«Tutti dobbiamo morire, tutti quanti, che circo! Non fosse che per questo dovremmo amarci tutti quanti e invece no, siamo schiacciati dalle banalità, siamo divorati dal nulla.»
Charles Bukowski, Il capitano è fuori a pranzo
La donna che vomita
Avevamo sui 14 anni, io,
Baldy e Norman.
eravamo seduti nel parco del
quartiere verso alle dieci di sera
a bere birra rubata.
A un tratto abbiamo visto un'auto accostare al
marciapiede.
La portiera si è aperta e una donna
si è sporta e ha vomitato
sulla strada.
Si è liberata di una bella
secchiata.
È rimasta ferma un po’.
poi è scesa dalla
macchina
ed è entrata nel
parco.
Ondeggiava
leggermente.
“è ubriaca,” ha detto
Norman,
“scopiamocela!”
“ok,” ho detto.
“ok,” ha detto Baldy.
lei girava
per il parco
muovendosi
barcollando
era robusta ma
giovane.
bei seni
belle gambe,
ondeggiava sui
tacchi alti.
“adesso me la
faccio,” ha detto Baldy.
“adesso me la faccio!”
ha detto Norman.
poi lei ci ha visti
seduti sulla panchina.
“oh,” ha detto.
si è avvicinata
scrutandoci.
“oh, siete solo dei bravi
ragazzini...”
non ci è piaciuta quell’uscita.
“ti va di bere qualcosa,
piccola?” ha chiesto Norman.
“oh, no, ho giaà
bevuto troppo,
sto malissimo, ho
litigato con il mio ragazzo...”
ondeggiava
al chiaro di luna.
“che cos'ha lui che io non
ho?” ha chiesto
Norman.
“non fare il galletto!”
“vieni qui, piccola,
ho una cosa che voglio proprio
mostrarti,”
ha detto Baldy.
“me ne vado.” Ha
detto lei cominciando
ad allontanarsi.
Baldy si è alzato di scatto
(era mezzo sbronzo)
e l’ha
inseguita.
“ho qui qualcosa
per te, piccola!”
la donna a cominciato a
correre.
Baldy le correva
dietro.
quando ha tentato di
placcarla,
l’ha mancata, è rimbalzato
sul grosso
culo della donna ed è caduto
su
l'erba.
la donna è corsa
fino alla macchina,
l’ha messa in moto ed
è schizzata in fondo
alla strada.
Baldy è
tornato da noi.
“cazzo, che puttana!”
si è seduto con noi
sulla panchina,
ha preso la lattina di
birra e ha buttato giù
una bella sorsata.
“aveva voglia,
ne aveva una voglia
matta,” ha detto lui.
“hai palle,
Baldy,” ho detto.
“pensi che
tornerà?” ha chiesto
Norman.
“certo,” ha detto Baldy,
“vuole
questo uccellone
qui.”
credo che nessuno di
noi pensasse che sarebbe
tornata
ma siamo rimasti lì
a bere birra
e
ad aspettare.
eravamo tutti
vergini.
ma ci sentivamo
invincibili allora,
lì seduti a fumare
sigarette,
e a svuotare lattine di
birra.
più tardi saremmo andati
tutti a casa a
masturbarci,
pensando a quella
donna nel
parco,
baciando quella bocca al whisky,
con quelle gambe alte
al chiaro di luna,
mentre la fontana
del parco
zampillava
e i nostri genitori
dormivano nell'altra
stanza,
stanchi di tutto
quanto.
