mercoledì 21 dicembre 2016

In the neighborhood: un Nescafè con i miei primi vicini, Valeria Genua Condò, Fortunato Violi e Vera Giurato.


Avere buoni vicini di casa è come avere una casa più grande.
Proverbio cinese


Nei miei numerosi traslochi, vuoi per forza maggiore e poi per scelta a volte obbligata, ho sempre pensato di essere una vicina, vi potrà sembrare un concetto banale, eppure è diverso il pensare di “avere dei vicini” ed essere invece consapevoli di “essere noi dei vicini” per gli altri.
Cambia profondamente, non trovate? Il luogo più comune è quello di evitarli, i vicini.





“Secondo un’indagine on line su 1.800 italiani, promossa da Nescafé e legata al video-esperimento sociale «The Nextdoor Hello», il 61% degli italiani vede con fastidio chi gli vive accanto.”

Così Nescafè, che a dire il vero non ho mai assaggiato, ha trasformato degli ignari condòmini in un esperimento sociale, piazzando nottetempo dei “tavoli-ponte” in un condominio nella zona Navigli a Milano. 





Esperimento riuscito, raccontano. Le persone da sospettose sono passate in modalità cordiale davanti alla sorpresa mattutina e al caffè già pronto, ché trovare il caffè già pronto al mattino fa di sicuro la sua bella differenza. E bravo Nescafè! È riuscito a far sorridere i dirimpettai e soprattutto ha gettato un ponte, meglio se tavolo, per farli conoscere.





Perché c’è da dire che un po’ per la fretta, un po’ per la paura, a volte per l’invadenza, altre ancora per pigrizia, dei vicini ci interessiamo quasi esclusivamente per il rumore, il fastidio, e qualche buona dose di “pettegolezzo”, senza pensare che per gli altri siamo anche noi dei vicini e per buona pace di tutti basterebbe semplicemente applicare quella santa regola della reciprocità: 
«Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te!».



Adottato questo principio forse non esisterebbero più “vicini molesti” e ci potremmo concedere la soddisfazione e il piacere di scoprire che i nostri confinanti sono dei “tesori”.

Ci siamo sempre fermati al “buongiorno” incrociandoci, lui milanese di origini calabresi è ritornato al Sud, ci accomuna il viaggio, quello di ritorno, ma soprattutto l’amore per l’arte. A farci da ponte, senza bisogno del Nescafè, Valeria, vicina di quartiere. 

Vi presento anche lei, Valeria Genua Condò una super mamma di tre bambini, compositore e impaginatore grafico, scout, trekker. Volete sapere il suo nickname? Rugiada del bosco, dice tutto!  (anche fare trekking in Aspromonte dice tutto, è un’overdose di natura vi assicuro, così come credo richieda un sovradosaggio di forza crescere tre bambini e districarsi con serietà nei quotidiani doveri).


Valeria alle Cascate del Maesano o dell'Amendolea
Roccaforte del Greco (RC)

Continuamente impegnata in progetti socio-culturali e anche segretaria del Circolo Culturale “Apodiafazzi”, associazione che ha a cuore la valorizzazione della lingua e della cultura greco-calabra, perché lei è una “pasionaria”, ci mette emozione, e tra le tante altre cose, crede fortemente nella difesa del territorio.  

Come l’artista Fortunato Violi, conosciuto grazie a Valeria, che il territorio lo racconta nei suoi “libri di terracotta”.


Fortunato nella sua bottega artigiana

Mi correggo, lo scultore Fortunato Violi, perché lui prima di tutto vuole essere un bravo artigiano«Il concetto di artista è molto sfruttato», mi spiega, «enfatizzato, prima bisogna avere la padronanza della tecnica, questo in tutte le arti. Per essere dei bravi artigiani, il percorso deve partire dalla base, dalla conoscenza della linea dritta e del cerchio, poi si diventa “artefici” e alla fine si è degli artisti.  È vero, tutti possono “fare”, ma se non si studia, non si fa ricerca, non si va da nessuna parte. Di sicuro i “geni” vedono le cose meglio e prima degli altri ma anche loro devono fare un cammino di perfezionamento.»





