Che cos'è necessario? È necessario scrivere una domanda, e alla domanda allegare il curriculum. A prescindere da quanto si è vissuto è bene che il curriculum sia breve.
Wislawa Szymborska da Scrivere il curriculum
LA STAZIONE
Il mio non arrivo nella città di N.
è avvenuto puntualmente.
Eri stato avvertito
con una lettera non spedita.
Hai fatto in tempo a non venire
all’ora prevista.
Il treno è arrivato sul terzo binario.
È scesa molta gente.
La mia persona, assente,
si è avviata all’uscita tra la folla.
Alcune donne mi hanno sostituito
frettolosamente
in quella fretta.
A una è corso incontro
qualcuno che non conoscevo,
ma lei lo ha riconosciuto
immediatamente.
Si sono scambiati
un bacio non nostro,
intanto si è perduta
una valigia non mia.
La stazione della città di N.
ha superato bene la prova
di esistenza oggettiva.
L’insieme restava al suo posto.
I particolari si muovevano
sui binari designati.
È avvenuto perfino
l’incontro fissato.
Fuori dalla portata
della nostra presenza.
Nel paradiso perduto
della probabilità.
Altrove.
Altrove.
Come risuona questa parolina.
da La gioia di scrivere, traduzione di Laura Rescio
Wisława Szymborska
Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1 febbraio 2012
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DOMANDE POSTE A ME STESSA
Qual è il contenuto del sorriso
e d'una stretta di mano?
Nel dare il benvenuto
non sei mai lontana
come a volte è lontano
l'uomo dall'uomo
quando dà un giudizio ostile
a prima vista?
Ogni umana sorte
apri come un libro
cercando emozione
non nei suoi caratteri,
non nell'edizione?
Con certezza tutto,
afferri della gente?
Risposta evasiva la tua,
insincera,
uno scherzo da niente -
i danni li hai calcolati?
Irrealizzate amicizie,
mondi ghiacciati.
Sai che l'amicizia va
concreata come l'amore?
C'è chi non ha retto il passo
in questa dura fatica.
E negli errori degli amici
non c'era colpa tua?
C'è chi si è lamentato e consigliato.
Quante le lacrime versate
prima che tu portassi aiuto?
Corresponsabile
della felicità di millenni -
forse ti è sfuggito
il singolo minuto
la lacrima, la smorfia sul viso?
Non scansi mai
l'altrui fatica?
Il bicchiere era sul tavolo
e nessuno lo ha notato,
finché non è caduto
per un gesto distratto.
Ma è tutto così semplice
nei rapporti fra la gente?
da Domande poste a me stessa, 1954 - a cura di Pietro Marchesani
Il poeta Jarosław Mikołajewski e Wislawa Szymborska |
NULLA DUE VOLTE ACCADE
Nulla due volte accade
né accadrà. Per tal ragione
si nasce senza esperienza,
si muore senza assuefazione.
Anche agli alunni più ottusi
della scuola del pianeta
di ripeter non è dato
le stagioni del passato.
Non c’è giorno che ritorni,
non due notti uguali uguali,
né due baci somiglianti,
né due sguardi tali e quali.
Ieri, quando il tuo nome
qualcuno ha pronunciato,
mi è parso che una rosa
sbocciasse sul selciato.
Oggi, che stiamo insieme,
ho rivolto gli occhi altrove.
Una rosa? Ma cos’è?
Forse pietra, o forse fiore?
Perché tu, malvagia ora,
dài paura e incertezza?
Ci sei – perciò devi passare.
Passerai – e qui sta la bellezza.
