"Una donna su cinque diventerà una vittima di stupro o tentato stupro nel corso della sua vita" |
"Per tutte le violenze consumate su di lei, per tutte le umiliazioni che ha subìto, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le sue ali che avete tarpato, per tutto questo: in piedi, signori, davanti ad una donna..."
Anonimo
La voce dei numeri pesa più delle parole.
Questi i dati Istat in Italia (periodo di riferimento Anno
2014):
- 6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale.
- Sono 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri.
- 7 milioni di donne sono state vittima di violenza psicologica.
Il 10,6% delle donne ha subìto violenze sessuali prima dei
16 anni.
La percentuale dei figli che hanno assistito ad episodi di
violenza sulla propria madre sono passati dal 60,3% del 2006 al 65,2% nel 2014.
Oggi le violenze sono più gravi: aumentano quelle che hanno causato ferite (dal 26,3% al 40,2% da partner) e il numero di donne che hanno temuto per la propria vita (dal 18,8% del 2006 al 34,5% del 2014).
Anche le violenze da parte dei non partner sono divenute più
gravi.
- 3 milioni 466 mila donne hanno subìto stalking nel corso della vita
A giugno 2016 il numero di donne uccise in Italia dal
partner o dall'ex fidanzato è salito a 58.
Nel
2013 ben il 51,9% delle future vittime di omicidio, aveva segnalato o denunciato
alle Istituzioni le violenze subite. Alla
richiesta d'aiuto delle donne vittime di violenza all'interno della coppia, le
istituzioni hanno risposto in maniera del tutto inefficace.
In Italia e in molti altri Paesi,
i Centri antiviolenza, i Telefoni d’aiuto e le Case rifugio gestiti da
Associazioni di donne sono luoghi predisposti per accogliere le donne che hanno
subìto violenza.
I primi Centri antiviolenza nacquero nel 1990 a Bologna, Modena, Milano, Roma e Merano.
Proprio nel 1990 si
tenne il primo incontro a Bologna, presso il Centro di documentazione delle
donne, teso a creare un coordinamento dei gruppi che si occupavano di violenza;
immediatamente dopo, il convegno “Per l’inviolabilità del corpo femminile:
progetti e strutture della non violenza”, che si svolse a Firenze, diede lo
slancio definitivo alla nascita dei primi Centri antiviolenza. Dopo solo un anno
più di 56 gruppi di donne
iniziarono ad occuparsi di violenza di genere e, ad oggi, sono più di cento su
tutto il territorio nazionale.
Si impegnano, quindi, a
condannare ogni forma di violenza di genere, sia essa perpetrata all’interno o
all’esterno della famiglia, sia quella subìta all’interno di una relazione
d’intimità (violenza domestica e femminicidio), sia quella perpetrata da altri
soggetti: prostituzione coatta, tratta, molestie/ricatti sessuali sul luogo di
lavoro, mutilazioni sessuali, femminicidio, matrimonio coatto, aborto
selettivo, stalking, omicidio per la dote, stupro di guerra. Al tempo stesso,
attivano azioni di prevenzione e sostegno professionale per i minori vittime di
violenza e abuso sessuale, in particolare rispetto alla violenza assistita, spesso
causa di profondi traumi nei bambini e nelle bambine che assistono ad episodi
di coercizione su figure di riferimento come i genitori. (dal Libro Esecutivo Enaip 2007- I Centri si raccontano)
“Dopo l’omicidio di Sara Di Pietrantonio, la ragazza di 22 anni bruciata viva a Roma dal suo ex fidanzato, sono intervenuti tutti. Politici e non. Come succede sempre davanti a un femminicidio (60 dall’inizio del 2016), nel polverone dell’indignazione si invitano le donne a denunciare e a non sottovalutare i compagni violenti.
Poi però cala il silenzio, mentre
i centri antiviolenza di tutta Italia annaspano, ancora in attesa dei
finanziamenti statali del 2013-2014. Sempre sul filo del rasoio, allo stremo
per mancanza di fondi, sostenuti per lo più dai volontari, ad alcuni non resta
che chiudere.
