Quello di domenica scorsa avrebbe dovuto essere l'ultimo spazio di poesia dedicato alle amiche. Avrebbe, appunto, perché la mia amica Polli ha deciso che così non è, e lei non accetta un "no" come risposta (mi ha detto). Dovevo dedicare un post anche a lei, che non scrive poesie, ma legge le mie da sempre.
Così oggi questo post lo dedico a Polli.
E condivido con tutti voi anche queste mie parole cadute sul foglio tra luoghi e memorie... come le amiche che proprio qui mi hanno preceduta e che ringrazio per avere aperto la porta a tanta bellezza.
E condivido con tutti voi anche queste mie parole cadute sul foglio tra luoghi e memorie... come le amiche che proprio qui mi hanno preceduta e che ringrazio per avere aperto la porta a tanta bellezza.
Amico mio, accanto a te non ho nulla di cui scusarmi, nulla da cui difendermi, nulla da dimostrare: trovo la pace… Al di là delle mie parole maldestre tu riesci a vedere in me semplicemente l’uomo.
Antoine de Saint-Exupery
Santa S.
- Non leggiamo e scriviamo poesie
perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della
razza umana; e la razza umana è piena di passione.
Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l'amore, sono queste le cose che ci tengono in vita.
Citando Walt Whitman: "O me o vita, domande come queste mi perseguitano. Infiniti cortei di infedeli. Città gremite di stolti. Che v'è di nuovo in tutto questo, o me o vita." Risposta: "Che tu sei qui, che la vita esiste, e l'identità, che il potente spettacolo continua e che tu puoi contribuire con un verso. Che il potente spettacolo continua e che tu puoi contribuire con un verso." Quale sarà il tuo verso? -
prof. John Keating da L’attimo
fuggente
Cara Polli,
mi ricorderò un giorno
dei piccoli mondi alati
delle esauste parole
che intersecavano gli assi.
Gli incontri sono chiusi
nella stretta di un abbraccio
ma non lo sapremo mai.
Guardiamo le spalle dileguarsi
confondersi
nel fiume di formiche
caricate dal mastodontico peso
dei granelli
conviti che la vita sia un via vai
nel solco già tracciato
una mortale fatica
in cambio delle briciole.
Mi ricorderò della stanza scura
a Piazza del Popolo.
Dell'odore di frutta
dello sciame impazzito
dei venditori ambulanti.
Ci spogliavano i giorni
allora
e spiavamo la gente
salita sulle finestrelle
come la marea.
Eravamo noi - forse - la luna?
Il sole si! Tenuto stretto
nel pugno della mano
tanto stretto fino a lacrimare
o nei tuoi occhi belli
come due cieli estivi a rincorrersi.
Li vedevo così sul viso deformato
da quello strano male che ti torturava.
Eri la volpe nella tagliola dal pelo lucente
l’indomita cavalla nella palizzata.
Mi ricorderò dell'orizzonte
nella vicinanza
della bambina tiranna
che ci scoppiava dentro
delle schegge riprese
e ricucite nei dialoghi
con un filo lucente speranza
per riconoscerci ancora.
Mi ricorderò di ciò che di te non ho
e ci concederemo un altro incontro.
Noi |
Qui pro quo
lo zelo innocente della sposa,
puramente umana,
nel consacrare la fatica.
L’età matura del consiglio
sentì la grossolana citazione:
«Colpevole fu il fico!
Che non dava ali.»
La straordinaria cura,
riflessa di magia,
che solo l’amante saldo possiede
rimanda l’assenza d’amore
e si organizza nella sordità.
La forma in definitiva,
la cautela vitale,
la paura ingoiata.
E la solita premura a supplicare:
rivolgersi a san Luca
per modificare i tratti del dipinto.
Niente, niente fu più necessario.
La svista nella scelta decretò la fine.
La Santa furiosa ieri |
Parli
delle mie labbra dei miei occhi
mentre stai in agguato
piegato su di me come una curva
e l'ingombrante pezzo della notte
ospita la tua commedia
e non ho luce io
rifletto quelle della messinscena
aspetto che tu tocchi le mie dita
la sola verità che porto appresso
ma prendi parti a caso del copione
e sputi sulla mia anima senza mira
schiacciando con le suole a carrarmato
i pampini cresciuti casualmente
su questo mio terreno accidentato
rimango con lo sputo conficcato
mentre la lingua calda mi consola
e l'unica paura
l'ape
nel suo raro andare in verticale
Potremmo vivere
nella catastrofica città
rassicurati dall’unica tendenza.
