mercoledì 5 novembre 2014

La vita di Adele di Abdel Kechiche un’anno dopo. L’amore non perdona!

"Adèle" - Scena da Vita di Adèle 
«Ho perdonato errori quasi imperdonabili, ho provato a sostituire persone insostituibili… Ho agito per impulso, sono stato deluso dalle persone che non pensavo lo potessero fare, ma anch'io ho deluso. Ho tenuto qualcuno tra le mie braccia per proteggerlo... Ho riso quando non era necessario, ho amato e sono stato riamato, ma sono stato anche respinto. Sono stato amato e non ho saputo ricambiare. Ho gridato e saltato per tante gioie, tante. Ho vissuto d'amore e fatto promesse di eternità, ma mi sono bruciato il cuore… Ho pianto ascoltando la musica o guardando le foto. Ho telefonato solo per ascoltare una voce… Ho di nuovo creduto di morire di nostalgia e... ho avuto paura di perdere qualcuno molto speciale (che ho finito per perdere)...»


Sono parole di Charlie Chaplin, parole dette da chissà quanti. E quel suo personaggio, Charlot, tragico e sgraziato che si aggrappa all’amore. La maschera di Charlot l’ho rivista in “Vita di Adèle” di Abdel Kechiche, tripla Palma d'Oro a Cannes, assegnata per la prima volta non solo al film ma anche alle interpreti Léa Seydoux, Emma dai capelli blu e Adèle Exarchopoulos nel ruolo di Adèle.

"Emma" - Scena da Vita di Adèle
A più di un anno di distanza dall’uscita nelle sale, viene definito oggi un classico del cinema LGBT, dentro c’è tutto della giovinezza con l’unico particolare che la scoperta della passione è tra due giovani donne, la ricerca di sé attraverso l’altro ha lo stesso sesso. Così il film viene quasi preso a prestito per diventare il simbolo del matrimonio tra persone dello stesso sesso, il “matrimonio per tutti”, come viene chiamato, che in Francia è stato approvato nel maggio del 2013.
Certo si ha bisogno di un emblema, che dire ognuno ha necessità ad attaccarsi a qualcosa, ad un’asta, ma questo film è impietoso, “brucia il cuore”, è “il matrimonio per nessuno”.  E a guardarlo con gli occhi dell’intelligenza, così tanto chiamata in causa, il fatto che si tratti di un amore omosessuale è marginale, perché di sentimenti si tratta. Da qualche parte ho letto che “tutti i confini sono convenzioni in attesa di essere superati”, ma bisogna prima concepire di poterlo fare e nel frattempo viviamo quest’illusione che i rapporti siano separati, come nelle vecchie lavagne della scuola di c’era una volta, i buoni in una colonna e i cattivi nell’altra, ma di questo ne ho già parlato (Signore e signori, è una cosa terribile… gli omosessuali hanno invaso la terra) .

Adèle ed Emma - Scena da Vita di Adèle 
Superato questo confine di un corpo allo specchio, resta un sentimento che si cerca e s’incontra anche, e una volta trovato lo si inghiotte senza masticarlo, come diceva il poeta. Lo si legge nello sguardo trasognato di Adèle, nell’inesperienza, in quella sua bocca aperta sulla vita, mentre si muove ora sgraziata, ora bersagliata, nei suoi errori, quelli che commettiamo tutti nel disperato tentativo di trattenere le cose. E poi c’è  la consapevolezza di Emma, carnale, irruenta, spavalda, l’amore che non perdona. La telecamera non risparmia gli umori della carne, il sudore dei corpi avvinghiati, le lacrime e il muco di Adèle, perché si finisce con l’essere bambini, caduti a terra con le manine tese ad ingoiare sorsi di pianto. Due figure immobili incapaci di estendersi nell’altro, chiuse nel limite delle loro singole esistenze, s’incontrano senza trovarsi, senza parlare, sono corpi assetati che se ne vanno urlando.

Adèle ed Emma - Scena da Vita di Adèle 
Una storia che scompare, senza speranza perché incapace di dialogo, un rapporto fatto di sospesi, aspettative non dette, il sottile bisogno della comprensione dell’altro che non arriva, l’incapacità di nutrire e far crescere la relazione, il sospetto, la cautela a darsi completamente. Un film sull’analfabetismo sentimentale, sull’inadeguatezza della comunicazione, il racconto di una società difettosa di reciprocità. Cerchiamo disperatamente l’altro: “Che cosa farai per me? Mi aiuterai? Mi ascolterai? Mi farai sentire bene? Realizzerai i miei sogni? Sarai il padre che io non ho potuto avere, la madre che non ho avuto? Adesso che mi sono innamorato di te, tu hai il dovere di far scomparire le mie sofferenze. Ascoltami, guariscimi, fammi stare bene." (Dafne Rose Kingma, Il futuro dell’amore), ma senza la consapevolezza di quanto impegno richieda l’amore, quante parole, quanta dedizione, quanto scambio e soprattutto quanto tempo.

