Siamo in piena estate,
solitamente vi racconto di viaggi, a volte anche di libri, da leggere in
vacanza, e poi vi parlo di donne, non perché ho la fissa sulle donne,
semplicemente perché c’è molto di quello che sulle donne non viene detto.
Così è per Annie Cohen. Nata in
Lettonia nel 1870 da Levi e Beatrice Cohen che nel 1875 emigrarono negli Stati
Uniti, stabilendosi a Boston, in Massachusetts. Rimasta orfana dei genitori a
17 anni, insieme al fratello Bennett, di pochi anni più grande di lei, dovette
prendersi cura dei fratellini Jacob, che morì a soli 17 anni, e Rosa. A 18 anni
sposò Simon "Max" Kopchovsky, un venditore ambulante, continuando,
insieme ai fratelli, a vivere nella casa di famiglia diventando ben presto
mamma di tre bambini: Mollie, Libbie e
Simon.
Vi starete chiedendo il perché di questa breve biografia di Annie Cohen in Kopchovsky, presto detto: ci tenevo a mostrarvi la normalità che questa ragazza, come tante, ha dovuto affrontare nella sua ordinaria quotidianità, compresi i dispiaceri e le difficoltà, come tante.
È importante anche ricordare gli
anni in cui Annie è vissuta, siamo in pieno fermento per la richiesta di uno
stato di pari diritti per le donne statunitensi, battaglie per il diritto al
voto (negato), l’accesso all’istruzione (negata), la libertà di espressione
(negata), alla proprietà dei salari e del patrimonio che appartenevano al
marito, in sostanza duri scontri e proteste per la parità tra i due sessi.
Tenete anche a mente che Annie
non era certo mastodontica, al contrario aveva una corporatura minuta, alta 1 metro e 60, pesava 45 kg e a 22 anni aveva
già messo al mondo tre figli.
Non da ultimo vi rammento una
nota di costume, sono tutti particolari importanti per cogliere una vicenda che
ha dell’incredibile, cercate sempre di ricordare che siamo nell’ultimo decennio
dell’800 e che la donna tra le altre
privazioni, faceva pure fatica a respirare. Gli anni 80 dell’800 sono stati
considerati i più dannosi per la salute della donna, costretta dai dettami
della moda ad indossare un busto strettissimo e deformante che assottigliasse
la vita (in tutti i sensi), maniche gonfie e larghe, gonnelloni fino a terra e
il collo fasciato da un ampio colletto.
Bene, spero di avervi inquadrato
la situazione perché scoprirete che nonostante tutto, le avversità, le
disparità, gli impacci, Annie da sola ci porterà in viaggio, e che
viaggio, ci farà venire voglia di leggere la sua eccezionale avventura e
soprattutto voglia di estate e bicicletta.
Signore e signori in sella, anzi
in sellino… Si parte.
Il 25 giugno del 1894 nella città
di Boston sulle scalinate del Massachusetts State House una folla di circa cinquecento
persone si era radunata per vedere proprio Annie Cohen Kopchovsky , una giovane
di 24 anni, in procinto di compiere un’impresa impensabile per una donna: Un viaggio intorno al mondo in bicicletta.
Vestita con una lunga gonna nera,
corsetto e giacca blu, camicia bianca e un colletto alto con la cravatta a
farfalla come si conveniva alle donne dell’epoca, portava con sé un cambio di
vestiti, una pistola con il manico di madreperla, sue foto autografate e le
mappe dei percorsi ciclabili pubblicati da L.A.W., che riportavano distanze,
condizioni stradali, punti di riferimento, luoghi per mangiare e hotel che
offrivano sconti per i ciclisti.
Indescrivibile l’emozione delle
donne presenti quel giorno, un grande palco per salutare questa giovane
pioniera che avrebbe scritto una nuova pagina di storia per tutte le donne che,
paladina Annie, debbono avere le stesse opportunità degli uomini.
