Qualche giorno fa sono stata a Cosenza per il primo incontro di Rete Innovazione
Sud (per vivere in un luogo lo devi conoscere, ed è quello che sto cercando di
fare; per sopravvivere basta il sentito dire!), ci sono arrivata grazie al
fortunato incontro con i giovani di Pensando Meridiano qui
Cornice meravigliosa, la Villa Rendano della Fondazione Giuliani qui,
ma ad appassionarmi sono state soprattutto le persone, e di riflesso anche i
gruppi e le associazioni, intervenute per dare vita ad un progetto di
cambiamento che parta dal basso, creando legami e sviluppando competenze da
condividere per “rigenerare” il territorio.
La professoressa Consuelo Nava durante l'intervento a Rete Innovazione Sud |
Partendo o meglio passando per il concetto di “innovazione sociale”, a cui fa riferimento la professoressa Consuelo
Nava (UniRc), nel suo intervento, si
dovrebbe arrivare ad un nuovo “urbanesimo” fatto di capacità e di “azioni”, mi
piace, ad esempio, la sua immagine di città-laboratorio.
Sarà perché sta arrivando il natale, i carrelli sulla griglia di
partenza in attesa dello sparo, io per rigetto penso al film Elf- Un elfo di nome Buddy con Will Ferrell, lo ricordate?, ricordate la
città laboratorio di Babbo natale con tutti gli elfi che costruiscono, progettano,
riparano giocattoli? Che bella sarebbe una città così “laboriosamente felice”, anche
se dovessi avere le orecchie a punta (magariiii, penso a mr. Spock o Legolas di Arda). Mi
perdonerà la professoressa Nava questa “divagazione”, ritornerò sull’argomento
e non a cavallo di una renna (ma solo perché non fa parte del nostro
ecosistema, soffrirebbe il clima “cementizio”)
Ne ri-parlerò, non ora, adesso voglio ri-proporvi un mio post pubblicato
esattamente nel dicembre dello scorso anno su La Bottega del Barbieri qui
Lo “ripesco” dopo un altro degli interventi all’incontro di Rete
Innovazione Sud, quello del professore Riccardo Barbieri (Unical) che, tra gli altri argomenti, ha
rimarcato con veemenza i dati dell’Ocse
(L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) che collocano l’Italia
all’ultimo posto, nella classifica dei 34 Paesi più industrializzati del mondo,
per numero di giovani laureati e sempre fanalino di coda per soldi investiti
nell’università.
Il pezzo consideratelo pure non pertinente, tuttavia chi mi conosce sa quanto la parola “ignoranza” mi terrorizzi. Ignoranza come: non-cultura, non-educazione, non-conoscenza, non-formazione ecc. ecc.
Prendetelo come uno spunto di riflessione. Buona lettura o rilettura.
P.s. «Per le feste, se proprio dovete, regalate cultura. Se non dovete,
fatelo tutto l’anno!»
«Cari amici buonasera. Eccoci nuovamente insieme per imparare a leggere
e scrivere…». Erano gli anni ’60: cartelle di cuoio o libri portati a mano, tanto analfabetismo ma voglia
grande di emancipazione attraverso la scuola. Il maestro Alberto Manzi salutava
così gli italiani dagli studi della Rai.
Come «buona maestra» la tv: dal 15 novembre 1960, data d’inizio della
trasmissione «Non è mai troppo tardi. Corso di istruzione popolare per il
recupero dell’adulto analfabeta».
La Rai – con il sostegno del ministero della Pubblica
Istruzione – entrava nelle case italiane (e nei gruppi di ascolto appositamente
organizzati) affidando a Manzi il compito di insegnare a leggere e scrivere
agli italiani che oramai avevano passato da un pezzo l’età scolare. Gli
analfabeti censiti in Italia fra gli anni ‘50 e ‘60 erano più di 13 milioni e
l’iniziativa – una grande iniziativa – consentì a più di 1 milione di italiani
di prendere la licenza elementare.
A 40 anni di distanza dalle lezioni di Alberto Manzi una
notizia: «Un terzo degli italiani adulti ha difficoltà di lettura, di scrittura
e di conteggio, ed è quindi praticamente analfabeta. Un altro terzo supera
queste difficoltà, ma non procede oltre nei livelli di alfabetismo, e quindi si
trova in una situazione che psicologi e sociologi definiscono eufemisticamente
a rischio, mentre la realtà è molto più cruda»; così nel 2000 l’Ocse
(Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) nella seconda
ricerca internazionale – la prima a cui partecipa l’Italia – sulle competenze
alfabetiche della popolazione adulta; la potete rintracciare anche
nell’archivio “Edscuola”.