Fortunato ha le idee chiare, ma non potrebbe essere altrimenti perché il suo vuole essere un messaggio di formazione storica e sociale, lontano dalle dinamiche del bello fine a se stesso ed autoreferenziale dettate dalla legge del mercato.

Le sue sculture vogliono parlare alla gente con un linguaggio semplice e diretto per ricordare chi siamo stati e tornare a riconoscerci.




Dal suo studio di Milano Rogoredo, una vera bottega artigiana, dove il lavoro di formazione, organizzazione e produzione si divideva con il papà Francesco, pittore e scultore, la mamma Angela Calabrò, decoratrice ceramica, e il fratello Carmelo pittore, Fortunato Violi è ritornato alla terra d’origine per raccontare con una serie di bassorilievi murali la storia di San Pietro a Maida, un comune della provincia di Catanzaro, ed è rimasto a vivere a Reggio Calabria in un continuo dialogo con la memoria e la gente. qui 


Bassorilievi murali di Fortunato Violi
San Pietro a Maida (CZ)

Le sue “mattonelle” in terracotta toscana sono pezzi unici, senza stampi, né matrici, lui lavora su queste basi di grandi dimensioni, anche 3 metri, direttamente, non ci sono copie, e se disgraziatamente la terracotta si spacca, tutto il lavoro è perduto.

Mentre mi mostrava gli attrezzi, che lui stesso costruisce, mi è tornata in mente una bellissima citazione: 

“Quando compri qualcosa da un artista, stai comprando più di un oggetto.
Stai comprando centinaia di ore di fallimenti ed esperimenti.
Stai comprando giorni, settimane e mesi di frustrazione e momenti di pura gioia.
Non stai solo comprando una cosa, stai comprando un pezzo di cuore, una parte dell'anima, un momento della vita di qualcun altro.”
Rebekah Joy Plett




Ho continuato a pensarci per tutto il tempo, guardando il lavoro che sta ultimando per il comune di Staiti, un antico borgo medievale in provincia di Reggio Calabria, definito per la sua architettura “a nido d’aquila”. Qui Fortunato nei suoi “libri di terracotta”, posizionati lungo le strade del borgo, narrerà la storia di 18 basiliche bizantine calabresi, un’opera frutto di una lunga ricerca sempre “a bottega” dividendo il lavoro con il padre Francesco e il prezioso supporto di una donna, “dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna”, anzi come dicevano i latini “una donna provvista di spirito sostiene il marito”, si tratta di Angela, la moglie di Fortunato, ché le donne si sa “contengono e nutrono il mondo”.



I bassorilievi murali di Fortunato Violi per il comune di Staiti (RC) 

Gli chiedo se la lontananza da Milano pesa, mi risponde che a Reggio Calabria sta bene, «ovviamente il confronto con le grandi metropoli è sempre necessario.» Con questo spirito di confronto insieme ad altri artisti ha fondato la rivista Zenone, un diario di appunti e uno sguardo verso il nuovo. qui 

Tornando a Reggio, Fortunato continua«La cultura magno-greca è eccezionale! Anche se, forse per un discorso di pura arroganza, si è deciso che i greci non fanno più scuola, eppure le risorse non solo paesaggistiche, ma architettoniche di questo territorio sono la sua vera ricchezza. Al Sud, quello che non è stato compensato con l’industria, andrebbe fatto con l’arte.»





E mentre mi spiega come potrebbe essere una svolta per questa terra la realizzazione di un “museo all’aperto” itinerante, andiamo a prenderci un caffè, e si perché il caffè non solo rompe il ghiaccio, ma è una piacevole pausa e con Fortunato abbiamo voluto esagerare, non solo il caffè, ma pure il dolce. Lui va di matto per i cannoli, abbiamo però voluto non abusare accontentandoci di un bignè.
“Siamo quello che mangiamo, ecco perché sono così dolce!”

Questa frase l’appenderei sulla porta di Vera, la mia vicina. Con lei non si può proprio accontentarsi di un bignè, neanche con uno sforzo immane.

Vera Giurato ha lunghi splendidi capelli nero corvino ed un sorriso luminoso, ma è nelle sue mani che sta una bellezza più intensa. La tradizione secolare di famiglia l’avrebbe dovuta portare in un’aula di tribunale, forse ha intuito che la dolcezza potrebbe ingentilire gli animi e le azioni, perché lei di mestiere, contravvenendo ai geni di famiglia, fa la pasticcera.