Cercheremo un’armonia,
sorridenti, fra le braccia,
anche se siamo diversi
come due gocce d’acqua.
da Poesie 1945-2005, a cura di Pietro Marchesani
Wislawa Szymborska riceve la notizia del Premio Nobel Zakopane 1996 - Foto Adam Golec |
Wisława Szymborska "Premiata con il Nobel nel 1996 e con numerosi altri riconoscimenti, è generalmente considerata la più importante poetessa polacca degli ultimi anni, e una delle poetesse più amate dal pubblico della poesia e non solo di tutto il mondo d'oggi." (da Wikipedia)
Pietro Marchesani ricorda “lo stupore, talvolta misto a ironia, con cui
fu accolta nel nostro paese l’assegnazione del Premio Nobel per la letteratura
1996 alla poetessa polacca Wisława Szymborska, considerata dai più un’illustre,
imbarazzante sconosciuta…”
Anche la poetessa parla di “imbarazzo” proprio nel discorso tenuto in
occasione del conferimento del Premio Nobel, ma di altra portata, si sofferma con il
contegno tipico della riservatezza a esprime un disagio, quello nel definirsi
poeta:
«Il
poeta… Malvolentieri dichiara in pubblico di essere poeta – quasi se ne
vergognasse un po’…in questionari o in conversazioni occasionali, quando il
poeta deve necessariamente definire la propria occupazione, egli indica un
genere “letterato” o nomina l’altro lavoro da lui svolto… non ci sono
professori di poesia. Se così fosse, vorrebbe dire che si tratta d’una
occupazione che richiede studi specialistici, esami sostenuti con regolarità,
elaborati teorici arricchiti di bibliografia e rimandi, e infine diplomi
ricevuti con solennità. E questo a sua volta significherebbe che per diventare
poeta non bastano fogli di carta, sia pure riempiti di versi più eccelsi – ma
che è necessario, e in primo luogo, un qualche certificato con un timbro.
Ricordiamoci che proprio su questa base venne condannato al confino il poeta
russo, poi premio Nobel, Iosif Brodskij. Fu ritenuto un “parassita” perché non
aveva un certificato ufficiale che lo autorizzasse ad essere poeta…
… il poeta, se è vero poeta, deve ripetere di continuo a se stesso “non
so”. Con ogni sua opera cerca di dare una risposta, ma non appena ha finito di
scrivere già lo invade il dubbio e comincia a rendersi conto che si tratta
d’una risposta provvisoria e del tutto insufficiente. Perciò prova ancora una
volta e un’altra ancora…»
Iosif Brodskij, Premio Nobel per la letteratura nel 1987, parlando al Salone del libro di Torino nel 1988 l'aveva definita una tra i più grandi poeti viventi.
"Per circa trentacinque anni, anche se in modo discontinuo, tenne la
rubrica “Letture facoltative”; la prima puntata apparve nel giugno 1967 su
“Zycie Literackie”, l’ultima nel giugno 2002 sulla “Gazeta Wyborcza”. Spesso la
sua curiosità di lettrice si rivolgeva a libri che in libreria, se mai li si
nota, ricevono uno sguardo distratto… Ma la sua natura onnivora è apparente.
Infatti conoscere queste opere, spesso di carattere marginale, è
rendere giustizia a tutto ciò che compare anche nella sua poesia: le questioni
e le cose superflue, trascurate e ritenute di secondaria importanza..." (da Come una farfalla di Anna Bikont e Joanna Szczesna, tradotto da Laura Rescio)
Wislawa Szymborska riceve il Premio Nobel da Carlo XVI Gustavo di Svezia |
RITRATTO FEMMINILE
Deve essere a scelta.
Cambiare, solo perché non cambi nulla.
E’ facile, impossibile, difficile, degno di prova.
Gli occhi ha, se occorre, ora azzurri, ora grigi,
neri, allegri, senza motivo pieni di lacrime.
Dorme con lui come la prima che capita, l’unica al mondo.
Gli partorirà quattro figli, nessun figlio, uno solo.
Ingenua, ma darà ottimi consigli.
Debole, ma ce la farà.
Non ha la testa sul collo, ce l’avrà.
Legge Jaspers e le riviste femminili.
Non sa a che serve un bullone e costruirà un ponte.
Giovane, come al solito giovane, eternamente giovane.
Stringe nelle mani un passerotto con l’ala spezzata,
i suoi soldi per un viaggio lungo e lontano,
il coltello per la carne, un impacco e un bicchierino di vodca.
Dove corre così, non è stanca?
Ma no, solo un po’, molto, non importa.
O lo ama, oppure è un’impuntatura.
Per il bene, per il male e per amor del cielo.
