«L'inverno nucleare
purtroppo è in agguato»
Ettore Majorana – “scomparso” nel 1938 – rompe un
lunghissimo silenzio
Intervista di Daniele Barbieri
«Ricordo
la vecchia battuta che mi facevano gli amici: “non hai un gran fisico per
essere un grande fisico” e invece eccomi qua».
In effetti Ettore Majorana ha
un'età veneranda – il 5 agosto compirà
110 anni – ma sta benino. Ha
accettato di farsi intervistare, rompendo così un lunghissimo silenzio, per le
ragioni che lui stesso dirà. Ha messo
una sola condizione: non vuole parlare della sua “scomparsa”.
-D'obbligo
una domanda preliminare sull'età: 109 sono una stranezza, quasi un record. C'è
un segreto?
«Un record no: mercoledì scorso è morta Trinidad Alvarez Lira a 117
anni. Nel suo caso la stranezza era che nessuno credeva avesse quell'età: lei
aspettava un documento per provare di esser nata nel 1898 ma quel certificato
di nascita le è stato recapitato solo dopo il decesso. Nel mio caso nessun
segreto: una vita sana e le cure giuste».
-Ovviamente
non posso chiederle se ha letto i numerosi libri sulla sua “scomparsa”: dal
capolavoro di Leonardo Sciascia ai due usciti in questi ultimi giorni.
«Invece su questo le rispondo almeno in parte. La mia scomparsa ha
appassionato così tanta gente che esiste ormai una sorta di paradossale
scienza, la “majoranologia”: se lei va un rete vedrà che siccome Mauro De Mauro
scrisse un articolo su di me mi hanno collegato alla sua sparizione e siccome
Paolo Borsellino indagò su un “barbone” che parlava di fisica – per escludere poi
che fossi io ed è un fatto noto – qualcuno insiste a dedurne che ci fossero collegamenti mafiosi. Non so
se ridere o piangere. Quanto ai libri che hanno “romanzato” la mia vicenda
quello di Sciascia è davvero un capolavoro come dice lei, anche se...il finale
è sbagliato: non sono morto, tant'è che sono qui a parlare con lei».
-Appena
le ho nominato Peacelink ha accettato di rompere il silenzio: perché?
«Devo parlare di pace in pericolo, anzi di una minaccia nucleare tanto
più pericolosa quanto più se ne parla poco. In passato ci furono grandi
pericoli ma milioni di persone erano vigili; adesso c'è un misto di
rassegnazione e ignoranza che diminuisce gli anticorpi. Da quel che lei mi ha
detto, Peacelink mi sembrava il posto giusto».
-E
la scelta del momento? Si è fatto anche un regalo di compleanno?
«In effetti le ragioni “personali” sono due. La prima è che ovviamente
a 109 anni non è il caso di rimandare ciò che si deve/può fare. La seconda è
che negli ultimi tempi sono arrivate pessime novità rispetto alle armi nucleari
e io mi sento in qualche modo responsabile... In teoria, perché come si sa non
sono uno dei padri di quella prima bomba atomica anche se alcune mie idee hanno
in effetti aperto la strada».
-Le
pessime novità allora: da dove partiamo?
«Visto che voi siete in Italia partiamo da lì. Nel generale silenzio
stanno arrivando dagli Usa le B61-12, nuove bombe nucleari destinate a
sostituire le B61 installate in Germania, Belgio, Olanda e Turchia. Sono in
corso test per dotare la B61-12 di capacità anti-bunker, ossia penetrare nel
sottosuolo, esplodendo in profondità per distruggere i centri di comando e
altre strutture sotterranee in un first strike nucleare. Per l’uso di queste
nuove bombe nucleari a guida di precisione e potenza variabile, l’Italia
fornisce non solo le basi di Aviano
e Ghedi-Torre, ma anche piloti che vengono addestrati all’attacco nucleare
sotto comando Usa. E tutto questo – mi corregga se sbaglio – in segreto e in
violazione degli accordi internazionali».