“Aprivi un libro e ti addormentavi, pura noia studiata a tavolino. Sembrava un maledetto imbroglio. Così ho pensato: schiudiamo e ripuliamo il verso – poter stendere un verso semplice come fosse una corda da bucato, e appenderci emozioni – humor e felicità – senza ingombri… le risate, le tragedie, il bus che passa con il rosso. Tutto…”
Charles Bukowski
È l’agosto del 1980 Fernanda Pivano incontra "Hank" nella sua casa di Marina del Rey, in California, Quello che importa è grattarmi sotto le ascelle è lo straordinario libro-intervista che racconta un Bukowski a tratti inedito. Crudo, come cruda è la realtà, prendo in prestito una frase di Murakami: “La realtà è dove se ti pungi con un ago ti esce del sangue rosso.” Semplice! E Bukowski si definiva “fotografo della realtà”, tra miserie e passioni…
Per Jane: con tutto l’amore che avevo, che non era abbastanza
raccolgo la gonna,
raccolgo le perline scintillanti
nere,
questa cosa che una volta si muoveva
attorno alla carne,
e do del bugiardo a Dio,
dico che qualsiasi cosa che si muoveva
così
o che sapeva
il mio nome
non dovrebbe mai morire
nel senso comune di morire,
e raccolgo
il suo bel
vestito,
tutta la sua bellezza andata,
e parlo a tutti gli dei,
dei ebraici, dei cristiani,
frammenti di cose che lampeggiano,
idoli, pillole, pane,
metri, rischi,
resa consapevole,
ratti nel sugo di due quasi impazziti
senza possibilità,
la conoscenza del colibrì, le possibilità del colibrì,
mi appoggio a questo,
mi appoggio a tutto questo
e riconosco
il suo vestito sul mio braccio
ma
loro non
me la ridaranno indietro.
dal sito Cinque Cose Belle qui
Charles Bukowski e Fernanda Pivano |
L'ho amata
“L’hai amata, vero?” Lui sospirò “Come posso risponderti? Lei era matta”
Sì passò la mano tra i capelli
“Dio se era tutta matta. Ogni giorno era una donna diversa. Una volta intraprendente, l’altra impacciata. Una volta esuberante, l’altra timida. Insicura e decisa. Dolce e arrogante. Era mille donne lei, ma il profumo era sempre lo stesso Inconfondibile. Era quella la mia unica certezza. Mi sorrideva sapeva di fregarmi con quel sorriso. Quando sorrideva io non capivo più nulla. Non sapevo più parlare ne pensare. Niente, zero. C’era all’improvviso solo lei. Era matta, tutta matta. A volte piangeva. Dicono che in quel caso le donne vogliono solo un abbraccio. Lei no. Lei si innervosiva.
Non so dove si trova adesso ma scommetto che è ancora alla ricerca di sogni.
Era matta tutta matta. Ma l’ ho amata da impazzire".
dal blog Bibliomatilda qui
Barbara Martin, Charles Bukowski e John Martin editore della Black Sparrow |
Bukowski ha sedici anni e frequenta la biblioteca di Los Angeles dove divora avidamente decine di libri. Ed è qui che finalmente scopre i suoi supereroi, che avrebbero rappresentato “la sua unica speranza e via d’uscita”: D.H. Lawrence, Dostoevskij, Turgenev, Gor’kij, A. Huxley, Sinclair Lewis, Ibsen, Shakespeare, Cechov, Jeffers, Thurber, Conrad Aiken e tutta “la banda” dei grandi…
Dopo che Bukowski viene sbattuto fuori di casa, si stabilisce in una catapecchia di compensato a Bunker Hill, omaggiando così un altro dei suoi miti letterari, John Fante…
Gli anni tribolati dei mille lavori degradanti, delle decine di lettere di rifiuto degli editori, delle nottate alcoliche sullo sgabello del bar concluse a suon di pugni nei vicoli sul retro, del ritorno a notte fonda alle squallide stanze ammobiliate e a quella fida bottiglia…
Simona Viciani, Giovani così non lo saremmo più stati
Bacio i tuoi poveri
seni come le mie mani raggiungono l'amore
in questo appartamento a buon mercato di Hollywood odore di
pane e gas e miseria.
da The Roominghouse Madrigals
Charles Bukowski |
Ero alla bancarotta, il governo era alla bancarotta, il mondo era alla bancarotta. Ma chi cazzo li aveva, i fottuti soldi?
