Non faccio alcuna differenza tra un libro e una persona, un tramonto, un quadro. Tutto ciò che amo lo amo di un unico amore.
Marina
Ivanovna Cvetaeva
Indizi terrestri
6
Perché tu non mi veda –
in vita – di spinosa invi-
sibile siepe mi circondo.
Di rovi mi cingo,
in brina – scendo.
Perché tu non mi senta –
in notte – nella senile scienza
del riserbo mi cimento.
In mormorio – mi stringo,
di sussurri mi bendo.
Perché tu troppo non fiorisca
in me – tra libri: tra boscaglie –
vivo – ti affondo.
Di fantasie ti cingo
fantasma – ti sricordo.
[In modo inimitabile la vita sa
mentire]
In modo inimitabile la vita sa mentire:
al di là di attese e smentite…
Ma dal tremito di tutte le vene
lo puoi capire: è viva!
Come stesi sull’erba: azzurro, afa…
(Irretiti? che importa?) – cielo, suono…
Ronzio di cento pungiglioni…
Rallegrati! Sei stato tu a chiamare!
Non biasimarmi, amore, se in noi corpi
l’anima è stregabile a tal punto
che la fronte, ecco, inclina al sogno.
Sei stato tu a cantare!
Nel bianco libro dei tuoi silenzi,
nell’argilla selvaggia dei tuoi «sì»,
quieta
reclino l’aggettivo della fronte:
giacché
il palmo della mano è vita.
Marina Cvetaeva e il marito Sergey Efron, 1911- ph Natalia Kochetkova |
Marina è una creatura di
passioni... Chi sia la causa scatenante dell'uragano non importa... Non
importa la sostanza, non la fonte, ma il ritmo, il ritmo indemoniato. Oggi disperazione,
domani entusiasmo, amore, nuovo gettarsi anima e corpo, e il giorno dopo, di
nuovo, disperazione. E tutto questo in presenza di un'intelligenza acuta,
fredda (starei per dire cinicamente voltairiana). Le cause scatenanti di ieri
oggi vengono derise in modo spiritoso e crudele. ...Come una grandissima
stufa che, per funzionare, ha bisogno di legna, legna, legna... e la qualità
della legna non è molto importante. Finché il tiraggio è buono, tutto si
trasforma in fiamma.
Sergej Efron
Marina nella casa di Trekhprudny, 1911 |
Versi per l’orfano
Andava
per strada un bambino,
livido
e tutto tremante,
andava
per strada una vecchia:
dell’orfano
ebbe pietà.
1
La
tiara ghiacciata dei monti
è
solo cornice al volto caduco.
Oggi
ho pettinato l’edera
sui
muri del castello.
Su
tutte le vie ho superato
l’accampamento
dei pini.
Oggi
ho preso il tulipano
Durante l'inverno 1919-20 rimasta sola con due
figlie in una Mosca colpita dalla carestia, senza più lavoro, fu costretta a lasciare la figlia più piccola, Irina, in un
orfanotrofio. Irina morì nel mese di febbraio per fame.
Portico della casa a Yelabuga |
3
(La
caverna)
Ti
prenderei, se potessi,
nel
grembo della caverna:
spelonca
di drago,
tana
di pantera.
In
zampe vellutate di pantera
ti
prenderei – se potessi.
Nel
seno della natura. Nel pieno.
Sfilerei
la mia pelle di pantera…
Ti
darei:
alla caverna, a lezione
di
torrenti, rovi, edera, foglie aghiformi…
Dove
nel buio, nel caos del sonno
rami
s’intrecciano in matrimoni eterni…
Dove
nel tiglio, nell’erba e nella pietra
mani
s’intrecciano in comunione estrema
di
rami – di fiumi…
Nella
caverna senza luce. Senza traccia.
Tra
foglie, nel caprifoglio – come in un manto.
Né
bianco mondo, né pane nero –
tra
foglie e rugiada – come casa…
Perché
nessuno bussi alla porta,
e
non ci sia chiasso per strada,
perché
in avvenire – non avvenga,
perché
non ci sia – la fine!
Caverna
e grotta – è poco.
Se
lo potessi
ti
prenderei
nel
mio ventre.
Lo
farei –
[E noi siamo partiti – tu e io – ]
E
noi siamo partiti – tu e io –
l’oceano
può anche aspettare!
Non
è alla portata – alla mia –
ai
miei cinque franchi – quel mare.
A
noi pane asciutto, a noi acqua
alla
gola, miseria, sorsate
di
sabbia. A noi il mare è secca:
la
bevono gli altri – l’estate!
Trasudano
grasso: il lustro
del
burro – e dei nostri cervelli.
Leggiadri
cannibali, mostri eleganti,
gourmets di
stornelli e canzoni.
Degustazione?
Un franco l’ingresso.
Si
sciacqua la bocca coi versi
immortali,
come acqua di cessi,
il
poetico branco. E poi vi salutano,
vi
stringo la mano – al pugno un prurito –
vi
porgo il mio palmo e – un gesto deciso:
per
la bontà, la cortesia squisita –
un
autografo – in faccia! – sul muso!
