domenica 19 novembre 2017

Ugo Foscolo... Il Poeta della domenica.


… per me, temo che la natura abbia costituito la nostra specie quasi minimo anello passivo dell’incomprensibile suo sistema … E mentre noi serviamo ciecamente al suo fine, essa ride del nostro orgoglio che ci fa reputare l’universo creato solo per noi, e noi soli degni e capaci di dar leggi al creato.
da Ultime lettere di Jacopo Ortis


Autoritratto

Solcata ho fronte, occhi incavati intenti;
crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto;
labbro tumido acceso, e tersi denti,
capo chino, bel collo, e largo petto;

giuste membra, vestir semplice eletto;
ratti i passi, i pensier, gli atti, gli accenti,
sobrio, umano, leal, prodigo, schietto;
avverso al mondo, avversi a me gli eventi.

Talor di lingua, e spesso di man prode;
mesto i più giorni e solo, ognor pensoso,
pronto, iracondo, inquieto, tenace:

di vizi ricco e di virtù, do lode
alla ragion, ma corro ove al cor piace:
morte sol mi darà fama e riposo.

 
Ugo Foscolo
Zante, 6 febbraio 1778 – Turnham Green, 10 settembre 1827


… L’onore mio, e la mia coscienza, mi vietano di dare un giuramento che il presente governo domanda per obbligarmi a servire nella milizia, dalla quale le mie occupazioni e l’età mie e i miei interessi m’hanno tolta ogni vocazione. Inoltre tradirei la nobiltà incontaminata fino ad ora del mio carattere col giurare cose che non potrei attenere, e col vendermi a qualunque governo. Io per me mi sono inteso di servire l’Italia, né come scrittore, ho voluto parer partigiano dei Tedeschi, o Francesi, o di qualunque altra nazione…
Se dunque, mia cara madre, io m’esilio e mi avventuro come profugo alla Fortuna ed al Cielo, tu non puoi né devi né vorrai querelartene; perché tu stessa mi hai ispirati e radicati col latte questi generosi sentimenti, e mi hai più volte raccomandato di sostenerli, e li sosterrei, con la morte. […]

Lettera alla famiglia, Milano 31 marzo 1815




Denis Auguste Marie Raffet, 
Napoleone presenta il Trattato di Campoformio (1838)



Dianzi io adorava le sepolture di Galileo, del Macchiavelli, e di Michelangelo, e nell’appressarvimi io tremava preso da brivido. Coloro che hanno eretti que’ mausolei sperano forse di scolparsi della povertà e delle carceri con le quali i loro avi punivano la grandezza di que’ divini intelletti? Oh quanti perseguitati nel nostro secolo saranno venerati da’ posteri! Ma e le persecuzioni a’ vivi, e gli onori a’ morti sono documenti della maligna ambizione che rode l’umano gregge.
da Ultime lettere di Jacopo Ortis


Ugo Foscolo, monumento funebre - Basilica di Santa Croce, Firenze


I Sepolcri

Deorum manium iura sancta sunto*  (XII TAB.)

[…]
A egregie cose il forte animo accendono
l’urne de’ forti, o Pindemonte; e bella
e santa fanno al peregrin la terra
che le ricetta. Io quando il monumento
vidi ove posa il corpo di quel grande
che, temprando lo scettro a’ regnatori,
gli allor ne sfronda, ed alle genti svela
di che lagrime grondi e di che sangue;
e l’arca di colui che nuovo Olimpo
alzò in Roma a’ Celesti; e di chi vide
sotto l’etereo padiglion rotarsi
più Mondi, e il Sole irradiarli immoto,
onde all’Anglo che tanta ala vi stese
sgombrò primo le vie del firmamento:
te beata, gridai, per le felici
aure pregne di vita, e pe’ lavacri
che da’ suoi gioghi a te versa Apennino!
Lieta dell’aer tuo veste la Luna
di luce limpidissima i tuoi colli
per vendemmia festanti, e le convalli
popolate di case e d’oliveti
mille di fiori al ciel mandano incensi:
e tu prima, Firenze, udivi il carme
che allegrò l’ira al Ghibellin fuggiasco,
e tu i cari parenti e l’idïoma
dèsti a quel dolce di Calliope labbro,
che Amore in Grecia nudo e nudo in Roma
d’un velo candidissimo adornando,
rendea nel grembo a Venere Celeste;
ma più beata che in un tempio accolte
serbi l’Itale glorie, uniche forse
da che le mal vietate Alpi e l’alterna
onnipotenza delle umane sorti,
armi e sostanze t’invadeano, ed are
e patria, e, tranne la memoria, tutto.
Che ove speme di gloria agli animosi
intelletti rifulga ed all’Italia,
quindi trarrem gli auspici. E a questi marmi
venne spesso Vittorio ad ispirarsi,
irato a’ patrii Numi; errava muto
ove Arno è più deserto, i campi e il cielo
desîoso mirando; e poi che nullo
vivente aspetto gli molcea la cura,
qui posava l’austero; e avea sul volto
il pallor della morte e la speranza.
Con questi grandi abita eterno: e l’ossa
fremono amor di patria.
[…]

*Siano sacri i diritti degli dei Mani


A torto, dunque, la legge accomuna le sepolture dei tristi e de’ buoni, degl’illustri e degl’infami

dalla lettere di Foscolo a Monsieur Guillon


John Constable, Sera  (1812)


Alla sera

Forse perchè della fatal quïete
tu sei l’immago a me sì cara, vieni,
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,

e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre, e lunghe, all’universo meni,
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

delle cure, onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.