Charles Bukowski
Una nota sulle masse
gli inferni privati resi pubblici
spesso confondono i lettori:
ci si chiede come questa
o quell’altra persona
possa sopportare e
continuare.
be’, un segreto c’è:
non aspettarti troppo
dal Genere Umano,
si è allenato
a esercitare odio
da secoli,
viene tramandato
raffinato e
perfezionato,
oh, sono diventati
molto bravi in questo –
il loro odio sboccia
con sempre più frequente
regolarità.
il nostro inferno pubblico crea un
inferno privato e
non c’è inferno
se non in
terra.
una volta accettata
questa premessa
sarai libero di
esistere
secondo le tue condizioni
e mai conoscerai
la solitudine
e la morte sarà poca
cosa.
considerati
benedetto
nell’oscurità.
da Giovani così non lo saremmo più stati
Passai accanto a duecento persone e non riuscii a vedere un solo essere umano.
Charles Bukowski
Barfly - Moscone da bar è un film del 1987, scritto da Charles Bukowski e diretto dal regista francese Barbet Schroeder. Il film, prodotto da Francis Ford Coppola e dallo stesso Barbet Schroeder, vede la partecipazione di Mickey Rourke nel ruolo di Henry Chinaski, alter ego di Bukowski, di Faye Dunaway e dello stesso scrittore in un cameo come cliente di un bar.
È stato presentato in concorso al 40º Festival di Cannes.
Il romanzo Hollywood, Hollywood!, dello stesso Bukowski, racconta tutti i problemi della realizzazione di questo film. (fonte Wikipedia)
Grazie per il video a Toudmen
La differenza tra l'arte e la vita è che l'arte è più sopportabile.
Charles Bukowski
#difendiamolapoesia #difendiamolefonti
- In apertura post, la panchina di Chinaski - beer and autumn thoughts - (una Corona per il Re dei derelitti), ALvisuAL Photography di Alvise Cappovin. Tra le sue collaborazioni quella con Chanokeburi qui, quando anche l'immagine si fa poesia.
- Le immagini in questo post sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio.
Bellissime, sporche, veritiere, urbane.
RispondiEliminaMoz-
In breve, Moz, vive ;)
EliminaNon avevo mai letto Bukovski. Certo non va per il sottile :)
RispondiEliminaLo stile elegante, le perifrasi... no! Diretto al sodo. Non mi dispiace affatto!
No, Patricia, niente giri di parole. Io lo definisco crudo, e la realtà va diritta al sodo, come hai scritto di lui. Spero sia solo l'inizio di una scoperta...
EliminaCome voglio bene, allo Zio Buk.
RispondiEliminaMa anche una grandissima come Fernanda Pivano, quanto mi manca!
Grazie per questo meraviglioso post.
Tra gli zii il mio debole è per lo Zio Scriba ;)
EliminaCome non voler bene agli scrittori veri e alla loro caparbia tenacia, nonostante le durezze e le privazioni.
Fu un gran periodo per la letteratura e la Pivano un ponte. Grazie, un abbraccio.
Ah, la sua prosa non mi fa impazzire, ma le sue poesie sono bellissime.
RispondiEliminaPensa, Silvia, che scoprii in contemporanea lui e Burroughs, fu amore a prima vista. Forse perchè mostravano un mondo o "un flusso di pensieri" che in molti fingono non esistere.
Eliminaun amico.
RispondiEliminaE gli amici, And, si sa, anche lontani, ci scaldano :*
EliminaCara Santa, un po volgare ma guardando a fondo le poesie meritano.
RispondiEliminaCiao e buon inizio della settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Hai detto una cosa meravigliosa Tomaso: "guardare a fondo". E tu sai farlo. Grazie!
EliminaUna serena settimana anche a te e un forte abbraccio.
Buongiorno, ho letto più volte, con calma, dopo tanti anni. Mi è piaciuto, mi ha fatto piacere, quello che mi colpisce non è il linguaggio un po volgare, ma la realistica descrizione della sua realtà e della condizione umana messa in poesia. Riprenderò a leggere qualcosa di Bukowski.
RispondiEliminaBrava Santa il post mi piace tanto e mi piace il tuo blog.
Grazie di cuore Alvise, emozionata per le tue parole.
EliminaMa soprattutto grazie per la "panchina", il tuo scatto ha unito la malinconia e la durezza dei sui versi. Una panchina per tornare a leggere Bukowski, di sicuro avrebbe apprezzato ;)
Un altro poeta che mi piace particolarmente.
