mercoledì 28 gennaio 2015

Gli anni perduti. Vitaliano Brancati ci racconta la movida: il vuoto regna in Italia.

American girl in Italy di Ruth Orkin, Caffè Gilli Firenze 1951
« Il modo di passare la serata e, in generale, il tempo, era una faccenda di gran peso a Natàca. Dopo il crepuscolo, le comitive dei giovanotti stavano ritte in circolo a discutere dove e come si dovesse passare la sera. La discussione veniva interrotta da uno della comitiva che, svegliandosi
come da un brutto sonno o notando che da un’ora si stava fermi sotto lo stesso annunzio d’asta pubblica, pronunciava la solita frase:
« Ma chi è morto, qui? ». La frase, molto frequente a Natàca, voleva dire che s’era stati fermi intorno a uno spazio di marciapiede, proprio come se in quello spazio ci fosse un morto da identificare.
Il sabato, tutta la città era affaccendata a discutere dove e come si dovesse passare la domenica… La cosa si aggravava per coloro che non avevano nulla da fare: questi ultimi erano, per la maggior parte, dei possidenti, dei ricchi; e purtroppo, fra gli oggetti principali di cui la ricchezza adorna un giovanotto, c’è un orologio, un grosso orologio d’oro, un orologio di precisione, con quattro lancette, una per le ore, una per i minuti primi, una per i minuti secondi, e una quarta, esilissima, per la frazione di secondo. Fermi sulla soglia delle dolcerie, questi giovanotti, per poco che alzassero la manica, avevan la facoltà di misurare la loro noia nella maniera più meticolosa…
C’erano a Natàca ore lentissime che non volevano muoversi né con le buone né con le cattive. Tuttavia il modo di consumarle, lo si trovava sempre. I cervelli erano sottili! Il triste era che, una volta passate, quelle ore non lasciavano nel ricordo più nulla, nemmeno la stanchezza di averle dovute spingere innanzi con tanta fatica. Si somigliavano tutte stranamente, sicchè di molte sere se ne ricordava una sola… L’impressione di essersi svegliati vecchi, dopo una settimana o due di giovinezza, era una delle impressioni più consuete…
Tutto questo si doveva alla « brutale separazione dei sessi »… secondo altri, si doveva al caldo. Tutto questo, in fondo non si sapeva a chi lo si dovesse. Ma è certo, fra gente che andava su e giù per ore intere sullo stesso marciapiede, facendo qualche volta un vago gesto d’impazienza, ma in realtà non aspettando nessuno, e gente che stava ferma per ore intere ad ascoltare una musica che non le piaceva affatto, i cani randagi, con la loro corsa diritta, con la loro aria di chi ha uno scopo e una meta (tanto che i cittadini si domandavano con un gesto d’invidia: ma dove vanno, questi cani?) erano i soli che tenessero alto il prestigio dell’Occidente. »

Il brano è tratto da Gli anni perduti, dello scrittore e sceneggiatore Vitaliano Brancati (qui), fu pubblicato nel 1941. Il quadro è quello di una gioventù sonnolenta, acida, del tutto estranea agli sconvolgimenti che erano oramai alle porte del nostro paese.
L’umorismo serio di Brancati, perché sono così i veri umoristi “serissimi”, racconta del vuoto assoluto e lo fa in modo spietato. A scandire il racconto l’orologio, presente come un dio, che misura ogni attimo, le lancette corrono, ma il tempo è incapace a muoversi.


A più di 70 anni di distanza il sabato sera sono ancora tutti lì, fermi sulle soglie dei locali, il bicchiere, la sigaretta e un occhio incollato sopra al cellulare a non perdere l’ultimo estremo messaggio di un condannato a morte, vitale e imperdibile. O seduti sui marciapiedi con la bottiglia di birra in mano, comprata negli alimentari cingalesi aperti fino a notte alta.
Tutti uguali maschi e femmine, nessuna “brutale separazione dei sessi”, a bere e vomitare senza distinzione, un’uguaglianza tanto agognata e ora finalmente realizzata.
Tutti uguali in una dionisiaca festa dell'insignificanza e del vuoto esistenziale, come spiegare altrimenti che ogni quaranta secondi nel mondo si suicida una persona, e l'età più colpita è quella tra i 15 ed i 29 anni.
Fermi per ore intere a vagheggiare altri luoghi, altri mondi, altra gente, immobili, guardandosi ogni tanto attorno, come per cercare qualcuno, ma in realtà senza vedere nulla, né ascoltare nulla.

