sì, lo fa con acuta ironia.

Aligi Sassu, "Pazzia d'Orlando". © dei rispettivi aventi diritto
Quando dico “noi” non dimentico certamente il lavoro teatrale del regista Luca Ronconi in collaborazione con il poeta Edoardo Sanguineti, che nel 1969 al Festival dei Due Mondi, misero in scena un Orlando furioso (video) liberato dall’angusta lettura di poema “scherzoso”. Le “macchine” che portavano i cavalieri erranti in una sorta di moto immobile, mostravano, come Sanguineti ha definito, «il gioco, la perdita, il recupero continuo dei piani della storia». Una messa in scena notevole, ma a mio avviso di difficile lettura per un pubblico vasto, un’occasione mancata per spingere il grande pubblico a scoprire l’Ariosto e la forza del suo poema. Una parentesi a parte è doverosa per la "narrazione poetica" ad opera del Teatro dei Pupi sulle vicende bellico/amorose del poema. Quella dei pupari è una tradizione orale e marionettistica che oggi purtroppo sopravvive a fatica, sottolineo doppiamente il purtroppo se penso al dietro le quinte: molti dei pupari, pur essendo analfabeti, conoscevano a memoria le opere. Che meraviglia! 

Domenico Grenci, "Olimpia" (Mariangela Melato). © dei rispettivi aventi diritto
Che io ami il Furioso non è un mistero (se a qualcuno fosse sfuggito -sorriso- il titolo del blog e alcune riflessioni: Poema di povere anime/1 e Poema di povere anime/2) e adesso la giusta chiusura a questo primo anno di vita di “la Santa Furiosa”, la mia strenna di Natale: la mostra evento curata, con grande sforzo, dal critico d’arte Sandro Parmeggiani.

In occasione del 540° della nascita di Ludovico Ariosto, Reggio Emilia celebra “il suo genio visionario” a Palazzo Magnani con la grande mostra “L'Orlando Furioso: “Incantamenti, passioni e follie. L'arte contemporanea legge l'Ariosto”  fino all’11 gennaio 2015.


Interni Palazzo Magnani. © Fondazione Magnani
Sandro Parmeggiani è riuscito ad intrecciare pittura, scultura, fumetto, illustrazione e fotografia, esponendo i nomi degli artisti più importanti del panorama italiano e straniero. Una pluralità di stili e tecniche che, come nel poema ariostesco, s’interconnettono creando la trama, ogni opera è a sé, ma inevitabilmente legata alle altre, unica e al tempo stesso tessera di un mosaico.

Particolare delle opere in mostra. © dei rispettivi aventi diritto
Manolo Valdés, Mimmo Paladino, Sandro Chia, Guido Crepax, Giuliano Della Casa, Nino Migliori, Vittore Fossati, Franco Vaccari (alcune sue foto documentano la messa in scena di Ronconi e Sanguineti del 1969), Hidetoshi Nagasawa, Emilio Isgrò, Enzo Cucchi, Vladimir Velickovic, Roberto Barni, Ryan Mendoza, Grazia Nidasio, Francesca Ghermandi,  Michael Kenna, Aligi Sassu, sono solo alcuni degli oltre cinquanta nomi che rendono omaggio al poema del Furioso, mostrandocelo in tutta la sua modernità.

Giuseppe Bergomi, "Angelica che fugge". © dei rispettivi aventi diritto
Per Natale fatevi un regalo: una visita alla mostra. E. se non lo avete ancora fatto, leggetevi l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. E se lo avete già letto, rileggetelo con uno spirito nuovo e per farvi un regalo più grande (lo farete anche a me che mi fu negato), leggetelo in compagnia, quella prediletta.

L'Orlando Furioso (scarica) - Grazie a Liber Liber

Ancora alcune delle opere in mostra a Palazzo Magnani fino all'11 gennaio 2015


 
Grazia Nidasio, "Illustrazione per l'Orlando Furioso raccontato da Italo Calvino". © Studio Esseci

William Xerra, "Omaggio a Ludovico Ariosto". © dei rispettivi aventi diritto

Ryan Mendoza, "Joyful and Triunphant". © dei rispettivi aventi diritto

Luigi Ghirri, "Casa di Ludovico Ariosto". © Studio Esseci


Guido Crepax, "Valentina pirata". © Studio Esseci



Nino Migliori, da "Imago mentis" Disusato incanto. © dei rispettivi aventi diritto 
Particolare dell mostra.  © dei rispettivi aventi diritto
Roberto Barni, "Addosso A/B". © dei rispettivi aventi diritto





10 commenti :

  1. Che bel regalo, Santa! Ho tanto amato il Furioso, il capostipite della leggerezza calviniana, e forse sarebbe davvero ora di rileggerlo. E Mystery Train è uno dei pochi film dell'amato Jarmusch (Daunbailò è uno dei miei film preferiti in assoluto) che non ho visto, colmerò anche questa lacuna!

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  2. Buonasera Silvia. Sono felice che condividi il mio amore per il Furioso, io lo percepisco molto attuale. Dai, dimmi qualcosa dopo che hai visto il film, il personaggio di Elisa è interpretato da Nicoletta Braschi.

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  3. Avevo preparato il "Furioso" per un... antichissimo esame di letteratura italiana ma da allora, purtroppo, non ho più avuto modo di leggerlo.
    Comunque hai ragione: la nostra scuola scansa come la peste Autori come lui... sia perchè non sono ipermorali come Dante e soprattutto Manzoni, sia perchè sono divertenti, appassionanti, anticonformisti.
    Prometto di riportarlo su a casa e di tirarlo fuori dall'oscurità della mia cantina!
    Ciao

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  4. Grazie Riccardo e benvenuto. Non sai che bel regalo le tue parole. Condividere un'emozione è straordinario. Hai ragione quando affermi che opere di respiro "morale" oscurano altri grandi capolavori che meriterebbero molta più attenzione. E il Furioso non è certo povero di spunti anche etico morali. Bisogna solo avere la forza di mettere/si in discussione. Grazie e buona rilettura ... e dovesse darti uno strappo l'Ippogrifo, passa a trovarmi :)

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  5. Ciao cara :-) post molto impegnativo… per me soprattutto :-( non conosco molto bene L'orlando, che vergogna eh?! Va beh, dai, diamo colpa alla scuola in questo caso ;-) Rimedierò, spero!

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  6. Quanta bella "robba", immagini forti, immagini che riempiono, come l'Ariosto, del quale avevo sbiaditi ricordi di scuola (purtroppo poi non ho approfondito, ma sono ancora in tempo, perché no?...).

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  7. Buon pomeriggio Matilda. Diciamo che è sopratutto da guardare, guardare come ha ispirato il Furioso, forme e colori interpretati da grandi artisti. Credo sia davvero interessante per questo motivo, riflessioni sull'Arioso per immagini a più voci.

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  8. Buon pomeriggio Alli. Siamo sempre in tempo per molte cose, soprattutto troviamolo per ciò che ci piace :)

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  9. Con Idiocracy mi è andata benone, quindi vado senz'altro sulla fiducia anche con questo, anche se la recitazione di Nicoletta Braschi, ti dirò, mi fa venire il latte alle ginocchia.

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  10. Ciao Silvia, vedo che è piaciuto anche a te. A volte vedi un film e sei la sola ad apprezzarlo, in due siamo già una forza. Jarmusch è lui, sulla Braschi nei ruoli in cui l'ho vista l'ho trovata calzante, forse voleva/vuole essere la risposta italiana a Helena Bonham Carter :)

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