RispondiEliminaNon poteva essere altrimenti, Daniele, diretto e implacabile come sai essere.
EliminaSanta! oh Santa, Charles è stupendo, meraviglioso, grandissimo. Doveva essere un tipo difficile di quelli che non ne trovi più, diretto e caustico anche come persona non solo come scrittore. Vivido mi viene in mente questo come aggettivo. Bellissimo. Basterebbe anche solo la citazione che apre il tuo post! Grazie!
RispondiEliminaAffinità... Nel leggere il tuo post, cara Bibliomatilda, non ho potuto fare a meno di condividerlo (le coincidenze). Così come condivido il tuo pensiero. Un altro degli autentici e la Pivano ha saputo raccontarlo. Anche se le sue poesie dicono già tutto. Grazie a te, ti abbraccio sempre.
EliminaUn poeta molto diretto e grandi versi.
RispondiEliminaSaluti a presto.
Quello che mi stupisce, Cavaliere, è che la verità e l'essere diretti crea sempre "sconcerto"... Un grande.
EliminaBuona settimana
Bukovki conosciuto sinora per interposta persona. Tu me lo hai ben presentato. Tipo tosto! Sottoscrivo la frase con cui inizi la presentazione, frase che penso spesso anch'io: "Tutti dobbiamo morire, tutti quanti, che circo! Non fosse che per questo dovremmo amarci tutti quanti e invece no, siamo schiacciati dalle banalità, siamo divorati dal nulla.» Grazie!
RispondiEliminaLe cose ovvie, cara Maria, sono sempre le più dure da comprendere. Chissà, magari a forza di ripeterlo, come per la goccia, riusciremo a comprenderlo. Spero che la presentazione sia l'inizio di una fruttuosa conoscenza.
EliminaSerena settimana.
Incredibile, impossibile, ma vero! Mi sono perso la puntata del poeta della domenica che più amo, che ho letto di più in assoluto. Un grande, il mio scrittore preferito, di lui leggerei anche i biglietti della spesa ...
RispondiEliminaPiù che della spesa, Alli, del bar (dici che avrebbe apprezzato la battuta?).
EliminaIl mio tempo, che oramai sembra ridotto a poche ore notturne, m'insegna che qui niente è perduto, tutto ci aspetta... E per fortuna! Così riesco a leggervi, nei momenti e nelle ore più impensate, quando mi è possibile :(
Buona settimana
Bukowski è uno dei poeti che ammiro di più, gli altri sono Ungaretti, Montale e Neruda. Diciamo che li amo. Ma mentre non mi è mai capitato di scrivere poesie alla Ungaretti, alla Montale e nemmeno alla Neruda, mi è venuto anche troppo bene scriverne tre o quattro alla Bukowski. Non devo neanche prendere una biro, tantomeno una tastiera, mi basta un mozzicone di matita e un pezzo di carta.
RispondiEliminaTu ti chiederai chi io sia. Ti ho conosciuta venendo ad ascoltare alla tua radio Daniele Verzetti il Rockpoeta, che è mio amico. Come incontrarti in un bar, tale e quale.Ciao.
Buongiono VIN, non occorre presentarti. Certo che ti conosco, abbiamo già chiacchierato e sono tra i tuoi follower del blog ;)
EliminaMi spiace solo di non riuscire a commentare, purtroppo il mio periodo è quello che è.
Come scriveva lui, Buk, "la poesia qualcosa vale, credetemi. Impedisce di impazzire del tutto.", e non serve certo un kit per scrittura, dici bene, basta una matita e un po' di carta, quello che serve è pensare (e di questi tempi è materia piuttosto scarsa :D ).
Mi piace questo incontrarsi al bar, pensa che una delle mie rubriche è proprio Webar ahahah, magari se il tempo mi concede un po' di respiro t'inviterò al Webar a raccontarci un po' di cose ;)
Vedo che "amiamo" molti poeti in comune...
Oggi per la domenica del poeta stavo proprio pensando a Ungaretti, ma visto che è ancora novembre ho omaggiato Pasolini...
Grazie VIN e approfitto per augurarti buona domenica.