Vera nella sua Petit Pâtisserie 

Una storia che lei stessa racconta agli amici:

«Molti di voi si chiederanno come mai ho deciso di intraprendere questo splendido mestiere, specialmente visto che nella mia famiglia nessuno è nel campo della pasticceria…
Tutto comincia quando ero piccolissima e mia nonna materna Vera (con molto orgoglio porto il suo nome!) era una nonna e una donna speciale, ogni giorno a casa sua c'era per i suoi 3 nipoti un dolce diverso e sempre squisito, lei era siciliana e lì si sa la pasticceria è un arte, e nessuno meglio di lei esprimeva tutte le delizie di questa splendida cultura.
Io infatti non mangiavo assolutamente niente di confezionato, senza vergogna ammetto di non sapere che sapore ha una girella o un buondì… ero nel paese dei balocchi, sarei stata una pazza a mangiare altro, ancora mi ricordo il profumo di vaniglia appena si entrava e la sua dispensa con le tendine a quadretti bianchi e rossi ordinata e organizzata in modo invidiabile, i miei preferiti erano quelli che lei chiamava "piparelli" vale a dire i cantucci fatti in casa profumati con molte spezie e morbidi... Una vera delizia... Ne avrò mangiati chili e chili. Lei apparteneva alla vecchia scuola, per intenderci montava i bianchi d'uovo a mano nonostante ci fossero già le fruste e per fare le paste di mandorla non le comprava già sbucciate ma le spellava a mano perché non si perdesse l'aroma...
Credo sia iniziato tutto da lì, quando mi diceva "vieni Verù facciamo un dolce" e io la guardavo incantata…».


Vera con Figaro

Vera Giurato è oggi una pasticcera freelance, il suo sogno, quello a cui lavora, aprire la “Vera Petit Pâtisserie” con giardino, perché Vera ama i colori, li ama così tanto che si è rifiutata di fare una torta per un anniversario di matrimonio. La singolare richiesta di due 70enni per i loro 50 anni di matrimonio, una torta completamente nera, non si sono lasciati convincere per aggiungere un tocco almeno d’argento e Vera non c’è riuscita: tutta nera proprio no!




Ricordate la canzone di Cocciante? “… perchè lei vuole la gioia, perché lei odia il rancore, e poi coi secchi di vernice coloriamo tutti i muri, case, vicoli e palazzi, perché lei ama i colori raccogliamo tutti i fiori, che può darci primavera costruiamole una culla, per amarci quando è sera…”






E proprio per amore è ritornata da Roma a Reggio, l'amore è passato, ma la sua passione per la pasticceria si è fortificata moltiplicando gli amanti, e si, i dolci sanno colmare d’amore e Vera dispensa cremosi piaceri, per ora dalla sua “Petit Pâtisserie” virtuale qui 




Il mio è stato amore a prima vista per la crostata di cioccolato ai lamponi, poi il tiramisù e la mollezza della crema, così piena, palpitante  e…

E si, s’inizia a dubitare dell’amore eterno quando si assaggia un dolce che sa raccontarti le emozioni della vita e sa zittire il cuore. Silenzi di gusto...

State sereni! 




                                                                 Grazie per il video a VinylCreep

P.s. Questi sono solo i primi... 

  • Alcune delle immagini in questo post provengono dal web e sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio

12 commenti :

  1. Ma che meraviglia di vicini che hai, Santa! Cos'è, vi calamitate a vicenda tra belle persone? :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È la legge di compensazione Silvia ;) E pare non siano i soli, lo scopriremo strada facendo.
      Un forte abbraccio

      Elimina
  2. dopodomani invece io incontrero' i miei vicini rompiscatole. è giorno di lavatrice e arriveranno tutte le casalinghe (spesso imparentate fra di loro) a chiedere Se per piacere possono lavare anche loro. per me e Eva no è un problema, se non fossero cosi invadenti, maleducate, ossessionanti. la zona lavatrice è loro e se la gestiscono loro in pratica.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. C'è anche il detto And: i panni sporchi si lavano in famiglia ;)
      Tu pensa ai vicini piacevoli che hai, ce ne sono di sicuro e che a volte non si ha la forza o il tempo di conoscerli...
      Un bacio, anche ad Eva, vi sono... vicina (fate il lavaggio breve)

