43 strepitosi racconti del più sottovalutato scrittore italiano.
«Era una macchinetta per vendere, il mio capo area. Era al mondo solo per rifilare roba agli altri. Il mio capo area era uno di quelli che, se vanno al mare, dopo due giorni si rompono di essere al mare e tentano di vendere le ciabatte al bagnino, o la suocera agli zingari. (In America hanno fatto un film su un tizio che si chiamava Bill Porter. Uno che vinse il premio di venditore dell’anno. Ecco, era come il mio capo area, Bill Porter. Un venditore di successo. Un tutt’uno con la Vendita. Bill Porter era anche cerebroleso dalla nascita. E questo vorrà pur dire qualcosa.)»
Nicola Pezzoli (1967) è nato e scrive in Lombardia. È autore di "Tutta colpa di Tondelli" (Kaos, 2008), "Quattro soli a motore" (Neo, 2012), "Chiudi gli occhi e guarda" (Neo, 2015), "La Campagna Plaxxen" (Ars Europa, 2015), "Mailand" (Neo, 2016) e "Pazzoteca La Paz" (KDP, 2017). ( dalla sezione racconti Amazon qui )
Il bambino che sbagliava le
parolacce è l’ultimo nato di Nicola,
una raccolta e ovviamente dovrei
parlarvene, parlarvi del libro, ma “ovviamente” è un concetto che devo
recuperare, mi è sfuggito di mano, come leggere, in questo periodo è un verbo
che gioca a nascondino.
Il titolo però è già mio, perché
conosco “una bambina che non sapeva le parolacce”, e credetemi non sapere le parolacce è grave, le
conseguenze posso essere tragiche.
Come il giorno in cui seduta a tavola nel divino via vai di vapori
esclamò: «Ma che cos’è il cazzo?». E fu
silenzio!
Poi la voce tonante di Zeus, il signore del suo Olimpo risuonò nella
stanza: «Non sei degna di stare al nostro
cospetto!». E la scacciò.
A dire il vero si rinchiuse nella sua camera,
perché dall’espressione del padre degli dei, che erano solo due, l’avrebbe
“gonfiata di botte”, cosa che non aveva mai fatto, ma quella volta ebbe la
netta impressione che sarebbe accaduto.
La cosa peggiore è che non capiva il perché, era impaurita e sorpresa, anche
quando il fratello, ghignando (come solo gli dei sanno fare), gli spiegò il significato della "parola", restò ammutolita e
ancora di più spaesata, continuava a non capirne il senso, della parola e delle parolacce.
O alle scuole medie, durante una lezione di disegno, alla
vista di una madre con i suoi tanti figli: «Ah, una puttana!». Così aveva
capito, interpretato, un termine antico, da “putto” bambino, insomma
puttana=portatrice di bambini, addirittura le parse un termine bello, la prima
volta che lo sentì indirizzato a una donna. La prima volta, poi cominciò a
rivederne il senso.
Madre e bambini - Hans Zatzka, 1859-1945 |
Potete capire lo smarrimento della
bambina, certo se avesse conosciuto Il bambino che sbagliava le parolacce
avrebbe evitato tante brutte figure, perché nel corso degli anni ne
collezionò parecchie e una peggio dell’altra, a saperle sbagliate è meglio che
non saperle affatto, diciamo che avrebbe saputo della loro esistenza. Sapere l'esistenza di qualcosa è sensato, avere qualcuno che, seppur "bastian contrario", ti chiarisce qualche cosuccia è necessario.
Bisognerebbe avere accanto chi ha il coraggio di "vuotare il sacco" senza falsi pudori, quanto meno avere un altro punto di vista e se la bambina non ha
avuto la fortuna d’incontrare Il bambino che sbagliava le parolacce,
il caso ha voluto farle incontrare Zio Scriba, alias Nicola
Pezzoli.
Nicola Pezzoli |
Quanto è importante avere uno Zio! Quelli da manuale, un po' amico, un po' maestro... E scrittore, ma come disse Dante, umilmente, "a sé torce tutta la mia cura / quella materia ond'io son fatto scriba". Se siete in crisi d'astinenza da Zio non esitate a bussare qui.