Stesse opportunità e nessuna privilegio,
la sfida infatti era quella di partire senza denaro e fare ritorno a Boston dopo
quindici mesi con 5mila dollari guadagnati, non poteva accettare nessun
compenso gratuitamente, poteva solo vendere le sue foto celebrative dell’impresa,
accettare sponsorizzazioni, pubblicità e lavorare.
Proprio le sponsorizzazioni le
procurarono i primi 100 dollari per partire, a offrirli la Londonderry Lithia
Spring Water Company, una compagnia di acque minerali, per affiggere il
cartello Londonderry sulla sua bici da donna, una Columbia del peso di 19 kg.
Annie Cohen Kopchovsky accettò di buon grado di viaggiare con il nome di Annie "Londonderry", lei un'ebrea lettone sarebbe stata facilmente identificabile con
il suo cognome in un paese in cui l'antisemitismo era molto diffuso; una donna,
sola, giovane, minuta, avrebbe dovuto aggiungere, essendo ebrea, altre
difficoltà a quelle già esistenti, un viaggio per il mondo pieno di incognite,
pregiudizi, disagi, insidie, intemperie e avversità.
Annie Londonderry, madre e moglie
aveva deciso che “non volevo trascorrere tutta la vita a casa con un nuovo
bambino sotto il grembiule ogni anno”, con un misero bagaglio personale, ma con un gigantesco bagaglio
di aspettative e speranze da parte di tutte le donne che combattevano per
l’uguaglianza e la parità dei diritti, partì verso Chicago.
E mentre assaporava questa nuova
libertà in sella alla sua bicicletta in discesa libera o lungo la Boston Post Road,
l’ingombrante gonna s’impigliò nei raggi della bicicletta procurandole una
brutta caduta, questo non le impedì di raggiungere ugualmente New York, qui
cercò vestiti più adatti al suo viaggio, si liberò del corsetto e la gonna
verrà sostituita dai pantaloni a sbuffo, una rivoluzione per una donna di fine ‘800,
ma soprattutto per non abbandonare il viaggio sostituì la pesante e scomoda
Columbia con una bici più adatta, una Sterling Roadster da uomo più veloce e leggera.
Il 24 novembre 1894 a New York
City salutò gli Stati Uniti e s’imbarcò sul transatlantico francese La Touraine
con destinazione Le Havre sulla costa settentrionale della Francia.
L’avventura della nuova Miss
Londonderry, per ovvie ragioni non rivelò di essere sposata e anche madre, si
può dire davvero cominciata. Con l’impegno di parlare solo la lingua inglese, di
registrarsi in punti specifici e procurarsi delle ricevute per provare il
raggiungimento delle tappe, lavorando come cameriera o commessa, accettando
varie sponsorizzazioni, attraversando strade disastrate, affrontando il caldo e
il freddo, dormendo all’aperto (anche in un cimitero), affrontando per ben due
volte il carcere, un colpo di fucile che la ferì al braccio, la nostra eroina percorrerà quasi 16.000 km in
bicicletta, attraversando, considerando
anche le traversate via mare, 41.841 km.
Al di là delle difficoltà
pratiche, dei pregiudizi, delle offese, delle risate, Annie “Londonderry” Kopchovsky tenne conferenze
durante le sue tappe, incantò con i suoi racconti romanzati, incontrò artisti come Monet, viaggiò in compagnia di
altri ciclisti che sostennero la sua singolare impresa, fu applaudita da
ammiratori e gente comune, grazie ai giornali, che iniziarono a raccontare il
viaggio di Annie “Londonderry” tra ammirazione e incredulità, diventò in poco
tempo una personalità celebrata in tutto il mondo.
Giunta a Le Havre proseguì per
Parigi, dopo la Francia, Egitto, Israele, Yemen, Sri Lanka, Singapore, Vietnam,
Cina, Korea, Russia e Giappone, dove il 9 marzo 1895 salpò da Yokohama e
raggiunse il Golden Gate a San Francisco il 23 marzo, giunta negli Stati Uniti,
dopo aver attraversato California, Arizona,
New Mexico, Texas, Colorado, Nebraska, Iowa, Illinois e Massachusetts, il 24 settembre 1895 fece ritorno a casa, il
giro del mondo in 15 mesi si era concluso con successo, anzi come titolarono i
giornali:
"Il viaggio più straordinario mai intrapreso da una donna".