"Adèle" - Scena da Vita di Adèle 
Adèle è l’ingenuo Charlot con la sua espressione inebetita che si tuffa senza paracadute nella storia, inebriata dall’odore di un corpo, una maschera moderna sicuramente rovesciata, che vorrebbe stare a cuore nudo, ma come si recita ne I promessi sposi: “Certo, il cuore, chi gli dà retta, ha sempre qualche cosa da dire su quello che sarà. Ma che sa il cuore? Appena un poco di quello che è già accaduto.”
La durata media di una relazione, dicono le statistiche, è oggi di 5 anni, poi via, fuori a caccia di un nuovo innamoramento, di una nuova emozione.  Gli innamorati mostrano sempre la parte migliore, è una danza e l’altro è pura bellezza, nuovo, voluminoso. Ma la novità pare impieghi giusto un lustro a trasformarsi in monotonia rassegnata e vengono fuori le ombre, i chiaroscuri e mancando la reciproca capacità di comunicare l’amore si guarda attorno, anche la giovane Adèle guarda fuori dal letto, non cerca l’altro, non sa che anche le parole, seppure dolorose, possono essere capaci di sanare le inevitabili fragilità.

Adèle ed Emma - Scena da Vita di Adèle 
Ed Emma non perdona un simile tradimento, perché anche lei in fondo non sa parlare, in fondo conosce solo se stessa. E riprende la sua caccia. “Amore per tutti” è molto più semplice, è così, senza sesso, senza età, una vera e propria uguaglianza “transgender”, nel significato di “oltre il genere”, l’amore non perdona né maschi, né femmine, né neutri, ne ha per tutti in egual modo. Ostinatamente lo cerchiamo, anzi come si legge nel Simposio di Platone “La natura umana era in origine unica e noi eravamo interi, e il desiderio e la caccia dell'intero si chiama amore”, pur sapendo dei suoi tremendi effetti collaterali.


Adèle ed Emma - Scena da Vita di Adèle 
Il film si chiude con le spalle di Adèle e in quel preciso istante ho ripensato alle parole di Micòl, la protagonista del “Il giardino dei Finzi Contini”: «Anche le cose muoiono. E allora, se anche loro devono morire, tant’è, meglio lasciarle andare»
Ma dopo qualche ora avevo già scordato Micòl e ad occhi chiusi seguivo le tracce di Amore, dell’intero, di questo “demone grande… figlio dell’Espediente e della Povertà… anzitutto è sempre povero, ed è ben lontano dall’essere delicato e bello come i più credono” e aggiungo persino analfabeta!






8 commenti :

  1. un film che mi era piaciuto

    http://markx7.blogspot.it/2013/10/la-vita-di-adele-abdellatif-kechiche.html

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  2. Buonasera Ismaele. Interessante, diversi punti di vista. Il tuo professionale, ho letto, accurato e sociale. È piaciuto molto anche a me, lasciandomi un sapore triste, ma io, che vuoi, sono un'inguaribile romantica. Grazie

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  3. Un altro film che mi sono persa. Ah, dov'è andato quel venditore di tempo?

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  4. che coincidenza, abbiamo visto Charlie Chaplin entrambi, hai notato?

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  5. Ciao Silvia, a me farebbe comodo la curvatura del tempo (e pare ci stiano lavorando). Non puoi immaginare quanti me ne perda io. Un film che comunque mi è piaciuto. Come vedi l'ho visto a distanza di un anno per una fortunata serie di combinazioni ed ha meritato.

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  6. Certamente Ismaele ho letto la tua autorevole recensione. Io ho pensato alla maschera di Charlot per quell'aria "svagata" e sognante, gli occhi amari e l'amaro dei silenzi, ricordi la scena col cane (Charlot)? Infatti quando ti ho letto ho sussultato, anche se alla fine non ho pensato alla scena di cui parli tu, probabilmente ero troppo triste (i romantici vogliono sempre il lieto fine, almeno nei film! Invece "non ci resta che piangere") Ho apprezzato molto la tua considerazione sul lavoro, hai anche parlato di critiche sulle scene di sesso, non ho letto, ma a me sono passate inosservate. Le ho trovate naturali, forse perché come ho scritto se si guarda al film come ad una storia d'amore tra due persone e non tra due donne non c'è nulla di... ma cosa vuoi certi confini sono difficili da abbattere. Tirare giù un muro è facile basta un piccone ma il resto....

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  7. Ciao! A casa inaspettatamente - scuola chiusa per un maltempo che per fortuna non c'è -, posso dedicarmi alla lettura. Ho letto con piacere la tua recensione, arricchita da citazioni preziose. Non esprimo opinioni perchè non ho (ancora?!) visto il film, ma le tue accorate riflessioni sono molto vicine al mio sentire. Buona giornata!

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  8. Buongiorno Maruzza, su YouTube lo trovi con sottotitoli in italiano. Un bel film, senza morbosità, né accanimento di genere. Dovrebbero farli vedere anche a scuola, ovviamente con la sapiente guida di un buon "maestro", forse cambierebbero molte cose... forse. Non so se hai letto la notizia di questi giorni di alcuni insegnanti indignati alla vista di un box di preservativi messo a disposizione del pubblico al Festival della scienza (presenza legata alla toccante mostra fotografica sull'Aids "Out of sight"). Resto sempre senza parole. Mi fa piacere che condividi con me alcune riflessioni, si tratta infatti più di una riflessione per le recensioni abbiamo l'autorevole Ismaele: http://markx7.blogspot.it/2013/10/la-vita-di-adele-abdellatif-kechiche.html Buona lettura!

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