… Invano Cerere, la benefica dea delle biade, aveva fatto loro dono del pio aratro per avviarli alle opere dei campi; invano Bacco aveva donato loro la vite che ingentilisce coi sui pampini anche le rupi. Ogni sforzo degli dei, volto a dirozzare i barbari costumi degli uomini, era stato deluso. «Ma non sì tosto comparve Venere colle Grazie in mezzo agli abitatori di Citèra, i cacciatori, le donzelle, i fanciulli lasciarono cadersi di mano gli archi e gli strali e in un punto passarono  dal terrore alla meraviglia, dalla ferocia alla gentilezza; lasciarono la caccia e divvener pastori».

da Dissertazione di un antico inno alle Grazie


Annibale Carracci, Venere abbigliata dalle Grazie (1590-95)


Le Grazie  (Inno primo – Venere)

[…]
Non prieghi d'inni o danze d'imenei,
ma de' veltri perpetuo l'ululato
tutta l'isola udìa, e un suon di dardi
e gli uomini sul vinto orso rissosi,
e de' piagati cacciatori il grido.
Cerere invan donato avea l'aratro
a que' feroci: invan d'oltre l'Eufrate
chiamò un dì Bassarèo, giovine dio,
a ingentilir di pampini le rupi.
Il pio strumento irrugginia su' brevi
solchi, sdegnato; e divorata, innanzi
che i grappoli recenti imporporasse
a' rai d'autunno, era la vite: e solo
quando apparian le Grazie, i cacciatori
e le vergini squallide, e i fanciulli
l'arco e 'l terror deponeano, ammirando.

Con mezze in mar le rote iva frattanto
lambendo il lito la conchiglia, e al lito
pur con le braccia la spingean le molli
Nettunine. Spontanee s'aggiogarono
alla biga gentil due delle cerve
che ne' boschi dittei schive di nozze
Cintia a' freni educava; e poi che dome
aveale a' cocchi suoi, pasceano immuni
da mortale saetta. Ivi per sorte
vagolando fuggiasche eran venute
le avventurose, e corsero ministre
al viaggio di Venere. Improvvisa
Iri che segue i Zefiri col volo
s'assise auriga, e drizzò il corso all'istmo
del Laconio paese. Ancor Citèra
del golfo intorno non sedea regina:
dove or miri le vele alte su l'onda,
pendea negra una selva, ed esiliato
n'era ogni Dio da' figli della terra
duellanti a predarsi; e i vincitori
d'umane carni s'imbandian convito.
Videro il cocchio e misero un ruggito,
palleggiando la clava. Al petto strinse
sotto al suo manto accolte, le tremanti
sue giovinette, e: Ti sommergi, o selva!
Venere disse, e fu sommersa. Ahi tali
forse eran tutti i primi avi dell'uomo!
Quindi in noi serpe, ahi miseri, un natìo
delirar di battaglia; e se pietose
nel placano le Dee, spesso riarde
ostentando trofeo l'ossa fraterne.
Ch'io non le veggia almeno or che in Italia
fra le messi biancheggiano insepolte!
[…]


Cenotafio di Ugo Foscolo con la statua dell'Angelo piangente, Zante (Grecia)


A Zacinto

Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque

Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque

cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.


Old Chiwsick Cemetry, Londra - La tomba di Foscolo dal 1827 al 1871



 L'immortalità... Ma a che cosa serve se non c'è gusto, non c'è suspense?
Ai confini della realtà 


UGO FOSCOLO – INDAGATORE DELL’INCUBO
Copertina di Carmine Di Giandomenico, Davide La Rosa e Sara Spano


A dare suspense all'immortalità del Foscolo ci ha pensato il fumettista Davide La Rosa con il volume UGO FOSCOLO – INDAGATORE DELL’INCUBOpubblicato da SaldaPress. 
“Storie letteralmente disegnate male in cui gli scrittori italiani di secoli fa vengono reinventati e poi scaraventati in avventure fantastiche che nulla hanno a che fare con lo scrivere."
Nel fumetto (presentato al Lucca Comics & Games 2015) il famoso poeta di Zante ha una missione precisa: indagare sulla morte di Jacopo Ortis.


Tu hai ragione, forse io son tale perché la mia vita è un continuo romanzo.

dal carteggio con Antonietta Fagnani Arese, Lettera VIII



poesia-fonti-la santa furiosa   #difendiamolapoesia  #difendiamolefonti 


  • In apertura post la panchina, dedicata a Ugo Foscolo, si trova sulla tomba di Augusto Daolio, indimenticata voce dei Nomadi. Gli scatti della Santa a Novellara (RE).
  •  Le immagini in questo post sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio.