Da Ogni caso, a cura di Pietro Marchesani
"Le Letture facoltative non
lasciano alcun dubbio: senza troppe forzature la Szymborska si potrebbe
annoverare tra le femministe. L’Autrice, passando velocemente al volo da un
paese all’altro e da un’epoca all’altra, guidata dalle sue letture, difende le
donne con discrezione e humor, è solidale con le donne, ammira le donne e
presenta il punto di vista delle donne. Non si lascia sfuggire nessuna
occasione per ricordare una disdicevole macchia nella storia dell’umanità: il
fatto che per secoli le donne non siano state padrone del loro destino…
A una nostra domanda diretta sul suo rapporto con il femminismo ha
risposto: «So che è una corrente necessaria, ma preferirei non farmi
trasportare da alcuna corrente. Sono solidale anche con gli uomini, che hanno i
loro stress e le loro paure, e a volte, a casa, pure mogli astiose». (da Come una farfalla di Anna Bikont e Joanna Szczesna, tradotto da
Laura Rescio)
Wislawa Szymborska e Michal Rusinek presidente della Fondazione Wislawa Szymborska |
PICCOLI ANNUNCI
CHIUNQUE sappia dove sia finita
la compassione (immaginazione del cuore)
– si faccia avanti! Si faccia avanti!
Lo canti a voce spiegata
e danzi come un folle
gioendo sotto l’esile betulla,
sempre pronta al pianto.
INSEGNO il silenzio
in tutte le lingue
mediante l’osservazione del cielo stellato,
delle mandibole del Sinanthropus,
del salto della cavalletta,
delle unghie del neonato,
del placton,
d’un fiocco di neve.
RIPRISTINO l’amore.
Attenzione! Offerta speciale!
Siete distesi sull’erba
del giugno scorso immersi nel sole
mentre il vento danza
(quello che in giugno
guidava il ballo dei vostri capelli).
Scrivere a: Sogno.
SI CERCA persona qualificata
per piangere
i vecchi che muoiono
negli ospizi. Si prega
di candidarsi senza certificati
e offerte scritte.
I documenti saranno stracciati
senza darne ricevuta.
DELLE PROMESSE del mio sposo,
che vi ha ingannato con i colori
del mondo popoloso, il suo brusio,
il canto alla finestra, il cane fuori:
che mai resterete soli
nel buio e nel silenzio tutt’intorno
– non posso rispondere io.
La Notte, vedova del Giorno.
da Appello allo Yeti, a cura di Pietro Marchesani
Kornel Filipowicz, scrittore, sceneggiatore e poeta, dal 1969 è stato
il compagno di vita di Wisława Szymborska. Dopo la sua morte nel 1990 la
Szymborska scrisse la poesia "Il gatto in un appartamento vuoto", che
“diventa cento volte più commovente e chiara leggendo il racconto
di Kornel Filipowicz "Conversazioni
sulle scale", contenuto nell’antologia “Modlitwa za odjeżdżających” (da Ksiazki Oli)
«Siamo
stati insieme per ventitré anni. Non abitavamo insieme, non ci davamo fastidio.
Sarebbe stato ridicolo: uno scrive a macchina, l’altro scrive a macchina…
Eravamo come due cavalli che galoppavano vicini. A volte passavamo anche tre
giorni di seguito senza vederci». (Wisława Szymborska, da Cianfrusaglie del passato)
Wisława Szymborska e Kornel Filipowicz |
RIABILITAZIONE
Mi valgo del diritto dell'immaginazione
e per la prima volta in vita evoco i morti,
scruto i loro volti, ascolto i loro passi,
benché sappia che chi è morto, lo è per davvero.
È tempo di prendersi la testa fra le mani
e dirle: Povero Yorick, dov'è la tua ignoranza,
la tua cieca fiducia, la tua innocenza,
il tuo s'aggiusterà, l'equilibrio di spirito
tra la verità verificata e quella no?
Li credevo traditori, indegni dei nomi,
poiché l'erbaccia irride i loro tumuli ignoti
e i corvi fanno il verso, e il nevischio schernisce
– e invece, Yorick, erano dei falsi testimoni.
L'eternità dei morti dura
finché con la memoria vien pagata.