      Elimina
  3. Beh, va beh (diciamo qui, quando veniamo colti di sorpresa) è anche questione di fortuna, eh! Lo scultore, la pasticcera freelance, la mamma trekker... che bello se i miei vicini salutassero sempre con il sorriso con cui, in genere, li saluto io!!!! ;-) :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io avevo voglia di raccontare il bello Bibliomatilda, che di brutture ne ho fin sopra i capelli e la fortuna da qualche parte deve pur esserci, ti pare? Ho avuto anche vicini che si ricordavano chi ero al momento del bisogno ;)
      E tu sorridi sempre, che hai un sorriso meraviglioso.
      Un bacione :****

      Elimina
  4. Sicuramente hai dei vicini interessanti. Mi ricordo che molti anni fa, spesso si pranzava e cenava insieme, oggi nei condomini spesso non si saluta neanche.
    Ti auguro una felice serata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io ricordo Cavaliere i miei primi vicini dopo che abbiamo perso la casa con l'alluvione, ero piccolina, e appena arrivati vennero a portarci il latte fresco. Amicizie e affetti di vicinato senza tempo. Oggi in molte realtà è come dici tu.
      Certe bellezze sono preziose e vanno tenute care.
      Anche a te una felice serata e soprattutto buon riposo :)

      Elimina
  5. Personalità molto forti e interessanti, sai?
    I miei vicini sono molto più "umani" e ci vogliamo anche bene XD

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ahahahah Anche loro Moz sono molto umani ;)
      Qui non conoscono nessuno a parte i familiari ed è stata una fantastica scoperta che non potevo non condividere.
      Spero riusciamo ad organizzare la festa di vicinato, chissà quante altre scoperte ;)
      Un abbraccio

      Elimina
  6. I vicini? Con quelli ci sono praticamente cresciuta, nel senso che erano di famiglia, ma avevano tutti figli della mia età, per forza li frwquentavo anche io. Certo i miei si fidavano, con alcuni qualche rarissima volta si è cenato assieme.
    Dopodiché sempre problemi, pure coi coinquilini, ma so ce è colpa mia. Ho avuto una vicina del piano di sopra che era famosa per essere stronza e rumorosa, le mie coinquiline avevano preso a stare dai fidanzati il più spesso possibile: io però non la vedevo né sentivo mai! Poi ho scoperto che c'era stato un cambiamento nella vicina, ed era merito mio: io ero così silenziosa, non avevo mai ospiti, non alzavo il volume della radio, che la vicina aveva semplicemente smesso... di vendicarsi delle mie coinquiline!
    Punti di vista.
    Il fumo della grigliata in giardino che entra dritta dritta nelle nostre finestre la domenica, impedendoci di aprire per far prendere aria alla casa non ci piace, ma d'altronde è colpa nostra che la domenica ci alziamo all'ora di pranzo ;)
    I tuoi vicini sono i migliori, almeno avete qualcosa in comune: siete belli dentro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Da me più che cenare Elle, anche da piccola, il rito del caffè o il tè o il dolce. Ricordo che i grandi chiacchieravano e i rapporti erano molto distesi, adesso mi racconta mia madre (ci siamo trasferiti in un altro quartiere) hanno dovuto far intervenire l'amministratore per le continue liti.
      A Modena ho avuto vicini adorabili e con alcuni si era instaurato un bel rapporto di amicizia.
      Ahahaha ho avuto anche il vicino con la griglia, ma ogni tanto, però non mi dava fastidio, perchè finito di cucinare mi bussava sempre per allungarmi un piatto :D
      Il giorno di grigliata sapevo di non dover cucinare...
      Ovviamente non tutto è bello, dovessi raccontarti gli altri, tra vicini e coinquilini, salteresti dalla sedia.
      A volte, in certi momenti, ci serve guardare solo il bello e l'arte di Fortunato e i dolci di Vera ti riappacificano con il mondo :)
      La bellezza e anche negli occhi di chi guarda, i tuoi: Grazie!
      Un abbraccio vicino, anche se da lontano. :*

      Elimina

Torna su