mercoledì 24 settembre 2014

Parole in via di estinzione: “scusa” “grazie” saranno in grado di sopravvivere?

Lorenzo, personaggio di Corrado Guzzanti
[…] Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. […]


«Si fa, ma non si addice. Come dire la cosa giusta al momento giusto», è il secondo capitolo del godibilissimo libro del pendolare, lo chiamo così, “Come dire” di Stefano Bartezzaghi pubblicato qualche anno addietro. Il capitoletto apre appunto con la Sacra Bibbia, o meglio con le parole di Qoèlet, figlio di Davide, re di Gerusalemme. 

Lo chiamo in causa il libro perché, a parte la lettura goduriosa, s’infila nel torbido mondo della comunicazione, anzi del galateo della comunicazione.  Che poi è quello che a me in questo preciso istante frulla in testa.

Bartezzaghi scrive: «… Pensare che il linguaggio serva soltanto a comunicare e che l’essenziale è intendersi l’un l’altro è come pensare che i vestiti servano a ripararci dal freddo e dalle intemperie. Se la pensate così, mi aspetto di vedervi per strada sotto strati di coperte di lana in inverno, nudi in estate. …»





Questo è il mio incipit, la premessa necessaria, ma veniamo al sodo.
Pur essendo ora di pranzo c’era poca gente nel caffè, la ragazza si avvicinò al tavolino, indossava un jeans, i capelli neri con una ciocca che le copriva per metà il viso. «Avete un accendino?» chiese. «Si» fu la risposta. Senza guardarci, con la testa leggermente inclinata, allungò la mano, prese l'accendino, si accese la sigaretta e con un gesto quasi disturbato lo restituì. «Uh» esclamò allontanandosi.

Inevitabile la mia esclamazione «Ma scusa e grazie non si usano più?!». Il mio amico sorride, non è di moda, dice, niente convenevoli.  Bisogna essere diretti e immediati.

Ed eccoci al linguaggio, anzi al paralinguaggio, al farfugliare “uh, uh”,  che dopo anni di “come si dice?”  iniziato in tenera età,  mi pare questa una grande conquista nel ciclo evolutivo. Non si dice né grazie, né scusa, ma “uh”.

Mi è parso doveroso informare mia madre del suo ennesimo errore educativo, le madri si sa sono portatrici sane di errori,  così le ho fatto aggiungere alla lunga lista anche “scusa” e “grazie”, insieme a: non rubare, sii educata, non dire parolacce, sii discreta, onesta, puntuale e non dimentichiamoci il "non si alza la gonnellina", stai seduta composta e niente caramelle dagli sconosciuti (quante caramelle perse!). Cara mamma che errore grossolano e diseducativo hai commesso, oggi senza i tuoi insegnamenti virtuosi sarei come minimo ministro!

Cartolina di Agnes Richardson, 1912

Scusate (anche se non si dice, è il condizionamento), chiusa la digressione torno alle mie due paroline, tanto piccole quanto grandi di cortesia e gentilezza. Non si può, o almeno si potrebbe per alcune cose, ma dove si deve non si fa, ridurre tutto ad una funzione primitiva, come ben dice Bartezzaghi,  perché non ci sarebbe più alcun bisogno di comunicare.

E la gentilezza è qualcosa che dovremmo ancora custodire, non piegata all’individualismo e all’interesse come strumento di manipolazione o di forza, non è la gentilezza del  Il Cortegiano  di Baldassarre Castiglione, dove leggiamo “ il fine dove tende e i mezzi che a quello condur lo possono”. 
Non è il grazie delle lusinghe per guadagnare privilegi. Né il grazie per servilismo o adulazione, il dire grazie per ingraziarsi. 
La gentilezza è soprattutto comunicazione, significa prestare attenzione all’altro da noi, con queste due semplici parole “scusa e grazie” apriamo un ponte con chi ci sta di fronte.  
Il ponte non va infatti costruito solo verso chi ci ossequia, ci "serve", ci piace o semplicemente ci somiglia. Che bello sentirsi dire "grazie o scusa"  anche se si è "nessuno" o non si è in perfetto accordo, quanto mortifica l'indifferenza, la dimenticanza... e quanta armonia procura, il dire "grazie o scusa", alla persona "giusta" e non a caso per ruffianeria, piacioneria o semplice noncuranza

