<Sembra? È, io non so di “sembra”… Cose che l’uomo può fingere di
queste diciamo “sembrano”…>, sono le parole di Amleto dopo l’apparizione
dello spettro paterno. Al MEF l’artista Liu Bolin si abbandona ai pennelli,
immobile come una tela, solo per qualche istante si scorge l’occhio attento e
vivace. Eccolo dentro l’obiettivo: sembra sparito! Sembra o è? Inghiottito
dalla “Rossa” di Maranello o confuso con essa?
Il minuzioso e preciso body painting e il gioco prospettico lo inseriscono, fondendolo, con l’oggetto. Mimetismo e identità, l’uomo invisibile si oggettivizza , l’altro da noi è finalmente in noi e Liu Bolin costruisce questa nuova identità, non come estraneamento, ma percezione forse di ciò che abbiamo e stiamo perdendo. Un concetto che si coglie più a fondo nella performance più famosa Hiding in New York (nascosto per New York).
Il minuzioso e preciso body painting e il gioco prospettico lo inseriscono, fondendolo, con l’oggetto. Mimetismo e identità, l’uomo invisibile si oggettivizza , l’altro da noi è finalmente in noi e Liu Bolin costruisce questa nuova identità, non come estraneamento, ma percezione forse di ciò che abbiamo e stiamo perdendo. Un concetto che si coglie più a fondo nella performance più famosa Hiding in New York (nascosto per New York).
Come ne “L’uomo invisibile” di Wells, questo artista riesce a farci
riflettere sulla nostra condizione. La superbia di padroneggiare la materia, di
piegarla ai nostri bisogni, l’etica di una pantomima di collettività, di
pluralità che disconosce, umiliando l’individuo e la diversità, tutto ciò che
non rientra nel “senso comune” delle cose. Ne “L’uomo invisibile” la diversità va annientata. Questo artista ci
mette in guardia, ci indica una prospettiva diversa. Quanti di noi hanno, al
meno una volta nella loro vita, sognato di confondersi, camuffarsi, sparire per
“spiare”, sfuggire, controllare o annullarsi perché, come sostiene Liu Bolin in
un’intervista, hanno perso la capacità di proteggersi, hanno cancellato i loro
istinti animali, convinti di costruire distruggono, convinti di vivere hanno
dimenticato l’istinto della sopravvivenza. Convinti della necessità di “spiare”
l’altro, dimenticano di chiedersi chi sono, chi è l’altro mortificando la
capacità di generare valori. Puntiamo gli occhi sull’uomo invisibile per
guardare attraverso, una finestra sulla vita per riprendere possesso della
nostra identità perduta, per smettere una buona volta di “sembrare” uomini.
Scatti rubati.
Bolin painting |
La tavolozza |
Dipingersi per scomparire: cosa c'è di più paradossale? L'inventiva umana è davvero infinita e sorprendente...
RispondiEliminaBuongiorno Doc! Resta comunque interessante lo spunto del mimetismo, per una più ampia riflessione sul nostro istinto di sopravvivenza.
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