Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.
Canto XXVI Inferno, Dante Alighieri
Spinta da alcuni fatti di cronaca a gennaio scrissi un post
sulla necessità della matematica, se lo avete letto vi sarà chiaro questo mio “bisogno”,
in caso contrario vi rimando al post A Satana se permettete preferisco la Matematica.
I commenti al post hanno rafforzato ancora di più la mia convinzione
che la rottura avvenuta nel corso del tempo tra cultura umanistica e scientifica ha prodotto
solo danni.
Aggiungete a questo fenomeno anche il passaggio dalla comunicazione
di massa alla massa di comunicazione che non punta più sull’informazione, bensì
sulla “narrazione” e il danno è amplificato. Qualsiasi messaggio, politico,
sociale ecc. sembra pensato e diretto come uno spot pubblicitario dove s’intrecciano
miti e finzioni caricati di autenticità, non ha importanza se ciò che viene
detto sia vero, l’importante che sia creativo, forte e unisca le “leggende” del
nostro quotidiano.
La cultura è morta, gli intellettuali che dovrebbero essere
parte attiva e continua della vita politica (nel suo significato più ampio e
alto) sono meteore, la scuola e la ricerca sempre più affossati tra tagli e
scartoffie; a guidare il sempre più mediocre senso della vita restano i media e
i metamedium che si fanno palco di chi è più bravo a “raccontarla” facendo leva
sull’ordinarietà di un quotidiano “cotto e mangiato”.
Che la cultura umanistica e scientifica si siano separate
forse ha avuto il suo peso in questo quadro di profonda arretratezza che qualche
burocrate chiama progresso e qualche ragioniere chiama benessere, quando ho
scritto il post pensavo proprio a questo, ho preso a prestito la matematica
perché, erroneamente chiusa nel suo ambito scolastico di sterile calcolo, usa strumenti che hanno a che fare con il
ragionamento, con il pensiero, alla sua base c’è la logica, la deduzione, la
dimostrazione, tutti elementi che sembrano esserci sfuggiti di mano, non si
ragiona più, manca il semplice buon senso e non pretendiamo neanche la
dimostrazione di ciò che a mezzo slogan ci viene rifilato come indubitabile SENZA
CERCARE DI CAPIRE.
In un mondo dove tutti “parlano” e il “pensiero” sembra sfumato
(altro che: Pensa prima di parlare, anzi per citare una battuta di Camilleri:
Pensa prima di pensare), tornare all’Accademia di Atene sarebbe un inizio, magari studiare la matematica pura e applicata
per preparare lo studio della filosofia potrebbe dare corso ad una nuova
Cultura che non si regga sulla superficialità, che non sia dettata dagli Influencer
che in ragione del loro carisma spingono la gente a comprare, che non si fondi
sul concetto di consumismo e ricchezza, ma di conoscenza, perché a viver come
bruti ci siamo arrivati; magari si tornerebbe a preparare politici e intellettuali, magari…
Scuola di Atene, Raffaello 1509-1511 (Musei Vaticani) |
A parte la mia provocazione con l’Accademia di Atene credo
che il recupero di un cammino congiunto tra cultura umanistica e scientifica
potrebbe farci riappropriare dell’importanza, per ogni progresso, della
conoscenza e dalla capacità di analisi che sembra abbiamo completamente perso.
Dall’11 al 14 aprile anche quest’anno si terrà a Foligno la
IX edizione della Festa di Scienza e Filosofia che avrà come titolo “Evocare il
mondo”, scienziati e filosofi s’incontrano, dibattono e si confrontano per dare
possibili soluzioni ai problemi. Oggi è stata la giornata internazionale del
risparmio energetico M’illumino di meno, per riflettere sul tema dello spreco
energetico e sul consumo intelligente di energia, spero che per la Festa di
Scienza e Filosofia valga il contrario e M’illumino di più.
Vi lascio alla lettura di questo articolo di Francesca
Pappafava:
Cultura scientifica e umanistica: un equivoco intellettuale?