Movida, foto online news
Con le solite eterne frasi: « Non c’è niente da fare. Sempre la stessa menata. Che si fa. Niente di nuovo. » Disaffezionati a tutto o quasi. Al cellulare e all'orologio mai, il grosso cronometro è infatti al polso, resistente all’acqua fino a 200 metri e capace di resistere ad una pressione cinque volte superiore a quella che può essere incontrata nello spazio, perché non si sa mai dove porta la notte restando fermi. E le lancette che corrono a ritmare il che ore sono, dove si va, cosa si fa, a che ora, quante ore ci mette. “Duecetotrè secondi e due quarti di secondo” per vuotare un mezzo bicchiere.
Il dio orologio, allora come oggi, è presente e fa la sera e la mattina, dal suono della sveglia all'ultima frazione di secondo prima del sonno, misura e incalza, ma ancora una volta è incapace di far muovere il tempo.

A più di 70 anni di distanza dagli Anni perduti, è tutto sempre uguale, vite acide, mentre tutto precipita dentro questa inutilità. Neanche i cani, oramai tenuti stretti al guinzaglio, corrono diritti lungo le strade. Tolti i cani chi terrà alto adesso il prestigio dell’Occidente?

foto AFP

21 commenti :

  1. Aiuto, che ritratto triste. Bravissimo Brancati, però.

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    1. Buongiorno Silvia, è vero quello che dici, ma a volte mi fa rabbia vedere certe scene. Qualcuno dice che gli adulti hanno creato "il deserto", è vero in parte. Ci sono talmente tante cose da fare, da vedere, da scoprire. Ho l'idea romantica di una gioventù che "brucia" di passioni, che posso farci ;)

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  2. Non so, sai, come fanno trascorrere il tempo i giovani di oggi. Sarà davvero in modo così disperato? So, però, che ho conosciuto e conosco gente della mia età, non più giovani, dunque, che vivono con il terrore del tempo che passa, ne sono totalmente inconsapevoli e tentano di ubriacarsi, a volte in tutti i sensi, ma soprattutto di "compagnia", di gente, di qualcuno che gli o le stia accanto, fisicamente, poi, se le cose da dire, da condividere, da amare, da guardare, da toccare non sono, né potranno mai essere le stesse, non è un problema se si riesce a non pensare a non star soli a ubriacarsi di rumore e finto movimento intruppati come pecore alla ricerca del nulla! Questa è quella che io chiamo indifferenza, vuoto e noia! - Ah, - qualcuno mi dice - ma quella è una che ama la goliardia, - intendendo con questo la voglia di divertirsi! Ma il divertimento, cosa è? E la spensieratezza mica significa stupidità! O no?

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    1. Cara Matilda, siamo pieni di contraddizioni. Non vogliamo stare soli, ma creiamo situazioni di una solitudine ancora più scavata. A volte mi capita di vedere coppie o gruppi seduti ai tavoli in silenzio con lo smartphone in mano. Ci si stordisce di alcool, si mandano messaggi o si controllano i social, si fanno foto e si perde il momento, lo spazio che si dovrebbe vivere. Nello stesso tempo tutti a lamentare la mancanza di veri rapporti umani, giovani annoiati, aridi, maturi in cerca di espedienti. E scaffali di libri che dovrebbero insegnare a vivere. Mi fai venire in mente il grave problema del cutting, molti adolescenti per stare meglio, per provare emozioni, si tagliano, si procurano lesioni. Vogliamo vivere a tutti i costi e nello stesso tempo mortifichiamo la vita. E tutto questo in un lamentarsi perpetuo. Stupidità è una parola che ha molto senso, mi trovi d'accordo.

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  3. Che gran sollievo (anche se magari egoistico e sterile) sentirsi alieni, estranei, con niente in comune con 'sti poveracci (e mi ci sentivo pure a vent'anni...)
    E che bello essere "ateo" anche e soprattutto nei confronti del Dio Orologio. Se penso che c'è gente che spende migliaia di euro per patacconi da polso... Io sono anni che al polso porto solo braccialettini colorati!
    "Libertà e perline colorate" cantava un altro grande, Paolo Conte).

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    1. Bentrovato (Zio) Nicola. Hai portato il "gelato al limone" di Conte nel fondo di questa città. Neanch'io ho l'orologio, se ci pensi in passato l'orario era scandito dalla luce, molti non conoscevano neanche la data di nascita e ci si sbagliava di anni. Eppure nonostante questo il passato è pieno di menti geniali. Capolavori nati a lume di candela, altro che orologio. Magari ci serve "un'orchestra eccitata e ninfomane
      ... che ribolle di tempesta e libertà" a darci il tempo, chissà!? (cantava anche questa)

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  4. Gran quadro di qesta italietta nostra, che già Brancati, buon precursore aveva tratteggiato.
    Cos'è cambiato ..nulla, anzi peggiorato, un branco di pecoroni fermi , mentre giustamente neppure i cani possono essere sguinzagliati per scegliere una loro giusta meta..
    Applauso Santa, sei magnifica!+++