Uno "scrivano" verace, Zio Scriba, delle debolezze umane, dei sogni, delle idiosincrasie, degli incubi, delle tortuosità, delle delicatezze, delle antinomie che ci marchiano. Lo fa come farebbe un bambino, con la naturalezza e la sconcertante immediatezza delle parole, semplici, dirette e bizzarre. Gioca con le parole lui, probabilmente si ha la forza di raccontare l'uomo solo così, perché troppe sono le contraddizioni del vivere.
Così Il bambino che sbagliava le parolacce non mancherà di farci dondolare sull'altalena tra meraviglia di ricordi-memorie e rabbia di presente-futuro. Ne sono sicura. Anzi visto che oramai non le sbaglia più, mi sembra quasi di sentirlo mentre dice ai nipoti (oggi Il bambino che sbagliava le parolacce sarà Zio):
- Le immagini in questo post sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio.
Questo pezzo che hai dedicato a me e alla mia nuova creatura è talmente bello che ci siamo... commossi entrambi! :)
RispondiEliminaGrazie!
Ed io, carissimo Zio, che speravo di strapparti una risata ^_^
EliminaGrazie Nicola, parlare di un libro non è facile, mi sono fermata al titolo ;) perché ci solletichi con talmente tante suggestioni... Che bisogna proprio leggerti.
So già che sarà un'antologia di racconti che non mi deluderà affatto! :)
RispondiEliminaNicola da me non è affatto sottovalutato, anzi credo sia nella mia top 5 di scrittori contemporanei che oggettivamente meritano.
Le parolacce? Io le adoro.
Le ho sempre dette, me le hanno insegnate in una circostanza particolare quando ero bambino.
Solo una volta ebbi l'ardire di chiedere ai miei "cosa significa masturbazione?". Mi dissero di cercare sul dizionario. Ma non è una parolaccia, è solo un argomento imbarazzante XD
Moz-
Sei un intenditore Moz :)
EliminaAhahahahah "masturbazione" è una di quelle parole che si dice a bassa voce.
Gli esperti di parolacce magari non la pronunciano neanche, perchè sconveniente.
Siamo complicati Moz, non c'è che dire
Io invece le conoscevo/sapevo, per sentito dire, anche se non avevo il permesso di dirle a mia volta, mancava solo che mi dicessero, al solito, "sei troppo piccola, quando sarai grande le dirai". Nessuno mi ha detto questa frase (ci mancherebbe) ma devo essermela pensata per bene, prevedendola in qualche modo, dato che una volta arrivata alle superiori ("da grande") ho deciso di non dire mai più parolacce, da buon bastian contrario alla massa quale ero. Dovevi vedere le risate che si facevan le mie compagne di scuola quando, nel raccontare una barzelletta, mi bloccavo dicendo "e no, non posso continuare, c'è una parolaccia e io ho deciso di non dirne più". Scherza scherza, è durata parecchi anni, sai, e non è da tanto che ho ripreso, ma devo dire che mi preferivo all'epoca dell'autocontrollo, almeno alla fine ridevamo tutti (o forse sto falsando i ricordi, come al solito).
RispondiEliminaCiao Santa, noi l'abbiamo comprato ma non ancora letto :)
Buongiorno Elle, mi hai fatto venire voglia di scriverne, sulle parolacce. Vediamo quello che riesco a fare... Fantastico ahahahah ti ho immaginata mentre raccontavi la barzelletta.
EliminaBravi, aspetto la recensione di Alli!
Sembra un libro interessante.
RispondiEliminaCome il suo autore, Daniele ;)
EliminaBuona giornata
Ciao Santa! Grazie della tua eccellente e ... partecipata presentazione di quest'intrigante raccolta di racconti.
RispondiEliminaGrazie carissima Maria, Nicola ispira e merita.
EliminaSiete per me una preziosa comunità e vorrei dedicarvi più attenzione e saper esprimere il sentimento con le migliori parole...