“A chi non sa risolvere un integrale o non domina alcuna
tecnica sperimentale oggi non dovrebbe più venir concesso di parlare di
questioni psicologiche”: in questa frase, del citato Robert Musil si ricorda il
rapporto tra le scienze e le discipline umanistiche, che è stato
importantissimo nel corso del Novecento.
Infatti agli inizi del secolo scorso vi furono dei progressi
rapidissimi nel campo scientifico, che hanno aperto negli anni successivi una
divaricazione tra cultura umanistica e scientifica, in quanto ciò di cui si
occupava la scienza era di scarsa comprensione per gli umanisti, e viceversa.
Alla fine degli anni ’50 lo scienziato Charles Percy Snow,
convinto che la cultura sia una sola, si rende conto della divisione che sta
avvenendo tra cultura scientifico-tecnologica e cultura umanistica, perciò
inizia ad immaginare i salotti inglesi divisi in due. Da una parte gli
scienziati che, chissà perchè, non hanno mai letto Dickens, e dell’altra parte
gli umanisti che, cosa più plausibile, non conoscono la seconda legge della
termodinamica.
Gli scienziati hanno per natura il futuro nel sangue; gli
umanisti hanno gli occhi rivolti al passato.
In realtà la cultura è un insieme di conoscenze
specialistiche dotate di un valore teorico, contemplativo e soprattutto
pratico. Non esistono due culture, ma una sola. La distinzione che si dovrebbe
fare è quella tra cultura e in-cultura. La conoscenza non diventa cultura se è
incomunicabile e ciò vale per ambedue i versanti.
In Italia la situazione è ancora più complicata a causa del
lungo predominio di tendenze idealistiche in filosofia. Per Benedetto Croce la
scienza era solo un “libro di ricette di cucina”, e ancor meno valeva la
tecnica. La vera cultura si faceva in altre sedi.
Scienza e tecnica sono, invece, “cultura” nel senso più
profondo del termine. L’impresa tecnico-scientifica è uno dei fattori più forte
di rinnovamento intellettuale e anche etico.
Oggi molti problemi etici, che i filosofi affrontano,
nascono in ambito scientifico e tecnologico: basta pensare alla bioetica. Gli
sviluppi tecnologici possono, per esempio, aiutare filosofi e umanisti in
genere a riflettere su problemi fondamentali e la loro presenza consente di
cogliere elementi che non erano disponibili in passato.
Massimo Cacciari definisce, nel “Il computer di Dio”, la
separazione tra cultura umanistica e scientifica come un anacronistico equivoco
intellettuale.
È un equivoco perchè la cultura è una sola e le cosiddette
“culture umanistica e scientifica” sono ciascuna una metà di un tutto. È una
disputa senza senso, analoga a quella di chi dicesse di essere a favore di uno
dei due emisferi del cervello, ma non dell’altro. In realtà, così come abbiamo
bisogno di entrambi gli emisferi, abbiamo bisogno di entrambe le culture.
I danni provocati da questa apparente divisione ce l’abbiamo
sotto gli occhi, perché in Italia la divisione delle culture è il frutto della
politica culturale dell’idealismo di inizio secolo. La scuola, uscita dalla
concezione di Croce e Gentile, è il miglior esempio della separazione delle
culture: l’umanesimo a chi deve dirigere la società, la scienza a chi deve
lavorare.
Ci sorge spontanea la domanda di come possa oggi comandare,
in un mondo tecnologico, chi sa soltanto leggere i classici latini e greci. E’
una bella domanda!
Questa “guerra” si può concludere con la disfatta globale,
dove si casca tutti insieme. Anzi, se è vero che le civiltà cadono quando la
cultura su cui esse si basano non è più compresa dalla popolazione, ebbene, ci
stiamo avvicinando a grandi passi alla caduta della nostra civiltà, perchè
tutti utiliziamo dei meravigliosi strumenti tecnologici, ma non sappiamo né
come funzionano né a cosa servono.
“Non è passato un secolo dai miei tempi, ma molti secoli. La
tecnologia di oggi era impensabile cinquanta-sessant’anni fa. Ma la tecnica da
sola non basta, serve una visione più ampia.” -(Rita Levi-Montalcini)
Continua su www.festascienzafilosofia.it
"buona" resilienza!