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    1. Accipicchia Nella, grazie. Mi sento l'american girl della foto di Orkin. Il merito va tutto a Brancati. Credo che alla fine arriviamo tutti alla stessa conclusione, siamo bravissimissimi a lagnarci, ma restiamo immobili. Il guaio è che alla fine anche le pietre si riducono in polvere *)

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  5. Verissimo, non è cambiato nulla.
    A me piace la battuta di un'opera cult della commedia popolare italiana, Vacanze di Natale (1983) "qui (a Cortina) passano l'intera giornata a decidere cosa fare, e poi non si fa mai niente". Ritratto reale di yuppies annoiati dei primi anni '80.
    Oggi, che siamo tutti rampanti, la questione si è estesa a ogni tessuto sociale.
    La noia, il non sapere che fare, la colpa alla vita di provincia. Ma anche a NY si sentirebbero queste parole, perché è la gente ad essere annoiata.
    Ma chi è morto, qui? :)

    Moz-

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    1. Ciao Moz. Brancati è stato scrittore e sceneggiatore acuto della commedia italiana, ovviamente di allora. Natàca la percepisco, con qualche ammodernamento, attuale. Questa pagina la rivedo nelle varie zone di raccolta (come le chiamo io) del fine settimana. È un male diffuso, non appartiene alla provincia, il vuoto è anche delle grandi metropoli. L'alcolismo, i suicidi, abuso di sostante "sballanti", disturbi alimentari, autolesionismo, depressione sono aumentati tra giovani e giovanissimi in maniera allarmante negli ultimi trentanni. Forse è banale, ma quello che manca è lo stupore, la scoperta, la curiosità, la conquista anche delle piccole cose. Siamo imbottiti di forma e pubblicità. Fortunatamente esiste sempre la "resistenza" ;)

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  6. Una volta si sarebbe detto che": "Il problema è politico."
    Ma prima d'essere accusato di arterisclerosi o di dinosaurite galoppante, mi spiego...
    E' stata costruita, diciamo la verità, anche con la nostra complicità, una società dell'istupidimento, della velocità senza movimento, di scienza, tecnica e tecnologia senza progresso reale, dell'informazione senza senso critico.
    Una società diretta o meglio dominata da pochi che da tutto questo guadagnano. Parecchio. Non ci rendiamo nemmeno conto di quanto guadagnino, certi burattinai!
    Tagliuzzarsi, da questo punto di vista, oltre che qualcosa che può confinare col disordine mentale, rischia di diventare la nuova moda.
    A presto.

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    1. Benvenuto Riccardo. Diceva Gandhi che "in democrazia nessun fatto di vita si sottrae alla politica". Politico non è solo Elezioni ed Establishment. Politica è l'intera struttura di un paese, sia dal punto di vista del governo, ma soprattutto da quello sociale. Il c.d. "malessere giovanile" è lo specchio della "politica". Grazie per il tuo lucido contributo e a ben ritrovarti.

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  8. La foto in apertura è semplicemente stupenda. Per associazione di idee, lo scritto di Brancati mi porta alla vacuità di cui è intriso "La grande bellezza". Firenze come Roma, e, come bene fai notare, a parte gli smartphone non è cambiato molto, oggi, sui marciapiedi. Non resta che affidarci a quel guinzaglio, sperando che i cani sappiano la strada meglio di noi. Buon Febbraio, Santa.

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    1. Uno scatto che dice tutto. Secondo me Doc i cani li abbiamo resi simili a noi, ci resta la strada dove parcheggiarci. Proprio "La grande bellezza", anzi come dice Jep Gambardella "So' belli i trenini che facciamo alle nostre feste, so' i più belli di tutta Roma... So' belli perché non vanno da nessuna parte." Anche a te Doc un Buon Febbraio, godiamoci l'ultimo giorno dell'inverno, poi sarà tutto un fiorire :)

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  9. Mah ... Brancati fa un ritratto vero e impietoso di ragazzi ricchi "schiffarrati" diremmo in dialetto siciliano: cioè senza niente di significativo da fare. Anche tra i miei piccoli alunni ci sono ragazzine depressi che si "tagliuzzano" perchè non sanno che fare ... Mancano obiettivi, sogni, progetti, ideali. Allora come ora. In compenso, se dessero a me un pò di tempo, in più saprei bene cosa fare: ho da stirare scrivere leggere telefonare ad amiche lavorare a maglia spostare mobili vorrei viaggiare accudire bambini cani gatti coltivare la terra piantare alberi ... Scusa, mi sono lasciata prendere la mano. Un abbraccio.

