"Chi
l’avrebbe mai detto che queste mie poesie sarebbero state di altri?”
“Morire e non c’è nulla, vivere e non c’è
nulla, mi toglie le parole”
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"Il problema non è che voi siate di sinistra o destra. Il problema è che entrambi fate parte di una generazione fiacca, volubile, superficiale, abituata solo a ripetere frasi fatte, incapace di pensare con la propria testa." (Grazie per il fuoco)
Questa città è finita
Questa città è finta.
Non è possibile che le palme si pieghino
a accarezzare il crine dei cavalli
e gli occhi delle puttane siano teneri
come in una Venere di Luca Cranach
non può essere che il vento sollevi le gonne
e tutte le gambe siano belle
e che i ministri vadano in bicicletta
dall'autunno all'estate e viceversa.
Non è possibile.
Questa città è finta.
Non è possibile che a nessuno turbi la mia pigrizia
e che i sospiri mi eccitino tanto quanto gli urrà
e io possa sputare con innocenza e gioia
non sul ritratto ma proprio su un signore
non è possibile che ogni terrazzo con l'antenna
trovi finalmente il proprio raggio giustiziere e tempestivo
e che i suicidi guardino l'abisso e vi si lancino
come fosse da un ricordo a una piscina.
Non è possibile.
Questa città è finta.
Non è possibile che le streghe sorridano a bruciapelo
e che la mia insonnia scricchioli come un osso
e che l'ufficiale e il sottufficiale di polizia piangano
come il coccodrillo e il salice rispettivamente
non può essere che io mi trovi a correggere le bozze
della mia stessa elogiativa nota funebre
e che l'autoambulanza proceda senza farsi notare
e le campane suonino solo come campane.
Non è possibile.
Questa città è finta.
Oppure è vera
e allora
d'accordo
che mi arrestino.
da Noción de patria
Non ti salvare
Non restare immobile
sul bordo della strada
non congelare la gioia
non amare con noia
non ti salvare adesso
né mai
non ti salvare
non riempirti di calma
non appartare del mondo
solo un angolo tranquillo
non lasciar cadere le palpebre
pesanti come giudizi
non restare senza labbra
non t’addormentare senza sonno
non pensarti senza sangue
non ti giudicare senza tempo
però se
malgrado tutto
non puoi evitarlo
e congeli la gioia
e ami con noia
e ti salvi adesso
e ti riempi di calma
e apparti del mondo
solo un angolo tranquillo
e lasci cadere le palpebre
pesanti come giudizi
e ti asciughi senza labbra
e ti addormenti senza sonno
e ti pensi senza sangue
e ti giudichi senza tempo
e resti immobile
al bordo della strada
e ti salvi
allora
non restare con me.
da Poemas del Alma
Altro cielo
Non esiste spugna per lavare il cielo
ma se anche, tu potessi insaponarlo
e poi sciacquarlo con secchi e secchi di mare
e stenderlo al sole perché asciughi
sempre ti mancherebbe un uccello in silenzio
non esistono metodi per toccare il cielo
ma se anche, tu ti allungassi come una palma
e riuscissi a sfiorarlo nei tuoi deliri
e sapessi, infine, come è al tatto
sempre ti mancherebbe la nube di cotone
non esiste un ponte per attraversare il cielo
ma se anche, tu riuscissi a raggiungere l’altra sponda
a forza di ricordi e pronostici
e comprovassi che non è così difficile
sempre ti mancherebbe il pino del crepuscolo
questo perché si tratta di un cielo che non è il tuo
nonostante sia impetuoso e stracciato
quando invece arriverai a quello che ti appartiene
non lo vorrai lavare né toccare né attraversare
ma ci saranno l’uccello la nuvola e il pino.
da Album de letras
Carta Bagnata
Dai fiumi
dal sangue
dalla pioggia
o dalla rugiada
dal seme
dal vino
dalla neve
dal pianto
le poesie
di solito
sono
carta bagnata.
Il mondo che respiro
1
Il mondo che respiro
sa di sporcizia fertile
di memoria incensata
di benzina e macdonald
l’aria giunge avvizzita
nessuno la ravviva
l’ingegno non fiorisce
l’eco del tango è spento
oppure neanche arriva
allora respiriamo
quella boccata cupa
del tempo già passato
per le sue cause lente
per la sua falsa gioia
il mondo che respiro
è fiacco e cenerognolo
2
Il mondo che respiro
è di nessuno / è di tutti
mi soffoca o mi libera
mi esige / mi commina
mi prostra con notizie
con odio / e tenerezze
il mondo che respiro
Mario Benedetti, Uruguay 1920 - 2009 |
porta provocazioni
miracoli e indulti
mi riempie i polmoni
di raffiche che ignoro
e non è mai lo stesso
il mondo che respiro
ha gemiti di martiri
messaggi di suicidi
esplosioni di giubilo
e nonostante tutto
vivo perché respiro
Mario Orlando Hamlet Hardy Brenno
Benedetti-Farugia (Mario Benedetti)
INVENTARIO
- Poesie 1948-2000
a cura di Martha L. Canfield
“E il succo nella bocca della
tua eternità, dove il mondo è stato unico e minuscolo... Povera umana gloria quali parole abbiamo ancora per noi?”