-E'
una di quelle notizie che solo gli scienziati, alcuni ricercatori e un
drappello di irriducibili “contestatori”
hanno segnalato.
«Sì, è così. Silenzi di comodo e censure. Ma non è l'unica notizia
allarmante. Infatti lo Science and Security Board del “The Bulletin of the
Atomic Scientists” ha annunciato che la lancetta dei minuti del *Doomsday
Clock*, cioè l’orologio della fine del mondo, restano ferme a 3 minuti dalla
mezzanotte, nonostante i progressi fatti con l’accordo sul nucleare iraniano e
la Conferenza delle parti Unfccc di Parigi. Infatti quelle recenti piccole,
buone notizie – cito – “rappresentano solo piccoli punti luminosi in una
situazione mondiale più oscura e
colma di potenziali catastrofi”. Tre minuti alla mezzanotte, cioè all'inverno
nucleare sono davvero pochi ma – continuo a citare - “questa decisione è
espressione dello sgomento per il fatto che i leader mondiali continuano a non
concentrare i loro sforzi e l’attenzione del mondo sulla riduzione del pericolo
estremo rappresentato dalle armi nucleari e dal cambiamento climatico”. Anzi.
Ricordo che dello Science and
Security Board fanno parte 16 premi Nobel. Non proprio persone sprovvedute. Le
lancette del Doomsday Clock sono state spostate a 3 minuti prima della
mezzanotte il 22 gennaio 2015 e rappresentano il più alto livello di pericolo
per la sopravvivenza degli esseri umani sul nostro pianeta dal 1983, quando
cioè si era ancora in piena Guerra Fredda. Posso proseguire su questo
terribile, simbolico orologio?».
-Certamente.
«Pur riconoscendo i notevoli progressi che rappresentano gli accordi
sul nucleare iraniano e quelli presi a Parigi sul clima, il “Bulletin of the
Atomic Scientists” avverte che questi passi in avanti sono stati in gran parte
vanificati dal crescere di altre tensioni planetarie: le tensioni fra gli Stati
Uniti e la Russia sono a livelli che ricordano i periodi peggiori della guerra
fredda. I conflitti in Ucraina e in Siria si aggravano mentre la Turchia,
membro della Nato, è sempre più aggressiva verso la Russia. Washington e Mosca aderiscono
alla maggior parte degli accordi sul controllo degli armamenti nucleari ma gli
Stati Uniti, la Russia e altri Paesi con armi nucleari sono impegnati in
programmi per modernizzare i loro arsenali, il che suggerisce che abbiano intenzione
di mantenerne e conservarne la disponibilità almeno per decenni, nonostante i
loro impegni, codificati nel Trattato di non proliferazione nucleare, di
perseguire il disarmo nucleare. Poi c'è la Corea del Nord. Per tacere di Israele
che finge addirittura di non avere armi nucleari».
-L'altro
pericolo – cioè l'ecocidio, la distruzione della vita sul pianeta – è
altrettanto grave?
«Per quanto
riguarda la catastrofe climatica il “Bulletin” sottolinea: “Anche se può essere
promettente, l’accordo sul clima di Parigi è arrivato verso la fine di anno più
caldo della Terra, un record dell’aumento della temperatura globale rispetto ai
livelli pre-industriali”.
Sviluppi
positivi sul clima, citati dal “Bulletin” nella dichiarazione includono l’enciclica
“Laudato sì” di papa Francesco, il movimento per disinvestire dai combustibili
fossili, i nuovi progressi tecnologici nei sistemi energetici e la formazione
di governi più rispettosi del clima a esempio in Canada e Australia. Ma è ancora pochissimo rispetto a quel che
urge».
-Restiamo
sul «Bulletin»: i timori non sono finiti, vero?