Secondo i dati pubblicati nel 2005 dall’Unla, cioè
l’Unione nazionale per la lotta all’analfabetismo, e basati sul censimento del 2001,
fra i cittadini italiani sopra i 6 anni quasi 6 milioni erano privi di titolo
di studio o analfabeti. I dati Ocse vengono riconfermati anche nel 2013: un
terzo della popolazione riesce a leggere a fatica un testo e di questo non ha
capacità d’interpretazione; la situazione si ripete in presenza di calcoli,
grafici o tabelle.
Sempre nel 2013 – stando a un’analisi del blogger Vincenzo
“Vincos” Cosenza – sarebbero «24 milioni gli utenti attivi al mese» su Facebook
e «sono 15 milioni coloro che, almeno una volta al mese, lo usano da un tablet
o uno smartphone, mentre 10 milioni accedono quotidianamente».
Notizia che
farebbe pensare a un Paese dove se da un lato esiste un numero non indifferente
di gente che non sa né leggere e né scrivere, dall’altro ci si trova di fronte
a una fetta enorme di popolazione fortemente “informatizzata”.
Ma l’Ocse anche
qui ha numeri sconfortanti: «metà della popolazione italiana non possiede
neanche il computer e per chi ce l’ha il suo utilizzo è spesso limitatissimo e
anche sbagliato… è la fascia over 45 a destare maggiore preoccupazione».
Si
legge sulla “tech.fanpage” che definisce l’Italia «il Paese di Gogol»: lo
scrittore russo c’entra ben poco – magari il Gogol’ satirico avrebbe qualcosa
da dire se potesse parlare – si tratta solamente della storpiatura di Google;
meglio comunque non fare una ricerca su quanti conoscono Gogol’ … Perché fra
quelli che sanno leggere si legge anche poco.
Tutto questo farebbe supporre che siamo un popolo di
“guardoni”, come da bambini quando la parola ci era sconosciuta e il piacere e
la curiosità stava tutta nel guardare le figure. Un popolo di curiosoni che
poco sa interagire con “la macchina” e i suoi strumenti. Molto spesso – anche
se questo non ne fa un dato, si tratta di un’esperienza personale – sento dire:
«sono iscritta/o a Fb, ma non partecipo, non so usarlo bene» e sottovoce
qualcuno confida di «avere grosse difficoltà nello scrivere».
Per non parlare
di tutta una serie di strumenti pressoché sconosciuti: dalla ricerca sui
motori, passando per il download di dati, alla registrazione di un account di
posta, alla condivisione di documenti. Tutto sembra ridursi alla voglia di
vedere: il 59% utilizza la ricerca per immagini, la percentuale maggiore va
alla ricerca di prodotti turistici, di telefonia e di abbigliamento; i libri e
le riviste restano fanalino di coda.
E non dimentichiamo le vere e proprie
roccaforti di utilizzo, che sfociano sempre più spesso nella “dipendenza”. In
cima alla classifica l’utilizzo cibersessuale, con la ricerca di materiale
pornografico e l’iscrizione ai vari siti d’incontri, dove si è scoperto che una
grossa percentuale di iscritti nella messaggistica usa il tasto “copia e
incolla” (non sapranno scrivere ma almeno sanno usare un comando. Magra
consolazione!!). Segue la ciber-relazionale, dove un “amico” on line sostituisce
le relazioni reali, l’individuo si fa social e la rete diventa mito. Tutti su
Fb allora e, secondo un’altra indagine, che anche nei siti cosiddetti social
un’alta percentuale è alla ricerca di un “adulterio” virtuale (qualcuno disse
che “il sesso è la droga dei poveri” e non solo; e in effetti è un mercato che
non subisce flessioni) e si chiude con i giochi in rete, altro flagello
sociale.
Un quadro abbastanza impietoso sul nostro rapporto con l’informatica
e la comunicazione lo presenta «L’ annuario di Scienza, tecnologia e società
2014» del centro studi Observa Science in Society, a cura di Massimiano Bucchi,
dell’università di Trento, e di Barbara Saracino, dell’università di Firenze.
L’«Annuario», che in questa edizione si è arricchito di uno studio delle
tendenze e degli orientamenti degli italiani nei confronti dell’innovazione e
della scienza, riconferma i dati dell’Ocse, come riporta anche la rubrica
Tecnologia del quotidiano «la Repubblica» on line: «37 italiani su 100 sono
completamente tagliati fuori dalle tecnologie digitali»; la fascia dei «più
maturi» non sembra alfabetizzata a sufficienza per utilizzare la rete al meglio
delle possibilità; le donne sono più lontane dalle nuove tecnologie e «hanno un
accesso inferiore al mondo del lavoro dove tipicamente si usano internet e pc,
sia per il tipo di attività svolta, spesso lontana dalle tecnologie digitali».