Dopo la sua morte nel 1947, il
viaggio straordinario di Annie Cohen
Kopchovsky “Londonderry” cadde
nel più assoluto silenzio, di questa “Donna Nuova”, come lei stessa si definì, “capace
di fare quello che fanno gli uomini”, si perse la memoria.
È grazie al giornalista Peter
Zheutlin, pronipote di Annie, che nel 2007 la sua storia venne ricostruita nel
libro “Il giro del mondo in bicicletta. La straordinaria avventura di una donna
alla conquista della libertà.”.
Da leggere!
Una donna eccezionale che ha
precorso i tempi, un’imprenditrice di successo e una grande narratrice, lo
aveva dimostrato durante il suo viaggio in solitaria comprendendo pienamente il
potere della pubblicità e delle sponsorizzazioni, una donna che ha cambiato i
costumi femminili ed ha contribuito all’emancipazione delle donne.
Nel 2011, Evalyn Parry, produttrice
e cantautrice canadese, nel suo lavoro
SPIN, ha inserito un pezzo dedicato
proprio all’impresa di Annie "La ballata di Annie Londonderry", portato
in tournée in Canada e negli Stati Uniti.
“Gillian Klempner Willman ha
scritto, diretto e prodotto con la Spokeswoman Productions un film documentario
di 26 minuti intitolato “The New Woman - Annie "Londonderry"
Kopchovsky”, vincendo nel febbraio del 2013
al DC Independent Film Festival il
premio per il miglior documentario.”
Overlooked, la sezione del New
York Times che contiene necrologi postumi in onore di "persone
straordinarie" le cui morti non sono state ricordate, ha pubblicato nel
novembre del 2019 il necrologio di Annie "Londonderry" Kopchovsky.
Annie continua così il suo lungo viaggio…
E tu, tu “accetteresti una sfida,
accetteresti una scommessa? Cosa indosseresti? Indosseresti dei bloomers? Usciresti
di casa senza soldi? Ti importerebbe se la gente ti guardasse in modo strano?...
Vorresti cambiare le cose, avresti il coraggio di cambiare le cose? Ti faresti
deridere, scrollarti di dosso le risate, andresti in bicicletta attraverso un
deserto senza una mappa? Andresti da sola?”
... Cercate di stare bene.
Esistono donne e uomini che affrontano cose e situazioni incredibili.
RispondiEliminaNon sono decisamente tra questi. ;)
Buongiorno Franco, è bello poter raccontare di persone che hanno cambiato il corso della vita degli altri, come in questo caso, possiamo ispirarci a loro anche nelle piccole cose. Non dobbiamo essere tutti uguali per fortuna :D
EliminaBuon fine settimana.
Cara Santa, certo che le donne ci sanno insegnare tanto!!!
RispondiEliminaCiao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Verissimo, Tomaso.
EliminaDonne che hanno cambiato la storia.
Sereno fine settimana, un forte abbraccio anche a te.
Cara Santa, è la storia di una donna fuori dal comune e l'ho letta con molto interesse. Immagine quante difficoltà avrà incontrato sul suo cammino , abbigliamento poi !!! Io non avrei mai il coraggio di mollare la mia famiglia per 15 mesi e di andare in giro da sola, senza soldi.... Onore a lei, che ha avuto il coraggio di farlo. Ciao
RispondiEliminaVale lo stesso per me, Mirtillo, occorre avere un carattere e una forza fuori dal comune. Se pensiamo poi che lo ha fatto in un periodo in cui le donne non viaggiavano di certo da sole e le comunicazioni erano limitate, davvero "onore a lei".
EliminaTrovo però che faccia bene ricordarle e dare loro il merito delle imprese compiute, perchè in una posizione sicuramente di svantaggio. W queste donne!