Che cos'è la solitudine.
Ho portato con me delle vecchie cose per guardare gli alberi:
un inverno, le poche foglie sui rami, una panchina vuota.
Ho freddo ma come se non fossi io.
Ho portato un libro, mi dico di essermi pensato in un libro
come un uomo con un libro, ingenuamente.
Pareva un giorno lontano oggi, pensoso.
Mi pareva che tutti avessero visto il parco nei quadri,
il Natale nei racconti,
le stampe su questo parco come un suo spessore.
Che cos’è la solitudine.
La donna ha disteso la coperta sul pavimento per non sporcare,
si è distesa prendendo le forbici per colpirsi nel petto,
un martello perché non ne aveva la forza, un’oscenità grande.
L’ho letto in un foglio di giornale.
Scusatemi tutti.
È stato un grande sogno vivere
e vero sempre, doloroso e di gioia.
Sono venuti per il nostro riso,
per il pianto contro il tavolo e contro il lavoro nel campo.
Sono venuti per guardarci, ecco la meraviglia:
quello è un uomo, quelli sono tutti degli uomini.
Era l’ago per le sporte di paglia l’occhio limpido,
il ginocchio che premeva sull’erba
nella stampa con il bambino disegnato chiaro in un bel giorno,
il babbo morto, liscio e chiaro
come una piastrella pulita, come la mela nella guantiera.
Era arrivato un povero dalle sponde dei boschi e dietro del cielo
con le storie dei poveri che venivano sulle panche,
e io lo guardavo come potrebbero essere questi palazzi
con addosso i muri strappati delle case che non ci sono.
Nelle finestre i giorni.
Si animano pochi visi,
venuti senza chiedere mai perché ne ho bisogno.
Dove comincio anch’io. Dove finisco
è una lunga luna, il grande nero delle montagne.
Mi sembrava una notte con la neve oggi
la piccola spesa, i pochi soldi, la tua piccola felicità.
E anch’io ho visto le montagne, mamma, non sempre,
Mario Benedetti, Udine 1955 |
ma ho visto le montagne.
I sassi rotolano giù, basta non gridare.
da Umana Gloria
Erano le fiabe, l’esterno.
Bisbigli, fasce, dissolvenze.
L’esterno dell’esterno
qualcosa ascolta.
Qui.
Oh.
da Pitture nere su carta
Mario Benedetti, Umana gloria e Pitture nere su carta
Collana Lo Specchio
(Le immagini in questo post sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto. )
la poesia è bella quando riverbera tutto il cosmo di tutti noi, in un dettaglio inosservabile - ma osservato dal poeta.
RispondiEliminaQueste poesie, sono così, e sono emozionanti da leggere.
Come dice Mario Benedetti-Farugia, adesso queste poesie sono nostre, del nostro sentire. È bello quando l'orecchio non è solo un tubo digerente. Buone settimana di emozioni Giovanni.
Eliminanon conoscevo questi artisti, ammetto le mie pecche, la poesia contemporanea mi coinvolge sempre troppo poco... mio malgrado, perché ho trovato certi versi molto belli
RispondiEliminaBuonasera e benvenuta Patalice. Il mio elenco di "pecche" è infinito :) Mi piace pensare che questa sia una pagina aperta alla poesia senza tempo, spazio o colore. Solo versi, poi ognuno di noi senza pregiudizi li sente o li rifiuta come storia o immagine del mondo, come emozione di sè o di altri. Dice Mario Benedetti (italiano): Erano fiabe, l'esterno. Viviamo questo esterno. Grazie per la visita e per il bello che hai trovato.
RispondiEliminaNon li conoscevo nemmeno io ed è sempre bello conoscere nuovi poeti.
RispondiEliminaCiao And. Mario Benedetti-Farugia è uno scrittore e poeta Uruguaiano, un grande della letteratura sudamericana. E l'omonimia mi consentì di conoscere il nostro Mario Benedetti. Ho inserito più di una poesia perché non hanno la vasta eco di altri poeti, io li trovo straordinari. Ma io amo tutta la poesia sono inattendibile. Fammi sapere e... ti auguro una settimana serena.
RispondiEliminaun concerto:
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=gCHCbtPDbno
Confesso anch'io la mia ignoranza: non conoscevo i due poeti. Del Mario sudamericano ho trovato in particolare intrigante e assai attuale "Il mondo che respiro" ; le liriche del Mario udinese mi sono piaciute tutte. Grazie per le tue condivisioni, che mi fanno diventare più ricca! Un abbraccio.
RispondiEliminaprezioso franz ;)
RispondiEliminae preziosa la condivisione cara Maria, come ho detto a Patalice quando leggo i tuoi di post e quelli degli altri amici di blog il mio elenco "d'ignoranza" è infinito, ma la bellezza del viaggio di domenica scorsa sta in questo. Due voci queste lontane ma con molte affinità a mio avviso. E puoi ascoltare anche Mario sudamericano nel video che trovi da franz :) Ti abbraccio e buona settimana.
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