L’inedita ed estetica struttura
della platea
turbata solo
dal viaggio nell’ignoto Souk.
E la poltrona?
Eccola! Un’intuizione quasi
tanto lontana a pochi istanti
dall’arcata che mostra
delle periferiche gli snodi.
Poi ognuno col suo frutto
Urbano in mano
camminerà
nell’ampia architettura commerciale
sotto le volte a padiglione e le volute.
Camminerà parlando
su finti piedistalli di algoritmi
parlerà incessantemente...
(Pasiòn de moltitudes – Enrique Burone Risso)
©Enrique Burone Risso |
Mi voglio
domenica al molo
Un bordo questa vita
dicono sia mia
un madrigale
la bevo chiara
corretta con del ghiaccio
Ho un segreto
chiuso al terzo piano
un laboratorio nascosto
per scoprire la dimenticanza
Ospito
la mente spalancata
un percorso nel paesaggio
Non c’entra qui
l’anima futura
sempre la stessa con lo stesso sogno
di cinema e mattina
È qualcosa di necessario e duro
chiudere la balena nella vasca
I delfini mi annoiano
in branchi multipli di massa
Ho l’asma di un riflesso
catastrofico e di sottile forma
Ansima questa bocca
un suono così spesso da indossare
sono magnifica adesso
da fare vergognare anche gli Dei.
Iam iam flent prata
Iam iam terrae flet
facies
Ferisce il fusto
il grido acuto del ramo che si piega
alla sferzata alare del serpente.
Nel tempo saccheggiato dei giganti
il corpo è solo un'ombra che guizza
lontano dal rettile piumato
e l'eco delle stagioni allora incerte e vaganti
coglieva dal becco il sibilo e il terrore.
Dicono di lui che infine uccise l'uomo
chiuse la visione nel cono lucente della nube
e sfiorò l'altezza della conoscenza
nella valle desolata
ma l'albero mite dalle piccole foglie cangianti
quel giorno lo vide
scosso e sbattuto dal lampo
legato alla ruota del vento
attraversare il confine
e impazzire.
(Ora la terra piange)
L’errore
Una notte
per distrazione
ho ucciso Dio.
C’era
lui raccontò: «Mi ricordo
fra le siepi
correva il bambino
beeeeato…»
“C’era” nel bambino
un unico lieve torto:
-Crescere!
Con lo sguardo in grembo
l’uomo
nel potare i secchi rami
sprofondò dannato,
privo di parole.
Si meravigliò solo di morire.
Le mie memorie |
Ascoltare Stravinskij
sarà d’ispirazione
“presto, il tempo è denaro”
e il verso delle trombe:
-lavora! Presto, presto!
Durezza del metallo.
Che arte il mutare!
(Salpo a bordo della nave
appena vista l’alba
sguattero di coperta
sono già in ginocchio
mentre con osservanza
le mani
in semicerchi di movimento
dissolvono le pesanti impronte
lasciate dai passanti.
Faccio una sosta
respiro il vecchio legno
e ingoio due bocconi proni e amari)
In ogni caso,
il mozzo, a un tratto, prega…
Prega di gustarsi
un cesto di ciliegie
[pensa]
magari due,
due soltanto!
Le mie memorie |
Desolazione
Cose, che sapevano di niente
ora bisbigliano incessanti un vuoto di dolore
trascinato sulle pesanti gambe
in giro per la stanza
dentro una vita eterna e uguale
immota senza nessun destino.
Sto! A volte seduta nella posizione che ha l’argilla
stendo sulle palpebre cadute la stessa antica polvere
fremono un poco i piedi
poggiati nudi sopra il pavimento
freddo senza nessun colore.
Tolgo la stampa neorealista appesa al muro
e inspiro l’odore raffinato dell’inchiostro
controllo il finto cane a guardia della porta
chiusa senza nessuna attesa.
Lascio la mente libera nel letto
braccata nel recinto che è la notte
vinta senza nessuna pace.
Infine
- all’inverno
ai tuoi occhi
ciechi di luce -
nel fuoco custodito
per anni nel camino
la primavera piccola ma buona
versò il miglior vino
decantato da evi
nel cucchiaio.