                           Grazie per il video a Silvio D'Andrea

Ci sono a mio avviso delle fondamenta alla base di ogni rapporto che andrebbero salvaguardate, cose che possono apparire “fronzoli” di nessuna utilità, ma che appartengono a tutti e che rendono la società migliore.  L’utile non rende sempre la politica sana e superiore, parlo di politica nell’accezione più nobile, mi riferisco alla radice "polis" cioè città, intesa come prodotto e culla della cultura, penso al suo significato più antico e oramai perso e a politica come "comportamento".

L’estinzione di “scusa e grazie” sono per me il sintomo grave di una perdita di valore e un pericoloso cammino verso l’ostilità e l’abbrutimento. Un pericoloso viaggio all’indietro nel cammino dell’evoluzione.

Scena tratta dal film Il pianeta delle scimmie di Franklin J. Schaffner, 1968
Perché, come diceva il Dr. Honorious  (Il Pianeta delle scimmie di Franklin J. Schaffner),  «Dotti giudici, il mio compito è facile. Si basa sul nostro primo articolo della fede: "L'Onnipotente creò la scimmia a sua immagine e somiglianza. Le dette un'anima e una mente, e la volle separata dalle bestie della foresta. E la fece padrona del pianeta." Sacre verità che sono di per sé manifeste. Lo studio che si addice alle scimmie è quello della scimmia. Ma alcuni giovani cinici hanno scelto lo studio dell'uomo. Sì... Scienziati perversi che avanzano un'insidiosa teoria chiamata... "Evoluzione"!»

Uh, uh, uh…



                                                      Grazie per il video a nutolina



  • Le immagini in questo post  provengono dal web e sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio. 

7 commenti :

  1. Hai ragione, la gentilezza viene abbandonata perché considerata inutile, ma in realtà è un segno di attenzione all'altro, e per questo preziosa.

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  2. Uh, uh, uh... ah... insomma, non riesco a dire nulla! :-) troppo poche le vocali, per consonante solamente quella muta... eppure, a voglia che comunicano! Non esiste sguardo, gesto, suono di voce, camminata, calligrafia (per dirne una) che non comunichi qualcosa a qualcuno nel nostro universo. La gentilezza... beh, si esprime ad un livello di comportamento umano un poco troppo raffinato per questi tempi. La gentilezza è meraviglia quando la si incontra, rilassa, a volte, dopo un lungo digiuno, rilassa, inorgoglisce, persino. Sta diventando sfera per élite.

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  3. Per questo ritengo che dovremmo curare la bellezza di alcuni gesti. Qualcosa che deve stare a fondamento di altre. Gesti preziosi, come ben dici tu Silvia. Altrimenti è proprio vero Matilda cadiamo nella trappola, è in questo siamo specialisti, di rendere la gentilezza gioia di pochi. E oggi più che mai il "pochi ma buoni" rischia di diventare un nodo scorsoio.

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  4. Sono d'accordo, si è perso il senso di certi valori e forse un po’ di galateo non guasterebbe.
    Serena domenica.

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    1. Certi gesti all'apparenza secondari sono gli indicatori di cosa siamo diventati, oggi è tutto o quasi "economia" ;)
      Ti auguro una buona settimana Cavaliere.

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  5. La gentilezza , l'educazione? oggi come oggi ? leziosità inutili, come diceva ma nonna.." dare perle ai porci" o " il tutto è simile ad un marca di pelati"
    Quanta saggezza nonnina mia, ed io non la capivo e ora capisco benissimo..peccato , è troppo tardi!
    Ti bacio amorevole amica!

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    1. Per fortuna ancora ci sono sacche di resistenza Nella :)
      E la tua gentilezza, sempre, mi conforta ogni volta. Quando le giornate si rivoltano, una di queste "parole inutili" fa davvero la differenza. Ti auguro una meravigliosa giornata e ti abbraccio :**

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