Valuta instabile. Non passa ora
che qualcuno non l'abbia perduta.
Oggi in materia sono più colta:
essa può essere concessa e poi tolta.
Chi traditore fu chiamato – questi
insieme al nome sia dannato.
Il potere sui morti a noi dato
esige piatti bilanciati
e che non di notte si sia giudicati,
e che il giudice non sia nudo,
La terra ribolle – e sono loro, già terra,
si alzano zolla a zolla, manciata su manciata,
escono dal silenzio, tornano ai loro nomi,
alla memoria del popolo, a lauri e applausi.
Dov'è il mio potere sulle parole?
Parole cadute sul fondo d'una lacrima,
solo parole che non possono risuscitarli,
descrizione morta come una vecchia fotografia.
Neppure a un mezzo respiro so destarli,
io, Sisifo, incatenato all'inferno della poesia.
Vengono a noi. E duri come il diamante
tagliano silenziosi le vetrine
dall'esterno rilucenti,
le finestre di alloggetti accoglienti,
gli occhiali rosa, i cervelli, i cuori di vetro.
da Appello allo Yeti, a cura di Pietro Marchesani
Poco conosciuta in Italia, entra
nelle case degli italiani grazie a Roberto Saviano che il 6 febbraio 2012, ospite
della trasmissione “Che tempo che fa”, ad un certo punto del suo intervento
dice:
«… Questa poetessa, dal nome
impronunciabile, Szymborska, polacca, Wislawa Szymborska, a me personalmente mi
è sempre venuta in soccorso nei momenti più difficili… quando proprio le cose sembrano
essere complicate o ti stai perdendo, i suoi versi arrivano in soccorso.
E in
questo momento è quello che io consiglierei a chi si sente totalmente sull’orlo
del baratro… il lavoro, questa dannata crisi che sembra svuotarci dentro. Perché,
perché le sue poesie hanno una semplicità incredibile… È una poetessa che
rimette al mondo le parole, le rigenera… Tu nei suoi versi incontri tutte
parole che già conosci, sensazioni che hai provato, ambienti che hai visto
mille volte, solo che, come fa Mozart con la sua musica, la leggi sul
pentagramma e ti sembra tutto lineare, poi l’ascolti ed è l’universo. Ha la
stessa potenza questa poetessa…»
E legge alcune delle sue poesie.
Nello stesso anno Roberto
Saviano interviene sulla polemica nata dalle ombre del passato della Szymborska.
«… La polemica parla in maniera
approssimativa di poesie occultate che provocherebbero imbarazzi perché scritte
in epoca staliniana, quando Szymborska apparteneva al Poup (Partito operaio
unificato polacco).
Occultare, significa nascondere,
impedire che resti traccia, eppure nelle introduzioni alle raccolte ufficiali
dei lavori di Szymborska non è mai fatto segreto della sua storia politica.
Nella prima fase della sua carriera - nella Polonia post-bellica - Szymborska
aderì all'ideologia ufficiale della Prl (la Repubblica popolare di Polonia),
elogiò Stalin, Lenin e il realismo socialista. In seguito prese le distanze da
quello che definì un «peccato di gioventù». E se l'ha definito, vuol dire che
non l'ha occultato…
E poi c'è
"Riabilitazione", che mette un punto fermo e racconta la difficoltà
di fare i conti con la propria adesione all'idea socialista…
Lasciamo stare i poeti,
altrimenti con quale autorevolezza potremo difendere le loro idee dagli assalti
della Storia, che talvolta faremmo meglio a scrivere con la minuscola, perché
storia di piccoli uomini.»