Così strano
- il vino -
profumato di strada
seppure coltivato
nell’ala al centro del giardino
rosso di terra e fitti tronchi rossi
come fossero strade
che corrono giù da tonde collinette
resistenti al vento
e si precipitano in cento gallerie di vene.
Ah, credo fu questa la scena
di noi due fermi
a scrutarci insazi
in una notte di sole equatoriale
schiavi della memoria
maestra d’ascia e di spezie
esperta di lunghe prigionie
tessute sulle stuoie.
Ah si, fu allora
o all’alba dell’ottavo giorno
che intagliammo le ossa della tartaruga
in rami di corallo
per tentare il volo.
Com’è chiara e confusa la rotta
che ci trascina
- stretti -
fino a soffocare.
Screenshot del film ''L'attimo
fuggente'' – Valerio79 Wikipedia
|
- Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a vedere voi stessi. Coraggio!
È proprio quando credete di sapere qualcosa che
dovete guardarla da un'altra prospettiva.
Anche se può sembrarvi sciocco o
assurdo, ci dovete provare. Ecco, quando leggete, non considerate soltanto
l'autore. Considerate quello che voi pensate.
Figlioli, dovete combattere per
trovare la vostra voce. Più tardi cominciate a farlo, più grosso è il rischio
di non trovarla affatto. Thoreau dice "molti uomini hanno vita di quieta
disperazione", non vi rassegnate a questo. Ribellatevi! Non affogatevi
nella pigrizia mentale, guardatevi intorno!... Osate cambiare, cercate nuove strade.
Allora, in aggiunta agli esercizi, vorrei che componeste una poesia. Tutta vostra, un lavoro originale... -
prof. John Keating da L’attimo
fuggente
Vorrei che componeste una poesia... 💝
L'amore
RispondiEliminanon è paradiso terrestre,
a noi
l'amore
annunzia ronzando
che di nuovo
è stato messo in marcia
il motore
raffreddato del cuore.
Majakovskij
Non so scrivere poesie, perciò la prendo a prestito
Grazie tesoro
Hai preso a prestito uno dei miei preferiti, cara Polli, per caso ;)
EliminaE come scrive, sempre lui: "... Non parole, ma spasmi appallottolati;
e correrà per il cielo coi miei versi sotto l'ascella
per leggerli, ansando, ai suoi conoscenti."
Un bacio tesoro.
Complimenti Santa, Se devo citarne due che mi hanno particolarmente colpito direi che "L'errore" e "Desolazione" su tutte, sono quelle che ho preferito
RispondiEliminaGrazie Daniele.
EliminaScriveva Maupassant, più di 100 anni fa, che bisogna essere pazzi o stupidi o arroganti per scrivere oggi. Ma se le miei illusioni ti hanno sfiorato, forse non ho scritto invano... Chissà!
Ho riconosciuto subito il prof.Keating, i suoi discorsi, da un film per me memorabile. Quando lo vidi, in un cinemino che ora non c'è più (ci vendono scarpe alla moda maleddetti bottegai), non avevo manco la maggior età, e ne rimasi folgorato. Credo sia il film giusto, per quell'età.
RispondiEliminap.s.
scusa se sono andato fuori tema, anche i versi che hai messo dopo, sono in linea con il keating-pensiero, quanto grondano di vita (è quasi primavera, e si sente).
È un po' un viaggio tra passato e presente, Alli, che abbiamo attraversato con la mia amica. Il film rappresenta proprio il periodo di ideali e "folgorazione", come dici anche tu.
EliminaMah, forse i miei scritti/poesia non sono esattamente "una primavera", ma la vita ho cercato di metterla dentro, questo si, e se l'hai sentita, allora hanno speranza di primavera ;)
Che belle che siete tu e Polli! Grazie per questo prezioso auto-svelamento. Complimenti. Spero che alla struggente "Desolazione" possa presto seguire una dolce e intensa "Consolazione". Un abbraccio affettuoso.
RispondiEliminaEravamo cariche di entusiasmi in quella foto, piene di futuro cara Maria, ora siamo cariche di valutazioni, mettiamola così.
EliminaGrazie per i tuo complimenti, per l'affetto e l'incoraggiamento... Ne farò tesoro.
Ti abbraccio con tanto affetto anch'io e ti auguro una settimana serena.
Ottima scelta!
RispondiEliminaTi auguro una serena giornata.
Quando dobbiamo scegliere ciò che scriviamo, Cavaliere, non è mai facile, grazie per la tua approvazione, ho cercato di raccontarmi un po'.
