mercoledì 23 dicembre 2015

CHIUDI E VAI! – Viaggi calabresi di un capotreno esistenziale (il diario di Antonio Calabrò)


Antonio Calabrò incontra l'ultracentenario Vincenzo Scali durante uno dei suo viaggi in treno 

«Mai preso caffè e mai fumato sigarette. Solo adesso, da qualche tempo, al mattino, un goccio appena di caffè. E poi abbondante latte, con un biscottino, a volte.  “Mi vedete pancia, voi ?” mi chiede.
“Mangiare poco e camminare assai. E il vino solo adesso, dopo i novant’anni. Mezza tazzina dopo dei pasti. Così, per la circolazione. Ma camminare , camminare assai.” Ed è vero. Mi raccontano di una sua recente camminata chilometrica, dopo aver perso il treno. »

A parlare è il signor Vincenzo Scali, 103 anni, a raccontare è il signor Antonio Calabrò, capotreno. La chiacchierata credo sia avvenuta nel 2013, oggi il signor Scali ha compiuto i 105 anni e il signor Calabrò ha pubblicato CHIUDI E VAI! – Viaggi calabresi di un capotreno esistenziale (Disoblio Edizioni), non si può certo dire che non ne abbiano fatta di strada.


Io invece di strada ne ho dovuta percorrere davvero poca. Se, come diceva Pessoa, “i viaggi sono i viaggiatori” vi assicuro che sto viaggiando parecchio restando comodamente seduta alla stazione.
La stazione è quella di Santa Caterina, ricordate la stazione FS R.C. S. Caterina, dove S. sta sempre per Santa (profetico), vi ho raccontato il mio incontro con il nuovo romanzo di Gioacchino Criaco Il saltozoppo qui




Stavolta il treno l’ho preso, quello di Antonio Calabrò, il fanciullo che vuole ficcare gli occhi nell’esistenza. 
CHIUDI E VAI! non è un libro, si lo è dal punto di vista editoriale, è confezionato come un libro, fogli stampati e numerati, capitoli ordinati per stagioni, per mesi, copertina, quarta di copertina ecc. ecc.  È un diario, il diario di un capotreno, non mi sarei stupita di trovarmi di fronte appunti, fogli, ritagli, foto, oggetti, rilegati per non perdere neanche un pezzo del suo viaggio, ma lasciati intatti nel loro momento.

Amanti, prostitute, albe, pendolari, caffè, colleghi, veglie, freddo, cani, poveri, caldo, sudore, persone… Per conoscere questi luoghi si ha bisogno di capire, guardare, osservare, parlarci anche, alle persone intendo, anche se a volte si parla finanche alle cose e non è detto che non serva.


Daniela Mazzeo, Antonio Calabrò, Saso Bellantone, Giulia Polito


In mezzo a un’esistenza fatta di consumi e di lavoro, il capotreno Antonio Calabrò, esistenziale, riflette sugli incontri … “anche se si è in galleria o se il sole brucia nel primo pomeriggio di settembre, nella stazione di Rosarno, crocevia dei popoli dell’era moderna”.

Anche la presentazione è stata quella di un libro: introduzione di Marco Mauro, la regia di Marco Strati, la conduzione della serata di Daniela Mazzeo, perfetta ed entusiasta padrona di casa; la giornalista e blogger Giulia Polito, arrivata per la presentazione da Milano,  dove collabora con la sezione Sociale del Corriere della Sera, si vede lontano un miglio che ne hanno fatti di viaggi insieme; l’editore Salvatore “Saso” Bellantone, per la casa editrice Disoblìo qui, che racconta degli appostamenti di Antonio Calabrò e della Calabria che sta sul suo treno. Solo salendoci sopra, percorrendo i chilometri di ferrovia che l’attraversano, si può conoscere il destino di questa gente.


L'editore Saso Bellantone e la giornalista Giulia Polito

Un destino a cui Antonio Calabrò ha tolto la parola speranza, l’ha abolita dal suo vocabolario, lo dice ad alta voce, lo schermo proietta come una eco le frasi. Perché “Ciò che conta sono soli i progetti”. Altrimenti “La pagheremo cara. La pagheremo tutta” (lo scrive a proposito degli “ultimi”, quelli che “puzzano”, che “non hanno nulla di gradevole”, i poveri), una frase “multitasking”, per usare un termine tanto gettonato quanto a volte idiota,  una frase con cui volenti o nolenti, se andiamo avanti di questo passo, dovremo fare amaramente i conti.

C’è la commedia umana, i tipi umani, l’alba sullo Jonio, i matti, la gente strana, le prostitute, ci sono pescatori, elettricisti, “fungiari” (Esperti in funghi), notti, Sarda Masculina, L’uomo-che-parla-ai-colombi. Passeggeri e “ferrovieri” sono il racconto CHIUDI E VAI! – Viaggi calabresi di un capotreno esistenziale, s’incrociano, si confondono, in questo strano scompartimento dove mi trovo seduta.