Barbara Saracino, curatrice del volume, rimarca che «bisognerebbe spingere il
nostro Paese verso una vera cultura scientifica» anche se – sempre secondo il
rapporto – in Italia i ricercatori non solo sono pochi, ma in media sono anche
fra i più anziani in Europa.
In compenso «l’Annuario» ci tranquillizza sull’uso della tv:
«le ore medie di consumo televisivo giornaliero, sono passate rispetto alla
precedente edizione da 3,8 a 4,2, il quinto dato tra i Paesi Ocse». Viva!
Perché sul «Profilo di Rai Educational» si legge: «Nello stesso tempo, grazie
soprattutto ai programmi d’intrattenimento (film, soap opera, varietà e quiz
vari) la televisione svolge una massiccia azione pedagogica, soprattutto con i
programmi d’evasione che veicolano a grandi masse valori, modelli di
comportamento e paradigmi interpretativi della realtà. Né potrebbe essere
altrimenti per un medium così autoritario – e quindi autorevole – che si
rivolge da un solo punto a milioni di persone e che, ancor più di un maestro
severo, non accetta repliche. In conclusione, possiamo affermare che la
televisione è uno straordinario strumento educativo (o diseducativo) che
influenza enormemente i comportamenti e lo stile di vita delle persone, ma è
pressoché inefficace come mezzo per trasmettere conoscenze approfondite. La
televisione educa ma non istruisce».
A ribaltare quest’affermazione, il recente accordo siglato
fra la Rai e Confindustria Digitale per sviluppare una serie di iniziative per
far conoscere agli italiani «l’uso e i benefici che le tecnologie e i servizi
digitali apportano alla vita quotidiana». Riconosciuta oramai la portata che ha
assunto in Italia l’analfabetismo digitale, con la mancanza di accesso alla
rete, la mancanza di conoscenze nell’uso degli strumenti di base (come
compilare un modulo o “fare acquisti sui portali e-commerce” o ancora “pagare
un bonifico”) la Rai – proprio come negli anni ’60 – ci riprova con
l’alfabetizzazione stavolta informatica. Il nome del progetto è infatti «Rai
per l’alfabetizzazione digitale: Maestro Manzi 2.0».
A fronte di dati più che allarmanti – l’analfabetismo,
coloro che non sanno né leggere e né scrivere, o quanto meno non sono in grado
di interpretare quello che leggono, e l’alta percentuale dei “senza lavoro”,
coloro che non sono o non saranno in grado di “acquistare e pagare bonifici”,
per non parlare di accedere alla rete, che ha un costo, così come i costi più
alti in Europa li abbiamo sul materiale tecnologico, dalla telefonia ai tablet,
ai pc – viene da chiedersi se non sarebbe anche il caso di siglare un
protocollo di “alfabetizzazione civica”. Perché un Paese è soprattutto di chi
lo conosce veramente, di chi sa leggere e dunque comprende pienamente quello
che si scrive e soprattutto ha la capacità di interpretare quello che viene
scritto. Un Paese è di chi non fa un uso “meccanico” di qualsiasi strumento,
piegato il più delle volte alle leggi del mercato, ma ne coglie il significato
e la portata: e solo allora diventa in grado di interagire per una vera
crescita sociale.
Altrimenti di digitale, ci resta la “purpurea” (pianta del genere digitalis), che se presa
in dosi massicce alla fine, come per tutte le cose “buone”, può diventare letale.
- Le immagini in questo post sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio
- Per le immagini Rete Innovazione Sud cortesia Pensando Meridiano ph Alessia Palermiti ed Emanuela Dotta a cui va il mio grazie
Complimenti per il post molto interessante, purtroppo in Italia s'investe poco per la scuola e la cultura in generale e senza questi ingredienti, il futuro è meno roseo.
RispondiEliminaSaluti a presto.
Mi fa piacere, occorre richiamare l'attenzione. Spero ci renderemo presto conto che stiamo tenendo in piedi un modello insostenibile.
EliminaTi auguro una buona giornata.
Dati preoccupanti, che in parte già sapevamo (però a leggerti, si capisce ben analizzati, e calati nella realtà, non solo nude cifre). Quello che mi domando sempre, quando leggo questi dati sul nostro belpaese: e negli altri paesi?
RispondiEliminaPer i dati Ocse sul tasso di laurea ho inserito un'immagine sul post che potrebbe darti un'idea generale, la Germania ci precede ad esempio, anche su quanto s'investe in istruzione. (io direi come s'investe...)