Oggi, in base alla mappatura –
non completa – del Dipartimento per le pari opportunità…, tra Cav (Centri
antiviolenza), sportelli e case rifugio si arriva intorno a 450 nomi.
Sara Di Pietrantonio |
… La rete Wave, Women against
violence Europe nel suo ultimo rapporto ha censito in Italia 140 centri
antiviolenza e 73 case rifugio, sottolineando la presenza di diverse iniziative
di raccolta dati. Tutte parziali. E solo da poco è partita la prima indagine
nazionale sui modelli dei centri antiviolenza in Italia.
Secondo un calcolo dell’Unione
europea, ogni Paese dovrebbe prevedere un posto letto per vittime di violenza
di genere ogni 10 mila abitanti. In Italia… ne servirebbero ancora 6 mila…” (di
Lidia Baratta, continua qui ).
“Le istituzioni appendono drappi rossi alle finestre, ma i Centri Antiviolenza chiudono.”
Ma come posso le istituzioni dare delle risposte più ferme e
dure, quando a “casa loro” il sessismo la fa da padrone.
Stando ad uno studio
condotto in 39 paesi oltre il 20% di donne impegnate in politica sono oggetto
di atti di violenza sessuale.
Jess Phillips al centro - Ph Nicola Tree /Getty Images |
Anche se il campione d’indagine è
stato ridotto, donne parlamentari provenienti da 39 paesi in cinque regioni del
mondo, il segretario generale del sindacato, Martin Chungong, ha detto che i
risultati hanno chiarito che “il problema è molto più diffuso e sottostimato di
quanto pensiamo”.
Il Membro del Parlamento per Birmingham Yardley, la signora Jess Phillips, ha detto che nel corso di una notte ha ricevuto più di 600 minacce di stupro, coì per la collega Tulip Siddiq, che ha ricevuto regolarmente ingiurie on-line, tra cui minacce di morte. (da Theguardian, continua qui )
Il Membro del Parlamento per Birmingham Yardley, la signora Jess Phillips, ha detto che nel corso di una notte ha ricevuto più di 600 minacce di stupro, coì per la collega Tulip Siddiq, che ha ricevuto regolarmente ingiurie on-line, tra cui minacce di morte. (da Theguardian, continua qui )
"Ho letto decine di storie vere e ho immaginato un paradiso popolato da queste donne e dalla loro energia vitale.
Sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non
sono state ai patti, che sono uscite dal solco delle regole assegnate dalla
società, e che hanno pagato con la vita questa disubbidienza. Così mi sono
chiesta: «E
se le vittime potessero parlare?».
Volevo che fossero libere, almeno
da morte, di raccontare la loro versione, nel tentativo di ridare luce e colore
ai loro opachi fantasmi. Desideravo farle rinascere con la libertà della
scrittura e trasformarle da corpi da vivisezionare in donne vere, con sentimenti
e risentimenti, ma anche, se è possibile, con l'ironia, l'ingenuità e la forza
sbiadite nei necrologi ufficiali.
Donne ancora piene di vita,
insomma. 'Ferite a morte' vuole dare voce a chi da viva ha parlato poco o è
stata poco ascoltata, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora
fare in tempo a salvarsi…"
Racconta così, la conduttrice e
autrice televisiva Serena Dandini, “Ferite a Morte” il progetto teatrale sul
femminicidio scritto con la collaborazione di Maura Misiti, ricercatrice del
CNR.
Un’antologia di monologhi sulla
falsariga della famosa Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master costruita sui
testi della cronaca e delle indagini giornalistiche sulle donne che hanno perso
la vita per mano di coloro che avrebbero dovuto essere i loro “compagni”.
Serena Dandini e Maura Misiti |
“che raccoglie e diffonde notizie
sul tema della violenza alle donne, informazioni sui centri di accoglienza… Al
blog sono associati una pagina Facebook e un profilo Twitter, utili da un lato
a rendere virale la diffusione dei contenuti, dall’altro a concentrare in quel
luogo virtuale una comunità di uomini e donne uniti dalla necessità e
dall’urgenza di questa battaglia di civiltà.”