La conduttrice Daniela Mazzeo e il capotreno "esistenziale" Antonio Calabrò

Non riusciranno a convincermi, stiamo viaggiando e non so nemmeno il numero della carrozza, magari NCC-1701 (se qualcuno si azzarda a ridere non scrivo più! Vi piacerebbe eh?!) aspetto la voce fuori campo: 
“Eccovi i viaggi del capotreno Calabrò, durante la sua missione quinquennale diretta all’esplorazione di strani mondi, alla scoperta di nuove forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare là, dove nessun uomo è mai giunto prima.”


Magari a Brancaleone o Rosarno o Gioia Tauro o la stazione Lido o Melito o… direte a questo punto: mica è fantascienza questa?! Vi assicuro qui a volte la fantascienza viene di gran lunga superata, sarà la velocità  Warp di questi treni o… vabbe' basta! Chiudi e vai! Direbbe il nostro capotreno esistenziale o direbbe: Calabria, ultima frontiera!







  • Le immagini in questo post sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio.


  • 14 commenti :

    1. uh, che belli i treni, quelli lenti, con tutte le fermate. e che belli i treni notturni. tipo quelli da milano a roma tiburtina. quanti incontri. quante sigarette di nascosto o alla luce della luna.

      RispondiElimina
      Risposte
      1. I locali sono come quelli che descrivi, il libro è la raccolta di questi incontri e il paesaggio che si attraversa. Muta come mutano le persone ;)

        Elimina
    2. Grazie per questa recensione che ha il sapore della strada e della vita. Complimenti ad Antonio Calabrò, sia come scrittore che capotreno. Un abbraccio e Buon Natale a te!

      RispondiElimina
      Risposte
      1. Gli farà sicuramente piacere il tuo commento. È un uomo pieno di entusiasmo e umanità. Serene feste anche a te e ai tuoi cari. Un abbraccio Maria.

        Elimina
    3. mi piace che ci racconti della Calabria, ai più sconosciuta, in questa veste colta eppure familiare e senza snobismi.Perchè la Calabria non è solo un luogo di mare...io che per qualche tempo, ho attraversato questa terra, su quei lunghi treni che partivano dal nord, con tante famiglie, ragazzi, che tornavano " a casa" per le vacanze estive, ho con me nel cuore una variegata umanità e nomi e paesi che mi mancano da tanto.Spero di ritrovarle queste cose, nel libro che presenti.
      bel post, come sempre :***

      RispondiElimina
      Risposte
      1. Ricordi Silvia la frase di T. S. Eliot: ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta?
        Ecco! per me, potrà sembrarti strano, è come conoscere questi luoghi per la prima volta. Dopo tanti anni si "disimparano". Anche questo viaggio con Antonio Calabrò è un modo per riconoscere la gente e i paesaggi di questa terra. Sto un po' raccontando le mie scoperte, una sorta di continua prima volta ;)
        Grazie, è bello che ti siano arrivate le mie emozioni (alla fine è quello che cerco di fare)

        Elimina
    4. Ricordo uno dei miei innumerevoli viaggi nella Calabria "Saudita" (come la chiamava scherzosamente il mio papà) in cui il treno, a pochi chilometri dalla stazione d'arrivo, si arrestò. Restammo al buio, senza aria condizionata e con le porte serrate, perché per un guasto non arrivava più l'energia elettrica. Fortuna che tutto si risolse nel giro di un'ora, prima che il panico, serpeggiante, ci sopraffacesse... Appendice "horror" a parte, questo libro pare intrigante: quale ambiente, meglio di un vagone ferroviario, può restituirci la nostra umanità? Grazie per l'ottima recensione, Santa, e buon Natale di cuore, da estendere ai tuoi cari. Un abbraccio!

      RispondiElimina
      Risposte
      1. Ahahah "la mia calafrica", come la chiamo io. È un libro sull'umanità, il razzismo, la solidarietà non da "letteratura", reale, dal basso direbbero gli opinionisti. quel "basso" che sono poi le persone che viaggiano quotidianamente sui treni.
        Anche nel libro ci sono treni che si arrestano ;)
        Grazie Doc, ricambio con tanto affetto. Ti auguro feste che sanno davvero di buono. Baci :**

        Elimina
    5. Pensa che bello sarebbe, fare un giro d'Italia sui treni delle linee locali...

      RispondiElimina
      Risposte
      1. Io mi prenoto, magari con una guida come Antonio Calabrò per ogni linea... faremmo delle conoscenze straordinarie e ne usciremmo carichi di entusiasmo :**

        Elimina
    6. Che spaccato meraviglioso di vita vissuta, sofferta, consumata, resa partecipe dal lavoro, ma anche dal sentimento dal cuore dalla passione e dalla cosa più importante "la partecipazione"..
      Bello davvero, bello come te , perchè sei bella Santa mia..
      Ti stringo forte!

      RispondiElimina
      Risposte
      1. I treni, soprattutto i locali, sanno raccontare grandi storie. Questo libro è un po' il diario dell'esistenza, di un'umanità in cammino, come noi cara Nella...
        che belle parole, fanno bene al cuore. Grazie, baci e abbracci per tutti i viaggi a venire (ci sostengono) :**

        Elimina
      2. Vero Santa mia, molto spesso ci aiutano..ti voglio bene ..un soave bacio della buona notte!

        Elimina
    7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      RispondiElimina

    Torna su