per non vivere nell'Isola delle bambole |
Lode al dono
di Francesco Masala e Davide Galati,
propongo un lavoro a quattro mani e due teste,
quelle di Davide Galati e le mie, l’abbiamo fatto qualche anno fa, ci
interrogavamo sul dono, abbiamo deciso di scriverci da noi quello che avremmo
voluto leggere, e ve lo diamo in dono, non è perfetto, ma non costa niente.
(Questo pezzo, scritto a quattro mani, è il primo
di una serie di post convergenti e paralleli composti da Davide Galati e da me)
Oggi sembra che tutto si possa vendere e comprare.
Il prezzo sembra la misura di tutte le cose. Esistono porzioni delle nostre
vite dedicate ad attività che non hanno un prezzo e che troviamo nei rapporti
umani nella forma di “dono”.
Crediamo che la logica che stia dietro il “dono”
sia sintetizzata alla perfezione dalle parole di Jorge Luis Borges: “Colui che
dà non si priva di ciò che dà. Dare e ricevere sono la stessa cosa”.
Un’altra questione importante è quella sulla
utilità o (in)utilità
Ho appena finito di rileggerla la «Lode al dono», è
uno spunto profondo di riflessione, non privatevi della sua lettura, fatelo con
lentezza, come si conviene ad una sosta rifocillante.
La lettura della “lode” ha avuto su di me lo stesso effetto di una macchia di Rorschach,
una sorta di risposta del mio cervello istintiva ed immediata, e come per le
macchie la mia associazione non consideratela né giusta, né sbagliata, ma un rimando
incondizionato a una storia.
La storia è quella di Raphael Fellmer, un Sigfrido moderno, vive a Berlino, con una
scelta di vita estrema per il nostro sistema: il rifiuto del denaro.
Raphael Fellmer |
Fellmer, padre di due figli, da anni vive senza usare più i soldi, ma non è
solo questo lo straordinario, lui recupera gli sprechi della panciuta società consumistica, li
organizza e li distribuisce. Il social network da lui fondato lebensmittelretten.de conta oltre 5000
iscritti.
La famiglia Fellmer |
È un virtuoso social “foodbook”, qui si cerca cibo,
si postano luoghi di raccolta, si organizza la distribuzione. La condivisione
di quello che finirebbe nei bidoni della spazzatura. Quello che negozi,
supermercati e attività commerciali destinano al macero viene riscattato e
ridistribuito dalla rete di Raphael.
Foto di Carl Warner |
Il progetto aspira a diventare globale e ad estendersi al recupero di più risorse possibili. Tutto questo grazie ad un sistema di contributi, collaborazioni, sostegni
gratuiti per realizzare una società sostenibile. Persone, ma preferisco guardarli come epici eroi, che hanno voluto superare la
facile lamentela a cui ci assoggettiamo quotidianamente contro l’indifferenza,
le istituzioni, la cialtroneria, impegnandosi attivamente a “fare”, non dire
di fare come si abusa ultimamente, ma realizzare il fare.
Oggi il sogno di Raphael Fellmer e dei suoi
compagni si chiama “Eotopia”, la costruzione di un eco-villaggio nel sud
dell'Europa fondato su questi principi di condivisione e sostegno. Lode al dono.
Ah, che boccate d'aria fresca, questi squarci su qualcosa "d'altro" che non sia sempre la solita vita del gregge.
RispondiEliminaC'è il dire di fare e poi esiste anche "il fare". Per fortuna!
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