Dal 2013 “Ferite a morte” viene portato in scena in tutto il mondo grazie alla voce delle personalità femminili tra le più in vista dei Paesi che ospitano l’evento, in Italia la compagnia stabile composta da Lella Costa, Orsetta de Rossi e Rita Pelusio ci raccontano le storie delle vittime di ex compagni, di mariti, di amanti, di stalker, di uomini che odiano le donne.
Grazie per il video a
Uomini disorientati al crepuscolo del patriarcato, armati solo di violenza nascosta dietro le parole “per amore”.
Al convegno di Boston nel 1990, la poetessa
Audre Lorde diceva:
“Non dobbiamo diventare l'una simile all'altra per
lavorare insieme... È meraviglioso imparare
«Io non sono sola».
Il passo successivo è la differenza - non lasciate
che le differenze vi separino. Usatele - questo è il potenziamento".
«...noi siamo le donne che desideriamo diventare. »
(da Wikipedia, continua qui)
State allegri!
- Le immagini in questo post sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio
Un fenomeno che si sviluppa a macchia d'olio, impressionante, una mappa che inorridisce, una piaga che non si rimargina ma si espande,donne, fantocci inermi nelle mani di aguzzini sempre più feroci e malvagi davanti a tutto e a tutti..
RispondiEliminaBacio notturno amica mia!
Carissima Nella l'unica arma è quella di sensibilizzare il più possibile ed educare, educare, educare, educare...
EliminaPrima o poi ci arriveremo.
Un forte abbraccio.
Purtroppo ho avuto esperienze che mi hanno toccato da vicino, anni fa ... a volte, si pensa che a donne forti, apparentemente forti, non succeda, non si riesce a capire cosa accada dietro alle mura di casa, che non sono quasi mai trasparenti.
RispondiEliminaCiao Alli, a me è toccato purtroppo anche vedere e ti assicuro che dall'esterno puoi fare poco, è una giustificazione continua.
EliminaParlarne è un grande passo in avanti per incoraggiare.
Perchè poi gli aguzzini, dall'esterno, sono sempre "tanto una brava persona" :(
Ma che fatica, Santa, trovare tra donne l'amicizia sincera, il sostegno quando occorre, la solidarietà, l'ascolto di sé e delle proprie ragioni. Quanta solitudine in coloro che soffrono e si sentono colpevoli di qualcosa. Tremende le statistiche, tremendo il mondo in cui viviamo, tremendo quanto poco si riesca a fare per gli altri.
RispondiEliminaCara "Bibliomatilda" le dinamiche tra donne sono complesse. Come è difficile condividere la propria intimità. Siamo vittime anche della paura del giudizio e questo spesso impedisce di condividere vissuti tragici e di andare verso gli altri per farsi aiutare.
EliminaLa nostra è una società che si è costruita sul "conflitto". Per fortuna esistono gruppi e donne che fanno eccezione. Ovviamente questo conferma la regola. Ma guardiamo a queste presenze per scalfire anche in parte i tanti retaggi.
E poi, penso, che bisogna studiare per capire, vale anche per i rapporti interpersonali. Altrimenti finiamo tutti prigionieri del "qualunquismo".
Hai ragione: "quanta fatica"! (Per tutto)
Ti abbraccio. Buona domenica
P.s. Comunque mi è stato detto che la manifestazione di sabato a Roma è stata la più bella degli ultimi 15/20 anni e solo il Manifesto ne ha parlato onestamente.
I numeri sono veramente impressionati, bisogna fermare tutta questa spirale di violenza.
RispondiEliminaSaluti a presto.
Per il futuro io confido nelle donne, sul sapere educare e dare valori ai figli. Per il presente sensibilizzare e anche "punire" in modo certo.
EliminaBuona domenica Cavaliere
Ottimo reportage giornalistico, da par tuo. Grazie Santa. Un abbraccio.
RispondiEliminaGrazie Maria per i tuoi apprezzamenti, sarebbe meraviglioso dare dati ribaltati... parliamone.
EliminaUna serena domenica.