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    1. "Schiffarrato" è fantastico Mari, lo adotto. Brancati avrebbe apprezzato da buon siciliano. Per te che sei a scuola deve essere dura, assistere alla loro mortificazione. Avere obiettivi, mete, scopi è questo che manca. Magari "costruire orti". Come nel tuo post:
      http://maridasolcare.blogspot.it/2014/10/semi-di-futuro.html#comment-form
      Un abbraccio anche a te.

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    2. Avere obiettivi, mete, scopi è solo un diversivo. La "noia" tortura il genere umano in tutte le forme e in tutte le epoche. Solo chi lottava strenuamente per sopravvivere (cioé il 99% dell'umanità fino al 1900 circa) era esente dalla "noia", ma non dalla disperazione, mitigata dalla preponderanza delle fedi religiose.
      La condizione umana è questa e non ha soluzione. O meglio, ha soluzioni solo temporanee: Obiettivi, mete scopi (che poi sono sinonimi).
      Possiamo dire che la società attuale, per lo più involontariamente, ha messo a nudo l'essenza della realtà: la vita non ha alcun senso a noi conosciuto o conoscibile e il vuoto ne è una conseguenza.
      E' semplicissimo. I suicidi ci sono sempre stati e probabilmente, se guardiamo alle percentuali delle epoche passate, non sono nemmeno realmente aumentati.
      VIviamo nell'illusione che ci siano dovute delle risposte e che gli stupidi cazzoni che si trastullano con lo smartphono sono, appunto, stupidi cazzoni. Ma lo smartphone ha semplicemente sostituito il rosario ... sembra strano ma è così.

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    3. Benvenuto Massimo, che piacere. Colgo quest'occasione perchè la lettura del tuo blog Cronache babilonesi è per me molto interessante e devo leggerti con calma. Premesso che sono una romantica fallita, ma questo non mi salva dall'essere romantica, siamo una specie molto particolare, forse l'esempio del serpente nell'eden non è casuale. Amiamo strisciare, mutare, attaccare, siamo deboli, sappiamo di esserlo e abbiamo bisogno di credere, ma lo facciamo a modo nostro e quasi quasi siamo anche convinti di ciò che diciamo o facciamo. Un matematico ti direbbe che il vuoto non esiste, ma non sono Weil. Poi la nuova filosofia è un'altro discorso, la sociologia, l'antropologia, studi comportamentali, morale e via dicendo, ci servono per darci un tono. Concordo con te che obiettivi, mete, scopi sono sinonimi, ma sono la nostra sopravvivenza, a me mancano le grandi sfide, pensarmi come un tubo digerente mi avvilisce, anche se lo sono, siamo parassiti del pianeta sicuro, ma essendo noi stessi temporanei abbiamo bisogno di spinte temporanee che non siano solo sopravvivenza. Ci sono i suicidi, ci sono stati, ci saranno, ci sono immobilismi da smartphono e ingegneri che sviluppano nanotecnologie per gli immobili e non solo. Sapere che ci sono persone che pensano, indagano, sviluppano, curiosano, sbagliano, questo mi da un senso, il fatto che scrivi è perchè vuoi comunicare, riflettere, provocare. Se poi questo abbia un senso c'è da stabilire cosa sia e dove si colloca il "senso". Tutto diventa arbitrario. Più che cercare delle risposte, a quali domande poi?, si osservano delle cose e dove possibile si risolvono problemi. E accanto ci sarà sempre quello che sgrana il rosario, cammina al fianco di quello che lo ha costruito e ben confezionato apposta per lui. Fin dalle origini c'era quello che mangiava e quello che disegnava sulle pareti della caverna e poi arrivò quello che disse che era male disegnare, ma se avesse pagato la "siae" il cielo sarebbe stato benevolo con lui e avrebbe potuto farlo. Non a modo suo s'intende... ed è ancora così. Grazie per la piacevole conversazione, forse un po' confusa, il mezzo richiede un po' di sintesi. Al piacere di ritrovarti. Ti auguro una "piena" settimana :)

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    4. Grazie a te, Santa. Per "vuoto" intendevo semplicemente l'incapacità di cogliere il senso. Poi se ce ne sia uno, non lo so. Il mio senso personale della vita è molto mutevole, dipende dai giorni.
      Diciamo però che "credo" nella "bellezza". Come identificare questa "bellezza" non lo so. So solo che, le rare volte che l'ho "incontrata" ogni cosa si è illuminata.
      Credo che l'uomo sia una creatura bizzarra e curiosamente inesauribile, come la sua "noia" e la sua follia.

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    5. Non potresti trovare persona più d'accordo con le tue parole. Pensa, che in uno, credo proprio nel primo post (insomma le mie paginette) definisco la mia una partenza alla ricerca della "bellezza". È rara, ma tutto s'illumina quando la s'incontra, proprio vero. E anche sul resto hai detto tutto. Un caro saluto Massimo e a presto.

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