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Monte Verità "Colono", primi del '900 |
Partivano a piedi indossando
sandali da monaco, partivano dalla Germania a piedi verso la terra “dove
fioriscono i limoni”. Definivano così la nostra “bella” Italia le straordinarie
penne dei grandi viaggiatori, oggi l’avrebbero battezzata la terra dove
fioriscono gli “zucconi”, ma si sa, ci sono ecosistemi fragili che mutano.
Erano giovani talentuosi, figli della ricca borghesia nordeuropea, laureati cum
laude, quelli che marciavano a Sud sognando una vita panica, un luogo dove
celebrare lo spirito e liberare il corpo.
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"Études de nus féminins dans la nature", Marcel Meys 1920 |
Erano gli albori del XX secolo e il
Monte Monascia, oggi conosciuto come Monte Verità, rappresentava la terra
promessa per sfuggire all’industrializzazione e al capitalismo avanzante.
Questi esuli dell’anima, vestiti con camicioni, uomini con i capelli lunghi,
alla nazarena, ragazze con i capelli alla paggetto, questi figli di un Nord colto
e irreprensibile, si spogliavano dei loro “costumi” per abbracciare l’utopia di
una vita che oggi definiamo “green”. Lavoravano i campi, si cibavano
esclusivamente di frutta e verdura, si esponevano nudi agli elementi,
predicando la purezza.
“La vergogna ci
ha vestiti, l’onore ci denuderà di nuovo”, si legge nelle loro pubblicazioni, e
la nudità è sicuramente l’aspetto più visivo di questa costituenda “comune” nel
Canton Ticino.
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Monte Verità "Il coreografo von Laban con i ballerini", 1914 (Photo Johann Adam Meisenbach) |
Ida Hofmann, pianista ed
insegnante di Monaco e Henri Oedenkoven, figlio di ricchi industriali belgi, sono
considerati i fondatori della colonia, che accoglieva medici, naturisti,
vegetariani, teosofi, poeti, scrittori, politici. “I coloni” del Monte Verità
avevano barattato la loro agiatezza e nobiltà per realizzare una vera rivoluzione se si pensa alle convenzioni sociali
dell’epoca.
Vi soggiornarono nomi oggi
illustri, vanno ricordati tra i tanti Hermann Hesse, Franziska von Reventlow,
scrittrice femminista; Erich Mühsam, scrittore poeta e pensatore comunista;
Otto Gross, psicoanalista, il più grande allievo di Freud; Carl Gustav Jung, Isadora
Duncan, Paulette Goddard, il sociologo Max Weber; gli scrittori James Joyce e Friedrich
Glauser, Trotsky, Paul Klee; Rudolf Steiner, padre dell’antroposofia, Rudolf
von Laban, creatore di una scuola di danza, la sua studentessa nonché futura
maestra di danza Mary Wigman. Ricchi ospiti in cerca non solo di riposo, ma di una nuova esperienza che rompesse i legami con l’ovattata vita borghese, basata su una cultura del conflitto.
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"Etude à la flûte de pan", Marcel Meys 1925 |
Una comunità ispirata alle teorie
degli anarchici Bakunin e Mühsam, regolata dal socialismo utopico di cui si fa
portavoce la femminista Ida Hofman, senza dimenticare la teoria della “riforma
della vita” del ballerino e coreografo von Laban. Modelli che avrebbero dovuto
rappresentare il punto di partenza di una rivoluzione sociale.
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Monte Verità "casa Selma" |
Personalità
famose e carismatiche che s’incontrano con la montagna alla ricerca di una vita
semplice e libera da costrizioni, inizialmente costruirono spartane capanne in
legno per accoglierli in questo percorso di vita, ma anche le successive e più articolate
case furono ispirate dall’idea di “naturale e libero”, anticipando il concetto
della moderna casa biologica, si organizzarono in un sistema cooperativo promuovendo
l’autocritica e impegnandosi ad ottenere l’emancipazione della donna, un nuovo
modo di coltivare la mente e un nuovo luogo dove praticare non solo il
naturismo, ma ogni forma d’arte, dove studiare filosofia e vivere l’amore
libero, ispirato alle teorie di Aleister Crowley sul potere magico del sesso.
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"Etude de nu anatomique en extérieur", Marcel Meys 1920 |
Questi pacifisti, mossi dall’alito
del dio Pan, vissuti dentro i due grandi conflitti mondiali, non erano altri
che gli antesignani dei movimenti hippy. Come i loro predecessori, negli anni
sessanta proclamavano i loro ideali di pace al grido "Fate
l'amore, non la guerra" sconvolgendo con il loro comportamento l’opinione
pubblica, ma i beatnik del ‘60 non avevano nulla di sconvolgente se rapportati
al movimento nato nel 1900 nel Canton Ticino. In quegli anni questi “sinceri”
abitanti della montagna avranno si scandalizzato, sconvolto e impressionato la pudìca
società locale, ma erano passati i tempi dei roghi e della caccia alle streghe,
così la gente si limitava ad additarli come “balabiot” (balla nudo), stolti, anche se hanno dovuto sopportare “… l’ira
delle donne timorate di Dio, che organizzano agguati frustando le indecenti
nudiste con mazzi di ortiche” (da “Quelli che Milano: Storie, leggende, misteri
e varietà” di Giancarlo Ascari e Matteo Guarnaccia)
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"Nu devant la cascade", Marcel Meys ca.1930 |
Di questa straordinaria ed
eterogenea comunità, convinta che il capitalismo avrebbe portato al crollo
delle città, stremando ed immiserendo gli alti valori della vita (anche
veggenti oserei!), ci rimane il Monte Verità col suo complesso museale e una testimonianza ben conservata della
storia dell’architettura, "dove ammirare gli edifici che spaziano dal Bauhaus
(Albergo Monte Verità), all'Art Nouveau (Villa Semiramis), alle case aria-luce (Casa
Selma, Casa dei Russi, Casa Anatta o “casa delle anime” in stile teosofico con
angoli arrotondati ovunque, doppi muri in legno, porte scorrevoli, soffitti a
volta ed enormi finestre con vista sul paesaggio come suprema opera d’arte, un
ampio tetto piatto e una terrazza per bagni di sole), in un parco naturale di
75000 mq."