P.S. Chiuderò nuovamente le comunicazioni per un po', non che sia tanto presente, ma ci provo. Spero di tornare presto... Vi abbraccio.
- In apertura post: Uomini con due scatole in testa, Rodney Smith.
- Le immagini in questo post provengono dal Web e sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio.
Questo Paese ha tanto bisogno di cultura.
RispondiEliminaSaluti a presto.
E soprattutto, caro Cavaliere, di educazione alla cultura.
EliminaUn caro saluto e buona domenica.
Cara Santa, se pensiamo che il nostro paese a dimostrato nel tempo l'ontano che la cultura è partita da qui, tanto per fare un nome, Leonardo Da Vinci.
RispondiEliminaCredo che ora siamo in coda!!! Dunque abbiamo bisogno di nuovi cervelli.
Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Buongiorno Tomaso, i cervelli ci sono è che quelli buoni sparisco, ha preso il sopravvento il malcostume. Speriamo ci sia un'inversione di rotta, altrimenti tutto andrà perduto, anche il grande passato diventa sempre più sfumato.
EliminaBuona domenica carissimo e un forte abbraccio.
Un post esemplare. Che rilancerò. Un abbraccio.
RispondiEliminaP.s. Non mi fare preoccupare ...
Grazie Maria, il tuo blog è una fucina di riflessioni e spinte culturali, questo è solo uno sfogo dettato dall'amarezza per quanta superficialità e approssimazione ci investe. Grazie!
EliminaP.s. Non preoccuparti, devo continuare con le cure e non a casa...
Buona domenica e ti abbraccio con tanto affetto.
Vediamo se ho inteso bene, ciò che tu sostieni è l'importanza del ragionamento matematico per avere un maggiore discernimento e una più ampia comprensione delle cose che ci vengono dette. Io aggiungerei un ragionamento filosofico ma di quelli tesi ad analizzare la realtà non con ghirigori intellettualoidi bensì con costruttività esistenziale.
RispondiEliminaGiusto Daniele e ben detto, le "culture", tutte, dovrebbero procedere insieme e dare le basi per conoscere e comprendere. Ovviamente citando l'Accademia di Atene ho voluto semplicemente fare una provocazione, lì lo studio della matematica preparava quello della filosofia, difficilmente in questo modo ci si astraeva dalla realtà. Cosa che oggi succede, siamo proprio fuori dalla realtà...
EliminaPurtroppo uno dei problemi di questi tempi .. Oltre al fatto di non incontrarsi ... È quello di non indignarsi più alle dimostrazioni di comportamenti volgari nella nostra società ... Sia quella mass mediatica che quella civile
RispondiEliminaBenvenuto Enzo, sono pienamente d'accordo con le tue considerazioni. Siamo passati dalla dialettica alla rissa, non credo di esagerare quando dico che oramai si sia consolidato l'individualismo di massa. Quando invoco lo studio di matematica e filosofia, al di là della provocazione, provo a dare una soluzione a tanta superficialità, narcisismo, arrivismo, indifferenza. E si, paradossalmente la c.d. globalizzazione ci ha resi più soli e sempre più poveri...
EliminaGrazie, un caro saluto.
Tornerò con calma a leggere i post che mi sono persa negli ultimi tempi.
RispondiEliminaVolevo soltanto farti gli auguri di una serena Pasqua, sperando che tutto preceda bene.
Un bacio grande!
Grazieeee
EliminaBuongiorno Patricia e felice rinascita anche a te... Auguri!
Il bello dei blog è che sono aperti, possiamo leggerli con calma a dispetto di tutto il resto che ci vuole corridori, loro sanno aspettare ahahahahah (lo dico per consolarmi, per tutte le cose che non ho letto su Myrtilla e dagli altri amici, sigh sigh sigh)
Per il resto tutto procede con tempi un po' lenti, mi tocca confidare nella pazienza :)
Un bacio grande anche a te :*