«Purtroppo no. C'è una grande preoccupazione per il cosiddetto “nuclear
power vacuum” in tutto il mondo. Cito di nuovo: “La comunità internazionale non
ha messo a punto piani coordinati per affrontare costi, sicurezza, gestione
delle scorie radioattive e la proliferazione, le sfide che pone l’espansione
nucleare su larga scala”. In sintesi ecco quel che scrive Rachel Bronson:
“l’anno scorso, lo Science and Security Board del “Bulletin” aveva spostato il
Doomsday Clock in avanti fino a 3 minuti alla mezzanotte, osservando che “La probabilità di una catastrofe globale è
molto alta e le azioni necessarie per ridurre i rischi di catastrofe devono
essere prese al più presto”. Siamo fermi, L’orologio fa tic tac. Il pericolo
globale incombe. Tutti i leader dovrebbero agire, immediatamente».
-Se
i leader sono immobili e incoscienti, se gli scienziati non vengono
ascoltati... siamo perduti? Oppure la mobilitazione dal basso può invertire
la rotta?
«Io concordo con i cosiddetti “disarmisti esigenti”**che parlano di due
“bombe” che incombono come una spada di Damocle: la bomba atomica e quella
ecologica. Se e potrebbe aggiungere una terza, quella finanziaria, perché il sistema industrial-militare, l’economia
accumulativa e il consumismo sfrenato sono strettamente in connessione. Se i
popoli si mobilitano... la speranza può riaprirsi. Ed era proprio questo che ci tenevo a dire, alla vigilia dei
miei 110 anni».
-Professor
Majorana mi piacerebbe chiederle mille cose, anche di fisica teorica, ma il
tempo dell'intervista sta finendo e comunque la vedo molto affaticata. Posso
togliermi però una piccola curiosità?
«Prego».
-Deduco
da un risposta precedente che lei ha letto i libri del suo conterraneo
Sciascia: c'è qualche altro scrittore italiano dei nostri giorni che conosce?
«Ho molto amato i libri di Umberto Eco. E d'altronde se non avessi
letto una delle sue “interviste impossibili”, per la precisione quella fatta da
Eco a Pitagora, non avrei avuto l'idea di questa chiacchierata con lei. A volte
anche un'intervista inventata può essere portatrice di verità».
*BREVE NOTA FINALE*
Come svela Ettore Majorana
nell'ultima risposta questa è una “intervista impossibile”. Ma sarà utile
precisare che le informazioni e le analisi di Majorana si basano sul citato “Bulletin”
ma anche su recenti articoli di Manlio Dinucci e del duo Alfonso Navarra e
Laura Tussi; ovviamente la responsabilità del montaggio e le preoccupazioni
attribuite a Majorana sono del non immaginario Daniele Barbieri.
- L'intervista è interamente tratta da Peacelink qui
Le tavole presenti in questo post sono estratte dal romanzo a fumetti “Il segreto di Majorana”
di Francesca Riccioni e Silvia Rocchi
Edizioni Rizzoli
Lizard
Dedicato alla scomparsa del celebre fisico Ettore Majorana alla vigilia
della Seconda Guerra Mondiale, intreccia le storie di due amici, Amanda e Leo, e quella del geniale scienziato. Una narrazione in bilico continuo tra la divulgazione scientifica e le lancinanti emozioni umane.
attratta dal titolo, mi sono precipitata a leggere...poi ovviamente riflettendo un attimo, è stato un bellissimo flash :)
RispondiEliminaAnche per me Silvia, quando ho letto: scoop di Peacelink!
EliminaFanno bene i batti accelerati ;)
Vicenda che mi ha da sempre affascinato, fin dal libro di Sciascia.
RispondiEliminaVia Panisperna resta un santuario :) Non so, forse è bello pensare che si sia rifugiato in Sud America...
EliminaCara Santa, confesso che mi veniva da piangere, leggendo ... Mi sento di colpa di aver generato figli in un mondo così incerto e instabile. Grazie comunque di aver riportato quest'imperdibile "reportage" di Barbieri. Buona estate.
RispondiEliminaPerdona il mostruoso ritardo Maria. Non sono d'accordo, io figli non ne ho avuti e questo mi dispiace, sono convinta che ci sarà una generazione migliore, più evoluta, più saggia, più rispettosa della sua casa e che non fonderà i legami sul potere-forza e il danaro.
EliminaÈ bello crederci. Un abbraccio