La verità è che bisognava leggerla attentamente. Quando lo feci rimasi senza respiro per l'abisso di purezza e forza che si spalancava...
Boris Pasternak
Marina e Boris Pasternak, Lena Levin |
Tentativo di gelosia
Ditemi:
come va con l’altra?
Meglio?
meno grane? – Mano ai remi!
Vana
linea costiera s’assottiglia,
scompare
la memoria estrema
di
me, isola fluttuante
(per
cielo – non per mare…)
Anime,
anime! – sorelle! Anime:
amiche
– mai più amanti!
Come
vi va con la creatura
semplice? Senza divinità? E poi?
Voi,
sceso dal trono, voi
Che
avete deposto la regina,
come
vivete? Non c’è male? Non più
beghe?
E bevete – quanto, adesso? E la cucina?
Il
dazio della mediocrità immortale
come
lo pagate, poveretto?
“Basta
con le scenate, con gli eccessi –
cambio
casa, vado via!”
Con
la qualunque – come state
Di
che vivete voi – mio eletto?
Mangiate
– e dopo pranzo un sonnellino?
-
Non lamentarti quando sarai sazio!…-
Con
il simulacro come state
voi
che avete dissacrato
il
Sinai? Come vivete con la donna
terrestre?
Per la costola vi piace?
Non
vi frusta la fronte la vergogna?
La
briglia di Giove vi dà pace?
E
la salute? E i nervi? Senza
problemi?
A letto tutto bene?
L’immortale
piaga della coscienza
come
la curate, poveretto?
Come
vivete con la merce da mercato?
Troppo
cara la vita? Vi assilla
l’alto
prezzo? Dopo i marmi di Carrara
che
ve ne fate del tritume
di
gesso? (È in pezzi
il
dio scolpito nell’argilla…)
Come
ci state con la milleunesima
voi
– che avete conosciuto Lilith?
Già
v’annoia l’ultima trovata
della
moda? Sottratto all’incantesimo,
dite,
come ve la passate
con
l’umana senza il sesto
senso?
In coscienza – sei felice?
No?
In quel disastro senza dei
come
stai, amore? È dura? Sì?
Come
per me con l’altro?
Soltanto due poeti, Mandel’stam e Cvetaeva, si fecero avanti con un contenuto qualitativamente nuovo e il loro destino rispecchiò in modo fedele e terribile la loro autonomia spirituale.
Iosif Brodskij
I poeti
2
Ci
sono al mondo esseri superflui,
creature
in più, aggiunte senza peso.
(assenti
dagli elenchi e dai prontuari,
inquilini
dei pozzi più neri.)
Ci
sono al mondo esseri cavi, esseri presi
a
spinte, muti: letame
e
chiodo per gli strascichi di seta.
Ripugnano
anche al fango delle ruote.
Ci
sono al mondo diafani, invisibili:
(screziati
dal marchio della lebbra!)
Ci
sono Giobbe che potrebbero invidiare
Giobbe…
ma ai poeti, a noi poeti,
noi
paria e pari a Dio –
è
dato, straripando dalle rive,
rotti
gli argini, rubare
anche
le vergini agli dei!
Da "Un secolo di poesia"
Collana
a cura di Nicola Crocetti
Vol.
9 – "Marina Cvetaeva, Dopo la Russia"
A
cura di Serena Vitale
Sono certa che quando morrò, verrà a prendermi. Mi tradurrà all’altro mondo, come io ora lo traduco (per mano) in russo. Solo questo significa per me la parola tradurre.
dalla lettera di Marina Cvetaeva all’amica Anna Teskova
in occasione della morte dell'amico Rainer Maria Rilke
Marina Cvetaeva |
Il 31 agosto del 1941 Marina Cvetaeva salì su una
sedia e si impiccò. Nessuno andò ai suoi funerali,
svoltisi tre giorni dopo nel cimitero cittadino, e non si conosce il punto
preciso dove fu sepolta.
Sotto uno dei pini dell’antico
cimitero di Elaguba, dove è sepolta, la sorella Asja mise una croce con la scritta: "In questo angolo del cimitero è sepolta Marina Ivanovna Cvetaeva."
Cammini a me somigliante
Cammini, a me somigliante,
gli occhi puntando in basso.
Io li ho abbassati – anche!
Passante, fermati!
Leggi – di ranuncoli
e di papaveri colto un mazzetto
– che io mi chiamavo Marina
e quanti anni avevo.
Non credere che qui sia – una tomba,
che io ti apparirò minacciando…
A me stessa troppo piaceva
ridere quando non si può!
E il sangue affluiva alla pelle,
e i miei riccioli s’arrotolavano…
Anch’io esistevo, passante!
Passante, fermati!
Strappa uno stelo selvatico per te
e una bacca – subito dopo.
Niente è più grosso e più dolce
d’una fragola di cimitero.
Solo non stare così tetro,
la testa chinata sul petto.