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"Mirage", G.L. Arlaud 1920 |
Una visita è d'obbligo! Sino al 30 novembre al Museo Nazionale della Montagna di Torino, con
la collaborazione della Città di Torino e del Club Alpino Italiano, sarà
possibile ammirare una splendida e significativa mostra delle opere di due
grandi fotografi pittorialisti, Georges-Louis Arlaud (1862-1944) di Ginevra e Marcel Meys
(1885-1972) di Parigi.
Le fotografie di Arlaud e Meys, appartenenti
alle collezioni del Centro Documentazione Museo della Montagna, comprese le 21
tavole in fotoincisione che compongono l’edizione di lusso del noto portfolio
di Arlaud “Vingt études de nu en plein air”, regaleranno al visitatore inattese
“Visioni tra le rocce”, questo anche il titolo della mostra.
Il corpo esce dal chiuso degli atelier
e si apre ad una nuova visione del "bello ideale", integrando l’erotismo del
corpo al paesaggio della montagna che rivive con esso una nuova arcadia. Una
mostra che richiama ampiamente il mito del Monte Verità, “Il luogo dove la nostra fronte sfiora il cielo…”
Tre volte grazie per questo post: per il contenuto (non conoscevo l'esistenza dei "coloni" del monte Monascia/Verità); per le magnifiche foto; per le suggestioni evocate dagli ideali di questa particolare comunità. Buona serata e buona settimana.
RispondiEliminaGrazie Maruzza, magari potrai fare un viaggio... sono luoghi incantevoli, anche se i "coloni" non esistono più, la comunità intorno agli anni '60 si è disgregata. Ma rimane un luogo di soggiorno col suo fascino e le case a differenza di altre comunità simili sono ancora visitabili. Una buona settimana anche a te.
RispondiEliminaCi voglio tornare! Non è molto lontano da casa mia, ci sono stata una volta tanti anni fa, ma non ricordo nulla... altro che i fricchettoni di San Francisco!
RispondiEliminadi Eric Mühsam ho letto qualcosa, qualche tempo fa, è uno bravo e sincero e anarchico
RispondiEliminaCiao Silvia, magari puoi approfittare della conferenza del 12 dicembre. Dovrebbe esserci "L’Io e il Sé ai tempi delle neuroscienze" -Conferenza del Prof. Silvano Tagliagambe (Università degli Studi di Sassari).
RispondiEliminaA cura della Fondazione Eranos nell’ambito delle Eranos-Jung Lectures. Non so se ancora si svolge la cerimonia giapponese del tè verde
martedì, ore 17.00 (aprile-ottobre), ogni 1. e 3. sabato ore 10.30 (novembre-marzo), visto che siamo a novembre avanzato, ma in primavera merita sicuramente una visita.
Ciao franz, ed anche scrittore di satira sociale, personaggi teatrali disegnati con fine umorismo.
RispondiEliminaecco una sua poesia:
RispondiElimina(da "Conflitto e battaglia")
Potete anche avere venti teorie di libertà
E cantare con cento melodie diverse
Ma se dobbiamo andare in battaglia
dobbiamo giurare per lo stesso ideale!
Così, finchè nessun nemico vi minaccia
Non risparmiatevi chiose.
Ma se un giorno vi sveglia il grido d'emergenza,
fate sventolare davanti ai compagni
la bandiera rossa
che unisce tutti.
Difendiamo sempre la poesia. Grazie :)
EliminaMa "dove la mente sfiora il cielo" lasciamo alla natura i suoi colori... I nostri mettiamoli da parte.
Eliminaluogo bellissimo ma lontano anni luce da quello che fu...
RispondiEliminaCiao Andrea benvenuto/a, molte cose sono lontane eoni ed eoni... ma vale la pena ricordare. La memoria è una cosa che ci appartiene e i luoghi conservano, per me, gli odori di ogni passaggio.
RispondiEliminaQuando penso ai naturalisti penso sempre alla Croazia ora sono rimasti solo dei piccoli pezzi di spiaggia e delle scritte cancellate
RispondiEliminaAnifares
Ciao Anifares. Mia madre mi ha parlato di una trasmissione sui "naturisti" americani, credo, quartieri dove vivono più la nudità che il pensiero che muoveva i naturisti del monte Verità. Oggi è più un fatto di "costume", visivo.
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RispondiEliminaEgregio Anonimo, io sono per la libera circolazione delle idee, se costruttive, in questo caso mi duole rimuovere il suo intervento. Ho evitato l'uso di commenti con moderazione o di limitazione a chi può commentare, per consentire liberamente, a tutti, un intervento o una riflessione o uno spunto di dialogo. Ripeto quello che ho scritto nella pagina contatti: "Benvenuti!
RispondiEliminaNiente spam, niente insulti. Lasciamo circolare le idee, difendiamo il libero pensiero. Vi incoraggio a critiche e correzioni.
"Il legame di ogni rapporto sta nella conversazione" (Oscar Wilde)"