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"Adèle" - Scena da Vita di Adèle |
«Ho perdonato errori quasi
imperdonabili, ho provato a sostituire persone insostituibili… Ho agito per
impulso, sono stato deluso dalle persone che non pensavo lo potessero fare, ma
anch'io ho deluso. Ho tenuto qualcuno tra le mie braccia per proteggerlo... Ho
riso quando non era necessario, ho amato e sono stato riamato, ma sono stato
anche respinto. Sono stato amato e non ho saputo ricambiare. Ho gridato e
saltato per tante gioie, tante. Ho vissuto d'amore e fatto promesse di
eternità, ma mi sono bruciato il cuore… Ho pianto ascoltando la musica o
guardando le foto. Ho telefonato solo per ascoltare una voce… Ho di nuovo
creduto di morire di nostalgia e... ho avuto paura di perdere qualcuno molto
speciale (che ho finito per perdere)...»
Sono parole di Charlie Chaplin,
parole dette da chissà quanti. E quel suo personaggio, Charlot, tragico e
sgraziato che si aggrappa all’amore. La maschera di Charlot l’ho rivista in
“Vita
di Adèle” di Abdel Kechiche, tripla Palma d'Oro a Cannes, assegnata per la
prima volta non solo al film ma anche alle interpreti Léa Seydoux, Emma dai
capelli blu e Adèle Exarchopoulos nel ruolo di Adèle.
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"Emma" - Scena da Vita di Adèle |
A più di un anno di
distanza dall’uscita nelle sale, viene definito oggi un classico del cinema
LGBT, dentro c’è tutto della giovinezza con l’unico particolare che la scoperta
della passione è tra due giovani donne, la ricerca di sé attraverso l’altro ha
lo stesso sesso. Così il film viene quasi preso a prestito per diventare il
simbolo del matrimonio tra persone dello stesso sesso,
il “matrimonio per tutti”,
come viene chiamato, che in Francia è stato approvato nel maggio del 2013.
Certo si ha bisogno di un
emblema, che dire ognuno ha necessità ad attaccarsi a qualcosa, ad un’asta, ma
questo film è impietoso, “brucia il cuore”, è “il matrimonio per nessuno”. E a guardarlo con gli occhi dell’intelligenza,
così tanto chiamata in causa, il fatto che si tratti di un amore omosessuale è
marginale, perché di sentimenti si tratta. Da qualche parte ho letto che
“tutti
i confini sono convenzioni in attesa di essere superati”, ma bisogna prima
concepire di poterlo fare e nel frattempo viviamo quest’illusione che i
rapporti siano separati, come nelle vecchie lavagne della scuola di c’era una
volta, i buoni in una colonna e i cattivi nell’altra, ma di questo ne ho già
parlato (
Signore e signori, è una cosa terribile… gli omosessuali hanno invaso la terra) .
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Adèle ed Emma - Scena da Vita di Adèle |
Superato questo confine di un
corpo allo specchio, resta un sentimento che si cerca e s’incontra anche, e una
volta trovato lo si inghiotte senza masticarlo,
come diceva il poeta. Lo si
legge nello sguardo trasognato di
Adèle, nell’inesperienza, in quella sua bocca
aperta sulla vita, mentre si muove ora sgraziata, ora bersagliata, nei suoi
errori, quelli che commettiamo tutti nel disperato tentativo di trattenere le
cose. E poi c’è la consapevolezza di
Emma, carnale, irruenta, spavalda, l’amore che non perdona. La telecamera non
risparmia gli umori della carne, il sudore dei corpi avvinghiati, le lacrime e
il muco di Adèle, perché si finisce con l’essere bambini, caduti a terra con le
manine tese ad ingoiare sorsi di pianto. Due figure immobili incapaci di estendersi
nell’altro, chiuse nel limite delle loro singole esistenze, s’incontrano senza
trovarsi, senza parlare, sono corpi assetati che se ne vanno urlando.
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Adèle ed Emma - Scena da Vita di Adèle |
Una storia che scompare, senza
speranza perché incapace di dialogo,
un rapporto fatto di sospesi, aspettative
non dette, il sottile bisogno della comprensione dell’altro che non arriva, l’incapacità
di nutrire e far crescere la relazione, il sospetto, la cautela a darsi
completamente. Un film sull’analfabetismo sentimentale, sull’inadeguatezza
della comunicazione, il racconto di una società difettosa di reciprocità. Cerchiamo
disperatamente l’altro: “
Che cosa farai per me? Mi aiuterai? Mi ascolterai? Mi
farai sentire bene? Realizzerai i miei sogni? Sarai il padre che io non ho
potuto avere, la madre che non ho avuto? Adesso che mi sono innamorato di te,
tu hai il dovere di far scomparire le mie sofferenze. Ascoltami, guariscimi,
fammi stare bene." (Dafne Rose Kingma, Il futuro dell’amore), ma senza la consapevolezza
di
quanto impegno richieda l’amore, quante parole, quanta dedizione, quanto
scambio e soprattutto quanto tempo.