EliminaSecondo i dati Unesco le percentuali più alte di analfabeti si trovano in India e in Cina. Le statistiche vanno sempre lette con attenzione
e dove possibile confrontarle. Tra i dati reali e quelli sulla carta in molti casi la realtà supera ogni immaginazione :(
Buon fine settimana Alli
Grazie Santa, vedo che sei tornata alla grande :-)
RispondiEliminaCerto, l'argomento è deprimente, anche se non nuovo. Sentissi cosa dicono gli addetti ai lavori della case editrici :-(
Ahimè solo "grande" Silvia, come "Vorrei tornar bimbino
Eliminada tutti carezzato... evviva l'alluminio" :D
Un po' di Petrolini per tirarci su. Per ora sono tornata a singhiozzo sigh...
Immagino, e anche senza eccessiva fatica, il materiale che viene spedito agli editori.
Facendo invece autocritica avrei bisogno di fare un corso intensivo di punteggiatura,immediato! Grammatica, morfologia, sintassi
Devo tornare a scuola, ma forse non è la scelta migliore di questi tempi :(
Buon fine settimana :**
Ottimo post, cara Santa: sei davvero tornata alla grande, come sottolinea Silvia! Con riflessioni in sintonia con il saggio che ho sul comodino: Lumpen Italia Il trionfo del sottoproletariato cognitivo. Un abbraccio affettuoso.
RispondiEliminaSiamo davvero in un "tragicomico inferno" Maria, ha ragione Miccione! Un popolo di ignoranti dove "i politici" sguazzano felici... per fortuna esiste anche l'altra faccia ;)
EliminaUn bacio grande e un fine settimana sereno :**
ne parlo spesso con mia sorella che mi racconta delle sue esperienze nelle scuole dove va per tenere qualche lezione sull'Egitto e sull'archeologia. Si è accorta che col trascorrere degli anni ha dovuto abbassare il suo italiano per essere compresa dagli studenti. Dagli stranieri che ancora non conoscono bene l'italiano ci sta ma dagli italiani molto molto meno. Davvero preoccupante.
RispondiEliminaPotrebbe sembrare la solita campagna allarmista, invece sono dati del nostro paese, alla deriva anche sull'alfabetizzazione e tu sua sorella, purtroppo, non fa che confermarlo. In parole povere si studia poco o male... in compenso adoriamo le "immaginette";)
EliminaBuona domenica And
Potrebbe sembrare la solita campagna allarmista, invece sono dati del nostro paese, alla deriva anche sull'alfabetizzazione e tu sua sorella, purtroppo, non fa che confermarlo. In parole povere si studia poco o male... in compenso adoriamo le "immaginette";)
EliminaBuona domenica And
Santa! Oh, ciao! Ma che bello sentirti! ;-) Alla mia postazione da dilettante di tutto (magari!)mi complimento con te per l'argomento scelto e affrontato con la solita tua perizia :-) Proviamo la medesima sensazione di fronte all'ignoranza. E provo un simile orrore nel leggere i dati sul grado di istruzione e di abilità di lettura e scrittura del popolo italiano. Posso assistere al fenomeno giornalmente :-(, persino sentendo parlare alcuni, molti, politici in tv!! ed è bello sapere che stai vivendo una nuova dimensione in un'antica dimora. Baci
RispondiEliminaBuongiorno Matilda grazie, quello che stai facendo tu è davvero bello aprendo le tue porte all'arte. Virgilio diceva che l'arte rivela ai cuori quel che nessuna scienza può rivelare alle menti, magari dovremmo tutti andare a lezioni d'arte per comprendere la necessità "d'istruirci". Abbraccio :***
Elimina...dopo vengo a leggermi "le ultime dalla città" http://bibliomatilda.blogspot.it/2015/12/sabato-12-dicembre-2015-azuni-batte-eton.html
Quanta verità nel tuo post cara Santa e quanto è veramente deprimente constatarla questa verità che aleggia in ogni campo e in ogni età...Che fare? Ci sarà un miglioramento..? Sai che sono molto ma molto scettica...
RispondiEliminaBacio deliziosa creatura...
Speriamo solo tutto questo c'insegni qualcosa, non credo andremo avanti per molto se si continua così. Forse 50 anni, un po' di più o un po' di meno, ma sicuramente il bubbone esploderà. Tutto dipende da come abbiamo appreso "la lezione", continuando sulla strada dell'analfabetismo la vedo dura.
EliminaNoi perseveriamo lanciando sassolini ;) Buona domenica Nella. Baci :**