domenica 14 settembre 2014

Il Poeta della domenica... Pablo Neruda


Patagonie

II

La patria si scopre
petalo a petalo 
sotto gli stracci
 perché da tanta solitudine l'uomo
non estrasse fiore, né anello, né cappello:
non trovò in questi altipiani
che la lingua
 dei nevai,
i denti della neve,
il ramo turbolento 
dei fiumi.
Ma questi monti 
mi rasserenano,
la pace scontrosa,
il corpo della luna
sparso
come uno specchio rotto.

Dall'alto accarezzo 
la mia pelle, i miei occhi,
la mia tristezza,
e nella mia estensione vedo l'ombra:
la mia Patagonia:
appartengo agli aspri conflitti,
di qualche stella immensa
che cadde sconfiggendomi
e solo sono una radice ferita
del rozzo territorio:
mi bruciò la ciclonica neve,
le schegge del gelo,
l'insistenza del vento,
la crudeltà chiara, la notte pura e dura
come una spina.

Chiedo
alla terra, al destino,
questo silenzio
che m'appartiene. 

Pablo Neruda (da Memoriale di Isla Negra -
 Il cacciatore di radici, 1964)
traduzione a cura di Giuseppe Bellini

3 commenti :

  1. Hai ricordato il nome del traduttore: ti adoro.
    (Adoro anche Neruda, naturalmente)

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  2. È stata la prima lezione che mi hai dato leggendoti. Cercherò di rimediare con i vecchi post (fortuna che ho iniziato da poco). Grazie per la bella lezione. Senza i traduttori non avremmo mai potuto godere delle grandi penne. Siete grandi anche voi.

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