Un caro saluto e buon fine settimana.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaUna figura di donna davvero unica ed incredibile e che, ammetto, non conoscevo. Come sempre sai raccontarci storie di luoghi e persone da scoprire trascinandoci dentro a quelle realtà avvolgendoci con le tue parole e tutto questo lo fai con il tuo stile inconfondibile e che rende unici tutti i tuoi post
RispondiEliminaScusa per il commento cancellato.
Grazie Daniele per queste parole, le tue, uniche.
EliminaSono stata davvero ispirata, non l'ho citato, per ovvi motivi, ma converrai che supera la fantasia di Verne. Oltretutto Mr Fogg viaggiava col maggiordomo :)
Buona giornata.
Pezzo bellissimo. la mia nonna paterna mi ha raccontato parecchie volte come la bicicletta fisse x lei uno strumento di libertà, di movimento oltre che x andare al lavoro. E anche di libertà sessuale perché pedalare in gonna durante il fascismo creava parecchio scompiglio. Anche x mia madre era cosi.
RispondiEliminaGrazie a loro, Andrea, a donne come Annie, ma soprattutto come tua nonna o la tua mamma che oggi possiamo pedalare. Perché se abbiamo conquistato i pedali, non significa che abbiamo smesso di pedalare, anzi meglio non perdere il ritmo ;)
EliminaUn abbraccio
Molto interessante, la bici è da sempre sinonimo di libertà e lei l'ha saputa interpretare al meglio, come tu racconti ...
RispondiEliminaIn questo caso, Alli, un atto "liberatorio" anche togliersi il busto :)
EliminaE poi é sana, efficiente... è stata, ed è una risorsa per le fasce più povere. Viva la bici!
Buon fine settimana in palude.
Davvero una storia incredibile, bellissima.
RispondiEliminaChe poi ci sono paesi del mondo in cui ancora oggi alle donne non è permesso prendere la patente. E altri in cui Barbara d'Urso conduce programmi televisivi.
Vabbè, l'ultima era una cazzata... Però anch'io in passato ho scritto alcune storie di donne di scienza il cui contributo è stato prezioso. E che non è stato dato loro il giusto riconoscimento.
Ahahahah sono i paradossi ;)
EliminaPurtroppo, Marco, si conoscono poco soprattutto nei libri di testo, la scuola potrebbe fare tanto. Donne scienziate, artiste, intellettuali, sportive... Cerchiamo nel nostro piccolo spazio di divulgare e di dare loro i giusti meriti, aspettando mondi migliori...
Un sereno fine settimana.
Buongiorno Babbo Natale, grazie per aver visitato il mio blog, non parlo italiano e utilizzo un traduttore, approfittandone e ho iniziato a seguire il tuo blog. Sono un seguace di 79. Complimenti per il tuo lavoro. Vorrei avere il privilegio di seguirmi anche sul mio blog.
RispondiEliminaObrigado Luiz Gomes, eu também uso um tradutor. Meu nome é Santa, infelizmente não sou Papai Noel :)
EliminaParabéns a você pelo trabalho de promover sua terra e pelas belas fotografias.
Non conoscevo questo libro. Davvero una bella storia, particolare ed interessante, direi quasi unica . . . .
RispondiEliminagrazie per essere passata a trovarmi. Buona nuova settimana e continuazione serena di estate
Una donna determinata e un viaggio emozionante se consideriamo il periodo storico, così come il lungo viaggio delle donne ;)
EliminaMi spiace, Raffaella, di non essere più presente, anche se seguo mi è spesso difficile commentare, ma ci tenevo ad augurarti una buona estate.
Grazie mille ed auguro anche a te cose meravigliose :*
Ha ispirato molte persone di determinazione che aveva Annie Cohen.
RispondiEliminaBenvenuto Himawan Sant, si hai proprio ragione è stata d'ispirazione per molte donne, contribuendo ai grandi cambiamento del secolo successivo.
EliminaGrazie del contributo e saluti dall'Italia.