Con leggerezza pensami,
con leggerezza dimenticami.
Come t’investe il raggio di sole!
Sei tutto in un polverìo dorato…
E che almeno però non ti turbi
la mia voce di sottoterra.
Koktebel, 3 maggio 1913
da “Marina Ivanovna Cvetaeva , Poesie”
Traduzione di Pietro Antonio Zveteremich
Grazie per il video a Mimmo1776
Grazie Mr. Mistery
#difendiamolapoesia #difendiamolefonti
- In apertura post panchina: ph Alexey Kudenko-RIA Novosti
- Le immagini in questo post provengono dal web e sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio
Cara Santa, i tuoi lunghi post mi piacciono, sai io ho pazienza.
RispondiEliminaCiao e buona domenica con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Carissimo Tomaso, grazie. Sono felice che ti piacciono le mie letture/scritture, come avrai notato il tempo da dedicare al blog e a voi carissimi amici è diventato pochissimo, per cui hai tutto il tempo per leggerli...
EliminaUn grande abbraccio anche a te e tanti sorrisi.
Brava Santa, un'altra poetessa particolare. Sai davvero interessare ed affascinare chi ti legge.
RispondiEliminaGrazie davvero Daniele, reputo il linguaggio della poesia universale e spero possa viaggiare il più possibile. Abbiamo bisogno di bellezza ;)
EliminaUn tesoro di post. Chissà perchè spesso i grandi poeti - e Marina Cvetaeva lo è - hanno vite tremende. Quasi che la poesia debba nutrirsi di vertigini di sofferenza. Ti abbraccio. Grazie.
RispondiEliminaGrazie Maria! I poeti sanno dare voce alla vita e la vita a volte presenta conti tremendamente salati da pagare. Cvetaeva, Mandel’stam, Achmatova, Majakóvskij, solo per citarne alcuni, hanno vissuto uno dei periodi bui della storia russa da coraggiosi, riuscendo, se ci pensi, anche ad innovare la scrittura...
EliminaDovrebbero essere un esempio di forza.
Un forte abbraccio anche a te.
Postumi del mio liceo, quando una professoressa di italiano molto in gamba ci parlò, lei per prima e per ultima, di questa russa, Marina Cvetaeva, dalla vita al limite della disperazione. Cosa mi restava? Un ricordo, come una fievole ombra all'orizzonte mntre ti allontani dalla riva per il mare. Una vera sorpresa trovarla qui da te, e te ne ringrazio. Ho molto apprezzato il suo "Tentativo di gelosia", anche nelle versione recitata molto intensamente da Milva, al Piccolo credo, e si sente la regia di Giorgio Streheler: nella dizione, a volte soffiata, a volte gridata dal fondo dell'anima, nei movimenti convulsi, in quello stringersi le bianche e magre braccia intorno alla vita quasi ad avvinghiarsi a se stessa. Bellissimo teatro da una bellissima poesia.
RispondiEliminaCome non esultare al tuo apprezzamento sulla mia scelta, Vin. Grazie!
EliminaLa poesia russa a scuola da me non è stata neanche sfiorata, scelte didattiche, programmi o forse indirizzi personali.
Per fortuna ho avuto alcuni insegnanti "coraggiosi" che mi hanno trasmesso la curiosità, ma soprattutto il superamento di ogni pregiudizio e la necessità di pensare...
Concordo con te sull'interpretazione di Milva, non è facile drammatizzare la poesia. Quando attore e regia riescono in questo intento è un'estasi.
Rispondendo a Maria, la ragione è che la società li abiura e non li considera preferendo i Fabio Volo di turno (tanto per restare nell'attualità). Bellissimo post, Santa, i versi di questa poetessa sono molto profondi e coinvolgenti.
RispondiEliminaGrazie mille Daniele, mi fa davvero piacere che le mie scelte "poetiche" ti emozionino. Bello!
EliminaIl problema non credo siano i Volo, che peraltro non conosco, perdona la mia ignoranza, è il distacco che oramai c'è tra gli "intellettuali" e la "gente", soprattutto i giovani. Nella mia breve e passata esperienza di laboratori scolastici posso assicurarti che i giovani sanno distinguere la bellezza, bisogna solo trovare il giusto linguaggio di comunicazione. Pensa ad esempio alla lirica che infiammava gli animi.
Come al solito dovremmo parlarne per ore...
Un'altra mia lettura di adolescente... Devo ancora avere da qualche parte quel libricino che comprai, "Alja, piccola ombra...", dal primo verso di una poesia per la figlia sopravvissuta.
RispondiEliminaChe emozione ritrovare i suoi versi drammatici, dimenticati dopo tanti anni e tante letture...
Grazie Santa.
Cara Asaka, grazie anche a te per questa "corrispondenza". La poesia russa l'ho scoperta molto più tardi, durante l'adolescenza ho coltivato i grandi narratori russi, personaggi che non dimenticherò mai. Oserei dire, alcuni immortali.
EliminaUn caro saluto.