EliminaUna buona giornata anche a te.
Grazie Polli e grazie Santa di questo bel regalo. Ma Santa, ne scrivi ancora? Che bella cosa coltivarsi un animo capace di scrivere poesie. Io ho smesso tanto tempo fa...
RispondiEliminaBuongiorno Silvia, devi accogliere il mio invito a questo punto e scriverne una. Dai! Un post su
EliminaNine hours of separation con una tua poesia, così fai un regalo anche a me ;) Lo so che non è facile "mostrarsi", certi "pudori" frenano parecchio, come ho scritto a Daniele Verzetti Rockpoeta, citando un grande della letteratura, mi sembra un'arroganza... ma ahimè, anzi ahivoi, scrivo.
E si, ne scrivo ancora, alcune di queste sono molto recenti. Diciamo che faccio il punto della situazione ahahahah
Santa sono bellissime!
RispondiEliminaInnanzitutto non le ho capite, quindi sono poesie vere e perfette ahaha ;) Non le o cpaite, ma sento che sono bellissime. Alcune mi hanno colpita particolarmente e le ho rilette più volte, ogni volta dando un'interpretazione diversa, motivo in più per apprezzarle.
Qui pro quo (facile fraintendere questa), mi rileggo " La forma in definitiva/la cautela vitale/la paura ingoiata." come un mantra.
Potremmo vivere, davvero catastrofica, con quel finale di "parlare incessantemente", io che preferisco il silenzio (rispetto alla voce, al chiacchiericcio), tremo al solo pensiero!
Mi voglio, perché mi piace il "laboratorio nascosto per scoprire la dimenticanza", che io vedo come il segreto per non pensare più al passato, eppure... eppure non so se vorrei davvero questa scoperta, oramai nel passato ci sguazzo bene ;)
E poi L'errore, che avrei potuto scrivere io, ma sono troppo logorroica quando c'è da scrivere, ne sarebbero venute fuori tre pagine altro che tre versi ahaha!
Simpatica Ascoltare Stravinskij :)
Avevo uno zio che scriveva poesie (sembra l'inizio di una poesia), molto semplici, concrete (credo avesse fatto solo le elementari), che mi facevano pensare di poter scrivere anche io qualche poesia, mentre normalmente non le capisco, anche se vedo che provando a rileggere con diversi ritmi, qualcosa colgo anche io ;) Grazie per esserti mostrata coi tuoi scritti, e grazie a Polli che ti fa ridere e sorridere così :)
'notte cara!
Senza parole Elle, letteralmente. Questo è uno di quei momenti in cui non vorrei risponderti e dirti: passa da me, preparo un tè e una torta.
EliminaIo non scrivo poesie, sarebbe arrogante definirle tali, le definisco impropriamente così per distinguerle da un racconto.
Sono pensieri sfusi, il fatto che ti abbiano dato delle emozioni, emoziona e non poco anche me. "Qui pro quo" è la storia di una relazione finita, di una abnegazione all'altro e dell'ineluttabile risposta che le cose finisco perchè sono iniziate. Così è per la massa, la moltitudine sia in "Potremmo vivere" che in "Mi voglio", non mi riconosco in questa dilagante velocità dove tutto viene divorato nel frastuono.
Sono commossa (non puoi vedermi), per le tue parole, per il dialogo, in fondo quando scriviamo, lasciamo a chi legge la possibilità di trovare una sua strada, magari diversa dalla nostra, altra, e in questo modo abbiamo l'opportunità di vedere cose che non immaginavamo.
E mi piacerebbe molto, partendo dall'Errore, leggere le tue tre pagine, confrontare qualcosa di complesso che ho sintetizzato, con una scrittura prolissa (perchè sono sicura che scriveresti cose interessanti e non certo frutto di logorrea) che si sofferma sul racconto di sé.
E di sicuro era poesia quella di tuo zio, la vera bellezza sta anche nell'essere universalmente riconosciuta nella sua chiarezza e semplicità, ma qui ci sarebbe da scrivere un altro post ^_^
Grazie Elle, per questa tua attenzione, la lettura, i commenti, anche da parte di Polli. La vedrò in questi giorni e le farò leggere le tue parole (al momento ha problemi di connessione).
Intanto rifletterò su ciò che hai detto del passato in riferimento alla "dimenticanza".
Un bacio e una serena serata.