14 commenti :

  1. Uno dei primi poeti che si studiava a scuola, ora i programmi sono cambiati e vi garantisco che molti studenti non conoscono una poesia.
    Serena domenica.

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    1. Che peccato, Cavaliere, avevo degli insegnanti che mi hanno fatto innamorare della poesia. E per un breve periodo ho cercato di trasmetterlo anch'io progettando dei laboratori di poesia per le scuole.
      Riuscivano a comunicare emozioni che altrimenti non avrebbero mai rivelato... Che peccato!
      Una buona settimana e grazie...

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  2. Adoravo e adoro Foscolo, a scuola mi piaceva molto studiarlo più di tutti (al contrario del Manzoni che non ho mai amato). Alcuni anni fa avevo scritto una versione moderna de Le ultime lettere di Jacopo Ortis, proposta a molti editori con scarso successo purtroppo (alcune parti le ho poi pubblicate sul mio blog). Comunque stai infilando i "miei", da Hank a Pasolini a Foscolo, grazie ...
    p.s.
    non conoscevo Foscolo indagatore dell'incubo, ma mi piace questo incrocio con l'amato Dylan Dog.

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    1. Sono felice, Alli, di regalarti una finestra sui tuoi poeti preferiti e curiosare anche sugli altri, magari sarò cupido di nuove passioni (mi piace pensarlo ;))
      Puoi sempre riproporla, a volte le pubblicazioni e le scelte editoriali variano, bisogna perseverare, la vita di tanti poeti e romanzieri inizia sempre con dei rifiuti, e poi colpo di scena. Mai dire mai...
      I fumetti aprono sempre nuove porte, in questo caso mi viene da dire: Dio può tutto ;)

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  3. Studiato a scuola. Ammetto che sono più legato ad altri poeti ma questo non toglie nulla alla grandezza del Foscolo.

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    1. Proprio in questo periodo, Daniele, ho ripensato alla sua frase: A torto, dunque, la legge accomuna le sepolture dei tristi e de’ buoni, degl’illustri e degl’infami.
      Come non ricordarlo il Foscolo...

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  4. Sono stato e sono un profondo estimatore di Ugo Foscolo, al punto da litigare con tutti, prof in testa, quelli che ritenevano la poesia del Foscolo non universale, mentre io detestavo allora Leopardi il monocorde e lagnoso recanatese ed esaltavo versi immortali com quelli conclusivi dei Sepolcri "...ove fia santo e lacrimato il sangue per la patria versato e finché il sole risplenderà sulle sciagure umane". Tra i versi più belli della letteratura italiana.
    Non leggerò invece i fumetti, riduttivi, dove un poeta estremamente grande viene ridotto a burletta.
    Che poi al liceo odierno non si legga niente di lui dimostra ancora una volta cosa significhi per i nostri saltimnbanchi attualmente al governo "la buona scuola". Buona a creare i somari che un giorno sproloquieranno dai banchi del parlamento.

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    1. L'ho amato molto anch'io, Vin. Ed hai scelto dei versi "eccelsi". Al contrario, li ho amati tutti, non per superficialità, in ogni poeta ritrovo sfaccettature del vivere, elementi nodali della nostra esistenza.
      Sarà, poi, che lo humor mi sostiene, ne condivido anche il fumetto, lo considero una simpatica "citazione" di un grande, quasi fosse un cameo traslato ai nostri giorni. In una società che vive di slogan e frasi fatte, come ben sottolinei anche la situazione scolastica, ricordarlo è già una gran cosa...

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  5. Grazie, Santa, di aver riproposto Ugo Foscolo. Foscolo, con la sua foga e per il suo essere "pensoso, pronto, iracondo, inquieto, tenace" mi stava - e mi sta - assai simpatico. E poi quanto era umana la sua passione per le donne! E quanto universale l'incipit dei Sepolcri:"All'ombra dei cipressi e dentro l'urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?"

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    1. E oggi, cara Maria, lo rileggiamo con una maturità diversa. Come ho scritto a Daniele, in questi giorni la sua poesia mi ha molto fatto riflettere. Forse perchè vorrei che certe morti passassero del tutto inosservate, non meritano proprio "l'urne", nomi da lasciare all'oblio...
      La parte "sentimentale" l'ho trascurata è vero, agli amori ho lasciato la privacy ahahahah

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  6. Quanti meravigliosi ricordi Santa mia, la mia scuola , io che adoravo la letteratura e il Foscolo dalla chioma fulva insieme al Leopardi e al Pascoli , i miei poeti che ancora oggi rileggo volentireri e spesso mi commuovo.
    Meraviglioso ricordo
    Grazie mia cara , un bacio grande

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    1. Nella, che bello leggerti, questo mi dice che stai un po' meglio. Ci ritroviamo così sui banchi col carico dell'età adulta e la memoria della poesia che ancora oggi può darci tanto...
      Un forte abbraccio mia cara.

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  7. ed è anche il giorno del compleanno di mio padre

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    1. Spero, And, che il Foscolo piaccia al tuo papà... E comunque, anche se in gran ritardo, buon compleanno!

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