(da Roberto Saviano L'antitaliano)
Wisława Szymborska, Cracovia ottobre 2009 - Krakowska Witryna Fotograficzna |
CONTRIBUTO ALLA STATISTICA
Su cento persone:
che ne sanno sempre più degli altri
– cinquantadue;
insicuri a ogni passo
– quasi tutti gli altri;
pronti ad aiutare,
purché la cosa non duri molto
– ben quarantanove;
buoni sempre,
perché non sanno fare altrimenti
– quattro, be’, forse cinque;
propensi ad ammirare senza invidia
– diciotto;
viventi con la continua paura
di qualcuno o qualcosa
– settantasette;
dotati per la felicità,
– al massimo non più di venti;
innocui singolarmente,
che imbarbariscono nella folla
– di sicuro più della metà;
crudeli,
se costretti dalle circostanze
– è meglio non saperlo
neppure approssimativamente;
quelli col senno di poi
– non molti di più
di quelli col senno di prima;
che dalla vita prendono solo cose
– quaranta,
anche se vorrei sbagliarmi;
ripiegati, dolenti
e senza torcia nel buio
– ottantatré
prima o poi;
degni di compassione
– novantanove;
mortali
– cento su cento.
Numero al momento invariato.
da Discorso all’ufficio oggetti smarriti, a cura di Pietro Marchesani
Il regista turco Ferzan Özpetek le dedica il film
Magnifica presenza e in Cuore sacro dalla borsa della ladruncola Benny cade a
terra un libro di poesie di Wisława Szymborska...
Grazie Mr. Mistery
Il Poeta della domenica vi lascia all'estate e ai versi di Wisława Szymborska, tornerà con i primi freddi.
Il riposo a voi sia, non letargo, ma preparazione di nuove forze e pensieri.
Niccolò Tommaseo
Grazie per la vostra magnifica presenza,
Vi auguro una serena estate.
#difendiamolapoesia #difendiamolefonti
- In apertura post panchina: Il cielo degli ombrelli - Águeda, Portogallo.
- Le immagini in questo post provengono dal web e sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio
A me piace questa poetessa (anche se ho letto solo qualcosa). Non sapevo di quella polemica, dovrei documentarmi di più per esprimere un parere più preciso al riguardo.
RispondiEliminaDella polemica, Daniele, so quello che ho letto, preferisco leggere le poesie della Szymborska. La capacità che hanno i suoi versi di rendere vive le parole. Ed è di vita che abbiamo bisogno.
EliminaAdoro Wislawa. Mi piacciono i suoi versi che scartavetrano, che leggono la realtà e me la traducono a chiare lettere. A me che troppo spesso dimentico mille filtri tra occhio e cuore. Ecco. Wislawa guarda senza filtri. Scrive e illumina. Di luce naturale.
RispondiEliminaGrazie Franco, per queste sentite emozioni che condivido pienamente. È la potenza della semplicità, senza artificio o secondi fini...
EliminaWislawa: mi toglie il fiato e allo stesso tempo mi dona euforia. Ho letto tutte le sue poesie, anche in polacco. Porterei i suoi versi tra i 5 libri a cui non rinuncerei in caso di fuga di notte.
RispondiEliminaMi permetto di inserire un link: http://laconfidenzalenta.blogspot.com/search/label/Wislawa
Bello, Giovanni, il ritratto scelto per il tuo post e gli haiku. Matite e carboncino, colori e chiaroscuri tracciano le nostre linee e la poetessa ne fa tessuti filando parole...
Elimina5 libri in caso di fuga, io non saprei da che parte cominciare ;)
Beh, i 5 libri ovrebbero essere quelli che han lasciato traccia precoce, indelebile nella esistenza, al punto da tracciarne rotta e caratteri
EliminaComincio a pensarci...
EliminaCondivido al 100% quello che scrive Franco Battaglia. Questo post è bellissimissimo. Lo rilancerò.
RispondiEliminaE, comunque, dacci notizie. Non possiamo stare tre mesi senza di te. Un abbraccio.
Così, Maria, avrò un po' di tempo per seguire voi :)
EliminaHai letto Disattenzione? Ecco, mi sono comportata male nel cosmo... A volte finiamo "senza un pensiero che andasse più in là dell’uscire di casa e del tornarmene a casa."
Ho citato questi versi per rafforzare quanto abbiamo già detto su di lei: pura semplicità.
Cosa assolutamente non facile.
Grazie di tutto Maria, ci sentiamo presto da te. Un fortissimo abbraccio.
It’s exhausting to find knowledgeable individuals on this matter, however you sound like you know what you’re speaking about! Thanks casino play
RispondiElimina
EliminaThanks to you!