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"Adèle" - Scena da Vita di Adèle |
Adèle è l’ingenuo Charlot con la
sua espressione inebetita che si tuffa senza paracadute nella storia, inebriata
dall’odore di un corpo, una maschera moderna sicuramente rovesciata, che
vorrebbe stare a cuore nudo, ma come si recita ne I promessi sposi:
“Certo, il
cuore, chi gli dà retta, ha sempre qualche cosa da dire su quello che sarà. Ma
che sa il cuore? Appena un poco di quello che è già accaduto.”
La durata media di una relazione,
dicono le statistiche, è oggi di 5 anni, poi via, fuori a caccia di un nuovo innamoramento,
di una nuova emozione. Gli innamorati
mostrano sempre la parte migliore, è una danza e l’altro è pura bellezza,
nuovo, voluminoso. Ma la novità pare impieghi giusto un lustro a trasformarsi
in monotonia rassegnata e vengono fuori le ombre, i chiaroscuri e mancando la reciproca
capacità di comunicare l’amore si guarda attorno,
anche la giovane Adèle guarda
fuori dal letto, non cerca l’altro, non sa che anche le parole, seppure
dolorose, possono essere capaci di sanare le inevitabili fragilità.
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Adèle ed Emma - Scena da Vita di Adèle |
Ed Emma non perdona un simile
tradimento, perché anche lei in fondo non sa parlare, in fondo conosce solo se
stessa. E riprende la sua caccia.
“Amore per tutti” è molto più semplice, è
così, senza sesso, senza età, una vera e propria uguaglianza “transgender”, nel
significato di “oltre il genere”,
l’amore non perdona né maschi, né femmine, né neutri, ne
ha per tutti in egual modo. Ostinatamente lo cerchiamo, anzi come si legge nel
Simposio di Platone
“La natura umana era in origine unica e noi eravamo interi,
e il desiderio e la caccia dell'intero si chiama amore”, pur sapendo dei suoi tremendi
effetti collaterali.
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Adèle ed Emma - Scena da Vita di Adèle |
Il film si chiude con le spalle
di Adèle e in quel preciso istante ho ripensato alle parole di Micòl, la
protagonista del “Il giardino dei Finzi Contini”:
«Anche le cose muoiono. E allora,
se anche loro devono morire, tant’è, meglio lasciarle andare»
un film che mi era piaciuto
RispondiEliminahttp://markx7.blogspot.it/2013/10/la-vita-di-adele-abdellatif-kechiche.html
Buonasera Ismaele. Interessante, diversi punti di vista. Il tuo professionale, ho letto, accurato e sociale. È piaciuto molto anche a me, lasciandomi un sapore triste, ma io, che vuoi, sono un'inguaribile romantica. Grazie
RispondiEliminaUn altro film che mi sono persa. Ah, dov'è andato quel venditore di tempo?
RispondiEliminache coincidenza, abbiamo visto Charlie Chaplin entrambi, hai notato?
RispondiEliminaCiao Silvia, a me farebbe comodo la curvatura del tempo (e pare ci stiano lavorando). Non puoi immaginare quanti me ne perda io. Un film che comunque mi è piaciuto. Come vedi l'ho visto a distanza di un anno per una fortunata serie di combinazioni ed ha meritato.
RispondiEliminaCertamente Ismaele ho letto la tua autorevole recensione. Io ho pensato alla maschera di Charlot per quell'aria "svagata" e sognante, gli occhi amari e l'amaro dei silenzi, ricordi la scena col cane (Charlot)? Infatti quando ti ho letto ho sussultato, anche se alla fine non ho pensato alla scena di cui parli tu, probabilmente ero troppo triste (i romantici vogliono sempre il lieto fine, almeno nei film! Invece "non ci resta che piangere") Ho apprezzato molto la tua considerazione sul lavoro, hai anche parlato di critiche sulle scene di sesso, non ho letto, ma a me sono passate inosservate. Le ho trovate naturali, forse perché come ho scritto se si guarda al film come ad una storia d'amore tra due persone e non tra due donne non c'è nulla di... ma cosa vuoi certi confini sono difficili da abbattere. Tirare giù un muro è facile basta un piccone ma il resto....
RispondiEliminaCiao! A casa inaspettatamente - scuola chiusa per un maltempo che per fortuna non c'è -, posso dedicarmi alla lettura. Ho letto con piacere la tua recensione, arricchita da citazioni preziose. Non esprimo opinioni perchè non ho (ancora?!) visto il film, ma le tue accorate riflessioni sono molto vicine al mio sentire. Buona giornata!
RispondiEliminaBuongiorno Maruzza, su YouTube lo trovi con sottotitoli in italiano. Un bel film, senza morbosità, né accanimento di genere. Dovrebbero farli vedere anche a scuola, ovviamente con la sapiente guida di un buon "maestro", forse cambierebbero molte cose... forse. Non so se hai letto la notizia di questi giorni di alcuni insegnanti indignati alla vista di un box di preservativi messo a disposizione del pubblico al Festival della scienza (presenza legata alla toccante mostra fotografica sull'Aids "Out of sight"). Resto sempre senza parole. Mi fa piacere che condividi con me alcune riflessioni, si tratta infatti più di una riflessione per le recensioni abbiamo l'autorevole Ismaele: http://markx7.blogspot.it/2013/10/la-vita-di-adele-abdellatif-kechiche.html Buona lettura!
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