mentre
stai in agguato
piegato su
di me come una curva
e
l'ingombrante pezzo della notte
ospita la
tua commedia
e non ho
luce io
rifletto
quelle della messinscena
aspetto
che tu tocchi le mie dita
la sola
verità che porto appresso
ma prendi
parti a caso del copione
e sputi
sulla mia anima senza mira
schiacciando
con le suole a carrarmato
i pampini
cresciuti casualmente
su questo
mio terreno accidentato
rimango
con lo sputo conficcato
mentre la
lingua calda mi consola
e l'unica
paura
l'ape
nel suo
raro andare in verticale
(Via della Costituzione)
ragazzo
vieni a
bere
dalla
caraffa di topazio citrino
accarezza
la valle nuda
adornata
dai grandi ranuncoli
affonda la
mano
tra i fili
scuriti dall’ombra
e poi
distratto
guarda
passare le anatre in stormo
senza
troppo clamore
(Via Leonida Bissolati)
che sarò ad accoglierti
a legarti come un tronco
o un fascio di legna secca
pronta per il fuoco invernale
che girerò la corda
con le mani doloranti e ferme
di quercia piallata
sulle tue preziose stranezze
e giocando seduta sulle
spalle
con sottili lacci asprigni
batterò le gialle campanelle
per zittire l'infida risata
che preparano al tuo arrivo
(Stradello Gambarie)
non ho la
grandezza di un Dio
anche uno
qualunque.
Ero lì
semplicemente
lì in
quell’istante
col rumore
assordante delle mie vene
che non
potevi sentire.
C’eri
proprio
quando mi stavi accanto.
(Via Reggio Campi - Fondo Versace)
nel sonno.
Conficcai
i piedi nella tua nudità
dura come
le ossa
fragile
come il sambuco secco.
La mia
lingua roteò
veloce
trottola puntuta.
Non mi
svegliai mai
e feci di
me un lenzuolo.
(zona Parioli)
in quella
strada in salita
dietro
l’angolo della sera
forse del
giorno.
Ho
nascosto i pezzi duri
del
bicchiere frantumato.
Sono un
bambino, io,
un bambino
che gioca
tirando il
filo del cappio
dentro la
tela dell’aria tessuta fitta.
M'innamoro
e intaglio
cornici di anime
da appendere.
(Corso Garibaldi)
come
parole che non si dicono
gesti che
non si danno
io qui
tu là
e la lunga
distanza
a
chiedermi …
se siamo.
Infilata -
io -
sotto il
divano
una briciola
scivolata
che guarda
la tavola
imbandita
di vetri
a
sollevare luminose illusioni
aspettando
l’ospite sacro.
(Vle Boccetta isolato)
solo tubi
di zinco segnavano la via
verso il
tuo calore.
Ti
abbracciai
tra
l’odore stagnante dei passanti
raccolsi
tutte le tue lacrime
nell’anfora
scheggiata
che ora
disseta la mia bocca.
(Pza G. Marconi)
cercasti
d’incrunarmi
intento
com’eri
al sottile
filo della ragna
mi parlasti
in seguito
del
ritorno
ma non
sapevo di dove
né di
quando
mentre
posavo il corpo vestito
sul
limitare del letto
i miei
occhi seguivano
atterriti
la caduta
calma
contratti
nell’agone
in fondo
ero incolpevole!
lasciavo
sul lenzuolo la polvere
dei milleventigiorni
marciati
lungo i
suoi risvolti
(Via Cervetta)
con i
pensieri a grappolo di larva.
«Come sono
belli i tuoi occhi»
- rideva
nel tinto azzurro mediocre -
«Come ti
amo
quanto mi
manchi»
«Come mi
manchi
quanto ti
amo»
- si
dettavano addosso instancabili -
«Io ti
adoro»
«Anch'io
ti adoro»
«Oh!
Sposami»
«Siii! Ti
scopo»
- com’è
candida la lingua quando
s’inceppa
-
(Via Cattolica Dei Greci)
dei
passaggi frettolosi di un corpo
io
mi ungo
con gli oli essenziali
sfuggiti
da vasi ambrati.
Cosa vuoi
che m'importi - amore -
dei graffi del tempo
io
riesco
nella stanza del cielo
a seguire
l’adagio dei pianeti.
Non
servono parole - amore -
sono un
imperdonabile vizio
in questa
camera ad ore
dove tocco
le memorie
con le
spalle al muro.
Adesso -
finalmente - so
è questa
la lussuria.
(Via Enrico Fermi)
mentre
aprivi la foce ai mari insolenti
e il
mattino
vorace di
letto
andò via
solo per
quel tuo sguardo
(Strada Nazionale)
Ci guardammo
mi chiesi se il filo del maschio
esile o spesso
diritto o ricurvo
liscio o nodoso
avesse mai attraversato
l'ansa delle tue mammelle
e loro avide
come un letale streptococco
nel petto lo avessero strizzato
fino a farlo sputare un sangue chiaro
e seguendo la secchezza della gola
bevanda calda sciropposa
avesse poi placato
l'arsa del tuo ventre
(Via G. Giusti)
soste
risvegli
cuscini
dentro la piega
modellata dalla mia testa
movimenti lenti
E’ tutto nelle mie mani
penso
poi muovi la curva del
capezzolo
è questa la tua grandezza
la mia novità
qualcosa di capace
di concavo e convesso
guardo
da trampoliere esperto
la feritoia scura
salgo
mi giro a vite
inchiodando il letto
e convulso sbrano
senz'alchimie complesse
il cuore crudo
(Vle delle Rimembranze)
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